_238 -L' U N I V E R S I T À L I B E R A « Un'opera che cerca di dimostrarci che l'uomo quaggii1 obbedisce alla sua costituzione e non può quasi nulla sul suo destino per mezzo della volontà, è dell'oppio dato a un malato (22) ... » La parola « oppio » tocca sul vivo Gobineau. E la sua collera lo rivela tutto. Consente a bruciare, ma non ad addormentare ... « Se io sono un corruttore, lo sono con corrosivi, e non con profumi ... » Egli lascia la gente libera di fare quel che vuole, d'agitarsi, perorare, combattere, abbandonarsi agli « entusiasmi d'attività intermittenti ... >> « Ciò non mi riguarda affatto ... Ma io dico: Voi mori te ... Io dico che avete passata l'età della giovinezza, che avete ·raggiunta quella che è vicina alla caducità. Il vostro autunno è più vigoroso, indubbiamente, d·ella decrepitezza del resto del mondo; ma è un autunno, l'inverno arriva, e non avete figli ... Non c'è più nessuno che possa sostituirvi quando la vostra degenerazione sarà completa. La sete d:ei godimenti materiali che vi tormenta è un sintoll).o positivo. È un criterio altrettanto sicuro quanto il rossore delle gote nelle malattie di petto ... Ebbene! che posso farci? e perchè dico quel che è e quel che sarà, tolgo forse la minima cosa alla somma dei vostri giorni? Io non sono più assassino d·el medico che mi dice che la fine è vicina (23) ». · Queste terribili parole, che svelano in Gobineau - ben al di là dello storico e dell'artista - il profeta, sicuro d'aver ricevuto e di .recare neUe sue manì i segreti del Destino, naturalmente non erano fatte per piacere alla Francia del Secondo Impero, non più di quanto piacevano al popolo d'Israele i funesti oracoli degli .annunziatori della caduta di Gerusalemme. L'opera di Gobineau vien discussa in Germania e in Inghilterra, vien tradotta in America. In Francia, non è neppure letta. L'amor proprio dell'autore s'irrita contro questo silenzio in cui vede, a torto, una cospirazione. · « l9 so anche troppo bene donde viene ciò. Codesta gente che è sempre pronta a dar fuoco a tutto, materialmente, che non rispetta nulla, nè in religione, nè in politica, è sempre stata della più grande viltà in fatto di scienza (24) ... » Egli sollecita Tocqueville a parlar•e del suo libro ali' Accademia. Significa mettere l'amico in crudele imbarazzo. Tocqueville non vuole parlare del libro: perchè (lo scrive francamente) non potrebbe farlo· s·e non attaccandolo. Non nasconde pit1 la sua antipatia. Riprendendo il paragone che Gobineau faceva di sè stesso con un medico, egli dice che non perdonerebbe al medico ~he gli annunziass·e una malattia mortale, togliendogli ogni speranza di salvarsi. ( « Senza contare, - aggiunge, - che i medici s'ingan- (22) 8 gennaio 1856 (p. 254). (23) 20 marzo 1/lfi6. (24) 1 ° mag11io 18513.
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