L'università libera - n. 8 - ottobre 1925

L' U N I V E I\ S I T À L I Il E n A 235 Francoforte, immediatamente ricomincia a litigare col suo ambasciatore. Fa arrabbiare M. de Fénelon, che domanda che si mandi al diavolo questo Gobineau, perchè è impossibile vivere con lui (8). Al che Gobineau risponde che Fénelon è matto da legare e fìnira male. L'ottimo Tocqueville lo supplica di non ripetere i metodi di Berna, d'essere molto modesto e abbastanza inattivo, di non cercare d'usurpare le attribuzioni del suo ambasciatore ... « Io credo che lo troverete poco disposto a lasciar scrivere un dispaccio ai suoi segretari d'ambasciata ... Non avete bisogno di dimostrare la vostra capacità, ma la vostra socievolezza, ricordatevelo ogni giorno. » ,(9). · E ancora: « Scrivete libri, ma nè memoriali nè dispacci, se volete arrivare presto a non aver più superiori. Ecco almeno il mio parere che vi dò da vecchio amico e senza esserne pr-egato ... » Il consiglio è buono, e Gobineau promette di seguirlo: « Oggi non è più possibile dire, come diceva M. De Reinhard (10), che io non -ero neppure capace di copiare, e, come ripeteva M. De Fénelon, che fuori del cinese, non ero buono a nulla.» Il suo orgoglio è soddisfatto. Ora fa dei libri. Ma si può esser sicuri che non ha mai disarmato. Mai ha saputo nascondere la coscienza della propria sup-eriorità e il disprezzo degli sciocchi, titolati e di alta condizione. È maestro nell'arte di non ·arrivare. Ma altre ragioni, --- più gravi ai nostri occhi, se non a quelli dei Signori della Carriera, -- designavano assai poco Gobineau per la diplomazia. Quest'uomo dall'int-elligenza così acuta nell'indagare la mobile· vita delle anime individuali, - quest'uomo dallo sguardo d'aquila per abbracciare i vasti orizzonti dei secoli, - più profondo di Montesquieu e pit'.1fine di Stendhal,· - inciampa quasi invariabilmente conh·o gli avvenimenti del passato e del prossimo avvenire. Vede (forse) ciò che s'è svolto o ciò che si svolgerit, nella lontananza di duemila anni. Ma non prevede mai l'indomani. I suoi errori politici si susseguono senza tr-egua, e sono di grosso calibro. Eccone un florilegio: 1) · Il taglio dell'istmo ·di Suez è funesto all'Oècidente. È troppo evidente che tutti i vantaggi andranno alla Grecia. Marsiglia e Bordeaux saranno rovinate (11). 2) L'Inghilterra si rovina, finanziariamente e commercialmente, nell'India. Soltanto gl'Indù s'arricchiscono (12). (8) p. 202. (9) 19 febbraio 1854. (10) Il suo ambascintorc a Bernn. (11) p. 232. (12) pp. 272-273:

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