212 L' U N I V E R S I T À L I ll E R A « seguiti durante un periodo recente comparato alla storia del- « le Cordigliere, e la catena stessa delle· Cordigliere è assoluta:. « mente moderna a petto di molti strati fossiliferi d'Europa e « d'America ». È in una di queste sintesi dall'alto che Carlo Darwin, visitando Hell'aprile del 1836 le isole di coralli disseminate in mezzo al Pacifico, mentre badava a queste immense moli accumulate dall'opera di varii e delicati animali, dava di queste formazioni la spiegazione che ancora non era stata data, e dimostrava che ess_e sono la prova dell'abbassamento della terra in quelle regioni e che in ciascuna di esse si deve vedere « il monumento di un'isola ora perduta ». È da tante osservazioni e riflessioni che è germogliata pm tardi la grande teoria darwiniana che ha rivoluzionato tutte le scienze biologiche. Dico più tardi perchè in questo libro il Dnn\in non ne parla affatto: ne parlerà solo fra venti anni, quando avrà studiato, aumentato,· coordinato il materiale di cui in queste note di viaggio si limita a fissare, nell'ordine nel quale gli si presentano, i caratteri ed i fatti che col suo intuito profondo giudica degni di essere rilevati. · Quando a Maldonado osserva il Tucutuco (Ctenomys Brasiliensis), un piccolo rosicante dai costumi della talpa, prende nota di quanto gli. dicono, che cioè molti di questi animali sono ciechi e che il Sig. Rei considera ciò come un effetto dell'infiammazione della membrana nittitante e soggiunge, ricordando le considerazioni del Lamarck: « Considerando i costumi « al tutto sotterranei del tucutuco, la cecità, sebbene tanto co- « mune, non può essere un male tanto serio.; tuttavia appare « strano che un'animale. qualunque abbia un organo il quale « tanto sovente corre rischio di essere ammalato ». E continua: « Nella talpa comune l'occhio è sommamente « piccolo ma perfetto, sebbene molti anatomici non sieno ben « certi che abbia relazione col vero nervo ottico; la sua vista de- « ve essere certo imperfetta sebbene probabilmente sia utile « all'animale quando esce fuori terra. Nel tucutuco, che io non « credo venga mai alla superfice del suolo, l'occhio è piuttosto « pii1 grande, ma spesso diviene cieco ed inutile, sebbene ciò « non rechi, a quanto pare, grande disturbo all'animale: sen- « za dubbio Lamarck avrebbe detto che il tucutuco sta ora ope- « rando il suo passaggio allo stato dello spalace e del proteo « anguino ». E quando in Patagonia, a Porto San Giuliano, trova mezzo scheletro fossile di Macrauchenia Patachonica, nota l'affinità di questo grosso quadrupede scomparso col guanaco tutt'ora vivente, ne prende occasione per fare altri confronti di egualé
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