L' UNIVERSITA LIBERA RIVISTAMENSILEDI COLTURA SOCIALE N. 7 - AGOSTO-SETTEMBRE 1925. Conto corrente con la Posta SOMMARIO Isrnono BARONI: LA FESTA COLOMBIANA DEL 12 OTTOBRE - LUIGI MONTEMARTINJ: INTRODUZIONE AL « VIAGGIO DI UN NATURALISTA INTORNO AL MONDO» DI CART,0 DARWIN - PAUl, LAFARGUE: IL MITO DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE - LUIGI FABBRI: TlLGllER CONTRO GENTILE. Abbonamento annuo L. 10 - Semestrale L. 6 in Italia Estero annuo L. 15 - Semestrale L. 8 Un numero separato L. 1 in Italia - Estero L. 1.50 CASAEDITRICESOCIALE• MILANO
Soni111ai-ioilei numieri 11sciti : LA REDAZIONE: FARE DEGLI UOMINI.-=- CARLOMoLAscm: MOVIMENTI SPIRITUALI - LA RIVOLUZIONE PROTESTANTE. -----. CAMILLO FLAMMARION: LA SCIENZA ASTRONOMICA E GLI SPORTS. - LUIGI FABBRI: RILEGGENDO "ALLE FONTI DEL CLITUMNO DI GIOSUE' CARDUCCI - ELIA RECLUS: LE CREDENZE POPOLARI - LEZIONI SULLA STORIA DELLE RELIGIONI. CARLO MoLAscn1: LAVORO E COLTURA. - MARIA Rossi: ALLE MADRI. - CAMILLO BERNERI: N01'ERELLE PEDAGOGICHE - DELLA EDUCAZIONE ESTETICA.-:-- RABINDRANATH TAGORE: PAGINE DI RICORDI - LU1'TI - LE PIOGGE E L'AUTUNNO. - VoI.TAIRE: DIZIONARIO FILOSOFICO - ABRAMO. - ELIA REcLus: LE CREDENZE POPOLARI - LEZIONI SULLA STORIA DELLE RELIGIONI - LA MORTE E LA SOPRAVVIVENZA. - BIBLIOGRAFIE di LUIGI FABBRI e PAOLO FLORES. ISIDORO BARONI: LA RIFORMA DEL CALENDARIO. - CAMILLO BERNERI: l'ENSIERO E VOLONTA'. - VOLTAIRE: DIZIONARIO FILOSOFICO - ANIMA. - A. · Focm-BERNERI: NOTERELLE PEDAGOGICHE - PEDANTERIA VECCHIA E NUOVA - CARLO MoLASCHI: SU L'IMMORTALITA' - IL PENSIERO DI G. M. GUYAU. - ELIA REcLus: LE CREDENZE POPOLARI - LEZIONI SUI,LA STORIA DELLE RELIGIONI - I Rl1'l FUNEBRI. - BIBLIOGRAFIA 01 G. DELCHIARO. CAMILLO BERNERI: ISTRUZIONE PROFESSIONALE E LAVORO MANUALE EDUCATIVO. - Lu101 FABBRI: LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849 E LA SUSSEGUENTE REAZIONE IN ITALIA NEGLI SCRITTI DI GIUSEPPE MAZZINI. - VOLTAIRE: DIZIONARIO FILOSOFICO - AMICIZIA - AMORE - AMORE DETTO SO~RATICO. - CARLO MOLASCHI: UN CAPITALISTA MODERNO - ELIA REcLus: LE CREDENZE POPOLARI - LEZIONI SULLA STORIA DELLE RELIGIONI - IL CADA VERE E IL SUO USO. .IsrnoRo BARO!'\!: CAMILLO FLAMMARION GRANDE ASTROFILO, PICCOLO FILOSOFO - LUIGI FABBRI: LA REPUBBLICA ROMANA DEL 1849 E LA SUSSEGUENTE REAZIONE IN ITALIA NEGLI SCRITTI DI GIUSEPPE M.4.ZZINI - MARIA Rossi: PUERICOLTURA - PREGIUDIZI. - VOLT.A.IRE: DIZIONARIO FILOSOFICO - AMOR PROPRIO - ANGELO. - P. J. PRouonoN: ALLA « STELLA RUSSA >> - LETTERA A HERZEN. - ELIA RECLUS: LE CREDENZE POPOLARI - LEZIONI SULLA STORIA DELLE RELIGIONI - LE APPARIZIONI E I LORO AMBIENTI. G. DELCHIARO-: IL PROCESSO Dl DAYTON. - CAMILLO BERNERI: NECESSITA' E LIBERTA' - LUIGI FABBRI: LA REPUBBLICA ROMANA DBL 1849 E LA SUSSEGUENTE REAZIONE IN ITALIA NEGLI SCRITTI DI GIUSEPPE MAZZINI - VOLTAIRE: DIZIONARIO FILOSOFICO - ANTROPOFAGI - APIS - APOCALISSE. - A. ScHOl'ENHAUER: LA FILOSOFIA SAL.4.RIATA E' ESTRANEA ALLA VERITA'. - ELIA RECLus: LE CREDENZE POPOLARI - LEZIONI SULLA STORIA DELLE RELIGIONI - VISIONI AEREE. . Nel prossimo numero pubblicheremo un interessantissimo studio di Camillo Berneri su L'I~terlingua e la settima lezione di Elia Reclus sulle Credenze popolari. Riprenderemo anche la pubblicazione del Dizionario filosofico di Voltaire interrotta per far posto a più ampi studi dei nostri collaboratori. Agli t).bbonati che intendono acquistare il volume di Carlo Darwin ora uscito, Viaggio di un Naturalista iqtorno al Mondo, rendiamo noto che b possono avere per soI,e L. 12 franco di porto raccomandato in Italia - all'estero per L. 14 -- richiedendolo direttamente alla CASAEDITRICESOCIALE,Viale Monza, 77 - MILANO.
L'UNIV[RSITÀ llBfRA ~IVIST A MENSILE DI COLTURA SOCIALE N. 7 - A1osto-Scttcmbrc 19Z5- MILANO - Vlalc Monza, 77 La festa colombiana del 12 ottobre Cristoforò Colombo - l'italiano che ha scoperta l'America - rimarrà sempre, nei secoli, il piit famoso e popolare dei navigatori. Onorare la sua memoria, eternare le sue gesta, la sua t~nacia e le sue sventure, fu e sarà sempre un dovere di tutta l'umanità, ma specialmente della sua patria: l'Italia. All'approssimarsi del quarto centenario (1892) della scoperta dell'America, il ministro Boselli ottenne un cc Decreto reale (Roma, 17 maggio 1888) col quale si provvede alla pubblicazione dei documenti relativi a Cristoforo Colombo » giustificato da queste considerazioni dell'unita Relazione: cc L'Italia ha il dovere di non rimanere seconda ad alcuna nazione nel ricordare in modo degno il fausto avvenimento, che celebra la virtù di uno fra i suoi figli più insigni. Se i fati dell'Italia oppressa e divisa tolse ai nostri maggiori d'accogliere ·il mirabile concetto del sommo navigatore e di volgerne i risultati a beneficio della patria comune, l'Italia, rifatta una e signora di sè, dia a Cristoforo Colombo l'omaggio che è dovuto al suo genio immortale». Abbiamo voluto rievocare questo precedente perchè si differenzia alquanto dal recente d•ecreto - 26 luglio 1925, n. 1342 - col quale « il giorno 12 ottobre, anniversario della scoperta dell'America, è dichiarato solennità civile », e la differenza sta in ciò, che mentre il decreto del 1888 si riferiva specialment•e alla glorificazione dello scopritore - Colombo - nell'attuale non si considera che la ~coperta. Ora, a noi pare che nientre la data cc 12 ottobre - scoperta dell'America» può essere celebrata, com'è difatti, tanto· al di qua che al di là dell'Atlantico, la patria dello ~copritore, che è indubbiamente - checchè vadano cianciando certi archivisti stranieri - l'Italia, dovrebbe dare a quella data un significato piit .... paterno, per esempio: « festa colombiana», o cc trionfo di Colombo», o, più famigliarmente « giorno di Cristoforo», per distinguerlo dal Columbus Day dei nord americani, e dalla festa de la raza dei sudamericani, che attribuiscono il merito colombiano alla loro razza, la quale culminò nel ben noto trattamento di un .... Bobadilla (quello dei ceppi) e del successore Ovando, altra canaglia degna di quella!
194 L' U N I V E Il S I T À L I B E R A ·Nessuno più di. noi - che amiamo spingere il pensiero tra i misteri dell'Universo - può vantare una concezione veramente « cosmopolita » dell'umanità, ma quando si vede dovunque esaltare i propri paesi, i propri compatriotti, le proprie nazionalità, a dispetto ed a detrimento - quando non anche e denigrazione - delle altre, non si può rimanere insensibili alle umiliazioni che ci vorrebbero infliggere, e non ribellarsi al meditato disprezzo degli stranieri, anche quando tentano ingannare l'ingenuo mondo sul valore e persino sulla patria dei nostri grandi. Se in tempi modernissimi si potè constestare il merito e tentare l'usurpazione di invenzioni prettamente italiane, quali il telefono (Manzetti e Meucci), l'elettrotecnica (Pacinotti e Ferraris), la bussola giroscopica (Giuseppe Teti), la radiotelegrafia (Marconi), ecc. si comprende benissimo come - a secoli di distanza - si tenti anche di defraudarci, con pretese rivelazioni d'archivio, della più grande delle scoperte geografiche: prima col negare l'italianità di Colombo, poi col dire che l'America fu ~coperta prima di lui, due tesi che qui brevemente confuteremo, come abbiamo già fatto nel nostro opuscolo del 1892 intìtolato: « Cristoforo ·Colombo ed il quarto centenario della scoperta dell'America (Venezia, Soc. composi tori, 1892), estratto dall' « Annuario astro-meteorologico» del prof. M. Tono per il 1892. COLOMBO ERA ITALIANO. La questione della patria di _Cristçforo Colombo ha fatto scervellare ··molti storici e· riempire molti volumi, che qui sarebbe impossibile riassumere. ~la noi, che da oltre trent'anni studiam1110 e seguimmo tali pubblicazioni, possiamo sicuramente affermare - ed all'occorrenza dimostrare - che per oltre due secoli nessuno h~ mai dubitato che il grande scopritore del « nuovo .mondo» non fosse italiano; nessuna pretesa straniera si è. mai sollevata fino allo scorso secolo, e questo fatto costituisce, per noi, un tacito riconoscimento di una verità inoppugnabile, inquantochè se vi era un momento veramente opportuno per rivendicare ad altri paesi una gloria nazionale,· era proprio quello in cui tutto il mondo non parlava d'altro che delle meraviglie .e delle ricchezze che si ·andavano successivamente scoprendo nelle « Indie occidentali », che tutti dicevano scoperte dal « genovese » Colombo. Ma eccoci al primo scoglio. Colombo era veramente « genovese » nel senso di essere nato proprio a Genova, -0 nel senso più lato di « ligure )>? Qui la questione s'imbroglia, anche rispetto alla cronologia, poichè, dai documenti, più tardi riesumati, e riferentesi, certamente, a varie famiglie aventi il medesimo casato di « Colombo l>, si viene alla conclusione che il nostro Cristoforo dovrebbe essere nato tra il 1430 ed il 1456,
L' U N I V E R S I T l L I Il E R A 195 ma ... dove? Nella sola Liguria se lo contendono: Genova, Savona, Cogoleto, Finale, Cosseria, Oneglia, Albissola, Chiavari, Bogliasco, Terrarossa, Quinto e Nervi. Fuori della Liguria avanzarono pretese: Cuccaro nel Monferrato, Piacenza e Pradello, Modena e.... Milano, dove tutti gli esposti si chiamavano Colombo. · ,.,q ::1: :ir-i Diremo più sotto dellè pretese straniere, qui concluderemo che le prove documentarie più attendibili stanno per la Liguria, e per quanto Colombo stesso abbia scritto (in un testamento del 22 febbraio 1498) che: Siendo yo nacido en Genova, dispongo ecc. noi riteniamo, tuttavia - anche senza negare l'autenticità di quella scrittura - che nascesse in un borgo secondario della Liguria. ... · -,.1 L'abbondanza, la confusione e la co·ntraddizione dei tanti documenti liguri si può spiegare facilmente coll'esistenza di parecchie famiglie omonime e contemporanee o quasi, nonchè coi vari rami e colla trasmigrazione di una stessa famiglia, insomma colla moltiplicazione dei parenti prossimi e remoti del « grande ammiraglio del Mare Oceano » quando questi sali in fama e più. ancora quando -- colla di lui morte avvenuta in Valladolid il 20 maggio 1506, nell'età di anni 70 come affermò l'amicissimo suo Andrea Bernaldez (sì che la nascita andrebbe posta nel 1436) -.-- rimase aperta la successione ai diritti e privilegi che spettavano ali'« Ammiraglio», in base alla convenzione di Santa Fè (17 aprile 1492). La caccia all'eredità fu dunque l'incentivo maggiore a cercare (e fors'anche a ... fabbricare) fin d'allora documenti di parentela col grande Cristoforo, ma v'è dell'altro. Fernando Colombo, figlio naturale di Cristoforo, che scrisse le: Historie dell'Ammiraglio Don Christoplwro Colombo suo padre (Venezia 1571 e 1685, Milano 1611, Parigi 1681, ecc.) impiega il primo e secondo capitolo del suo ·libro (scritto in spagnuolo e tradotto in italiano da Alfonso Ulloa) in vane disquisizioni sul luogo della nm,cita (però sempre posto in Liguria) del suo grande genitore e finisce senza nulla conchiudere. Ma possibile· che egli proprio l'ignorasse? egli, che alla morte del padre aveva quasi vent'anni? egli· che poteva attingere notizie dagli zii Bartolomeo e Giacomo fratelli -superstiti· di Cristoforo, nonchè dal fratello maggiore Diego e da tutti i documenti lasciati dal padre stesso? Noi non lo crediamo affatto - già scrivemmo trent'anni fa - ma, se ciò fosse, inutile sarebbe ogni questione, poichè nessuno potrebbe seriamente pretendere di svelare quanto rimase impenetrabile al figlio stesso di Colombo. Di fronte a questo enigma noi diremo francamente - a costo cli passare per irriverenti - la nostra opinione, basata sulle debolezze umane e su talune necessiUt della vita. Crediamo, adunque, fermamente, che Colombo stesso, i suoi
196 L' U N I V E R s-1 T À L IBERA fratelli ed i suoi figli abbiano sacrificata la verità sul natio borgo alla convenienza di nascondere l'umiltà dell'origine, mentre, lasciandosi credere navigatori « genovesi » e.... di nobile lignaggio, era più facile, o meno difficile, poter trattare coi boriosi hidalghi castigliani e coi .rev,erendi padri... paneroniani (1) di Salamanca, che negavano la sfericità della Terra, sostenuta dal nostro Cristoforo, anche coll'autorità di un altro grande contemporaneo; Paolo Toscanelli (1397 - 1482), che nel 1479 od 80 l'aveva incoraggiato (anche con il dono di una carta nautica) nel proposito di raggiungere il levante navigando per ponente. Comunque, la questione della culla si è dibattuta ed ancora si riaccenderà tra campanili della Liguria soltanto, e potremo quindi sempre ripetere, col Parini, nell'Ode alla Vaccina: O genovese, ove ne vai? qual raggio 13rilla di speme su le audaci antenne? lasciando al Belloro la cura di sostituire « savonese n a « genovese » per tirare dalla sua anche il Parini. FROTTOLE INTERNAZIONALI Per quanto abbiam'o già detto, e per il fatto che tanto Cristoforo quanto i suoi fratelli e discendenti ebbero sempre diretti rapporti coll'Italia e specialmente colla Liguria, noi consideriamo a priori come destituite d'ogni fonda1nento le pretese scoperte archivistiche del secolo scorso e di questi ultimi anni, che si rivelano temerarie anche a posteriori, perchè basate su eq_uivvci, omonimie e stiracchia ture che non si adattano nè ·alla cronologia nè alla genealogia della famiglia dell' « Ammiraglio ». nè si comprende come siffatte rivendicazioni sorgano da tre a quattro secoli dopo che i pretesi parenti avrebbero dovuto rivelarsi e concorrere all'eredità colombiana. Ciò premesso, e tenendo anche conto delle pretese più .... sbal- (1) Per chi l'ignorasse, specialmente fuori di i\lilano, soggiungiamo che l'aggettivo: « paneroniano » deriva dal nome cli un mattoide che da· anni va imbrattando i muri di Milano con scritte cli questo genere: « astronomi stupidi», « Galileo vi ha ingannati», « la Terra è piana e cli profondità infinita», « la Tena non gira, o hestic », ecc. ccc. 1\la, contro siffatte eresie. scientifiche, chi protesta? e quando la faranno fluire al nominato Paneroui? A quando una·<< campagna aJ1tiblasfema » conll·o i bestemmiatori della Scienza? Mah! Non bestemmiarono forse la p\ù sublime delle scienze tulti quei prelati che condannarono Giordano Bruno, Galileo e Colombo? Ci si obbietterit che a Sal:lmanca Colombo non fu condannato; è vero, pcrchè quei doltissimi e reverendissimi padri si limitarono a giudicarlo come un « loco_», cioè .... un povero pazzo!
L' U N l V E R S l T l I. l Il E R A 197 late, il nostro Cristoforo ci è conteso da ben cinque nazioni, e cioè: 1) Inghillcl'I'a. - La prima ... rapina della culla di Colombo fu tentata nel l(ì82, colla pubblicazione dell'opera De Jure mal'ilimo di Carlo Moll'oy, nella quale si afferma, senz'altro, che, sebbene residcnle a Genova, il nostro Cristoforo era nato in Inghilterra. Nel 1892 la pretesa venne ripetuta nel libro di un irlandese, stampato a Dublino, del quale non ricordiamo il titolo. 2) Frw;cia. - Data l'abbondanza di casati come questi: Coulomb, Colom, Coulon, ecc. si ebbero, di tempo in tempo, vari tentativi di confondere il Nostro con navigatori e.... pirati quasi omonimi, ma la grossa questione del Colombo ... francese s'impernia sui ponderosi lavori di due preti corsi, dai nomi prettamente italiani, il canonico ·Martino Casanova - che iniziò In questione nel 18ì4 con un· articolo sul giornale· « Il contemporaneo » di Napoli - e l'abate J. Peretti, i quali, con grossi volumi, rispettivamente pubblicati a Bastia nel 1888 e ad Ajaccio nel 1890, sostengono che Colombo nacque a Calvi, in Corsica, quando quell'isola apparteneva a Genova. Per quali ragioni? Perchè a Calvi è comunissimo il nome di Cristoforo; perchè vi era una Rue du fil (poi detta Rue Colomb) allusiva all'arte esercitata dalla famiglia Colombo; perchè l'« Ammiraglio» aveva imbarcati con sè dei « cani corsi_», e simili.. .. barzellette! Eppoi, se anche Colombo fosse nato a Calvi, sotto i genovesi, potrebbe seriamente dirsi.... francese, sapendosi che solo nel 1ì29 la Coi·sica passò alla Francia? 3) Spagna. - Sapete quando gli spagnoli si sono decisi a rivendicare la nazionalità dello scopritore dell'America? Nell'anno di grazia 1886 ! Occorsero quasi quattro secoli per ... scoprire un Cristobal Colon espanol - così è intitolato l'articolo apparso nel Bollettino di ottobre 1886 della Real Academia de la l-Iistoria di Madrid - e sapete perchè? Per la stessa ragione addotta dai francesi, che cioè Colombo sarebbe nato in Corsica - a Calvi - quando quell'isola era temporaneamente soggetta alla Spagna. Ma poi gli spagnuoli hanno trovato di mègiio, cd oggi fanno un vero can-can intorno ad un libro dell'accademico Enrico Zas, intilolato: Galicia, patria de Colon, nel quale si sostiene - in base a pretesi documenti colombiani scovati negli archivi di Pontevedra - che Colon (come il nostro Colombo tradusse spagnolescamente il suo casato, per sempre più ingrazi~rsi l'hidalgume) si chiamava veramente Colon, perchè a Pontevedra (Galizia spagnola, sull'Atlantico) esistette, difatti, nel XV secolo, una famiglia Colon, dalla quale, senz'altro, ed anche se le date non collimano, sarebbe uscito l'Ammiraglio. Tutto ciò sarà altamente accademico, ma è anche supremamente ridicolo perchè non si comprende come gli spagnuoli, sapendolo spagnuolo, non abbiano fiatato quando, nel 1493 e ~eguenti, cioè dopo
198 L' U N I V F. R S l T À L l B E R A il ·ritorno di Colombo, tutti gli scrittori ed i cronisti d'allora parlavano della grande scoperta del <<genovese». 4) Porlogalfo. - Sempre per ragioni di casuali omonimie, anche il villaggio di Colos (nella provincia portoghese di Alemtej o) si vanta patria di Colombo ed il sig. de Almada Negreiros c'informa che la questione è molto grave se si considera... il peso della carta sciupata per confessare che occorsero quattro secoli per accorgersi che lo scopritore del nuovo mondo era un ... portoghese, meno « gaio » ma più italiano. 5) Germania. - Le pretese tedesche non furono, forse, mai nè scritte nè prese sul serio, tanto sarebbe ridicola la trovata del Ruchamer, il quale tradusse .letteralmente Colombo in Dawber o Tauber (piccione) per poter dire che .ve ne furono e ve ne sono anche in Germania: Bisogna però riconoscere che tedeschi ed inglesi usano la forma latina Columbus. Ma vi è di meglio, un « per finire » che vale un Perù, se non proprio tutta l'America, un granchio, o meglio un balenottero pescato dall'abate Casanqva (surricordato per la pretesa di Calvi) il quale credette che una raccolta di documenti relativi a Colombo ed alla scoperta dell'America - pubblicata dallo SpotÒrno, a Genova, neL 1823, col titolo Codice Colombo-americano - volesse concludere che Colombo era.... americano, cioè un indiano relativamente istruito, e sufficientemente furbo, venuto (come?) in Europa per ritornare in America in veste di scopritore .... della sua patria! Si dice che ben sette città si contesero la gloria di aver dato i natali ad Omero; qui abbiamo visto che oltre una ventina si contendono Colombo, ma per quanto riguarda le pretese straniere vi è un punto di contatto con la tradizione omerica, ed è che destano vivissime « risate omeriche» ..;. quando si vede spinta· la propaganda gallo-iberica antitaliana al punto da insistere nell'idfota proposta di « sopprimere dai libri scolastici la leggenda della nazionalità italiana di Colombo», proposta che potrebbe benissimo piacere anche nel grasso ma... grosso paese dei dollari, dove si.... beve la Bibbia insieme alla camomilla (conie il famigerato Wilson) e si vilipende, si processa, si proibisce la monumentale teoria darwiniana basata sul granitico fondamento dell'evoluzione, fecondo principio della scienza e (:lella filosofia positiva, anche se qualche derivata teoria richiedesse modificazioni o perfezionamenti. PRECURSORI LEGGENDARI Quando uno scienziato, uno storico, uno scrittore di qualche importanza si assume l'ingrato compito di demolire tradizioni celebri, uomini ed opere già consacrati dalla fama universale, deve ben riflettere che ..:. dal sublime al ridicolo è breve
L' U N I V E R S I T l L I B E R A 199 il passo; invece, per un quarto d'ora di popolarità - come per esempio il preteso scopritore napoletano delle « Deche » di Tito Livio - molti sacrificano tutta la considerazione che avrebbero potuto acquistarsi in avvenire con lavori veramente utili e geniali. Codesti Erostrati d·ella penna non si sono arrestati, neppure davanti alla colossale figura del nostro Colombo, al quale, dopq averlo espatriato, contestano anche il merito della grande scoperta, giungendo fino all'accusa di.. .. plagio! L'accordo internazionale anticolombiano è, sulla questione della priorità, ancora pii1 vasto di quello che riguarda la patria, inquantochè entrano in lizza anche i danesi, gli scandinavi, gli irlandesi, gl'islandesi e persino gli arabi, ma ... l'italiano Colombo, pur concesso che fosse esistito, non c'entra, od appena ... in caudal Vediamo, dunque, come si vorrebbe truffare il nostro Cristoforo, eppoi ... giù un'altra omerica risata ... Ed anz.itutto spazziamo buona parte della piattaforma avversaria con due semplicissime osservazioni: 1) Se Colombo trovò l'America già abitata (anche da popoli di antica civiltà, come poi si seppe) bisogna bene - se non si crede nella poligenia - ammettere che da qualche parte siano venuti, e quindi sarebbero essi i primi scopritori dell'America; ma qui saremmo ancora nella preistoria~ nell'età del bronzo o del ferro, nella platonica leggenda dell'Atlantide; 2) La maggior parte delle navigazioni bor~ali, storiche e leggendarie, tra la Scandinavia, l'Islanda, la Groenlandia e.... l'America, che oggi si danno e si ricevono per grandi rivelazioni, noi, italiani, pQssiam dire: sapevamcélo I inquantochè si leggono tutte in un'opera magistrale del conte Francesco Miniscalchi Erizzo - Le scoperte artiche (Venezia 1855, con Atlante) - opera che con grande meraviglia_ vedemmo dimenticata dai con- . temporanei ed anche nella « Bibliografia » dell' Amat di S. Filippo (1881). Sappiamo, dunque, dal Miniscalchi, che un pirata norvegi'o o danese, Naddod, scoperse l'Islanda nell'861, che l'islandese o no1'.vegio Gunnbjorn scoperse la Groenlandia nell'876 - -colonizzata nel secolo successivo (verso il 985) dal norvegio Erik Raudi (Enrico il Rosso) - e che (notate bene) le coste nordorientali dell'America settentrionale vennero scoperte dallo scandinavo Are Marson e successivamente da altri, tra il 986 ed .il 1347 (cfr. Rafn. Mem. sulla scop. dell'America nel X sec.) che le denominarono Helluland, Marckland, Vinland, ecc. Ma che perciò? Chi poteva interessarsi di desolate· regioni che si ritennero gelide pertinenze di arcipelaghti boreali, visitati anche dai baschi, dai normanni, e dai veneziani fratelli Zeno nel 13881400? . Ebbene, di tali ... rivelazioni (che i giornali premurosamente .
200 L' U N I V E R S I T l L I B E R A accolgono come ... primizie) oggi si fanno belli Henry de Varigny, il Langlois, il La Roncière, come già il da poco scomparso Vignaud, ecc., i quali concludono negando al « mediocre marinaio e rozzo ed ignorante avventuriero » ogni merito nella plagiata scoperta e persino quello di essere partito col proposito di buscar el levante por el poniente. Ma.... sono francesi, proprio della specie di quelli descritti dall'Alfieri, che· più li pesi e men ti dannò. Ed anche qui ripetiamo che il cc cosmopolitismo » è una gran bella cosa, ma noi - d'accordo con Max Nordau - non ci sentiamo di ·rispettare le opinioni altrui quando non si rispettano le nostre, nè la verità, nè la giustizia, nè il buon senso. Primissimi fra i denigratori di Colombo furono quegli stessi spagnuoli ai quali egli donava un nuovo mondo e che oggi, dopo quattro secoli, vorrebbero riconoscere nell'allora odiato straniero un loro conterraneo! Basti dire che lo storico spagnuolo contemporaneo Gonzalo Fernandez de Oviedo ebbe il coraggio di sostenere - in base a pure leggende su misteriose isole atlantiche - che fino dall'antichità la Spagna ebbe il dominio del1'America ( ! ! !), e presso a poco lo stesso scrisse il portoghese Barros, entrambi subito confutati da Fernando Colombo nelle Historie (cap . .X), avvertendo che ciò si faceva perchè Re Fernando cc havea volontà. di totalmente privare » suo padre dei diritti e privilegi concessigli sulle terre che aveva scoperte e che una perfida schiera di avventurieri già sfruttava a proprio beneficio. Ecco la chiave di tutte le interessate denigrazioni! Oggi, invece, troviamo degli scrittorelli, i quali - per l'effimera gloriola di peregrine rivelazioni - non si peritano di épater le bourgeois con vane fantasticherie, che, se anche avessero un fondo di vero, nulla potrebbero togliere alla gloria di Colombo. Già i tedeschi Oscar Pesche} e Sophus Ruge contesero .a Colombo la scoperta per le ragioni già esposte dal n~stro Miniscalchi; un altro tedesco, il Doppelmayr l'attribui, nel 1740, al cpsmografo Martin Behaim che sarebbe giunto alle Antille nel 1485; recentemente il prof. Marsh (americano) credette vedere negli indigeni dell'America centrale i discendenti degli antichi e biondi Wikingi, Scandinavi, colà giunti attraverso il Canadà, ecc. · Più recentemente ancora il prof. Leo \Viener, dell'Università ·· di Harward, afferma - in un volume su L'Africa e la scoperta dell'America - che, essendosi molte lribù arabe stabilite, dopo avere compiuta la traversata del Sahara; sulle coste occidentali dell'Africa verso il 1100, di là una parte passò, attraverso l' Atlantico, nel Brasile tra il XII ed il XIII secolo, e poi al Messico, lasciandq tracce cospic.ue di costumi, arti e coltura saracena, come, per es., la voce toltec che significa cc gran capo». Al geografo-romanziere Gaffarel dobbiamo, infine, un'altra éonsimile rivelazione, esposta nell'opera Il Brasile francese, dove
L' U N I V E R S I T l L I B E R A 201 si sostiene che scopritori di quella terra sarebbero stati i dieppesi, circa due secoli prima di Colombo. Ma quei furbi mercatanti.. .. mantennero il segreto per non avere concorrenti nei loro traffici, finchè lo spagnuolo Pinzon, che viaggiò col dieppese cap. Cousin, non rivelò la cosa a Colombo nel 1488 od 89, come risultava dai documenti.... andati in fumo nel 1694 durante il bombardamento inglese di Dieppe. · Molte cose si potrebbero obbiettare a siffate novelle, ·ma, tanto, sarebbe perfettamente inutile, inquantochè solo la data del venerdì 12 ottobre 1492 è storicamente que)la che fissa la grande scoperta. Infatti, quand'è che cominciarono a spuntarè i precursori? quand'è che il Nuovo Mondo comparve nella Storia, attirando su di sè gli sguardi di tutta l'Europa, la curiosità di tutti i popoli, le gelosie di tutti i re? quand'è che cominciò la frenesia delle conquiste e delle avventure, la corsa verso ponente? quand'è che cominciò lo sfruttamento di quel mondo ... già conosciuto? e perchè non lo si fece prima? penhè, se già si conosceva, Colombo fu tanto festeggiato e destò, al suo ritorno, tanta meraviglia? Perchè? ... Il « perchè » è, per noi, come per tutti gli uomini di buona fede, troppo evidente: perchè lo scopritore, il vero scopritore; fu l'italiano Cristoforo Colombo, il primo che abbia osato affrontare <e l'intentato piano dell'immenso _Oceano », il primo che rivelò, nel ritorno del 1493, le nuove terre, le loro genti ed i loro prodotti! IL MEMORABILE VIAGGIO Quando Colombo parti da Palos colle sue tre caravelle - Gallego, ribattezzata in Santa Maria (con bandiera ammiraglia, e comandata da Colombo), Pinta (cap. Martino Alonzo Pinzon) e Nina (cap. Vincenzo Yànez Pinzon) - aveva circa 50 o 52 anni (1). La piccola flotta contava 120 uomini d'equipaggio (rispettivamente 66, 30 e 24) tutti di Palos e della vicina Moguer. La partenza avvenne all'alba del venerdì 3 agosto 1492, facendo rotta per le Canarie, da una delle quali (Gomera) cominciò, il 6 settembre, la memorabile traversata dell'Oceano e la tenuta di un Giol'nale di navigazione, misteriosamente poi scomparso dai reali archivi, ma del quale, fortunatamente, rimase· un (1) Avvertiamo quei lellori che giit conoscessero il nostro studio colombiano di trent'anni fa, che ulteriori cognizioni c'indussero a modificare qualche vecchia credenza sul luogo natale (che rimane in Liguria, ma imprecisabile) e sulla clata deila nascit11, che or:i riteniamo di qualche anno \JOSteriore al 1436.
202 L' U N l V E R S l T À L l B E R A ampio sunto del padre Las Casas, amico di Colombo ed autore della prima Historia de las lndi_as (1). Il 9 settembre anche l'ultima terra del vecchio mondo (l'isola del Ferro) scomparve dall'orizzonte; 1'11 fu visto galleggiare (funesto presagio,. pensarono le ciurme) un albero di nave; il 13 Colombo s'accorse della variazione della bussola (Caboto la scopriva· solo nel 1496); il 14, 16 •e 17 si videro uccelli ed erl:>e AM.élUCA OCé A NO PACIFICO OCEANO ~zz. Carla dimoslratfoa de.i quattro viaggi di Cristoforo Colombo (1492-1504) Del primo viaggio è tracciata la rotta di andata (1492) ed anche ciuella del ritorno (1493), mentre del secondo (1<193-96), del terzo (1498-500) e del quarto viaggio (1502-04) sono tracciate solo quelle di andata. Abbreviazioni: 6en, Genova - P, Palos - L, Lisbon;i - Azz, Azzorre - M, is. Madera - G, Gomcra (Canarie) - C V, is. Capo Verde - \V, "'at- - ling (prima isola ~coperta) - T (inclinato), Terra di Paria cd is. Trinità. Le tre plaghe a tratti paralleli A, C, S, segnano le supposte posizioni delle tre isole leggendarie{ Antilia, Cipango e San Brandan secondo la Carta del Toscanelli, che riteneva il giro del mondo più ristretto, tanto che ilCipango (supposto Giappone) veniva a trovarsi al Messico-~ galleggianti; il 21 una balena; il 25 un'ingannevole parvenza di terra alÌ'orizzonte (erano nubi); nuova illusione il 7 ottobre; il 10 minaccia di rivolta, 1'11 sera, due ore avanti mezzanotte, fugace apparizione di una luce mobile verso_ ponente ... Grande emozione, ansiosa aspettativa, quando, alle due del mattino, (del venerdì 12 ottobre 1492) il grido di Tierra I lanciato dal mari- (1) Siccome Colomho, sulla fede di Toscanelli, riteneva il globo terrestre più piccolo, e la distanza tra le Canarie e la Cina - per ponente - di circa 700 miglia, cosi Colombo credette di esserr giunto al Cipango ·. (Giappone) d'ondc il nome di Indie (occidental_i) al Nuovo l\lonclo. Da ci<', altre esotiche beffe ali'« ignorante» scopritore I!
L' U N I V E R S I T À L I B E R A 203 naio Rodrigo de Triana e seguito da un colpo di _cannone, annunciò che un nuovo mondo era scoperto! L'isola - ricca dì acque, di vegetazione e di popolazione indigena - sulla quale avvenne il primo sbarco· di Colombo e che questi chiamò San Sg.lvador, gl'indigeni la chiamavano Guanahani, ma poi - per ·10 smarrimento delle carte e del Giornale di bordo - non si seppe più sicuramente identificarla, sebbene,_ tra le cinque o sei in questione, sembra fuor di dubbio che si tratti dell'isola poi detta Watling (nell'arcipelago, oggi britannico, delle Bahama, poco a nord del tropico boreale) come già opinarono il Munoz, il Major, il Murdoch, il Becher, il Markham, ed infine ·il nostro capitano Enrico d' Albertis nell'opera: Crociera del « Corsaro » a San Salvador (Milano, 1898), i geografi nostri MarinelU, Hugues, e~c. i quali tutti si appoggiano al fatto della « grande laguna » veduta da Colombo nell'interno dell'isola. In questo primo viaggio Colombo scopriva successivamente anche le isole Concezione, Fernandina ed Isabella, le Caje, Kolba o Cuba (ch'egli chiamò Giovanna), Hispaniola (poi detta Haiti o S. Domingo) che Colombo ritenne (per il nome di C_ibao dato dagl'indi-geni alla regione montuosa dell'isola) essere il Cipango, ossia il Giappone. Naufragata la nave ammiraglia (Santa Maria) il 24 dicembre sulla costa boreale di Haiti e defezionato il Pinzon colla Pinta, Colombo dovette riparare sulla piccola Nina sulla quale il 16 gennaio 1493 riprese (di, conserva colla ritrovata Pinta) la via d'Europa. Una grande burrasca presso le Azzorre (12 febbraio) separò nuovamente le due navi: Colombo, colla Nina, dovette approdare a Rastelo (presso Lisbona) e Pinzon colla Pinta in Galizia. Finalmente, il 15 marzo 1493, Colombo rientrò colla Nina nel porto di Palos, d'ond'era partito, e da li, viaggiando per terra, proseguiva per Barcellona ove si trovava la Corte e dove ebbe accoglienze trionfali anche dal popolo, çhe vide per la prima volta _le genti ed i prodotti del Nuovo Mondo, credendo però · che si trattasse di Indiani dell'estremo ·oriente asiatico. ULTIME VICENDE Siccome, con questo -articolo, noi ci siamo proposti di accennare soltanto ape pretese rivendicazioni, mqlto tardive, degli stranieri, sia sulla patria che sulla scoperta di Colombo, cosi hon ci estenderemo di pii1 sulla vita e sui viaggi del grande navigatore, ma chiuderemo con un rapido riassunto delle ulteriori vicende e delle ve.cchie e nuove controversie. La seconda spedizione di· Colombo portò in America, su 17 navi, troppi avventurieri, troppi farabutti, troppi segreti nemici dcll' Ammiraglio, per riuscire ... gloriosa per la Spagna. Partito da Cadice il 25 settembre 1493 Colombo giunse all'isola che chiamò
204 L' U N I V E R S I T À L I B E R A Dominica il_ 3 novembre, e successivamente scopriva altre Antille: Guadalupa, Monserrato, Santa Maria, Giamaica, Santa Croce, San Giov. Battista (Portorico), ecc: Ma il borioso hidalgume e la marmaglia condotta nelle nuove terre non mirava che ad arricchirsi rubando, saccheggiando, ammazzando gl'indigeni, invano protetti dall'autorità de1l'Ammiraglio e Vicerè delle Indie, contro il quale si cominciarono ad ordire congiure e calunnie per farlo destituire e rimanere soli padroni del creduto Paese .... di Cuccagna. Per difendersi contro le calunnie che i miserabili còncorrenti avevano fatte giungere alla Corte, Colombo ripartì per l'Europa il 10 marzo 1496, giungendo a Cadice l'll giugno, e proseguendo per Burgos, dove re Fernando, che si lasciava ingannare vole,ntieri (et pour cause!) finse di rendergli giustizia. Colombo ripartì per il terzo viaggio - da San Lucar di Barrameda, il 30 maggio 1498, con sei navi, e giunse il 31 luglio con rotta più meridionale delle precedenti, in vista di una nuova isola che chiamò Trinità ed il giorno successivo 1• agosto 1498, scopriva l'estuario dell'Orenoco, o Terra di Paria, ove sbarcò il 3 agosto, toccando così (prima di Amerigo Vespucci, giuntovi nel 1499) il Brasile e quindi il vero continente americano. Quale il compenso della nuova scoperta? Le infami calunnie dell'infamissimo Commissario regio Bobadilla che rimanda Colombo incatenato ai reali di Spagna. Giunto a Cadice il 20 novembre 1500, l'Ammiraglio ottenne il richiamo del perfido Bobadilla, sostituito con altra canaglia, Nicola Ovando, scelto dal ministro delle Colonie e ministro anche di Dio, monsignor de Fonseca, poi vescovo di Burgos, nemicissimo - per invidia ed umiliazione, essendo stato uno dei consiglieri... pancroniani di Salamanca - del gFande italiano. Ed eccoci al quarto ed ultimo viaggio. Colombo partì da Cadice il 9 maggio 1502 con quattro caravelle e giunse alle isole Caraibi il 15 giugno, ma, spintovi dalle burrasche, dovette poi approdare a San Domingo, ma ripartì tosto per ingiunzione di Ovando ! · Veleggiò allora lungo le coste dell'America centrale, e poi si ridusse, privo di risorse, alla Giamaica, riuscendo però ad ottenere larghi aiuti dagl'indigcni mercè lo stratagemma dell'eclisse del 29 febbraio (per l'Europa 1 ° marzo) 1504. Colombo abbandonò l'America, malato, il 12 settembre. 1504 e sbarcò il 7 novembre a San Lucar, ultimo scalo delle sue gloriose peregrinàzioni oceaniche, per morire -- negletto da tutti, poichè era morta anche la regina Isabella sua protettrice - due anni dopo - il 20 maggio 1506 - in un'os!eria di Valladolid, poichè, come lasciò scritto, « se voglio disnare o cenare o dol'mire non ho, salvo la ostaria, ultimo rifugio». Non vi pare, lettori umanissimi, che l'ingratitudine degli spagnuoli sarebbe doppiamente infame se Colombo fosse -veramente espa_nol? non vi pare
L'UNIVERSITl LIBERA 205 che sarebbe un delitto contro natura quello di una madre che avesse trattalo così crudelmente il pitt grande dei suoi figli? · Ma. no, non si può accusare la Spagna anche di. ... infanticidio, perchè Cristoforo Colombo è nosfro, è italiano, ligure se non proprio genove~e, come lo seppe anche il buon padre Perez, primo protettore di Colombo, quando scrisse alla regina Isabella raccomandandogli vivamente « i progetti dello straniero ». Quanto all'ingiustizia attribuita ad un altro italiano, al fiorentino Amerigo Vespucci (1451-512), di avere imposto il suo nome al nuovo continente, non regge più perchè oramai é dimostrato che ciò avvenne ·perchè l'editore - Martino Waltze- .miiller, detto Hylacomylus - delle Quatuor Americi Vespucci navigationes - pubblicate a Saint-Dié (Lorena) nel 1507, in appendice ad una Cosmographia introductio, propose di chiamare il nuovo continente: Americi teua, vel America, perchè il Vespucci fu il primo a darne una succinta relazione attribuendo - però - a sè (ingiustamente, come sopra accennammo) la scoperta della terra ferma, anch'èssa dovuta al nostro Cristoforo. E chiuderemo l'iliade colombiana osservando come il nostro grande non ebbe pace neppure nella tomba. Morto a Valladolid, ebbe ivi la prima sepoltura in quel Convento dei francescani (egli era un terziario e nel 1892 si trattava di santificarlo), ma nel 1507 la sua salma venne trasferita alla Certosa de' Las Cuevq.s (Siviglia), e nel 1537 trasportata, per desiderio di donna Maria di Toledo, nella cattedrale dell'isola di San Domingo, e nel 1795 (quando quell'isola passò agli inglesi) in quella dell'Avana (Cuba) e quando quest'isola si sottrasse al dominio spagnuolo (1898) per costituire una repubblica indipendente, la tomba di Golombo venne riportata a Siviglia, ove - pare - quelle povere ossa, finalmente, riposeranno. Ma è significante il silenzio di tutte le iscrizioni tombali spagnuole sulla patria di Colombo. « Nada dicen las lapidas de origen colombina - scrisse l'Alcade di Siviglia nel 1918 - respecto de la pa_trià de Colon 1> mentre apertamente riconoscono in Colombo ((el primer Almirante y descubridor del Nuevo Mundo ». E questo - direbbe Dante - fia suggel ch'ogni uomo sganni... . ISIDORO BARONI. In prepar<tzione·: PIETRO KROPOTKIN ETICA ORIGINE ED EVOLUZIONE DELLA MORALE Prima edizione italiana lt cura di Luigi Fabbri Prenotazioni a L. 8 dall'Italia; dall'estero L. 10 OASA ED1TRIOE SOOIALE, Viale Mouza, 77 .. MlLAli<J
Prefazione al "Viaggio di un Naturalista intorno al Mondo " di C. Darwin Ecco un libro che, oltre che per ragioni di studio, deve essere letto da chi cerca nella lettura argomento di svago. Pefrhè Carlo Darwin non è solo il f!aturalista sommo che tutti sanno, ma è anche, e lo vediamo tale ·specialmente in questo libro, artista e poeta, che sente profondamente la Natura, di fronte alla quale dichiara alle volte di non potere giudicare altro « che il godimento che prova nell'ammirarla »: artista che non: può rimanere indifferente allo spettacolo della tempesta di terra e di mare; poeta che si esalta alla « luce azzurra del cielo tutta giocondità e vita felice », che ai tropici sente la nostalgia della « calma pensierosa che rende l'Autunno d'Inghilterra veramente la sera dell'amio », e pone tra gli spettacoli più belli del mondo quello « del primo sbocciar delle gemme e del rinverdire degli alberi » nelle primavere d'Europa, e ancora a pa~ recchi anni di distanza si commove al ricordo della foresta vergine « il tempio del Dio della Natura, nel quale nessuno può « trovarsi senza emozione e non sentire, che nell'uomo vi è « qualche cosa di più' che non il solo soffio del suo corpo ~. Viaggiare con un tal uomo, giovane, fort~ e pieno di fiducia nella.sua forza (1), e percorrere tutta la terra in un'epoca nella quale sui marr si navigava ancora colle vele. (2) ed i continenti si dovevano attraversare a cavallo od a piedi in mezzo a disagi di ogni genere; ammirare· con esso la Natura non ancora modificata dalla mano dell'uomo, quando Buenos Ayres contava appena 60 mila abitanti e le immense pianure circostanti e~ano (1) La fiducia del Darwin nella propria forza e più ancora in quella della sua narrazione è detta chiaramente due volte in questo libro, sempre a proposito dell'opera di colonizzazione inglese in Australia Quando, proveniente dall'America è sbarcato per la prima volta a Sydney, scriveva netJe sue note (12 gennaio 1836): « A sera andammo a ·pas- ·u seggiare nella città e tornammo tutti ammirati per quello spettacolo. i'!: « la prova piìÌ splendida della potenza della nazione inglese. Qui, in paese « meno fertile, pochi anni hanno fatto molto di plù di quello 'che si è « fatto in un numero eguale di seco}i nel Sud-Amedea. Il mio primo sen- « timento fu quello di congratularmi meco per essere nato inglese ». E ancora dopo il viaggio, pensando a tutte le cose vedute: « E' im• « possibile ad un inglese di vedere quelle lontane colonie, senza provare • un senso di sommo orgoglior e di grande soddisfazione. La bandiera inu glese sembra portar seco la ricchezza, la prosperità e l'incivilimento ». (2) Il viaggio del Darwin fu fatto a bordo della Beagle, un brigantino di guerra a vela della regia marina inglese, comandato dal Capitano FitzRoy per una ispezione nella Patagonia e alla Terra del Fuoco, alle spiagge del Chili, del Perù e ad alcune isole del Pacifico, e per una serie di misure crono!J"'j!triche intorno a] mondo. Durò quasi cinque anni, dal 27 dic. 1831 al 2 ottobre 1836, durante i quali il grande viaggiatore abbandonò spesso la nave per penetrare i continenti e percorrere attra-verso essi considerevoli tratti del viàggio,
I.' U N I V Il R S I T À I. I B E RA 207 ancora popolate dagli indiani di cui si poteva prevedere la distruzione completa solo entro mezzo secolo, e_molte isole del Pacifico erano ancora disabitate, e l'Australia, pur presentandosi come futura regina del Sud, non era ancora grande abbastanza per mettere rispe-Uo; e trovare poi, come si trova in questo libro, la descrizione quasi fotografica, vera, senza contorno dovuto ad immaginazione· o esaltazione del narratore, di quello che era allora la nostra terra, dei costumi e delle condizioni di razze umane e di animali ora scomparsi, ecc., è cosa sommamente interessante il geografo o lo storico e che incatena l'attenzione del lettore anche profano. Sentite come era allora il macello di Buenos Ayres: « Il grande CorraJ ove si tengono gli animali destinati al « macello per servir di cibo alla popolazione che si nutre di « carne è uno degli spettacoli più curiosi da vedere. La forza « _del cavallo a petto di quella del toro è invero meravigliosa·; e un uomo a cavallo quando ha gettato il suo lazo intorno alle « corna di un animale, può portarlo dovunque vuole. L'animale « scavando il terreno colle gambe distese, con vani sforzi tenta « resistere. alla forza che lo trascina, generalmente si slancia « sveltamente da un lato, ma il cavallo si volge prestamente « per sostenere l'urto, e sta tanto fermo che il toro vien quasi- « gettato a terra ed è sorprendente come non si rompa il CQllo. « Tuttavia la lotta non consiste solamente nella forza. Quando « il toro è stato portato dove deve essere macéllato, il matador « èon grande precauzione gli taglia il tendine del garretto. Al- « lora dà il colpo mortale. È il più espressivo suono di feroce « agonia che io abbia mai udito. Spesso l'ho distinto da lontano « e cosi ho sempre saputo che la lotta stava per terminare ,. E sentite come alle isole Falkland era preso il bestiame selvatico: e La comitiva cerca accostarsi alla mandra senza essere sco- « perta. Ogni uomo porta con sè quattro o cinque paia di bolas; « getta queste, una dopo l'altra, sopra altrettante bovine, le « quali quando sono cosi impigliate, sono abbandonate per al- « cuni giorni fin che rimangono un po' esauste dalla fame e « dal dibattersi. Allora vengono ·1asciate libere e spinte verso « una piccola mandra di animali domestici, stata portata colà « per questo scopo. Pel modo in cui soùo· state prim·a trattate, « rimangono tanto atterrite che non abbandonano la mandra, « e sono facilmente spinte, se la forza le sostiene, fino a casa ,. E quando parla dell'ignoranza delle popolazioni di Maldonado: · « In tutte le case mi chiedevano di mostrare la bussola è « con quella e la carta geografica segnare la direzione dei varii « luoghi. Destava una viva ammirazione vedere che io potessi e con_òsceN la strada (perchè la dire.zione e la stradf! sono lii-
208 L'UN I V E R SI T À LI BE R,A « nonimi in quella ampia regione) verso luoghi ove non era mai « stato. In una casa, una giovane donna ammalata in letto, nìi « mandò a pregare di andarla a trovare per mostrarle la b_us- « sola. « Io portavo con me alcuni zolfanelli che accendeva more dendoli: sembrava così meraviglioso ·che un uomo potesse « far fuoco coi denti, che per solito si riuniva tutta la famiglia « per -vedere questo fatto, e mi fu una volta offerto un dollaro « per farlo. Il lavarmi la. faccia al mattino destò grande stupore e nel villaggio di Las Minas ... E questo episodio della guerra contro i selvaggi: e Questo luogo (vicino a Rio Janeiro) è notevole per essere e stato da lungo tempo la dimora di schiavi fuggiti, i quali col- < tivando un pezzo di terra presso la cima, riuscirono a sostene tarsi. Alla fine furono scoperti, e una compagnia di soldati e spedita contro di loro si impadroni di tutti gli schiavi, salvo e una vecchia, la quale, anzichè ricadere in schiavitù, amò me- < glio morire precipitandosi dalla rupe. In una matrona roma- < na quest'atto sarebbe stato chiamato amore nobilissimo di « libertà; in una povera nera era solo brutale ostinazione ». E le narrazioni si susseguono: gli episodii ed i quadretti come questi sopra citati si trovano abbondantissimi nel libro, buttati giù proprio in forma "di note di viaggio, a proposito degli abitanti della Terra del Fuoco, o dei minatori del Chili, o della diffidenza di certe popolazioni verso l'uomo colto ed intelligente che per la prima volta andava tra essi, o della vita degli schiavi. Il Darwin è nemico acerrimo della schiavitù, contro la quale scrisse pagine di fuoco. . « Ringrazio Dio - scriveva salpando dal Brasile - di non « aver più mai da visitare un paese di schiavi. Fino ad oggi, se « sento un gemito lontano, mi si chiama alla mente con dolo- < rosa verità il senso che provava quando parlando vicino ad una « casa di Pernambuco, udiva gemiti pietosissimi e non poteva e supporre altro che la tortura di qualche povero schiavo . . . >• . E più avanti: « Questi fatti sono compiuti e sostenuti da uomini che pro- « fessano di amare il loro prossimo come loro stessi, che ere- « dono in Dio e dicono pregando che la sua volontà sia fatta su « .questa terra! Fa bollire il sangue, tremare il cuore, il pene siero che noi Inglesi ed i nostri discendenti Americani, col « loro vantato grido di libertà, abbiano compiuto e compiano « an,cora simili delitti! ». Ricco di tanti episodii, se questo libro, che ha anche il merito di essere scritto in- forma buona, invece di chiamarsi Viaggio di un naturalista intorno al mondo e· presentarsi poi quasi comè libro di scienza, si fosse chiamàto semplicemen~e Viaggio
L'UNIVERSITl LIBERA 209 intorno al inondo, sarebbe stato certamente accolto come libro di lettura comune, quale merita ancora di essere. Il naturalista spesso entra in campo solo per far meglio apprezzare gli spettacoli che pone davanti agli occhi, cosi come nella musica --:- lo scrive lo stesso Darwin - la persona che conosce ogni nota può trarre maggior piacere dal loro complesso. E dove è esso solo che osserva e scrive, non è il naturalista pedante che stanca od annoia, ma è l'osservatore che incatena ancora l'attenzione e si fa leggere. Certe descrizioni di costumi di animali sono interessantissime. Per gli struzzi : « I Gauchi affermano unanimemente, e non v'ha ragione « per mettere in dubbio le loro parole, che il maschio solo fa « schiudere le uova ed accudisce poi per un certo tempo anche « i piccoli. Il maschio, quando sta sul nido cova molto diligen- « temente: ne calpestai quasi uno col mio cavallo. Si asserisce < che in tal caso diviene molto feroce ed anche pericoloso ... « I Gauchi asseriscono unanimi che parecchie femmine fan- « no le uova in un sol nido. Mi è stato detto positivamente che « quattro o cinque femmine furono viste andare successiva- « mente nel mezzo del giorno allo stesso nido. Aggiungerò pure, « che in Africa si crede che due o più femmine covino nello stesso « nido. Quantunque a prima vista questa abitlldine appaia sin- < golare, tuttavia io credo che si possa spiegare agevolmente. Il « numero delle uova nel nido varia da venti a quaranta ed anc che a cinquanta,· e secondo Azara talora da settanta a ottanta. e Ora quantunque sia molto probabile, dal fatto che il numero « delle uova trovate in una regione è cosi straordinariamente « grande in propbrzione degli uccelli che le producono, e pari- « menti dallo stato dell'ovario della femmina, che essa possa « deporne un gran numero, tuttavia il tempo necessario a ciò « deve essere lunghissimo. Azara asserisce che una femmina « domestica depone diciassette uova con un intervallo di tre « giorni uno dall'altro. Se la femmina fosse obbligata a covare « le. proprie uova, prima che l'ultimo fosse deposto il primo sa- « rebbe probabilmente stantio; ma se ognuna deponesse alcune « uova, in periodi successivi, in differenti nidi, e parecchie fem- « mine, come è riconosciuto essere il caso, si combinassero in- « sieme, allora le uova di una raccolta sarebbero a un dipresso « della stessa età! . . . Feci già menzione del gran numero di « huachos, o uova abbandonate; cosi che in ·un giorno di cacc eia se ne tro:varono venti in questo stato. Sembra strano che « tante ne vadano perdute. Non è forse possibile che questo· « provenga dalla difficoltà di potersi varie femmine associare < insieme e trovare un maschio pronto ad imprendere l'ufficio t dell'incubazione?
210 I} U N 1 V E R S I T À I, 1 B E R A « Alcuni autori hanno supposto che le uova sparse siano de- « poste per servire di cibo ai giovani uccelli. Questo_ non può « essere guarì il -vero: in America gli huachos, sebbene si tro- ·« vino sovente stantii · ed imputriditi, sono generalmente in- « teri ». '· · · E pei condori : « Si veggono talvolta i condori volare a grandi altezze sopra « un dato punto descrivendo circoli graziosissimi. Sono persua- « so che in certe occasioni ciò fanno solo per diletto, ma in al- « tre i contadini del Chili dicono che stanno osservando un ani- « male morente, od il Puma che divora la preda. Se i condori « precipitano giù e poi si alzano ad un tratto tutti insieme, il « Chiliano conosce che il Puma, il quale vigilava sul carcame, « è balzato fuori a respingere i ladroni. Oltre alle carogne di cui e, si cibano, i condori aggrediscono frequentement~ capr,etti ed « agne1li; ed i cani da pastore sono ammaestrati, quando essi « passano sopra, a correte intorno guardando in su e latrare « violentemente. I Chiliani ne prendono ed uccidono· un gran « numero. Si usano due modi per ciò fare: uno è quello di « porre una carogna sopra un terreno piano dentro ad un re- « cinto di verghette con un'apertura e quando i condori sono « satolli, galoppare a cavallo verso l'entrata e rinchiuderli in « tal modo, perchè quando questo uccello non ha lo spazio per « correre non può dare al suo corpo sufficente movimento per « alzarsi da terra. Il secondo metodo è quello di segnare gli al- « beri sui quali spesso in numero di cinque o sei insieme van- « no ad appollaiarsi, ed allora arrampicarvisi la notte e pren- « d~rli al laccio ... I contadini Chiliani asseriscono che il condo- « ro può vivere e.conservare il suo vigore cinque o sei settima- << ne senza mangiare: non posso rispondere della verità di que- « sto fatto, ma è un esperimento crudele che molto probahil• .« mente è stato fatto. « Quando nel paese un animale è ucciso, è cosa notissima « che i condori, come gli altri avvoltoi, ne hanno .subito notizia « e si riuniscono in modo incomprensibile. In moltissimi casi « deve essere stato veduto dall'o.lto perchè gli uccelli hanno « scoperto la preda e la hanno divorata lasciando le. pure ossa « prima che la carne fosse corrotta >. . Sono descrizioni che, come si vede, si leggono volentieri anche da chi non professa lo studio della Zoologia_ ed il libro ne contiene moltissime interessanti come queste: riguardano le casarite di Bahia Bianca, i Polyborus di Maldònado, i pelecani delle isole Chonos, le testuggini alle Galapagos; ecc ecc., e tra questi anche l'uomo selvaggio, alla vista del quale e la men- < te torna indietro ai secoli passati e si domanda se· i nostri « progenitori fossero uomini come quelli; uomini di cui ~ moti e e l'espressione sono per noi meno intelligibili di qut:lli degli
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==