L'università libera - n. 6 - giu./lug. 1925

168 J.' u N I V E n s I T À J, l B E n A E più sotto: « L' Ass·emblea è riunita qui nel palazzo, del Govemo, ov'io sono. Addio: fede e coraggio. Amate il figlio Giuseppe». E poi ancora: « Garibaldi si fa onore. La- città è tutta provveduta di barricate». E l'indomani: « Mia cara madre, Vittoria. - Ieri abbiamo avuto combattimento tutta la giornata: la sera i francesi erano respjnti.., » e dopo aver date notizie più particolareggiate dell'esito della lotta, a proposito di cose personali aggiungeva: « Vi par-lerò qi tutto, appena avrò tempo. Ora non posso. Vi sono notti I).elle quali sono andato a letto alle· sette e mezza della, mattina. E nondimeno sto benissimo. Addio, madre mia. La Gazette de France diceva ch'io era già scappato a( primo giungere dell'intervento francese. » (1)_. * * * - Pieno d'interesse drammatico, storico e psicologico insieme, è lo scambio di lettere in Roma tra Mazzini e gli altri uomini del governo e della difesa, specialmente quelle con Garibaldi. Mazzini conosce i suoi u01pini, sa Garibaldi ombroso ·e indocile come il puledro più generoso, e conosce anche se stesso, autoritario e invadente di quell'invadenza e autoritarismo che viene ·dalla sicur"ezza di sè; e si frena, comanda e prega nel medesimo tempo, si sdegna e accarezza, dà il suo parere ma poi si rimette al parere altrui, purchè si faccia, purchè non si perda tempo, purchè si salvi la repubblica o almeno la gloria e l'onore. Anche quando vede inevitabile la sconfitta, egli bada a tutto perchè in Roma si scriva con l'eroismo, col sacrificio, col sangue una pagina di storia che domani sia titolo di tale onore e di tal gloria per l'Italia, che la sconfitta non sia più tale, che l'ignominia ~ia tutta del nemico, e s'accumuli nel fragore della lotta e tra le macerie delle mura squarciate dal cannone francese un tesoro di ricordi cosi . .fulgidi da diventare una delle più potenti armi della ri:virtcita. . V'è una lettera del due giugno (a Garibaldi, che pel noto suo dissenso col gen. Roselli voleva dare le dimissioni) che strappa le lacrime, cosi vi si vedono cozzare i sentimenti più forti coi più forti affetti; ·e.vigile sovra tutto la coscienza del-la causa buona da difendere ad ogni costo. contro 1~ comune debolezza umana come contro tutte le difficoltà .dell'ora tragica. Basti riportarne, per brevità, due o tre righe, da cui si comprende il resto: « Garibaldi! Io impazzisco e mi vien voglia di smettere la difesa della Città e ogni cosa, e andarmene a Fuligno o a casa del diavolo a finirla con un fucile in mano ... » E termina: « Scrivete ciò che esigete per la difesa; sarà fatto. Io non posso dirvi più di questo. Ma in nome di Dio non pensate ad allro che a salvare Roma e il paese. Credetemi vostro G. Mazzini. n (2). Una quantità di lettere allo stesso Garibaldi, al Roselli, ad (1) Idem, idem - pag. 72, 73, 75 e 77. (2) Idem, idem, - pag, 127-131.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==