L'università libera - n. 6 - giu./lug. 1925

J.' U N I V F. R S I T À I. I Il F. R A 187 a{nmettono che alcunchè del diavolo possa mancare al loro buon dio. « Un certo giorno neli'anno di grazia mille e novantuno, Gau~ chelin di Normandia, prete pio e devoto, vide sfilare sulla strada fanti e cavalieri. Era una grande armata, una moltitudine infinita e in gran disordine, che portava vesti nere e pennoni sharrati di nero. C'erano nani alti sette palmi, con la testa grossa come un barile o un barilotto. Cerano vagabondi e malandrini. C'erano monaci e chierici, giudici, abati e vescovi. .C'erano cavalieri in bell'equipaggio, c'erano dame che cavalcavano chinee. E soffiava un vento forte e rigido, il quale vento soffiando sulle cotte, sulle vesti e sui mantelli, strappava dalla loro sella le nobili dame, le sollevava aJratezza d'un buon cubito, poi le lasciava ricadere sulla loro sella, donde spuntavano lunghi chiodi arroventati. E vedendo passare questa folla, Gauchelin il prete si meravigliò assai ed esclamò: « Ah! è la gente d' Arlequin ! » Questa visione che ci ha conservato Orderic Vital nella sua Histoire de Normandie, ha la stessa ispirazione della Divina Commedia. Nei boschi del Périgord, vastissimi nel penultimo secolo, si sentivano talvolta rumori e baccano. Era la « Caccia del Re Erode». Galoppava in testa Donna Erodiade, vestita di bianco· e su di un bianco palafreno. Abbaiando, saltavano ai suoi fianchi due formidabili levrieri, discendenti, pensiamo noi, di Or'thros e Kerberos, che avevano guidato i bracchi di Ecate. Seguiva una muta chiassosa, che abbaiava, latrava e mugolava, e valletti che muggivano nei corni e facevano schioccare le fruste. Guai al cristiano, in un brutto momento abb~ndonato da Dio e dai santi, che si fosse messo in mezzo a loro. Atterrato in un batter d'occhio, strangolato, dilaniato, divorato, non ne sarebbe rimasto un pelo nè un capello. Una caccia simile è detta « la Proserpina » o cc di Proserpina ». La si vede e la si sente una volta sola in vita d'uomo. Segnala le calamità straordinarie. Mostrandosi in Francia al tempo di Robespierre, scatenò sul mondo ciò che fu detto cc la Gra1)de Paura», spavento insano che atterrì le campagne. In Germania, preannunziò le battaglie di Lipsia e di Waterloo. Spesso i narratori del medio evo confondono Erodiade e Proserpina: chiamandole ora la figlia, ora la moglie del Gran Diavolo, il quale, per riempire meglio il suo odioso regno, inviava la sua femmina a praticare sulla terra le sue arti temibili, per indurre i poveri uomini in fornicazione e farli cadere in peccato mortale. Questi nomi di Erode e d~rodiade, noi li consideriamo come gli appellativi trasformati di W otan, che fu un tempo il sommo dio dei Germani e degli Scandinavi, e della sua sposa Frigga Holda, dettQ d4i contadini Goda o Horda; la vera, la grande

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