L L' U N I V E R S I T À . L I B E Il A LA- FILOSOFIA SALARIATA È ES1'RANEA ALLA VERIT·\ 181 Se a Yollc a ,·olle si Yede, come per esempio appunto ora ..., una ~orprendcntc operosità, un generale affannarsi, scrivere e parlare in argomenti di filosofia, si può con certezza presuppol'l'c che il vero pri11111111mobile, l'ascosa molla di. tal movimento - malgrado tutte le solenni arie e assicurazioni, - è unicamente un fine positivo, non ideale; che cioè sono interessi ·personali, d'ufficio, di chiesa, di stato - in breve, materiali - quelli a cui •si pone la mira; e che quindi semplici interessi cli partito mettono in così gran movimento le molte penne dei pretesi sapienti unh·crsali; che per conseguenza sono intenzioni politiche, e non penetrazioni _ideali, la stella polare di questi tumultuanti, mentre la uerilà è di certo l'ultima cosa a cui si pensa. Ella non trova partigiani:· anzi può attraverso un lai filosofico frastuono di battaglia fare il suo cammino cosi tranquilla e inossen·ata, come attraverso la notte invernale del più tenebroso secolo, rinhiuso nella più rigida fede chiesastica, quand'elfa· a stento veniva comunicata a poçhi adepti in forma di dottri11n segreta, o addirittura affidata unicamente alla pergamena. Sì, io vorrei dire che nessuna epoca può essere più sfa,·orc,·ole alla filosofia, di quella in cui la filosofia eia un Yerso è bassamente sfruttata come mezzo cli governo, e dall'altro come mezzo cli lucro. O si crede forse che rnn tali aspirazioni e fra tale tumulto la verità, alla quale frattanto nessuno pone la mira, verrà alla luce così per incidenza? La \'Cri lit 11011 è iucrclricc ehc si getti al collo di coloro che non hanno brama cli lei: anzi è una bella cosi restia, che perfi_no chi a lei sacrifica tutto non può ancora esser certo della sua grazia. . Mentre ora i governi fanno clella fìlosolìa un mezzo per i loro fini cli stato, vedono i dotti d'altra parte nelle cattedre filosofiche un mestiere, che come ogni altro nutre chi lo esercita: essi fanno •dunque ressa per ottenerle, protestando i loro huoni sentimenti, ossia, l'intenzione di servire quei fini. E tengono la promessa: non verità, non chiarezza, non Platone, non Aristotele, ma i fini al servizio dei quali essi furono posti, sono la loro stella polare,· e cli\'engono immediatamente· anche il criterio del vero, del pregiato, clell'osscrvabile e del loro contrario. Ciò che per contro non corrisponde a quei fini, fosse pur la cosa pili importante e pii1 straordinaria nella filosofia, viene o condannalo o, quando questo sembri imprudente, soffocato mediante la concorcle affettazione d'ignorarlo. Basti \'Celere l'unanime accanimento di costoro contro il panteismo: crederà anche un qualunque sempliciotto. che esso nasca da convinzione? Come potrebbe del resto la filosofia ahbassata a mezzo di sussistenza 11011 degenerare in sofistica? Appunto perchè questo è inevitabile, e la regola « di cui mangio il pane, di lui canto la lode» è sempre stata in vigore, presso gli antichi il guadagnar denaro con la filosofia era segno distintivo dei Sofisti. A ciò s'aggiunge inoltre che, non essendo a questo mondo da attendersi, da pretendere e da aver per denaro null'altro •che mediocrità, bisogna anche qui contentarsene. Perciò vediamo dunque ... l'amabile mediocrità darsi da fare, per mettere in piedi coi propri mezzi la filosofia che uon esiste ancora in nessun modo, e costruirla secondo misura ed intenzioni obbligale: - uno spettacolo che s::irehhe quasi crudele deridere. (/)al prnemio alla ,çeco11da cdi2io11e di 11. ::\COl'WO COME \'OLOl-iTÀ E IIAPPIIESENTAZIONE, Francoforte sul Meno, 13-14). AIITUIIO SCHOJ•ENHAUEII.
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