158 L' U N I V E R S I T l L I B E R A che lavorava, arrampicato sopra un'impalcatura. E non abbiamo il grande esempio di Gesù Cristo? - Dalla costituzione della sua Chiesa, Nostro Signore è occupato, da un Natale all'altro, a rivivere la sua vita, a presiedere a tutte le feste del calendario. Rinasce a Betlemme, vien circonciso e battezzato, va alle noz.ze di Cana, s'irrita contro gli scribi, contro· i Farisei e contro i dottori della legge, perdona alla donna adultera e a Maddalena, conversa con :Marta e Maria, fa la sua entrata trionfale a Gerusalemme, mangia la sua ultima cena con i discepoli, veglia la terribile notte al giardino degli ulivi, cammina per la Via Dolorosa. È crocifisso, ma risorge. Ali' Ascensione· risale al cielo, ed a Pentecoste versa lo Spirito Santo sui fedeli. - Veramente, bisogna proprio esser Dio per riuscire in questo incescante lavoro in ogni cappella della cristianità. I cimiteri, come quelli del Père-Lachaise, dei WestminsterAbbey e del Camposanto di Pisa, brulicano di una strana vita. Ci si va per visitare i morti illustri. Chi fu al Campidoglio, senza guardare i vecchi senatori che salivano o scendevano le scale? C'erano i Gracchi, il vecchio Catone, Silla, Mario. Al Campo Vaccino, chi non vide sfilare la marcia trionfale di Tito e di Vespasiano? Quale pellegrino della scienza passeggiò senza guardare le ombre di Pericle, di Fidia e di Zeusi che s'aggiravano intorno al Partenone? di Platone che conversava con i discepoli nel giardino al capo Sunio? - d'Aristotele, di Speusippe, di Lastenia e di Diotima, i platani e il tempio di Minerva hanno conservato gli accenti e la voce. I fantasmi di Leonida e dei trecento Spartani sbarrano sempre la gola delle Termopili. I Greci e i Persiani non hanno cessato di scontrarsi a Maratona e a Salamina. Nelle acque di Azio, la flotta di Ottavio urta sempre le galere di Antonio e di Cleopatra. Sulla spiaggia d'Ilio vanno e vengono i fantasmi di Ettore e d'Achille, d'Elena e d'Andromaca, d'Aiace e di Cassandra: nascosti tra il fitto fogliame del faggio presso le porte Scee, Apollo e Atena, sotto forma d'uccelli, osservano ancora le peripezie delle terribili lotte tra Achei e Dardanii. Vi ricorderete forse di un quadro di Kaulbach: La battaglia di Chalons-surMarne. Gli Unni s'incontrarono con i Romani, i Franchi e i Goti. Attila comandava un esercito di ca_valieri. Ezio guidava dei fantaccini. Per tutta la giornata, le lance si urtarono contro gli scudi e le spade; ci si ammazzava, ci si dilaniava a vicenda, ma si cadeva senza aver soddisfatto la propria rabbia. Verso la sera, la coorte di Ezio sfondò il campo trincerato dei Barbari, bruciò i carri amniucchiati, penetrò come un cuneo nella massa profonda, picchiò sulle grosse teste rotonde, bucate da occhietti fiammeggianti, picchiò f9rte, picchiò a lungo. Sinchè i malandrini, avendone abbastanza, diedero di volta alle briglie e si allontanarono sui loro rapidi cavalli. Fuggono gli Unni e gli Alani; fuggono! Kutriguri e gli Uturguri; corrono appresso Romani, Gallo-
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