L'università libera - n. 5 - maggio 1925

154 L' U N I V F, R S I T À L I B E R A ùi turno 'si suicidò nello stesso modo, così la terza, e co&ì la qunrla. Ce ne fu una quinta? non oserei affermarlo. Tuttavia, gli ordini del giorno bollavano d'infami.a la memoria di quei disgraz.iati: così indegni da disertare il campo d'onore, così vili da rinunziare alla gloria che li attendeva in cosi nobile impresa, così furfanti da distruggere un'esistenza che appartenva al grande Imperatore. I suicidii si seguirono l'uno dopo l'altro, flnchè la funesla garitta non fu bruciata solennemente, dichiarando che non sarebbe stata sostituita. Certi panorami sono particolarmente propizi alle apparizioni. Così le distese di macchie, le lande e i vasti· spazi coperti di giunchi, di ginestre e di erbe selvatiche. Così gli stagni dove fremono i giunchi e -le canne. ·così le paludi donde facilmente si sviluppano vapori. Così i monti scoscesi, le cime dalla testa orgogliosa. Così le rovine, e i ruderi: tanto la capanna abbandonata in mezzo alle steppe o nei magri pascoli, quanto il torrione i cui muri smantellati e la cui torre sventi-ata si rfflettono nell'acqua malinconica degli antichi fossati. Cosi i deserti . d'Arabia; cosi il Sahara, vaste distese segnate da infiniti solchi rossicci. Un cielo di piombo incombe, una cupa immobilità del cielo e della terra: salvo, di tanto in tanto, i salti di vento che trascinano sabbia rasente il suolo, correndo come un cane dietro un volo di pernici; salvo turbini di polvere che sorgono, girano e rigirano, scompaiono, poi riappaiono altrove. Così i picchi solitari, i giganti di marmo o di porfido, i nevai e i ghiacciai che sempre scivolano e camminano, che sempre gelano, sgelano e rigelano, sempre animati da enormi forze di un movimento impercettibile. Così le caverne profonde, le grotte umide ~ muschiose. Così le spiagge nostalgiche sulle quali il mare geme il suo eterno lamento. Così le scogliere emergenti dalle onde rombanti, donde il Brettone contempla la ·processione dei lividi annegati. Così i boschi e i boschetti. Infinite volte è stata segnalata la predilezione degli spiriti per i folti boschi e i tetri fogliami. Ai vivi, i campi e la pianura, ai morti la profonda foresta: la. foresta dove in un sacro silenzio risuonano talvolta echi solenni, rumori misteriosi. Non ci meravigliamo affatto che i primi templi dei Galli, dei Germani e dei Figiani, e di quanti altri!, siano state selve cupe e maestose, i dintorni delle quercie centenarie, faggj alti e possenti, i neri cipressi o le pinete, dove il vento rumoreggia malinconicamente attraverso i magri rami. I mormorii passavano per voci, le brezze per sospiri. * * * In Australia, narra Oldfield, le fitte prunaie appartenevano ai demoni. Si sconsiglia l'entrata in certi hoschetti ai giovani che non hanno ancora avuto l'iniziazione. Le anime formicolano negli alli rami degli eucalipli; si sentono gemere tra le fronde; si

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