' io4 I.; t: N I V E n s I T À L I Il E n A vano quasi del tutto compromessa e rovinala la rivoluz.ione italiana; e quindi non restava alla rivoluzione che salvare se stessa con l•e sole sue forze. La sua bandiera era ancora levata a Venezia, in Toscana, in Sicilia, a Roma: v'era, malgrado tutto, ancora . speranza di vincere! * * * In quel critico momento _della storia d'Italia; così densq di lutti, di dolori ed anche di vive speranze, e mentre stava già dall'esilio per tornar,e di nuovo nella mischia, Giuseppe Mazzini scriveva per la rivista inglese lo Spectator un ampio studio sui « Partiti e cose d'Italia n, che nel 39° volume degli « Scritti n tro- · viamo tradotto e pubblicato per la prima volta in italiano. Troviamo in esso chiaramente ,esaminata e discussa la situazione d'Italia all'indomani della fuga di Pio IX da Boma ed alla vigilia dei due fatti. più importanti del principto del sopravegnente 1849: la proclamazione della Repubblica Romana e la sconfitta di Novara. Da questo scritto abbiamo desunte le brevi osservazioni storiche· sopra accennate, le quali nel medesimo Ì1:rnno la loro ,, più eloquente dimostrazione .. Ma un'importanza anche maggiore ha quello scritto per un'altra ragione. Da qualche tempo si ripete, nelle discussio1ii sul Risorgimento, · nazionale, una vecchia menzogna dei moderati del 1860, che a furia d'essere ripet~1ta ha finito con l'e\sere presa per verità anche da coloro che av1·ebbero il dovere ai· non credervi ad occhi chiusi: che cioè la rivoluzione italiana è stata opera <l'una piccola minoranza, e non del popolo italiano. Ora, se è vero che, come tutte le rivoluzioni, anche la rivoll1zi9ne italiana si deve all;iniziatiwi. di minoranze audaci ed alla partecipazione attiva di una parte e non di tutta la popolazione, è anche vero che questa parte e quelle minoranze erano di carattere popolare, vale a dire composte. o di gente del popolo o di uomini idealisti ·staccatisi dalle caste dirigenti e privilegiate, i quali avevano sposate k idee più avanzate e volevano dare al movimento italiano un inclirizzo repubblicano, democratico e di libertà. Questo fu vern specialmenfo dopò il 1831 ed in tutto il movimento del 184840. Giuseppe Mazzini tutto ciò afferma e conferma in modo esauriente in· questo suo appassionato scritto, storico e polemico insieme. « Il carattere del moto lombardo - dice egli ad un certo punto, parlando della rivoluzione iniziatasi con le 5 Giornale, - fu essenzialmente repubblicano. Fu _tale per l'assenza di ogni elemento monarchico loca1e; per Je tendenze della gioventù che aveva combattuto sulle bar,ricate e che era stata quasi tutta preparata alla lotta dal lavoro di associazioni repubblicane segrete;
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