112 L' U N I V F- R S I 1' À I. I B E R A Vi sono pure_ degli animali che non conoscono affatto il godimento. I pesci squamosi sono privati di questa dolcezza; la femmina getta milioni di uova sulla melma; il maschio che li incontra passa su di essi fecondandoli con la sua semenza, senza p1'eoccuparsi a quale femmina appartengano .. La maggior. parte degli animali che si accoppiano non gusta il piacere che con un sol senso; e <lacchè questo appetito è sod- • disfatto, tutto è finito. Nessun animale, all'infuori di te, conosce gli abbracci; tutto il tuo corpo è sensibile; le tue labbra soprattutto gioiscono di una voluttà instancabile, e questo piacere non appartiene che alla t~ia specie; infine in ogni momento tu puoi abbandonarti all'amore, mentre gli animali non hanno che un tempo indicato. Se tu riflettessi sopra queste preminenze, diresti col conte di Rochester: « L'amore, in un paes,e di atei, fa. rebbe adorare la Divinità~- . Siccome gli. uomini hanno ricevuto il dono di perfezionare tutto ciò che la natura conoede loro, essi hanno perfezionato -anc11e l'amore. La proprietà, la cura di sè, rendendo la pelle più d'elicata, aumenta il piacere del tatto, e l'attenzione sulla propria salute J·ende gli organi della voluttà più sensibili. - Tutti gli altri sentimenti entrano in seguito in quello dell'amore, come dei metalli che si amalgamano con l'oro; l'amicizia, la stima, vengono al soccorso; le doti del corpo e dello spirito sono altri nuovi Iegami. Nam f acit ipsa suis inlerdum f oemina f actis, Moriyerisque modis, et mundo corpore c11ll11, Ut facile insuescat secum vir deyere vilam. (LUCREZIO, libro IV). L'amor proprio soprattutto ristringe questi legami. Ci si compiace della propria scelta, e· le illusioni in folla sono gli ornamenti di quell'opera di cui la natura ha posto le fondamenta. • Ecco ciò che tu hai al disopra degli animali; ma se tu gusti tanti piaceri che essi ignorano, quanti dolori di cui le bestie non ne hanno idea! Ciò che vi è di orribile _per te, è che la natura ha avvelenato nei tre quarti della terra i piaceri dell'amore e l·e fonti della vita con una spaventosa malattia alla qµale soltanto l'uomo è soggetto, che non infetta altro che in lui gli organi della generazione. Questa peste non è, come tante altre, una conseguenza dei no5l.ri eccessi. Non è per niente la sregolatezza che l'ha introdotta nel mondo. Le Frini, le Lais, le Flore, le Messaline, non ne furono punto attaccate; essa è nata nelle isole dove gli uomini vivevano nell'innocenza, e da là si è sparsa nel vecchin mondo. •Se mai si è potuto accusare la· natura di disprezzare la sua opera, di contraddil'e il suo piano, di agire contro le sue vedute, è stato in questa occasione. È questo il migliore dei mondi pos-
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