L'università libera - n. 3 - marzo 1925

94 L' u N I V E n s I T À L I n E n A fossero leg.gere, si spiega più per cortesia che 'in buona fede, l'anima s'agiterebbe e si turberebbe, non vor-rebbe. restare in quel posto. Il che ci ricorda che, nel poema arabo di Antar, la madre avverte i becchini che non potranno, sul corpo dell'eroe, ammucchiare sassi abbastanza grossi o abbasta·nza pesanti. I Ceremissi chiudono la tomba tra alte palizzate, che si spera che il prigioniero non potrà sorpassare. I Ciuvasci inchiavardano accuratamente la bara, v'inchiodano una traversa, che immobilizzerà le braccia. Un'orda australiana. ripiega lo scheletro su sè stesso prima di deporlo nell'alberq cavo, suo futuro santuario. Altre orde gli bruciano le unghie o gli tagliano i pollici delle mani e dei piedi. Numerose tribù e popolazioni, tra cui gli antichi Beni-Israel e i Muyscas di Cundinamarca, mettevano al cadavere delle ve.re e proprie manette. Se diffidano particolarmente di un morto, gli A,scianti gli piantano un coltello nella gola. Gli Abiponi gli strappavano il cuore· e la lingua. I Tnringi d'un tempo gli tagliavano il collo, metodo semplice e spiccio, appr9vatissimo. I Negri di Kuka, presso il lago Ciad, fanno anc0ra uso di questo metodo, ma a crederli, con un'intenzione puramente decorativa; le teste sono poste in cima al monumento funerario: quelle delle donne in una marmitta, quel~e degli uomini in un cesto di paglia. Durante il seppellimento, il . rorvegese tiene attaccato a rovescio il cavallo che ha trasportato il corpo. I montanari francesi dei Vqsgi, delle Alte e delle Basse Alpi bruciano in un crocicchio del cimitero, o ad un incrocio di strade, la paglia del letto e quella della carretta funebre; l'anima salirà al cielo insieme al fumo, si pretende nella Bassa Austria. Gli abitanti della Franca-Conteq e del Morvand non ignorano che, se si facesse strame con la paglia su cui ha reso l'anima un cristiano, il bestiame non tarderebbe a morire. . Presso i Todas delle Nilgherrie, i Giavanesi e alcune miserabili popolazioni cinesi, terminata la cerimonia, è un si salvi chi può; gli astanti prendono la fuga, sparpagliandosi improvvisamente. In certi cantoni bavaresi, non appena scaricata la barella, i cavalli ,ripartono a gran velocità, come se il nemico fosse alle calcagna. Si scappa via senza guardare nè voltarsi, complicando la propria fuga con giri, rigiri e zig-zag: precauzione raccomandata, per far perdere le tracce agl'inseguitori. Pellirosse e Croati gettano pietre dietro di sè. Ragionando meglio i Ciuvasci e i loro vicini· fanno arroventare dei sassi sul focolare, e li gettano dietro la hara, nel momento della partenza per l'inumazione. Gli Araucani del Cile seguivano con un sacco di cenere calda che versavano sulla .strada, perchè lo spettro vi si bruciasse i piedi. I buoni Argoviani mandano o mandavano dietro la bara una o pitt secchie d'acqua. Gli Ebrei si contenlano di gettare dietro di sè dei ciuffi

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