L'università libera - n. 3 - marzo 1925

L' U N I V E R S I. T À L I B E R A 85 ga nei più complessi problemi della morale e basandosi su leggi biologiche ha saputo tracciare i lineamenti di una morale naturale - la morale dell'avvenire - e con fervore d'apostolo- ha proclamato che la distanza fra ideale ,e realtà può essere annullata perchè l'ansia di espansione che sospinge gli uomini e la stessa potenza. creatrice della vita attingono al bene ed all'amore. In Italia poco si conosce ancora degli scritti del Guyau. Or è poco più di un anno è apparsa -·- pei tipi dell'editore G. B. Paravia - una prima versione dell' « Abbozzo di una Morale senza obbligo nè sanzione » e or è qualche mese - sempre pef tipi dello stesso editore - è apparso, col titolo « La Fede dell'Avvenire » un estratto del volume « L 'Irréligion de l'avenir ». Intendiamo s0ffermarci su queste due pubblicazioni e specialmente sulle pagine che parlano della morte e dell'immortalità. · 1.;a morte ~ dice il Guyau - è un semplice momento dell'evoluzione fisica e perc:iò l'immortalità: è un fatto reale. La vita è un'inesausta potenza d'evoluzione e la concezione· di un'esistenza eterna non è affatto incompatibile col principio evoluzionista della vita. Ciò che è un assurdo è l'immortalità condizionata dei credenti: l'aldilà buono o cattivo dei cattolici, la completa estinzione o il travolgimento nella ruota dell'esistenza dei buddhisti. L'immortalità è nelle opere dell'uomo perchè le opere sono la sua anima. Esse, umili o grandi che siano, sopravvivono alla morte fisica del loro Creatore e si allacciano al passato _ed all'avvenire perchè la vita umana è solidale e perchè tutte le opere di tutti gli uomini si fondono in un'unica armonia. Nella fi- 'losofia dell'evoluzione vita e morte sono idee relative e correlative: la vita in un senso è una morte, e la morte è ançora il trionfo della vita su una delle sue forme particolari. .E ciò che noi chiamiamo « la morte » è ancora un movimento late.nte della vita universale, simile alle vibrazioni che agitano il germe durante mesi d'inerzia apparente e che preparano la sua evoluzione. La natura non conosce altra legge che un'eterna germinazione. Eppure la morte è brutale e noi la giudichiamo con senso d'orrore quando ci rapisce un essere amato. Allora l'amore protesta contro la morte. L'amore non può accettare l'eterno turbinare della polvere dell'essere: vorrebbe fissare la vita, arrestar_e il mondo nella sua marda. Ma il mondo non si arresta, l'avvenire chiama le generazioni e questa potente forza di attrazione è pure una forza di dissoluzione. La natura non genera che ciò che uccide e. non forma la gioia degli amori nuovi che col dolore degli amori spezzati. E mentre il poeta vorrebbe cosi tutto trai-' tenere, tutto conservare, non distruggere nessuno dei suoi sogni, incatenare l'oceano della vita, lo scienziato risponde che bisogna lasciar scorrere il flutto eterno, montare la grande marea gonfia delle nostre lagrime e del nos-tro sangue, lasciare libertà alla

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