47 L' (; N I V E R S '1 T À L I B E R A compiuto per.raggiungerla, ed il dolore è dato dalla coscienza della propria impotenza a dominare il passato, la morte, la natura, la vita. E la sua vita morale consiste nella possibilità della coscienza del dover essere anteposto all'es~ere, sovrapposizione, contrasto dal quale scaturisce la volontà etica e sj determina il valore. È la ragione che condiziona e potenzia la volontà. Il pazzo che ripete meccanicamente l'inutile sforzo di afferrare un raggio di sole ha quella sola volontà, perchè quel vuoto ruotare della sua azione ha per pernio un'idea fissa. E il selvaggio che stropiccia pazientemente due pezzi di legno per trarne la scintilla più vuole e meno può del macchinista che con un semplice movimento sferra o trattiene il mostro di ferro. Lo scolaro annoiato che vaga, con la mente, fuori della 5cuola, non riesce a dominare il pensiero, a mantenere nel fuoco della coscienza la parola dell'insegnante, perchè la sua volontà è stanca. La sua volontà è stanca come pensiero, o il suo pensiero fantastica e la sua volontà non agisce, perchè il fisico non gli permette· l'interesse, molla di quella volontà intellettuale che è l'attenzione? Quando il Tommaseo dice che tutte le facoltà sono ancelle della volontà, viene, in fondo, a dire che la volontà è .wi sintesi potenziatrice della visita fisica e psichica. Ma questa sintesi si manifesta nel momento del volere, che è sempre fatto intellettivo nelle sue specifiche determinazioni, ma che non è che la. fase ultima di un processo che si eITettua nefl'indistinto psichico. lo non posso volere senza volere qualcosa, cioè senza pensare ciò che voglio. Ma quando ho coscienza di quel che voglio, quel volere particolare me lo trovo imposto dall'intelletto, e, pensandoci su, mi accorgo di averlo voluto pensare. Il senso del volere non è, quindi, che un avvertimento cosciente d'un lavoro cerebrale iniziatosi prima, quindi fuori, del pensiero conscio di sè. Riportiamo, a chiarimento di questo cenno, questo esempio dell' Ardigò: « Abbiasi un biroccino a cui sia attaccato un cavallo, munito di collana coh campanelli. Alla prima frustata il cavallo parte, e tira il biroccio. Perché il veicolo si muove? Perché il cavallo lo tira. Anche però non vedendo il biroccino muoversi, noi ci accorgeremmo subito del. suo muoversi dal suono dei campanelli. Non è a dirsi per questo che sia il suono che, determina il movimento del veicolo, sibbene il' suono è un effetto del movimento, è un fatto che l'accompagna e eh.e ci avverte che il biroccino si è mosso. Nella stessa maniera il 5enso della volontà non è altro che il suono, il quale ci avverte che il centro motore è in azione ed è in corso l'effetto fisiologico di esso sulle parti dipendenti n, · Questa concezione determinista della volontà viene a dimostrare l'intimità del rapporto tra quella e i I pensiero, e tra la vita p5ichica e quella fisica. La volontà è· necessita-, ma il pen-
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