L'università libera - n. 2 - febbraio 1925

PAGINE DI RICORDI LUTTI In quel tempo la morte visitò la nostra famiglia. Prima, non · l'avevo mai incontrata faccia a faccia. - Quando morì mia madre, ero ancora assai bambino. - Era stàta malata a lungo e noi non sapemmo quando la sua malattia s'era aggravata. Una volta dormiva nella stessa camera con noi; poi, nel · corso della sua malattia, fù condotta a fare un viaggio sulla riviera, e al ritorno, le fu preparata una camera al terzo piano degli appartamenti interni. La notte della sua morte, noi dormivamo nella nostra camera di bambini quando, non so a quale ora, la nostra vecchia governante irruppe piangendo e gridando: « Oh! piccini miei, avete perduto il vostro tutto!)). Mia cognata la fece tacere e l'allontanò, volendoci risparmiare il colpo subitaneo nel mezzo della notte. Semidesto, sentii mancarmi il cuore, ma senza comprendere quel ch'era accaduto." Venuto il mattino, non mi resi conto di ciò che significava per me la morte che mi si annunziava. Quando uscimmo sulla veranda, vedemmo mia madre stesa sul suo letto nel cortile interno. La sua apparenza non indicava che la morte fosse terribile; il suo aspetto era gra- ~ioso e placido come nel sonno e nulla ci fece realizzare_ l'abisso tra la vita e la morte. Soltanto quando si portò via il corpo per il viale principale e quando lo seguimmo in corteo sino al crematorio, fui preso da un impeto di dolore all'idea ~he mia madre non rientrerebbe mai più per quella porta e mai più riprenderebbe il suo posto nella casa. Alla fine della giornata, quando ritornammo dalla cremazione, entrando nella nostra dimora, levai gli occhi verso l'appartamento di mio padre al terzo piano. Egli _era ancora lì, sulla veranda, seduto immobile, in preghiera. La mia cogna.ta più giovane ebbe cura degli orfanelli, sorvegliò essa stessa il nostro nutrimento e vegliò sui nostri bisogni, perchè non sentissimo troppo duramente la nostra perdita. Tutto ciò che vive è dotato del potere di guarire l'irreparabile, di dimenticare quel che si perde senza ritorno. E nell'infanzia questo potere è più' grande. Nessun ~olpo penetra troppo profondamente, nessuna ciocatrice è permanente. Così questa prima ombra della morte che cadde su noi non lasciò tenebre dietro di . sè. Si dissipò dolcemente come era venuta, come un'ombra. · Pi.ù tardi, quando nei primi giorni della primavera, correvo fuori come un pazzerello, con un pugno di gelsomini annodati in •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==