) . L' U N I V E R S I T À L I B E R A 39 c'è di -formale in esso, bensì per quanto vi è di capace a muovere l'anima ed elevarla al sublime. E, infatti, la favola che fa piangere o sognare il fanciullo, è più bella, In sè, di una cantica di Dante? O la musica di W'agner è meno bella di quel nostalgico canto di pastore o di marinaio che rimane impresso indelebilmente nell'anima del fanciullo? Se il bello, in quanto tale, fosse educativo, non si capirebbe come amassero la musica Caligola e Nerone, e come certe anime chiuse alla luce del bene e sorde alla pietà, si possano aprire , commosse ad un'armonia di suoni o di colori. Certo è che il sentimento estetico cresce col morale, alle origini umane. Ma se non troviamo la statua di Fidia nel villaggio cafro, vediamo i Romani della decadenza e gli italiani del Rinascimento appassionati alle arti belle, e vediamo i ceti che più sono capaci di emozioni estetiche e di buon gusto dotati, non esser più gentili d'animo del prosaico contadino che non darebbe nè una pecora nè una botte di vino per un quadro del Raffaello. Vi è, dunque, un problema educativo, in senso proprio, implicito nell'educazione estetica, che, per sè presa, può limitarsi ad essere sviluppo del gusto, e delle capacità artistiche. Se l'arte fosse edùcatrice- di per sè stessa, basterebbe circondare il bambino di belle cose, divertirlo con dolci musiche ed interessanti racconti, esercitarlo al disegno, ecc. · Vi è invece il problema: quanto ~ come l'arte possa influire nella formazione della coscienza morale. E fin da Platone vediamo posto il problema, quando si riconosce, anzi si afferma con entusiasmo, l'influsso della musica, influsso che i J>iù lontani miti hanno simboleggiato, ma si distingue in musica blanda tale da rendere fiacchi e femminei i costumi, e musica epica, atta a suscitare sentimenti elevati e a muovere gli animi a magnanime. imprese. • . Errano coloro che vedono nell'arte la naturale educatrice dell'uomo, senza distinguere l'arte che dà ali all'anima e l'arte che può inaridirla in un estetismo inca]>ace di andare al di là della forma, e l'arte che può abliassarla alla volgarità, vellicando gli istinti più bassi. Rousseau cadçie; talvolta, nell'errore opposto. Vide nelle arti ciò che di pericoloso posseggono, senza vederne i pregi. Cosi condannò le favole, perchè, secondo lui, fuorviano la ragione, abbandonandola ai voli pazzi della fantasia. Non vide ,che nelle favole poetiche create da tutto un popolo vi è maggior verità, come notava il Vico, che nel racconto storico ascritto da un sol uomo, e che le favole rispondono alla natura fantasiosa del fanciullo, che può, quando delle favole non si abusi e le si scelgano con opportunità, esser portato all'immaginazione creatrice, cioè alla poesia e all'azione. armonica. Vi è una didattica estetica? Si. Ma varia, quante sono le possibilità di sviluppo di un'educazione estetica in rapporto alle varie e diverse personalità degli educandi. Possiamo, tuttavia, fissare qualche criterio. L'educazione del gusto non si può raggiungere medi;mte il mediocre, ma col perfetto. Ne deriva che i giocattoli, quasi sempre semi-deformi, dovrebbero essere piccoli capolavori, come taluni di quelli che escono dalle fabbriche .di Norimberga. E belle le illustrazioni dei libri. Belle le poesie, e non le solite filastrocche senza senso e monotone. Bella la musica e il canto; belle le, immagini scolastiche e domestiche; bello l'ambiente in cui vive il fanciullo. Questi dovrebbe vivere fra cose belle ed in ambienti luminosi, ordinati e graziosi, si che l'anima si abituasse all'armonia, che da esterna si fa interna: bisogno, abitudine della coscienza. Ma questo è, per la maggior parte dei fanciulli, un sogno. Ma c'è la bellezza delle campagne, o dei monti, o del mare, a portata di tutti. La bellezza della natura che, specie ai fanciulli urbani, dà impressioni vive, può offrire un vasto campo di educazione estetica, e in g,uanto ~lla be~lezza de_l fiore che sboccia, del sole che tramonta, del mare che cangia voci e colori, si aggiunge il sublime, come senso vago, eppur forte, del mistero. E- nella. scuola un vasto campo ancora. l\la non solo col fregio_ che orna
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