INTRODUZIONE ~l COMPEN_DJO DELLA STORIA D'ITALIA DEI SECOLI DI MEZZO. \ Le leghe, le guerre e le emulazioni delle repubbliche italiane, surte nel medio evo, coi potentati che dividonsi di presente l'Europa, furono brevi e di poco momento; onde potrebbesi tener opinione che la storia di loro sia al tutto di un pregio secondario, e che ogni popolo dopo aver istudiato nella propria debba, innanzi di faTsi ad escogjtare la storia degli Italiani, rivolgersi a quella dei collegati ereditari, o di coloro i quali appellansi con nome barbaro i nemici naturali della sua nazione. Sarebbe questo un errore: la vera importanza della storia sta negli esempi di morale ch'ella può porgere; non_ si vogliono in essa ricercare scene di sangue, sibbene ammaestramenti intorno al governo della razza umana; la conoscenza delle vicende de' tempi andati , allora solo è proficua quando ci apprende a cansare gli errori dei popoli, ad imitarne le virtù, a vantaggiarsi della loro sperienza. Ma lo scopo sublime di questo studio, la scienza di governare gli uomini pel loro pro, per Io sviluppo delle loro facoltà industriali, intellettuali e morali, per l'incremento della loro. prosperità, non deve replicarsi nell'Europa moderna clie dalle repubbliche italiane del medio evo; da queste ella si traboccò su tutte le altre nazioni. Dopo la distruzione dell'impero romano che trasse nella sua ruina l'antica civiltà, il supremo potere fu per più secoli in balia dei barbari i quali, concitati dalle loro efferrate passioni, trattavano i popoli coll'oltracotanza del vincitore. Non più governo, non più congregazione degli abitanti· di un paese istituita pel benessere universale, ma conquistatori e vinti. Scorgevasi infatti nei primi uno spirito d'independenza; erano compagni legati ai capi al solo fine di satisfare in comune la loro rapacità .e lussuria: ogni vanto nell'esser temuti, obbediti e nel vendicarsi ponevano; scapricciatisi sui vinti, si dilettavano altresì dell'udir celebrare ne' conviti dai. loro poeti siffatti disordini ch'egli avevano in conto di egregie gesta, e se ne teneano. Ai caduti per converso sotto il giogo dei barbari era tolta ogni speranza di patrocinio: non giustizia per essi, e rotto in fine ogni vincolo sociale. Col sudore delle lor fronti doveano apprestar tripudi e ghiottornìe ai vincitori, durar patimenti ed umiliazioni ond'essi si pavoneggiassero del loro dominio. Tale fu, per lungo ordine di anni, dopo il disfacimento dell'impero romano, la condizione di tutti i popoli d'Europa, condizione la di cui storia è pressochè vuota di sodi insegnamenti, e che torn~ meglio il trasandare: perocchè noi siamo di leggeri adescati da tutto ciò che offre un'apparenza di gagliardia. Alletta ne' barbari quella valentia, la quale altro non partorì che delitti e desolazione; noi attribuiamo qualche fiata alle lunghe rivalità che Ii tennero divisi, l'odio nato tra i loro discendenti, e un poetico prestigio avvolge
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