42 Ì.' U N I V E R 6 I T À L I B E R A un ango10 della mia sciarpa di mussola, se quei bocciuoli, dolci e rotondi, venivano a toccarmi la fronte, mi ricordavano subitamente la carezza delle dita di mia madre. E sentivo pure che la tenerezza che una volta animava quelle dita maliose era quella che s'esprime nella purezza di quei fiori. Poichè quella tenerezza è là, sulla terra~ \in una misura infinita, anche se non lo s~ppiamo. : Invece, il mio incontro con la morte all'età di ventitrè anni fu un colpo durevole, che si prolungò quando sopravvennero alt-ri lutti e li congiunse tutti tra loro come una catena di dolori. Mai avevo supposto che una breccia potesse interrompere la serie delle gioie e delle pene della vita, e questa vita l'avevo considerata come un lutto, senza scorger nulla al di là. Quan~o subitamente venne la morte, e in un solo istante uno squarcio s'aprì irr quella trama unita, fui completamente smarrito. Tutto intorno a me gli alberi, il suolo, le acqu.e, il sole, la luna, gli astri, restavano immutabili e reali, come prima; e la persona che, in mezzo a loro, era più reale di loro tutti per i suoi mille punti di contatto ,con la mia vita, quella era scomparsa come un sogno, in un momento. Come mai conciliare quel che restava con quel ch'era scomparso? L'oscurità terribile che · mi si rivelava da quello squarcio m'affascinava notte e giorno. Tornavo sempre a pormi di nuovo davanti a essa, chiedendomi che cosa restasse al posto di ciò ch'era perduto. L'uomo non può acconsentire a credere al vuoto. Ciò che non esiste è falso· per ·lui; ciò che è falso non esiste. Di qui i nostri infaticabili sforzi per scoprire qualcosa là dove non scorgiamo nulla. -Come una giovine pianta relegata nell'oscurità si distende e s'allunga per trovare una via verso la luce, la nostra anima, quando la morte l'i!flmerge subitamente nell'òmbra, si sforza e si esaurisce per trovare una conclusione affer:rnativa. Quale angoscia può paragonarsi a quella in cui le tenebre impediscono di vedere l'uscita dalle tenebre? . Eppure, durante quest'intollerabile dolore, ogni tanto brillavano luci fugaci nel miQ spirito e };attraversavano sorprendendomi. Anche l'idea che mi stava recando tanta afflizione, l'idea che questa vita non è permanente, mi si •offriva come un sollievo. Il pensiero che noi non siamo rinchiusi in questa esistenza come tra i muri d'una prigione sorgeva in me con un lampo di gioia. Ciò che avevo posseduto mi era strappato,· ed era una causa di affanno; ma quando vi scorgevo quell'idea di libertà, una pace
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