Rileggendo ALLE FONTI DEL CLITUMNO di Giosuè Carducci Ad ogni nuova lettura di questa gemma della poesia cardµcciana ch'è la saffica « Alle fonti del Clitumno », chi non è estraneo ai luoghi cantati dal Poeta questi luoghi rivede ancor più belli con gli occhi della mente. Pensate di partire in una chiara mattina primaverile dalla rumorosa stazione centrale di Roma sulla linea di Ancona. Percorsa sul celere treno la malinconica campagna per lungo spazio deserta; dopo ·essersi lasciati alle spalle Orte solitaria e aver sostato lirevi istanti innanzi a Terni, alveare di lavoro e d'industrie, passeggeri immaginari guardiamo dinanzi a noi diventar sempre più collinosa la campagna bellissima, finchè ci accorgiamo d'esser già tra i monti, e sovrastarci l'Appennino, verso il quale la vaporiera si slancia, sbuffando e fischiando, quasi impaziente di sorpassar quelle giogaie, per correre più giulivo e più veloce, al di là, fra i dolci colli marchigiani, verso le rive del turchino Adriatico. Prima che il tre~o s'interni tra i monti scendiamo ad una delle piì1 piccole e solinghe stazioni, - che sembrano perdute e dimenticate, ai piedi delle alte colline che le circondano, . come ~.n un deserto. Ma non ~oltanto il treno, che s'allontana e « manda il suo grido», scomparendo laggiù verso Fossato, quivi canta l'inno alla vita: Il silenzio si anima. Tutto intorno le messi già alte e verdi, e il verdeggiare degli oliveti, dei vigneti e dei frutteti, e le casette a'rrampicate sui pendii, e più in alto le greggi; e là, sulla strada bianc_a che fiancheggia dt· tratto in tratto la via ferrata, due bianchi buoi che tira.no il baroccio dipinto: - tutto· si anima intorno a noi d'una v~ta inten·sa, e rivela l'assidua, vigile, paziente e lunga opera dell'uomo. . . . . . Ride il domestico lavor, le biade tremule accennano dal colle verde, il bue mugghia, su l'aia il florido gallo canta (1). (1) CARDUCCI, L·a Madre (Odi Barbare).
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==