L'università libera - n. 1 - gennaio 1925

L' U N I V E R S I T À L I B E R A 15 toso Leopardi, il quale ragionando ai!ch'egli « delle favole antiche » (1) al ricordo di queste si chiede: Vivi tu, vivi, o san~a Natùra? vivi, e il dissueto orecchi,o della materna voce il suono accoglie? Già di candide ninfe i rivi albergo, placido albergo e specchio furo i liquidi fonti. Arcane danze d'immortal piede i ruinosi gioghi scossero e l'ardue selve e più appresso segue l'affermazione coi noti versi: Vissero i fiori e l'erbe, vissero i boschi un di. Conscie le molli · aure; le nubi e la litania: lampa fur dell'umana gente ... ecc. (2). Questo motivo dei due grandi poeti di Alfonsine e di Recanati viene ripreso· da Giosuè Carducci, sia pure - come giustamente avverte Severino Ferrari, - con intenzione ed .indole diverse. Visser le ninfe, vissero esclama anch'egli. Il poeta ved~ le naiadi e le driadi darsi convegno sotto la luna per danzare e ricantare la leggenda degli amori di Giano e di Camesena (3) da cui gli antichi volevano fosse ge- · nerata la prima gente italica. Il. moderno riprende e fa sua la bella favola degli antichi per cui gli italiani avrebbero come progenitori un dio ed una vergine musa, a cui fu talamo l'Appennin f umani e. Si potrebbe dire del Carducci, per questo superbo slancio lirico, ciò che il Carducci disse altrove (4) di Arnaldo da Brescia: ch'ei si mostra veramente ......•. fantastico d'italo orgoglio. (1) ·Giacomo Leopardi, Alla Primavera. (2) Sempre da Alla Primavera del Leopardi. (3) « Le leggende italiche· fanno Giano il primo reggente insieme a Camasena, dea. nata dalla terra, ed istitutore .deili nei riti, nelle religioni, ecc.» (Gabriele Rosa, Le origini della Europa. Ed. « Il Politecnico )>, Milano, 1863, Vol. II, pag. 61), (4) Carducci, inno A Satana. del Lazio Aborigeni Civiltà in

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