L' U N I V E R S I T À L I B E R A il torei fulvo a mezzo solco, lascia ✓ne l'inclinata quercia il cuneo, lascia la sposa a l'ara: e corri, corri, corri ! con la scure corri e co' dardi, con la clava e l'asta! corri! minaccia gl'itali penati Annibal diro. 13 ,..... Purtroppo la retorica guerrafondaia sfruttò, negli anni passati, fino alla noia, questo brano dell'ode carducciana, adattandolo alle meno appropriate circostanze; ma ciò non è riuscito a diminuirne la bellezza. L'appello supremo contro il fiero e f-unesfo Annibale, reso più .vivo dalla insistente ripetizione dell'imperativo corri I ai pacifici abitatori di quelle terre, qualunque fosse la loro tranquilla occupazione - al pastore ed al coltivatore, al boscaiolo e al cittadino della piccola città, - perchè interrompano, senza curarsi d'altro, ogni lavoro o cura personale e corrano a far argine alla straripante fiumana che minaccia <e gli itali penati » e con questi ogni lor bene ·ed ogni loro pace, descrive con una poderosa ed efficace eloquenza la disperata e improvvisa insurrezione, anche n~lle coscienze più intorpidite dall'egoistico benessere individuale, del senso della difesa collettiva da un pericolo comune ed imminente. È lo stesso sentimento della « patria in pericolo » ...r che, pe.r avvenimenti tanto diversi ed a tanta distanza di tempo e di spazio, ispirava al Carducci uno dei più bei sonetti del ça ira: <e Su l'oste} di città stendardo nero n, ecc., e l'altra ripe- .tuta invocazione disperata nei due non men forti ·e bei sonetti ' precedenti: <e O popol di Francia, aiuta, aiuta! ». Ma -- post nubila Phoebus - dopo lo spasimo della minaccia e lo sforzo disperato della improvvisa difesa, ecco l'acuta gioia della vittoria; il pericolo è cessato e i Mauri ed i Numidi che incutevan terrore sono in fuga, e il nembo non minaccia più da dietro i monti la tranquilla e fertile valle. <e Deh come rise d'alma luce il sole! » quando l'incubo tremendo fu svanito, sia pure a prezzo di molto sangue (1); e come s'alzarono gai i canti della vittoria! Più bella è la vita, quando si vince contro la -morte; e tutta la natura sembra partecipare della nostra: medesima contentezza. <e Uscir di pena è diletto fra noi», diceva Leopardi (2). (1) Parlando di Annibale, Tito Livio dice che a Spoleto fu J'espinto con grande strage de' suoi. (2) In La Quiete dopo la tempesta. .
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