L'università libera - n. 1 - gennaio 1925

• 10 L' U N I V E R S I T À L I B E R A E i forti giovenchi dal largo petto e dalle arcate corna richia- - mano alla memoria gli altri, a questi simili, cantati anche da Orazio (1). Ma nei versi carducciani la descrizione si fa viva pit- . tura; e quando il poeta, alla 'Vista del pargolo che dalle ginocchia della madre si stacca un istante dalla mammella per sorridere al fratello che immerge la pecora timorosa nell'acqua, mentre il padre severo, cop.erto di pelli come un fauno antico, poco distante guida il carro, a questa scena mette come sfondo maestoso l'Appennino, su cui oscure intanto fumano le nubi (2) anche il lettore, e spettatore insieme, si esalta di -dolcezza e di fierezza. * * * Segui~mo allora il poeta nell'invocazione all'Umbria verde, _· così bella, ed agli antichi itali iddii: gli dèi indigeti, « cbe non sono (come notavano il Chiappelli ed il Ferrari) gli dei dell'Olimpo, ma gli dei autoctoni ,, (3) che si adoravano nell'Italia centralé non ancora conquistata dai Rom.ani, ed .a cui rimasero profondamente devoti per lunghi secoli gli abitatori di quelle contrade anche dopo, non so<lofinchè durò la religione pagana dei Greci e dei Romani (con la quale i vecchi miti si confusero, ma non si fusero mai del tutto), ma anche più tardi. È noto che la stessa parola « pagano n acquistò il significato che le si dà oggi quando il cristianesimo, non più religione perseguitata e ribelle degli umili, dei poveri, degli schiavi e di pochi patrizi idealisti, ma divenuto con gli ultimi imperatori della de: cadente Roma religione di Stato, a sua volta si mise a perseguitare, insieme alle nuove eresie pullulanti sul suo tronco, quanti rimanevano ancora fedeli alla religione antica, la quale continuò a vivere nei « pagi n, cioè nei villaggi e nelle capanne, abbastanza apertamente all'inizio, segretamente poi, ed. infine inconsciamente in molte di quelle superstizioni medioevali delle (1) vitulus . .. Fronte curvatus imitatus ignes Tertium lunae referentis ortum (Orazio, odi, IV, 2). « Il vitello che con le corna nascenti imita l'arco luminoso della luna novella ». (2) Severino Ferrar i notava giustamente che il verbo fumano « con . vivezza pittorica fissando l'immagine, esprime il salir su delle nubi dalla cìma delle lllOntagne vaporando a guisa di fumo». (3) Da un commento all'Ode del Carducci di Severino Fe~rari, da cui aJ,biam tolte alcune delle citazioni - sopra ripo-rtate ..

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