L'Unità - anno IX - n.49 - 2 dicembre 1920
po nn~r votnto no. Bisognerebbe o aste– ne1si sempre; o prender sempre la parola per dichinrnzioni di voto, venendo a noia anche a sè stessi. Nella votazione del 19 no\"embre l'eiemen– to fondamentale della \'olnzione era la fi– ducia o la sfiducia alla politica interna del Governo. E in base a questo elemento biso– gnava votnl'e, senza O.\'Cre Ubertà "nella .scelta del mezzo di espressione del pensiero. Qunnto alla mozione socialisla in sè, e,sa non ero. preso. sul serio neanche da parec– chi di quegli stessi sociallsti, che la vota– rono, 1ncmre i più non parteciparono nè nlla seduta nè al voto. La mozione, inlatti, non potevo. essarc formulala più infelice– mente di così! Voler vedere, nella politica .a zig zag del Governo, uno .~ spunto reazio– nario 11, significa per lo meno non conosce· re con esaneu:a l'uso delle parole. Se i socrnlisti avessero presentata una mo– zione per deplorare la evidente conniven– za worale e gli aiuti materiali dati dalle autorità militari, da quelle di pubblica si· curezza e dalla. magistratura al fascismo, io avrei votato sonia restrizioni la mozio-.. .ne socialista, pur riconoscendo che il fa– scismo, in quanto è 1orma:.io2te spontanea e non protetta (1alte autoritd civili e 1nilitarì, è uno. reazione naturale contro le violen– ze e contro lt: winaccie socialiste. Dell'attuale spirito di violenza di tutti i partiti, s10mo responsabili w1 po' tutu. La guerra, di cui noi intenentisti dobbiamo sempre non solamente rivendicare le- re– sponsabilità buone, ma anche riconoscere le responsabilità cattive, ci ha tutti nevra– .stCllllZl.lti, e resi facili al ~ngue. I sociali– sti sono p1u nouraswnizzati lii noi, perche dura.me la ~uer ra sono stati fieramente compressi 11c1 lor" seutimenu - ed eri una necès::iit.l - cioe hanno sofferto LI doppio di uo1, che olu~ allo :,pa!i11110 deJla guer– nì lll)ll 1,;l S~llll • lllllO a111.:ne CU:,trelll ud una opel'a r111urntu ùullu 1u1Mra coscienza e rl- 11.otti lìl silen.c:io. Passata lo i.:i>111p1C:,Sh.me della gucrrn, la .reazione so~1u11stue ~cattat.a 111co111posta d anche brutale. 4 uelle violenze che una volta il Pnruto Socialista co11s1Jeravn come !eno– weui ùolvros1 e da doversi evitare nei li– miti del possibile, sono state teorizzate co· me un do..-ere: l'esempio della Russia è sta– J.o pernicioso. E nlla violenza socialista ha rispo:uo, aumentata dì ferocia, la 1iolenz.a fascista (assalti all'Ava,ui! di ~Iilaoo e di Roma, al lavoratore d1 Trieste, alle Came– re del Ul\'-Oro dt JJoJa, cli Bologna, ecc., .massacri elettorali a Lodi, )lonza, ecc., bom– ba contro lo. dimostrazione a ~apoli, ecc.). In questa crasi di ferocia, è assurdo, è inumano, stare a rinfacciarsi chi ha co– minciato prima. Ognuno faccia il suo esame di toscienzu, e riconosca di aver cominciato lu.i prima, in un modo o ÌJl un altro. E ve– dlamo se è possibile di farla finita. E deve comin~iure a farla finita il Go· ,•erno con uno politica, la qua.le ha consi– ..stito flno allo primavera del 1919, .:::ìoèfino .dal primo nssalto all'Avan.ti! di )1ilano, nel lasciare le re.-Jlni al collo ai sociali'ìLi, an– che nel mo.l)éit>ri eccessi della propaganda e dell'azione, e nell'aiutare, più o meno s.fac– cintomentc, i fascisti, perchè metta.no paura .ai socio.listi. E' necesarsio che in Irn.1ia si !or:.u1 una corrente di opinione pubblica, 111. q1:ale ri– fiuti ogni solidnrletù. coi violenti (e•, W1a e ,dell'alt.m parte, e raccolga tutte sue forze per esigere che il Governo mantenga. lb con– dizioni element.a.ri del vivere civile contro rntti; e perciò cominci col mette ... e t. posto i Jascisti, suoi &tru.men.ti , se vuole c:mqui– st1.1.re i l diritto morale di mettere u JJ('ISto i rlvoluzlrmnri, ,uoi nemici.. Perchè - vogliamo non lasciare coperto. nessuno. piega del nostro pensi-Jro -· noi non condividiamo offatlo la opinione del nostro carissimo 1E. O., che il fascismo sia morto con la pace adriatica. E' 'vero il con· trario. Finora il fascismo era paralizzato dall'accusi, che gli si poteva fnre, di voler mantenere l'Italia in uno stato di continua crisi internazionale; perciò moltissimi lo av– \'ersavano, e non osavano mettersi contro nl mvv1111cntu soc18J1sta, che per •o meno rendeva unposo:it'lile unn nuova guerra. Og– gi, assicurata la puct", una. grande massa di elementi imtrme<.h, non più paurosa del– la guerra, sarà sempre più sospinta \'erso o Bi L'UNITA' destro dallo. po.uro della rivoluzione ... ,·er– hale comumstn. A\'remo, sotto la bat diera paio della luce di Fiume perchè poco con– vinto che fosse Juce: che i proletariati stra- del fascismo. la ronccntrnzione di tutte le .,... nìerj poco curano le energie rivolu:ionarie paure in difeso di tulle le vecchie caruorre itallane dato che essi per i primi, se si ec- reazionarie. Centro di questa concentrazione S-Ono i grossi industriali, che sostengono coi loro milioni H movimento fascista. Non creda, no, l'amico E. D. che il protezionismo side– rurgie-O ha nullo. da perdere dal fascismo. Tutt'nltro! Il fnscis1no funzionerà come lo strumento politico dello siderurgia. .'\oi combattiamo l'egoismo corporativo degli operai delle industrie privilegiate, in quanto costoro rifiutano di elevarsi al di sopra dei loro interessi di gruppi locali e si rendono complici del protezionismo side– rurgico a danno della intera classe lavora– trice e del paese. :\fa non ci lasce~mo mai trascinare da quest'azione di critica, perti– naco e severa, che fnccinmo delle degenera– zioni dell'azione politica proletaria, su un terreno, in cui ci troveremmo alleati, cOn– tro tutta· lo classe proletaria, con le !orze cainorristiche e reazionarie di quella. bor– ghesia parassita, che appu.nto il partito socialista ha il torto dt .non combattere oon sufficiente energia. Gridare abbasso rltalia con gli scervellati del socialis100 massimalista? - No, davve– ro! )In non intendiamo perdere il senso del– le proporzioni e delle realtà. L'Italia non corre pericolo di andare abbasso per le sole grida dei socialisti ultra: corre pericolo di sprofondare sopratutto per la cecità bestia· le e criminosa di troppa parte delle sue classi di rigcnti. Intendiamo essere critici risoluti ma ami– che\·oli degli errori socialisti; e avversari irreduc1bili d1 tutto quel conglomerato dì ingordigie e di vigliaccherie, che spera prv– ftttnre degli ~rrori socialisti per consolida– re il suo dominio nell'Italia. g. ,. Sursum ... Permetto. l'amlco Giovanni Ansaldo che io risponda pubblicamente nl suo o.rticolo del– l'll novembre. Franco.mente come non giustifica.re, dopo la pubblicazione di simtlt scritti, l'opinione di alcuni umici nostri ci1e l'Unità .sia un.– orga,io cli battaglie morali .sen;a credo mo– rale, e ~,uel lento processo di ditsociazione di !orte che, in un momento di correnti or· goniuate e violente come questo converreb– be invece arginare e superare! Scrive l'Ansaldo: u Qu.ando un popolo e debole e denutrito, ha bi&ogno di moLte ideologie, ha bt.rogno di credersi indispen,abile e importantissi– mo ,tcl mondo. Gli ideali tono tanto piU grandiosi, quanto i crampi sono più. inten– si. .\fa le convulsioni che ne derivano non 1ono dimostra·.ionì di energie morali e il mondo non si lascia gabellare al baratto, (I' llalio. offre energie lllorn.li e cerca roba do. mangiare) il mondo non se 1u fa nien– te delle predica:ioni ma::ìnia11e, del movi– mento proletario italiaito e del fascismo ri– generatore del Comandante di Fiume: e la luce di Fitime è cugina prima della missio– ne di .\la:::ini e della energia rivoluzionaria di .4. Gramsci n. Spero di non essere stato io solo a sen– tirmi ferito da questa confusione di va.lori morali e storici. Ran·icinare la predicazione mazziniana che per esemplare e profonda coerenza in– teriore illumina la missione dì ogni sin– golo individuo con la missione della sua nazione, e In missione delle nazioni con quella del'Umnnità, di modo che tutte le energie degli uomini convergano ad un in– tento comune; ravvicinare tnle- predicazio– ne consncrnta dn uno. vita d'amore e di martirio e eia. una. purità di metodo e di co– stumi che è valsa più di qualsiasi forza logica a propagarlo. per il mondo; ravvici· nnre, dico, tale predicazione agli appelli ed a.i proclami che da Fiume sono stati diretti ai Sinn-feiners d'Irlanda p:,me ai fanatici dell'Islam, all'Egitt-0 come a 'Lenin, si;!nifi– ca mettere su di uno stesso piano lo spirito e Ja lettera, sacrificando la verità. A questa stre.gua perchè non avvicinare Cristo a Don Giovanni predicanti tutti e due la dottrin8 dell'amore? Ammetto che il mondo poco si è preoccu- neo cettuano i russi, non credono atti,•omente alla solidarietà internazionale tra i prole· tori (ad og.ni modo che cosa han dn vedere l'apprezzamonto e l'approvazione del mondo col valore intrinseco d'un mo\;mento?): ma sostenere che la predicazione mazziniana non ha avuto presa sul mondo è storicamen– te falso. ic Sin che \'ivano - ha scritto il biograro inglese di Mazzini - uomini e donne fedeli a sè stessi ed alla 1>ropria missione, capaci di apprezznre il sacrificio ed il dovere più della potenza e della fortuna, ci sarà sem– pre chi l'ami e chi lo prenda a maestro"· Questo che fu scritto degli individui può essere detto delle nazioni. Dovunque l'ar– dente amore dell'indipendenza, dovunque la o.spirazione alla libertà hanno cozzato con– tro egemonie e tirannie, dovunque initia– tive sono state prese per sostituire la giu– stizia all'arbitrio, il dovere agli interessi egoistici, l'interesse umano ai particolarismi nazionali, noi possiamo essere sicuri che esse sono state alimentate dallo spirito e dalla parola dt Giuseppe Mazzini. La storia di questa vasta e luminosa im– pronta ch'egli ha lasciato nel mondo non è stata ancora scritta: ma dall'Italia all'Un– gheria, dalla Jugoslavia il cui poeta lo ad– ditava al popolo come II modello dell'ideale umano 11, all'Egitto il cui apostolo, Mustalà Knmel, si fece banditore della sua fede, dall'India ove i suoi scritti corrono tradotti in bengali, all'Americo ove i neri ricordano la preghiera ch'egli scrisse per la loro libe– razione, )fazzini è il lievito della rigenera– zione nel sacrificio, della libertà nell'amore. E il mondo ha saputo che cosa fare della sua predicazione, perchè ha sentito in essa non il baratto, ma l'eterno. Infine, che le ideologie 1nissl'onarie, che gli ideali più grandiosi altro non siano che l'effetto... di crampi di stomaco ... ecco - per quanto ml riesco.. sl triate fermarmi su simile argomento - ecco o..smentirlo la predlcazione wilsonlana dei 1t nuovi crociati dell'umanita II sorto. in mezzo a un popolo che non è certo denutrito, ecco' a smentirlo ancor più il senso fortissimo e talvolta fa– natico d'una vasta missione nel mondo del pangermanesimo, ceppo esso pure di una pianta robusta e potente. Con quanta più ragione un giovine no– stro scrittore ricercava In causa di questa maggior fre <1uenzo.di espressioni w1itJ"rsa.– li1tiche del nostro popolo nel ra~o ch'esso è il solo che a. traverso la sua H1nga storia si sin formato una coscienza internnzlonn– lista nel senso pienamente etico ed urnano dello pnrolo. ,ru particolare ci 1fufJ(Je e sembra non riguardarti: poichè il no1tro bisoano più forte non è quello di riuscire nell'a:ione spe– cifl,ca e limitata, ma di trovare una 110::ione che quell'a:ione (Jiustifichi e spieghi. Per questo l'intereu.e nostro, il l!Lcceuo della na:ione e della ra::a, ci umbra secondario di fronte ai principii umani, agli intereui della collettività universale. Per{ln.o il no– stro Risorgimento e più una lotta per l'af– fermaz.ioM di principi gtneraU, un moto Li– terale di tipo umanitario ed etico, che YlOn una rivolu.:ione 1,a:ionali1ta, ribellione di una ra:za, aflerrna::ione di una volontà po· litica ed etnica ... L'Umanesimo t il ninascimento ci hanno Lasciato nel sangue un litvito di tmiuersali- 1rno e di auoluto ... C.a nostra miuione d( creatori di nuovi valori, più forte deL no– stro utile e delle nostre ste&se for:e, ha qualco,a di tragico e di grandioso. Abbia– mo tra&cttrato molte volte di afferrare il 11u:ceuo. per logorarci nella formidabile b'i- 1og11a di valoriz:are un principio idealt, una legalità. nuova, una belleua più pieJta. E' un ben vecchio fatto che L'Italia abbia sempre più giovato aL mondo che non a ,e medtrima. Sembra infatti che al no,tro Paeie 1nanchi l'imptù10 a certi atti rapidi, o cvii, deteT1ninati da una vitione 1tmplicitti– ca.e 9ro11a dtlla realtd immtdiata, che pro– curano il tUCCtllo materialt, il guadagno, U be~uere t la poten:a. Questa insufftcitn:a italiana che è gloria t martirio, ti riflette un po' in tutti i campi • 2ùi ,. y,un!le :ali.u!t.:: ad ccctui auurdi o ad.cli– rittura ridicoli n. Ed è appunto per curare questa deficien– za del nostro carattere nazionale, questi\ in– capacità di passare dall'assoluto al concre• to, dall'ideale aJ reale, che da an.ni ci sia– mo stretti intorno all'Unitll che si è fatta centro di studi serll e coscienziosi. dei pro– blemi delln nostra vita nazionale. Ma .i gi-0rno che le soluzioni prntiche da esso. proposte venissero svuotate da ogni ronte– nuto morale, il giorno che per vincere gli eccessi del nostro finiversnlismo fossimo ri– dotti a guardarci soltanto... lo stomaco, il giorno insomma che ci accorgessimo d'un divorzio tra razione quotidlnnn che ci obbli– ga a guardare dove camminiamo e il nostro credo morale che ci innalza al di sopra di ogni isterilente determlnismo, chi di noi ai ritroverà più intorno aHa sua bandlera1 lo no certo. UM.BE.RTO ZANOTI'I-81A.-.;CO ll'ostllla Vogliamo fare una confessione: !Sitam. mo assai prima di pubbllcare l'articolo del– l'Ansaldo, perchè c'ero. 1n esso una nota di ironie, che potevo. dal'/ luog-0 ad equivoci: quella nota che appunto ha urtato il Za– nott.i-Bianco. E a"evamo pensato a una del– le solite postille, per mettere un po' meglio in roco l'obiettivo ansaldiano, e dire qual– cuna delle cose, che dice in quest'articolo l'amico Zanotti. Poi il lavoro strabocchevo~ le e la stanchezza ebbero il di sopra, e l'ar– ticolo passò ..-ergine di... sopraffazioni. Però noi non crediamo che l'amtoo Za– notti abbia del tutto ragione neHe sue pro– teste. Egli non ha sentito quel che c'è di pro!ondnmentc Idealista sott-O l'ironia, che l'Ansaldo fa del ba.galonlsmo rotoscultorio italico, per cui l'Italia è il centro JeU'uni– verso! )1olli han giustizia In cor, ma tardi ,cocca Per. non venir senza consiglio all'arco; ~la ti popol tuo l'ho Il.I sommo della boccol Quanto nl II credo morale u dell'Unità, es– so è scritto in ogni linea dei dieci anni del nostro lavoro. In Ita.lta, troppa gente ha l'idealism-0 al sommo dello. bocca, e U più vile opportunismo nello ... stomo.co. Contro questa malattia nazionale del contrasto fra le parole e i rotti, noi dell'Unità abbiamo sempre reagito, sopprimendo ferocemente le... parole. La giustizia cc la teniamo in fondo a.I cuore e cl rifiutiamo di andnrc in giro esibendoci come modelli di purità e di abnegazione. Cerchiamo intorno a noi, in concreto, dove c'è da compiere un'opera di giustizia: e giù, a. plcchiur sodo, dan– dole e ricevendole, flnchè giustizia non sia rotta. Il nostro giornnle si è rivolto sempre a quella parte della gio"entù italiana, che è dcca di potenza volitiva, di slancio ideale, di moventi spirituali, per Indicarle in quale modo potesse utilizzare queste forze nell'a– ziono politica di ogni giorno. C'è in Italia una notevole corrente d'iclenHsmo autentico, il qunle non ha verun bisogno di essere su· scitato, ha bisogno solo di essere disciplina– to. L'acqua non scnrseggta; mru1cano le ope– re idrauliche per lncanala.rla e purificarla dallo. melma. Queste opere Idrauliche ab• biam voluto costniire. Nel nostro paese non scarseggio.no le e– nergie morali: molti hanno una sincera vo– lontà di essere utili al paese (a questo, in fondo, si riduce ogni u credo morale 11). )1a fa difetto, quasi sempre, lo. coltura concre– ta, cioè lo stnimento per realizzare ,progeUl e idea.li . E di questo. condizione spirituale di molla parte della nostro.. gioventù, ap– profittano I ciarlo.tani di tutti t partiti per salire in bigoncia, e fare sfoggio di II credl morali 11, e trascinarsi dietro gl'tngenut nei ·loro affari di.. stomaco. Noi slamo convinti che gl'ita.liant non hanno nessun bisogno di essere incoraggiati nelle speculazioni a.stratte; ma occorre pren– derli per il petto e sbatterli contro la real– tà di ogni giorno. Forse il II credo morale II Implicito in tut– to il nostro lavoro ha ti difetto di essere troppo implicito. Probabilmente l'opera no– stra sarebbe stata più erftcace, se nell'atto stesso in cui proponevamo U compito di giorno per giorno, avessimo cercato di esal– tare il sentimento dei nostri o.miei, parlan– do loro di tanto in tanto di usplritun.lità 11 1
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