L'Unità - anno VIII - n.48 - 27 novembre 1919

' problemi della vita italiana L'UNTl'A' - Conto corr con la Posta - FlRF:KZE Soli \J<lo .\ndn:oli \'i;i Belle \rti, 8 nou,c.,, Direttore: GAETANO SALVEMINI-" Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Zanobi, n. 64-" Abbonamento ordinario annuo L. JO, semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 -" Sostenitore annuo L. 30, semestrale L. 15 -" Un numero separato ceat. 20-" Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE.,. C. C. con la posta. Anno VII[ "'~ N. 48 "" 27 Novembre 1919 SO~MA.RIO: Le ele:io,u~ !.'Usrr,\, - U1t commmto. - Il bit:io, L' UXITA. - La Costit1te1tte, G10YANNI AXSALDO, L'UNIT.\. - La terra ai contadù,i, R. ClASC,\. - Jl (/overuo burocratico. - Un piccolo gra1tde <rJVemi,unto. - I divietl di importa:io,u. - Parassiti coi calloni. - Pe, la eletsiOm:di Dari; L'aiuJo degli amki. Le elezioni Sembrano, oramai, lontane lontane, sopraf– fatte nel nostro spirito dalla gravità imme– diata della ribellione milliana: e quasi quasi non abbiamo nessuJ?,a voglia di commentarle. Ma passata questa disgustosa tempesta mili– tarista - e basterà un accenno di energia nel gover!lo civile per dissiparla - i resultati delle elezioni ci prenderanno per il petto e ci costringeranno al redde mll"ontm senza ritardi. Chi ha partecipato alla lotta elettorale, tenendosi nei comizi a contatto con le masse popolari, non può avere nessun dubbio nel– l' interpetrare i voti del sedici novembre. 1 ° La enorme maggioranza del paese non vuole saperne di nuove complicazioni internazionali: il grande elettore dei socialisti ufficiali è stato Gabriele d'Annunzio; e se la ribellione del Vice ammiraglio I\[illo fosse stata pubblicata sui giornali del 16 novembre, i so– cialisti ufficiali sarebbero stati eletti in 250 anzi che in 160 ; 2° La enorme maggiorania del paese è uscita dalla guerra con un sentimento pro– fondo di disprezzo e di odio per l'alta gerar• chia militare: il vecchio esercito è morto nella coscienza morale del paese, ucciso dallo spet– tacolo di asinità, di egoi~mo, di viltà dato da troppi militari di professione degli alti gradi nella prova della guerra; 3° ia enorme maggioranza del paese è esasperata dalla crisi economica: non riesce a vederne le cause, tua sente gli effetti, e appena ha potuto, ha reagito contro di essi, votando per chiunque Jia contro il governo, e più specialmente per chi protesta di pi,ù; 4 ° La enorme maggioranza del paese si è rivoltata contro la oppressione burocratica divenuta intollerabile nella guerra: anche in qucs'to campo i più non vedono chiaramente nè le cause nè i rimedi; non negano la buro– crazia; domandano che sia meno stolta, meno ingombrante, meno prepotente; e poichè la loro domanda resta inascoltata, votano contro il governo. Queste correnti di inquietudini si sono irÌ– canalate verso i socialisti ufficiali e verso i clericali; ma dei 250 deputati, che formano la massa intermedia, moltissimi sono stati eletti solo in quanto hanno riconosciuto la legitti– mità di quelle inquietudini, e si sono impe– gnati a combatterne le cause. Viceversa, cleri– cali e socialisti ufficiali si ingannano a partito, s~ credono che i loro elettori abbiano aderito ai loro programmi ideali e a tutte le loro con– seguenze: la grande massa si è orientata verso i {Ossi o verso i neri, secondo la capacità di assorbimento, che nei diversi luoghi eserci– tavano sui malcontenti tè sue organizzazioni: ma per i più si è trattato di reazioni negative contro uno stato di cose intollerabile, non di consapevoli adesioni positive a determinati piani di ricostruzione. Le elezioni del 16 novembre dicono che non si può più andar'e avanti così come si è andati finora; dicono che la clas.)e politica, la quale ha fatto male la guerra e sta facendo male la pace, è stata condannata dal paese come indegna di governare. Ma una indica• zione positiva nella via da seguire per evitare uno sfacelo totale, non si ha, all'infuori delle due indicazioni generalissime e contradittorie, delle quali l'una manifesta fiducia nella azione clericale e l'altra nell'Hzione socialista. Non c'è da meravigliarsi che sia cosi. L'elettore non può avere l'ufficio di risolvere i problemi: ha quello molto più semplice e più modesto di imporli ai pubblici poteri. L'elettore, in fondo, nell'atto che vota, non fa altro che dichiarare se è contento o se è malcontento di coloro, che fino a quel momento sono stati deputati. Se è contento, li ricon– ferma; se è malcontento, vota per altri. È come un malato, che cambia il medico, in cui non ha più fiducia, e ne chiama un altro; ma fa anche verso di questo un atto di fiducia generica, aspettando da lui il rimedio, che l'altro si mostrava incapace di trovare: e molte v0lte il medico nuovo si mostra inetto o impotente nè pili nè meno dell'antico. Che cosa faranno, domani, in Italia i me~ dici nuovi? Sapranno diagnosticare le malattie del paese, e trovare i rimedi o almeno i cal– manti necessari ad evitare un nuovo generale licenziamento? 160 socialisti sono troppi per essere all'op– posizione, e troppo pochi per impadronirsi da sè soli del governc, e dimostrare, sot,to lo loro e:>clusiva responsabilità, di che cosa sono ca• paci. E manca ad essi ogni omogeneità: è più larga la distanza fra Turati e Bombacci, che quella fra Turati e Bissolati. Altrettanto si deve dire dei 100 clericali, la cui massa elettorale va dal grande proprie– rio ultracor:servatore al piccolo proprietario e bottegaio bolscevizzante. E peggio è per la massa intermedia dei 240. attraversata e sconnessa da correnti clericaloidi e socialistoidi, nazionaliste e democratiche, e inquinata profondamente dai detriti purulenti delle vecchie consorterie parlamentari non del tutto spazzate via dal ciclone del 16 novembre. In queste condizioni, è e\ 1 idente che un govern6 di colore omogeneo è impossibile: un governo di coalizione si rende necessario. I prob!emi immediati da risolvere sono due: 1° La coalizione di governo si costi– tuirà a bas~ di interèssi e di vanità personali, come è stata abitudine nei venti anni passati, o i nuovi clementi, mandati alla Camera dalle elezioni del 16 no\·embre, si accorderanno, senza distinzioni di partito, ad esigere che go– verno e opposizione si battano su programmi d 1 azione immediata ben definita? 2° I generali e gli ammiragli, che sono stati cbndannati dalle elezioni del 16 novem– bre insieme con tutta le altre frazioni della veCcbia classe politica, ma che dispongono o s 1 illudono di disporre della forza delle armi, daranno il tempo alla nuova Camera d! af– frontare in piena libertà i problemi della ri– costruzione nazion!tie, oppure, sapendo fino da ora che in questa ricòstituzione essi per i pri– mi dovranno sacrificare troppi pregiudizi e troppe avidità, cercheranno di imporre alla Camera coD v:olenza 1 più o meno mascherata, le loro idee e le loro pretese come pregiudi– ziali a qualunque lavoro legislativo? Dalla maniera, in cui i deputati di tutti i partiti affrr nteranno quesli due problemi nelle prossime settimane, dipenderà se il nostro paese potrà dedicarsi con calma, sia pure relativa, alla soluzione dei suoi problemi di vita o di morte, o se sarà travolto nella crisi di una guerra cieca e bestiale tra un parlamentarismo incosciente e_ un militarismo più incosciente ancora. L'UNITA. I Abbona(evi subito: la forza di I un giornale settimanale è tutta negli abbonamenti :: :: :: :: :: :: l Un commento al resultato delle elezioni del 16 novembre, ~o rubiamo al 1Vmr.;o Co11tadi110, diretto da Piero Jahier. « Sappiamo - scrive Jahier - che i rossi e i neri sono stati disfattisti durante la guerra. La vittoria ha dato loro tutto. Colla vittoria dovevano diminuire. Cosa vuol dire, invece, che sono aumentati ? • Vuol dire che il popolo italiano si pente di essersi sacrificato per la libertà dei popoli e rinneg:i la vittoria? No certo; ma vuol dire che il popolo italiano rinnega quella interpre– tazione della vittoria, che avevano fabbricato i partiti borghesi. << Per i partiti borghesi la vittoria voleva dire l'Italia dappertutto e sopratutti ; per il popolo italiano, in\'ece, voleva dire l'Italia .il suo po::;to,la fine della guerra, la giustizia tra le nazioni. . « Quelli, che son stati al fronte l'ultimo anno di guerra, sanno che il fante non si batteva nè per Trieste nè per Fiume, ma per liberar dalla guerra i suoi figliuoli, per scon– figger lo spirito di sopraffazione nei popoli. « Che conto hanno fatto di questo senti– mento del poçolo i governanti itaiiani? « Tornato a casa dopo tanto dolore e pas– sione. i l\Iinistri d'Italia gli hanno detto. che siccome Fiume non era nostra, nou si era ot– tenuto nulla, e bis~gnava riprepararsi a patire; i giornali d'Italia non han fatto che predi– cargli che gli Alleati sfruttavano i1 nostro sa– crificio; poi è venuto il gesto di D'Annunzio a mettergli in corpo la paura di una guerra · nuova. « Questo popolo stanco, dopo aver abbat– tuto un immenso mostro come 1 1 Austria, tutte le campane d'Italia dovevan suonare a gloria per accoglierlo vincitore; aveva diritto al suo giorno di gioia; aveva diritto di voltarsi in– dietro, di guardar la sua opera con soddisfa– .zione e riprendere fiato. « Invece appena vinto, han cominciato a lesinargli il rancio, lo hanno congedato tardi e male, quando il disagio economico è diven– tàto intollerabilè, ha visto la borghesia degli arricchiti rifiutarsi a prestare alla patria quei 20 miliardi, che avrel;,bero fatto rinviliare la minestra del povero. « Non può far stupore se, malcontento e deluso, si è voltato a quei due partiti estremi, rosso e nero, che speculano si senza scrupoli ~ sui dolori, ma comprendendo meglio de-gli al– tri il suo sentimento genuino verso la guerra, agitavano l' Internazionale bianca o rossa, mentre i borghesi prendevano in giro la So– cietà delle Nazioni. « E bene che le elezioni abbiano rivelato oueste cose : i socialisti, entrando nel Parla- 1i1ento1dovranno abbandonare le fantasie di bolscevismo russo per collaborare a risolvere i gravi problemi del dopo guerra italiano; i liberali, spronati dalla forte opposizione do• vranno fare una coraggio!:ta politica democra– tica, se non vogliono morire. E quando sa– ranno calmate le passioni, la vittoria del po– polo italiano nella guerra mondiale apparirà agli uni e agli altri nella sua vera luce ». Il bivio Dunque il Viceammiraglio l\Iillo, che « ave– va mostrato sempre di deplorare ogni azione irregolare», e che « era stato avvertito in pre– cedenza dal Governo di tutti g:ii avvenimenti che si preparavano cd anche di ciò che av– veniva a Fiume e della spedizione di Zara », - il Viceammiraglio l\Iillo 1 go\'ernatore della Dalmazia, fece trovare un'autom~,bile all'ar– rivo di Gabriefo D'Annunzio a Zara con na– viglio e truppe « irregolari »; l'automobile condusse il Comandante di Fiume dal Gover– natore della Dalmazia; e in un colloquio di mezz'ora la faccenda fu sistemata. Il Vice– ammiraglio ~Iillo « usci ad annunziare agli ufficiali di avere data la sua parola che non si sarebbe sgombrata nessuna parte della Dal– mazia indicata nel Patto cli Londra ». Cioè: un Viceammiraglio, le cui funzioni sono o debbono es:;ere esclusivamente militari ed amministrative, il cui pr;mo impegno d'onore è quello di eseguire gli ordini del Governo civile, che è rappresentato di fronte a lui dal Re, a cui ha giurato fedeltà, - questo Vi– ceammiraglio usurpa un'autorità che non gli appartiene, si trasforma da funzionario del Re d'Italia in funzionario del Governatore di Fiume, e si impegna a -rivoltarsi contro il Governo, a cui deve l'ufficio di governatore, se il Governo non fa quel che piace a lui e . al suo nuovo sovrano ! E il Governo, dopo avere raccontato que– sto-fattaccio, ci fa sapere di avere « disap• provato e sconressato recisamente ogni dichia– raZione e.leiViceammiraglio Milio di carattere politico, la quale esorbita completamente dal suo potere esclusivamente amministrativo e militare>>, aggiungendo che « il Viceammira– glio i\lillo resta al suo posto in attesa delle determinazioni del Governo ». Ebbenç, diciamolo subito e senr:a peri– frasi : il Govei:no non doveva permettere che il Viceammiglio Milio restasse al suo posto in attesa: doveva destituirlo immediatamente, e metterlo fuori della legge come ribelle, qua– lora non avesse trac.messo puntualmente i po– teri al nuovo governatore destinato a sosti– tuirlo. Mentre scriviamo, qualche giornale an– nunzia che il Viceammiraglio Milio ha presen– tato le dimissioni. Ebbene noi affermiamo che le dimissioni non debbono essere accettate, e che il Viceammiraglio Milio deve essere de– stituito e processato. Perchè noi abbiamo il diritto di sapere una buona volta chi governa in Ilalia, da al– cuni mesi a questa parte: se governano i mi• litari di professione, opPure i ministri desi– gnati, bene o male, dal Parlamento a gover– nare il paese nelle forme volute dalle leggi, a cui i militari di professione debbono obbe– dienza. Noi abbiamo il diritto di sapere se l' I– talia è un paese amministrato dai poteri ci– "ili, o soggetto a dittatura militare. E voglia– mo che il Governo civile abbia coscienza gelosa delle sue prerogative di fronte ài mi~ litari di professione; e manifesti oggi questa coscienza, colpendo senza· riguardi e senza altri ritardi il Viceammiraglio ribelle. (Cmsura) Ma quello che importa è che si sappia - lo ripetiamo - se l'Italia è un paese a re– gime rappresentativo o a dittatura militare. Quel che importa è che si eviti l'equivoco in• decoroso e funesto di un Governo civile, che governerebbe se:ondo le minacce dei militari di professione, i quali avrebbero il potere senza avere le responsabilità del governo. O il Viceammiraglio Milio vada a Roma a sciogliere la Camera ; o il Governo, che rap– presenta la Camera, destituisca e metta sotto processo il Viceammiraglio Milio. Di qui non s'esce; e non si deve uscire, se si vuole evi– tare che altri ammiragli e altri generali sicno incoraggiati a far di peggio della prepotenza del loro collega e della debolezza dei poteri civili. L'UNITÀ.

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