L'Unità - anno VIII - n.47 - 20 novembre 1919

problemi della vita italiana Direttore: GAETANO SALVEMINI JJ; Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Zanobi, 11. 64 JJ; Abbonamento ordinario annuo L. IO, semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo per reslero L. 15 .~ Sostenitore ann•o L. 30, semestrale L. 15 JJ; Un numero separato ceat. 20 JJ; Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE JJ; C. C. con la posta. Anno VII[ ~ N. 47 ~ 20 Novembre 1919 SOMMARlO: Il diKorso di Eug,nio .4u111onliagli rlllkJri di Tura di Bari. - Le el~ci'o,u'a Toritw, Pnru.o GOBETTI. - Le ele;ioni a luu, g. s. - Programma. Unitario, U8AL00 f'OltMENTI.SJ. - Dut,' mLmorabib - Un esempio di coermia, FUNca.sco SE-nn.J, - La riforma tkl Consigl.o S11fariore del Lavoro, FAUSTO ANDREA:-.J. - /..a <arne bunx:raliea, - C'1ipoga l - Cronaca dii/a Lega, Il discorso di Eugenio .Azimonti agli elettori di Terra di Bari Ho dato opera per più di un decennio - egli àa cominciato - a sfatare la leggenda accredi• tata degli stessi meridionali e sfruttata, per evi– dente tornaconto, dai settentrionali che il Mez– zogiorno l>sse un paradiso terrestre e che le in– felici condizioni della più parte dei suoi abitanti dovessero ascriversi unicamente alla loro igna– via. La realtà mi è apparsa. subito fin dai primi anni della mia dimora nel Mezzogiorno cosi lontana dall.a leggenda che ho considerato e cosidero tuttora dovere imprescindibile di ogni cittadino onesto che aspiri alla \·ita pub– blica quello di dare opera patriottica per ri– stabilire la verità. Il Mezzogiorno agrario è ne! suo comple:,so, un Paese dove la produzione si consegue at– traverso a gravi difficoltà che la rendono alea– toria ed onerosa. Per solo effetto dell'andamento climaterico, la produzione oscilla nei limiti da uno a quat– tro, mentre nella va~lata del Po le oscillazioni dovute all'andamento della :,tagione si man– tengono nel ristretto limite di un quarto o al massimo un terzo in pili o in meno. Fin dal 1910 io insorgevo nel periodico tecni– co agrario. V~ agricoltore del :Mezzogiorno » contro la frase fatta dalla e fertile .terra di Puglia », che io correggevo cosi: « Non la fer– tile terra, ma il mirabile sforzo degli agricol– tori a produrre grano in odio al clima e alla malaria; vino, olio e mandorle in odio al ter– reno, spesso, se non sempre, dei più in1;rati, perchè pietroso, roccioso, anzi: suolo sul quale gli agricoltori debbono laboriosamente conqui– stare i prodotti e non già limitarsi a racco– glierli». 1n dipendenza delle non felici condizioni naturali sono le condizioni materiali di vita delle classi lavo'ratrici. Senza un notevole aumento delle produ– zioni agrarie. non sarà po~sibile migliorare stabilmente le condizioni della grande massa dei lavoratori agricoli, data la condizione ag– gravante che questa Provincia è in grande pre– valenza costituita da salariati, o braccianti giornalieri che formano il 70 °1 0 del totale dei lavoratori maschi e femmine nel circondario di Altamura, il 71 01. nel circondario di Bari, 66 o/ 0 in quello di Barletta; mentr..: m alcuni grnssi ccn ri, considerati isolatamente, quali Andria, Molfetta, Bisceglie, rorm.mo rispetti– vamente 1'81 °lo il i7 o O il 71 0, 0 della mas,a lavoratrice. La inchiesta parlamentare "iullccor:t!izioni dei contadini che il Go'"crno di Gioìitti fece votare per allontanare il tentatirn di fare air provare· provvedimenti a tutela dei lavoratori, mi-.e bene in luce quali erano nelle var e pro• vince le condizioni materi:·tli 1 le condizioni intel– lettuali e morali di vita e relazioni fra i conta• dini ed i proprietari, tra i contadini e le am– ministrazioni locali, ma le conclusiuni dell'in– chiesta non ebbero seguito.in parlamento. Che io mi sappia, non uno dei deputati del Mezzo– giorno reclamò che se ne discutesse. Per dare un forte impuls ) all'agricoltura e tale che con:,enta innanzi tutto e sopra tutto di migliorare le condizioni di vita dei la\"ora– tori, a ben poco valgono i provvedimenti speciali, quelli che si chiamano legg,·di fi vore e che al postutto avrebbero dovuto dirsi di pura g,'usll::,1tl in quanto avrebbero dovuto ten– dere, :,e non a mettere del tutto alla pari1 almeno ad attenuare il distacco notevole tra iJ Nord ed il Sud d'Italia in fatto di opere pubbliche. Nè la Basilicata, nè le Calabrie, che hanno avute leggi speciali, risorgeranno a nuo– va vita per forza di tali provvt:dimcnti. Inten– diamoci : Non vorrei. essere frainteso, Opere pubbliche di indiscussa utilità generale di cui le più ricche provincie del Nord sono da tem– po dotate e di cui vanno ogni anno più arric– chendosi1 fanno invece difetto in tutto il Mez– zo~iorno e giustizia vuole che al più presto, a spese di tutta la generalità degli Italiani, si compiano, ma con criteri obbiettivi, razionali e non già con direttive campanilistiche. L'at– tuazione di tali opere sarà una condizione complementare assai efficace per il migliora– mento della economia generale, ma questo miglioramento deve sopratutto avere origine dal cambiamento di indirizzo della politica del governo. L'attuale politica è deleteria; comprime artificialmente l'agricoltura meridionale e mi– nacda :.1ddirittura di soffocarla, se non inter– venga rapidamente un radicale cambiamento di indirizzi. L'agricoltura meridionale non ha bisogno ·di privilegi; ha bisogno di ~'iustizia. Chiede solo di non essere soffocata. Finchè durerà in Italia un indirizzo di governo pro– tezionista e spendereccio è vano sperare alcun avviamento alla soluzione della questione agra– ria meridi,"lnale. È chiaro che l'tconomia di un paese po– vero non si migliora se non a patto di favorire con ogni mezzo l 1 esportazione e la vendi}a alle migliori possibili condizioni, dei suoi prodotti e di restringere, per contro, abbassandone il prezzo di costo, tutte le spese necessarie per comprare i manufatti e i prodotti industriali necesiarj per produrre e per vivere. L'attuale politica porta invece alla impossibilità di rea– lizzare a buone condizlOni i prodotti del suolo, · la e9portazione dei quali viene contrariata, se non del tutto impedita, e ad accrescere smi– suratamente le spese necesc;arie per produrre e per vivere. in quanto s.iobbliga Pagricoltore meridionalt a comprare a caro prezzo i pro– dotti della industria settentrionale artificial– mente protetta da insormontabili barriere do– ganali contro la concorrenza estera. ~: nè più nè meno che il servaggio econo– mico del :\Iezzogiorno :1grario che si tenta con l'ali 1ale politica di governo, di quel governo nel quale sie~le a fianco ciel presideole meri– dionale, un settentrione che è la più genuina e.;pre:,sione della grande industria, il neo Se– natore Dante Fenaris. li danno che all'agricoltura e perciò ai lavoratori della terra del Mezzogiorno deri– verc:bbe da un regime protezionistico, anzi, per dirl2 coli' Einaudi, proi!JZ"tùmisli'co, quale si tenta con la. connivenza di tutti i deputati uscenti di questa Terra di Bari, nessuno dei quali lrn levato la voce contro i propositi mal celati del governo, si può facilmente valutare da chiunque abbia un po' di pratica del fab– bisogno di prodotti industriali più svariati che necessitano per rendere, sia pure gr~dual– mcntc, più intensiva la cultura del suolo là dove è ancora oggidì assai e5tensiva, come in tutta la zona nord-occidentale della provincia e per mantenerla al livello di produzione ele– vato dove già lo sia. A parte l'altra faccia del problema doganale, quella della valorizza– zione dei prodotti del suolo con l'esporta– zione. Se non compriamo all'estero, non pos- o ' siamo pretendere di vendere. E chiaro. La guerra è finita ed anche con i nemici di ieri giova, anzi è necessario, scambiare prodotti. Non saranno mai gli operai delle industrie settentrionali che potranno assorbire e pagare, come si richiedono, i prodQtti agricoli del Mezzogiorno. E qui il problema doganale si riattacca a quello della terra al lavoratore, in quantochè a voler assicurare al medesimo la sussbten7.a, non solo, ma un tenore di vita meno bestiale dell'attuale, è giocoforza insediarlo non sulla nuda terra, ma sopra un poder,, vario per estensione e natura a seconda delle peculiari condizioni dei luoghi o, i.n altre parole, oc– corre creare là dove oggi è l'abbandono, e la coltura di rapina, la casa con gli strumenti del lavoro i più moderni 1 con le dotazioni necessarie a rendere molteplici le produzioni e a consentire una prima manipolazione di esse. Come sarà possibile attuare tutto ciò in regioni scarsissime per non dire prive <li ca– pitale circolacte, come possibile industriali~- 1.are l'agricoltura, se tutto ciò che occorre si dovrà pagare il triplo o il quadruplo? Per fare la più modesta delle costruzioni rurali, occorrerà del ferro lavorato, non fos– s'altro p. es. dei chiodi, e si dovranno pagare 3 lire il kg. quando si potrebbero avere a 50 . centesimi? E quando mai si potrà procedere, sia pure per gradi, a sfollare i grossi borghi che di città hanno nome, per popolare le campagne di villaggi rurali 1 risolvendo il pro– blema che è di tanta mole per Terra di Bari di assicurare I' ~ccupazione al bracciantale rurale? A non voler ripetere gli errori delle anti– che quotizzazioni, che. così come si fec~ro, ser\"irono unicamente a ricostruire il grande possesso, rare eccezioni fatte, bisogna che il lavoratore viva sulla terra o. più vicino che possibile alla terra che deve coltivare. La condizione del bracciante ch 1 è d'ç>gni giorno in cerca di lavoro, è indubbiamcpte la pili misera e pericolosa. Necessità vuole che da questa situazione si esca al più presto assicurando il lavoro al contadino e, nel contempo, accrescendo le produzipni del :suolo. Non è un problema di facile risoluzione e soltanto chi è. ignaro affatto della tecnica agricola, o è in mala fede, può leggermente affermare che sia risolvibile con un semplice provvedimento ;egislativo. Le condizioni svariate che riscontransi oel Mezzogiorno, anche in una sola provincia, impongono, di necessità, si:,temi, organiz1.a– zioni produttive che non è con\'eniente scom– paginare daWoggi al domani. Se ne avrebbe per risultato un impoverimento che non gio~ verebbe a nessuno. Dove il diretto possessore della terra o un imprenditore borghese pren– dono parte viva alla. produzione e, per la loro capacità tecnica, disimpegnano un compito aJ quale ancora non sono preparati i lavoratori, sarebbe dannoso a questi stessi volere, di un colpo, eliminare e possessore del suolo e im– prenditore borghese. Io, che vivo da un pezzo la vita dei campi e segno quotidianamente, da qualche tempo, il diuturno lavoro dei conta– dini in un remoto angolo di Basilicata, nel mentre desidero ardentemente il miglioramento dille condizioni dei lavoratori e ne do l'esem- pio coi fatti che valgono più di nna prorcs~ !ione di fede, massime se fatta in tempo di elezioni, non posso dimenticare comt: non sia possibile, nè conveniente, fare di ogni erba Un fascio e procedere alla stessa stregua do– vunque. D'altra parte, non dappertutto il lavora– tore possiede l' iniziativa, è animato dal vivo desiderio di Indipendenza che lo portano a far da sè, a diventare in uno lavoratore e imprenditore. Molte volte, o quasi sempre in un primo momento, si sentirà soddisfatto del lavoro assicurato, della rimunerazione equa. Teniamc, presente il fattore demografico pre– valente nella soluzione del problema; in tutta la zona sud-orientale di questa Terra di Bari, una popolazione densa non trovava nemmanco occupazione sicura per tutto l'anno anche quando la vigna non era ancora come oggi distrutta dalla fillossera (e c'era gente anche in Parlamento, ai tempi non remoti della crisi vinicola, che suggeriva di coltivare il grano della vigna; mentre avrebbe dovuto, caso mai, vbtare una legge che vietasse il piantamento delle viti in valle del Po, riconoscendo alla Puglia sitibonda e rocciosa il sacrosanto di– rito a produrre del vino per scambiarlo col pane e coi manufatti delle regioni cerealifere ed industriali). A voler assicurare occupazione a tutti i lavoratori, problema oggi più che mai di at– tualità, gioverà indubbiamente dare la terra in_. modo stabile e il legno americano per rifare la vigna là dove il lavoratore possiede capa– cità e indipendenza; ma non sarà nè neces– sario, nè utile, distogliere daWopera un im– prenditore borghese che dedichi capacità e mezzi propri occupando e retribuendo equa– mèp.te la mano d'opera. Ma il salariato, bracciante attuale cli Terra di Bari, ;100 si crei del!e illusioni; troppi sono a vivere intorno a un osso: Terra di Bari non è 1 non potrà facilmente diventare, una S(;– conèa Romagna. hi è stato possibile ogni maggiore conquista al bracciantato, le cui con– dizioni di vita odierna sono veramente sod~:i– sfacenti, pcrchè il Governo ha consentito sotto la forte pressione di agitazioni delle masse organizzate e dei rappresentanti politici, a con– correre per l'So % della spesa in quelle opere di bonifica che hanno fatto di vaste zone pa• ludose, campi altamente produttivi; e perchè le condizioni naturali di feracità di quelle terre bonificate e del clima sono di gran lunga migliori Che in questa roccina ed arida Terra di Bari; ed anche perch~ minore è ivi la pres– sione demografica. Il problema del bracciantato in Terra di Bari potr:\. e dovrà trovare risoluzione soddi– sfacente anche con le migrazioni interne, con– suetudinarie del resto, nelle finitime zone di Basilicata e della stessa Puglia più scarse di popolazione; ma il lavoratore non dovrà cor– rere a morir di sete, e peggio di malaria per guadagnarsi poche giornate di lavoro, nè dovrà essere sfruttato da un imprenditore o, peggio, da uno ste'Jso compagno di lavoro più intra– prendente. li Governo di Giolitti e i successivi non sono stati capaci, nonchè di ri:,Ol\"ere,di pone sulla buona via il problema dell'emigrazione interna. li lavoratore purtroppo non ha dovuto !Corgere finora• nel Governo che il nemico: l'Esattore, le guardie daziarie, sono stati i più genuini rappresentanti del Go•emo Italiano. Una esigua minoranza di operai dcli' in– dustria e i lavoratori della terra Romagnola bene organiu,ati si sono imposti al Governo ottenendo miglioramenti anche a scapito de11a

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