L'Unità - anno VIII - n.35 - 28 agosto 1919

L'UNITA Durante le azioni accennate, la mattina del 24 ottobre, i tedeschi avevano svolto una vio– lenta azione dimostrativa ~ul resto della testa di ponte di Tolmino. Qui veramente la scarsa resistenza al nemico opposta dalla brigata Spezia (125.126 fanteria) permise ai germa– nici di prendere alle spalle il X gruppo al– pino, e arrivare ai ponti sul!' Isonzo a Ronzina, -e tagliare la linea diretta di rifornimento della Bainsizza settentrionale, prendendo alle spalle le numerose forze dell'altopiano. E avvenne qui che molte truppe, appena si sentirono qualche pattuglia alle spalle, pur avendo di fronte poche brigate austriache e la ritirata Yer~o Plava e -Gorizia ancora facile, si arresero senza colpo ferire il 25. Eppure il 24 avevano contrattaccato il ne– mico, che faceva azione dimostrativa, e fatto ,ottocento prigionieri ! E due mesi e mezzo prima le stesse brigate avevano vinto la glo– riosa battaglia della Bainsizza ! Come spiegare tale cambiamento? Il generale Capello era maestro nello stan– -eare e irritare le truppe al massimo grado, pre– "tendendo da eae sempre di più, quanto meglio .si comportavano. I generali in sott'ordioe se– ,guivano per lo più le onne del maestro. Scarsts– .eiml ! riposi ai soldati, e in luoghi umidi, poco :soleggiati, con un contatto così amorevole cogli .alti Comandi, che le truppe, appena giunte al .,ospirato riposo, desldèravano tornare in trincea; le brigate a riposo avevano un numero grandis– simo di malati. I complementi, giunti dopo l'azione della Bainsizza, che aveva dimezzato le brigate, e dopo gli attacchi al S. Gabriele, che avevano terminato di distruggerle, erano scadenti Gli ulliclall degli ultimi corsi obbligatori, o ex imboscati o 8'tovinetti immaturi, non erano miglior! dei soldati. Fu as,erito però da mol– tissimi che net momento del pericolo la bd– gata o il reggimento s'erano trovati privi del rispettivo comandante, senza che fosse stato .lasciato alcun ordine. Malgrado ciò, ed è bene insistere su questo punto, da quella parte il Comando Supremo aveva moltissime riserve, molte delle quali, come la 5a brigata bersaglieri e la briga– ta Puglie (7r-72 fanteria) si batterÒno splen– didamente. E i tedeschi si sarebbero limitati a conseguire un importante successo locale, se non vi fosse stata la rottura ben più grave del fronte Tohnino-Plezzo, che non fu potuta argi– nare ptr la ti,feliet dùlrxazio11tini:iale delle for:e eptr la manrama di ,ma qualst"asirise,va slrale– gica. Il toro non si piglia per le corna, come purtroppo fece sempre Cadorna. I tedeschi, a– vendo facilità di sbocco contro un fronte im• portanti.ssirno e quasi sguarnito, non avevano nessuna ragione per impelaganti in un'azione ,, a fondo in un posto dove il nemico disponeva di copiosissime riserve ! Il Comando Supremo abbandonò Udine la mattina del 26 ottobre; e le azioni di quel giorno e le successive non furono che ten– tativi isolati e punto coordinati d'arrestare la piena ormai dilagante. Il 27 un primo capi– tano comandante d'un battaglione del 330 fan. teria austriaco, diceva a un capitano italiano : « Ci siamo benissimo accorti che da tre giorni il Comando italiano ha perduto completamente la testa! • Cadorna .però aveva compreso la mossa nemica e la conseguente gravità del disastro E la sera del 26 verso le diciassette, non più in tempo a salvare la II Armata, dava l' or• dine di ritirata alla terza. Un ritardo di poche ore sarebbe stato fatale ! Per fortuna gli austriaci, dopo aver bom· bardato col grossi calibri il Faiti, sul Carso, tenuto dalla brigata Ancona (6q-70 fanteria), e averlo preso la sera del 26, si fermarono. Cosi quella, che doveva essere la gigantesca Sedan della lll Armata, potè limitarsi alla perdita di 6o mila uomini, non tutti nemmeno delle truppe del Carso, sul Tagliamento, fra Codroipo e Latisana. P· P· Le responsabilità Cause 1tnerlcbe e causa specifica. Caporetto fu una grande malattia dell' I- 1.alia. Ora generalmente una malattia ha due ,causo, una causa generica, potenziale, e una causa specifica, che trasformando la prima da potenziale in attuale determina la crisi. La prima causa è il preventivo indebolimento ge– nerale dell'organismo ; b seconda è l'attacco di gennt nemici, che nel campo dell'organi– smo, preventivamente indebolito, trovano le condizioni favorevoli per sviluppare la ma– lattia. L'Italia prima di Caporetto si trovava in uno stato di inquietudine e di spossatezza generale (fatti di Torino), che diminuiva an– che la capacità combattiva dell'esercito. In queste tristi condizioni l'Italia subì una ini– siale sconfitta militare, che si trasformò perciò in catastrofe. Dunque le responsabilità vanno cercate In -due direzioni: 1° pcrchè l'Italia raggiunse un tale grado di stanchezza che una sconfitta militare iniziale o parziale si trasformò in ca• tastrofe quasi generale ? 2° perchè accadde -quella sconfitta militare che, data la prece– dente 1tanche1za 1 si trasformò in catastrofe? --Certamente se le truppe ave:ssero avuto nel– l'ottobre r 7 lo spirito, che aveva.no nel giu• gno 18 1 anche dopo la caduta del Kolovrat e del Matajur, non sarebbe a,•,·enuta lé: cata• •strofe; ma questa sarebbe avvenuta, se un ,grave insuccesso militare non ci avesse fatto perdere a un tratto tutte le nostre principali posizioni di montagna ? Della stanchezza generale sarebbe difficile dare la responsabilità diretta a determinate persone o gruppi sociali. Gli uomini non sono tutti eroi: e specialmente dopo la scomparsa militare della Russia e quando l'intervento ..americano Don appariva ancora efficace, er:t naturale che il paese fosse preoccupato, sco– raggiato, stanco. E questa stanchezza reagiva sull'e5Crcito, come la lentezza e la scarsa for• tuna delle nostre precedenti operazioni mili· tari contribuiva a sfiduciare il paese. La pro– paganda disfattista dei clericali e dei socialisti Jntensiflcò, senza dubbio, la inquietudine e la .sfiducia generali: chi approfittò dello scorag- giamento generale per intensificarlo .nella spe· ranza della sc.onfitta o della pace senza vitto– ria - e questo fu senza dubbio la tattica socialista e clericale nel r917 - ha la sua parte di responsabilità nella catastrore. 1\fa sartbbe iniquo considerare questa la respon– sabilità predominante. Questo fu ed è tuttora l'errore del Generale Cadorna: avere sentito che « giorni neri sarebbero venuti•, ed avere attribuito tutto lo sfacelo morale dell'esercito alla propaganda disfattista, quasi che altre e più profonde cause di indole militare e poli• tica non esistessero. Delimitata cosl la parte a\'uta dalla propaganda disfattista nel detar– minare lo sfacelo di Caporetto, è definita an• che la responsabilità del Ministero Boselli– Orlando : che non reagì mai vigorosamente contro la sfiducia del paese, contro la stan– chezza e Il malcontento delle truppe, contro la propaganda disfattista che dava le formule alla generale depressione(« la inutile strage», «quest'inverno non pili in trincea 1'). Quel che si fece dopo Caporctto per dare un con• tenuto mazziniano alla guerra, per nutrir me• glio e trattar meglio il soldato, per organiz– zare una intensa propaganda nel paese e nel– l'esercito, non si poteva fare prima? Invece si andò sempre avanti alla giornata, scettica– mente, fiaccamente, senilmente, finchè il di– sastro non venne a far vedere anche ai ciechi che cosi si andava alla rovina de111unità na• zionale. Per quel che riguarda, poi, la sconfitta mi• litare, è indubitato che la responsabilità mas– sima di questa 1 come di quella del 1916, spetta al Comando supremo, al Comando della li Ar~ rua·ta, e in generale alla gerarchia militare, che condusse male la guerra fra il 1915 e il 1917, non seppe prevedere quel che a Ca• poretto avvenne, non seppe riparare in tempo al male avvenuto per circoscriverne l'entità. Certamente il Comando Supremo e il Comando della li Armata non sarebbero colpevoli (avreb• bero sempre la loro parte di responsabilità nello stato di depressione morale delJleser– cito) se fosse ,·ero che la maggior parte delle truppe del XXVII, IV e VII Corpo di a11nata avessero con premeditazione gettate le armi pastando al nemico. ri.fa questa ipotesi è ora– mai scartata. La calunnia fu inventata dai generali, che non avevano fatto il loro dovere, e dagli Ufficiali di Stato Maggiore, per « met– tersi a posto »; e il Generale Cadorna ebbe il torto, nella esasperazione del disastro, di accettaré a occhi chiusi i rapporti menzogneri dei suoi subordinati, dando alla men1.ogna il suggello della propria responsabilità. I disordini, a cui i soldati si abbandona– rono dopo che fu avvenuta la cala.tiro/e in un<\. ritirata, in cui rimanevano spesso senza capi e affamati, non hanno nulla da vedere con le cause vere della catastrofe : perchè essi ne furono...la conseguenza. Nelle disfatte sono i primissimi giorni che contano. Per quanto ri– guarda Caporetto, le autorità militari devono rispondere sopratutto delle giornate del 24-25 ottobre: ciò che avvenne nelle giornate suc– cessive, fu perfettamente naturale. Se e!- Civi– dale, a Spilimbergo, a Codroipo, a Latisana, migliaia e migliaia di soldati arrivarono sban• dati, senza anni, saccheggiando, fu questo senza dubbio un fatto verissimo ·e gravissimo e di– mostra che la compagine morale del nostro esercito, soldati e ufficiali, era oramai inquinata e, per la forza degli avvenimenti in corso, divenuta assai poco salda: siamo cioè giunti a quel ,male generale, che nessuno può discono– scere e le cui responsabilità ricadono sulle classi dirigenti, sul Governo e sugli errori di psicologia militare del Comando Supremo. Ma ripetiamolo : perchè questo male latente si tra– sformasse in catastrofe, occorreva una causa specifica; e questa causa specifica consistè nel triste fatto che in un giorno perdemmo Il Ko• lovrat, lo Stole tutte le posizioni del Natisone superiore. Si sa che la viltà della truppa è direttamente proporzionale alla distanza, a cui la truppa si trova dalla prima linea; si sa che quando il panico incomincia, esso si spande rapidissimamente, e con strano feno– meno nervoso si impadronisce anche delte persone più coraggiose. Se dunque la truppa perdette la testa (ufficiali superiori per primi), è un fenomeno spiegabile, quando si consideri che in un sol giorno militari e borghesi si vi• dero gli austriaci alle spalle io Val Natisone, in Val Iudrio, in Val Torre, in Val Resia. Il panico e la fuga sono come la valanga. Ed è inutile domandarsi come mai a metà strada questa valanga era già tanto grossa. Quel che importa è di sapere dove, come e perché, que• sta valanga sia incominciata I Ecco perchè gli alti Comandi debbono rispondere su quello che é accaduto nei giorni 24•25 1 e non più oltre. Persa la catena delle montagne, data la già cominciata pazzia delle truppe, frutto della preesistente depressione morale di queste, non restava che ritirarsi sul Piave. Rimproverare il Comando Supremo pcrchè non tentò la ge• niale manovra di attanagliare gli agg:ressori fra la IV Armata e il X.Il Corpo d'armata da una parte, e la III Annata dall'altra, oppure perchè non insistette per la resistenza al Ta– gliamento, è ingiusto. Tentare queste due im– prese, avrebbe voluto dire correre con 99 pro• babilità su cento verso la più completa « finis Italiae ». Però a proposito del Tagliamento, un im• portante particolare bisogna ricordare: la scar– sezza e la cattiva manutem:ione dei posti su questo fiume. I nostri ponti sul Tagliamento erano X al' principio della guerra, quando le nostre forze sull' Ison2K>erano Y: sarebbe stato necessario, quando le nostre forze sul- 11 Isonzo diventarono 3 X, che anche i nostri ponti fossero di,,entati 3 Y I Invece, non se ne fece nulla. Le responsabilità militari. Venendo, ora, a considerare la sconfitta iniziale dei giorni 24-25 ottobre 'nelle conche di Tolmino,. Caporctto e Plezzo, noi possiamo anche qui distinguere due cause: una più generale e lontana, cd una più prossima e particolare. La prima causa fu la imprepara– razione difensiva ddla Il Armata, sempre orientata verso l'offensiva; la seconda fu la mancanza di un buon schieramento in pro– fondità. Dopo la no:l rf\lscita nel maggio delle im– prese del Cucco, Hermada, Ortigara, e dato il crescente peggioramento della situazione 183 russa, sarebbe stato bene di impostare il nuovo piaoo di guerra sulla difensiva. Si sa• rcbbe cioè dovuto cambiare lo schieramento delle artiglierie e delle truppe per assumere un atteggiamento offensivo, di fronte alla bu• fera che gli austro-tedeschi avrebbero scate• nato sul frontt: occidenta!e dopo essersi libe– rati dalla Russia. Considerazioni, invece, di politica interna - poter pubblicare bollettini di vittoria -, e la scuola Capello imposero l'offensiva del· l'agosto 19r7. La III Annata non ottenne al– cun risultato; la li Armata dal punto di vista difensivo non fece che peggiorare la propria situazione. E ancora ai primi di ottobre si do– veva fare un'altra offen:fiva per completare l'impresa della Baiusizza, mirando a Lom e a Tolmino ! Nei primi giorni della seconda metà di settembre il Comando supremo so• spendeva le operazioni offensive, invitando i comandanti della II e III Armata ad assu– mere un atteggiamento difensivo e a prendere tutti i provvedimenti per fronteggiare un pro• babilc attacco nemico. La II Armata, pertanto, fu sorpresa dall'attacco nemico, quando non aveva ancora finito di passare dall'atteggia• mento offensivo a quello difensivo, ossia in un momento di transazione ; e in ogni modo fu sorpresa in posizioni difensi\'amente cattive, come sono tutte le posizioni raggiunte dopo un'offensiva non completamente riuscita, aven– do le artiglierie schierate con criteri offensivi, e soffrendo una relativa crisi di uomini dopo le due non riuscite offensive del maggio e del– l'agosto 1917, che ci erano costate per lo meno 250 1 000 uomini fuori combattimento, di cui circa 55 1 000 morti. Per un esercito Il peg– gior momento per essere attaccato, è dopo una propria non riuscita offensiva. E questo accadde all'esercito italiano. E veniamo allo schieramento delle nostre forze sulla fronte del medio Isonzo. La parte di fronte, che ci Interessa, si può dividere in due tratti, uno a nord e uno a suçi del pasao dt Sagradan : ossia del passo di Sagradan al Matajur, e dal passo di Sagradan a M. Co– rada. Dal pa~o di Sagradan al Matajur ab-– biamo : il grande costone del Kolovrat, ossia, rispetto a Cividale, una sola catena di mon– tagne. A sud del passo di Sagradan, abbiamo il bacino del Judrio, ossia, rispetto a Cividale, .due catene di monta6'fle. Davanti al Kolovrat le nostre truppe non occupavano che le cat– tive posizioni dal Ructeci Rol a Volzana; davanti alla magnifica catetÌa M. Jezza, Glo– bocac, Corada (catena orientaJe della Val Ju– drio), le nostre truppe occupavano l'altlp1ano della Bain.sizza, con due catene di monti pa– rallele fra loro e parallele alle catene della valle del\' Judrlo. Dunque per raggiungere Ci– vidale dalla parte di Bainslzza, il nemico do– veva superare quattro catene di montagne, o per lo meno tre, se sì vuol trascurare la pri– ma della Bainsizza (Sleno, Oscedril). Dalla parte di Tolmino, invece, Il nemico era sepa– rato dalla conca di Cividale soltanto dalla catena del Kolovrat; infatti dal rovescio del Kolovrat partono le tre vallette del Ricca Erbezzo, Cosizza, Aborvac, che per Grimacco, Savogna, S. Leonardo convergono a S. Pietro al Natisone: e d'altra parte s'intende che col nemico a Savogna e a Grimacco tutto ti sistema 8.iinsizza Judrio cade completamente aggirato. In altre parole, nella zona della Baln11iua, con uno sfondamento dai cinque al sette ki– lometri (profondità normale di sfondamento nel primo giorno di una offensiva fortunata), Il nemico no.n sarebbe giunto che a Canale, con risultato strategicamente poco import.ante, perchè si sarebbe trovato separato da Cividale, suo obbiettivo strategico, ancora da due im– portanti catene di montagne (Globocac-Co– rada- Xum - Plagnava). Partendo invece da Tomino, con soli cinque ldlometri d'avanzata il nemico poteva occupare il Kolovrat, da M: Jezza al passo di Sagradan, prendendo sul rovescio tutto il bacino del Judrio e non tro– vandosi separato da Civid~le da nessuna ca– tena di montagne normale alla propria diret– trice di marcia; e mentre con soli cinque kilometri d'avanzata il nemico, occupando il Kolovrat, poteva portare una gravissima mi. naccia strategica a tutto il nostro schieramento sul!' Isonzo, le nostre posizioni antistanti al Kolovrat. erano difensivamente cattive, poichè

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