L'Unità - anno VIII - n.13 - 29 marzo 1919

l.'LJ\ IT \' _( o1J/, c,n, wu '" Pr,st,1 - FIHF.'\/.E , , S1111 \ld1 \nc/11· ,/i \i Ili'!/,· ht :ì l:(>1,(1(,_\ \ la ·problemi della vita italiana Dirti/ore: GAETANO SALVEMINI .~ Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Zanobi, 11. 64.,. Abbonamento ordinario annuo L. IO, semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 .,. Sostenitore annuo L. 30, semestrale L. 15 JI. Un numero separato ceni. 20 .,. Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE-~ C. C. con la posta. Anno Vlll .,. N. 13 o,( 29 Marzo 1919 SOMMARIO:. Idee vec_chiee necessilci nuove, U. FORMENTINI - lo scandalo delle esportazìo11i - Acqua passata? - Il problema politico della scuola medw - Scuole c1v1/r per I m1l1tan - Caporelto - Sodallsmo ani/parlamentare - Diaz e labriola - la flotta tedesca - Un giganfr! in mezzo alla .i,trada, H. G. WeLLS -· Siderurgici e forni/ori - Il e gruppo d'azione,. di F,renze - Pel convegno degli .. unitari • - .. Unità • e .. Volontà • . Idee vecchie e necessità ·nuove· I. Nel discorso pronunziato alla Camera :.ulla mozione Turati per la proporzionale, l'on. Or– lando, pure studiandosi di non affrontare il merito del problema e di rare semplicemente òiscussione di procedura parlamentare e di opportunità politica, non ha potuto non riaf– fermare la sua amica tenerezza dottrinale pel collegio uninominale e avversione contro la circoscrizione plurinominale, con o senza la rappresentanza proporzionale. Non è privo di interesse conoscere queste vecchie teorie, tanto più che esse corrispon– dono a un momento storico delle istituzioni rappresentative, e sono come il fondamento teorico del ~istema di governo, prevalente in Italia e altrove sotto il nome di « parlamen– tarismo». lo sostanza, il suffragio a drcoscrizione plurinominale è cond;innabilc per l'Orlando e per la dottrina che ha dominato nelle scuole dall'ultimo trentennio. appunto per i fini che sperano di raggiungere i sostenitori <lella cir– coscrizione plurinominale. Mentre questi si propongono di rompere il rapporto di clien– tela personale fra gli elettori e l'eletto, e dare un' inftuenza più grande ai partiti politici, l'on. Orlando non nega che questi scopi si raggiungano col sisicma plurinominale: ma « può dubitarsi - scrive - che sia l'uno come « l'altro resultato (rompere i rapporti perso– << nali, aumentare l'influenza dei paititi) co– « stituiscano davvero un vantaggio, o se non « sia invece preferibile mantenere saldi i rd1>– • porti fra il corpo elettorale e l'detto, e in– « frenare, anzichè incoraggiare, l'influenza del « parli/o. » ( Prùuipf di dù-ùlo costitu=iu11alt, li~ bro Ili, cap. 5 e 6. ed. Barbèra; cfr. dello stesso autore La riforma elellorale, Milano, Hoepli, 1883.) Queste ragioni, che sono ripetute ancora oggi come argomenti pratici contro la riforma del collegio, appaiono nella loro luce, quando si conoscano le idee clell'oo. Orlando sui fon– damenti del governo rappresclltativo. V Orlando e la sua scuola, reagendo cen– trò le ideologie democratiche, che sembra\'ano trionfare in Italia con l'avvento delta Sini– stra, nègavano l'esistenza di un vero rapporto giuridico fra gli elettori e !'detto, quello che la teoria liberale definiva una • delegai:ione di poteri ,>, o in analogia con l'antico i:.tituto del diritto romano, un « mandato»: una spe• cie di tr~nsazione, •insomma, per cui, non es– sendo possibile sostituire al governo irrespon– sabile di un principe o di una oligarchia il governo diretto dei cittadini, quest1 trasmet– tono la loro sovranità a persone da essi elette per governare: « il faudroit - diceva sempli– cerncnte e ingenuamente il vecchio ~fonte– squieu, il papà dei « dottrinari » - il fau– « droit que !e peuplt tn i"orps eUI la puissanct << ligiJlat,'ve, ma;s comme cela est ùnpossible d 11s « lts gr•,,ds ltats, ti est su.Jtl ,1 biauroup d'ùuon– « vlnidm dans fu pdits 1 il /aut qut le pmpl,· « jaJN par sts rlprlse11/a11ts tout ce qu'il ,u ptut « fairt lui ml~ ». Questa teoria << democra– tica » è palesemente attaccata dalla scuola dell'on. Orlando, per cui l'tltziOne non è una delrgazWne d,' pott, 1~ ma una dtsi'gna=ione di ca– pa,iJil1 e l'esercizio delle funzioni politiche non deriva da nes.suna << sovranità popolare », ma spetta di diritto ai \( più capaci ». Non è il ca::;o di riassumere qui tutti gli ~viluppi teorici e le deduzioni pr.:uichc di quc• :)to principio. Ci b;.tsterà o-;servare che il col- C :t:• ;donale, per poco che le 11uove correnti iegio uninominaie, che secondo la scuola del• suscitate dalla guerra riescano a p1evalc1t. l'on. Orlando dovrebbe essere il nogiuolo dei sul\e resistem:e angosciose degli antirhi re- più capaci, ha portato precisamente alla for- gimi. A noi basta considerare l'idea della ma1.ione di una oligarchia parlamentare, la cui incapacità si è spaventosamenle rivelata nella crisi dalla guerra. Forse il dire che i principi della scuola, di cui è luminare l'on. Orlando. abbiano avuto un' innuenza diretta sulla formar.ione dell'oli– garchia, di cui sopra e nella quale si è effettiva• mente personificato il « diritto dei più ca• paci >>i sarebhe fare alla scuola un torto troppo grave e un onore troppo immeritato. « La ra– gione - ha spiegato Carlo Cattaneo, un altro vecchio dottrinario - compie nella :,toria una funzione mcretricia ~: e la ragione degli avvocati politici la compie in grado superla– tivo. Il diffondersi nelle scuolé giuridiche di questa teoria cli origine teclésca - o meglio di origine medievale, in quanto non è che la teoria del diritto divino. adattata dai teorici tedeschi alle nuove condizioni della Prussia - il diffondersi in ltalia 1 diciamo, cli quel!e teorie coinc.ide con la involuzione determinatasi nelle Ì">tituzioni liberali del Risorgimento prima per opera della « sinistra storica ~> e poi <lella « democrazia-» giolittiana: coincide ci~ col costituirsi nella vita parlamentare italiana cli una oligarchia cons<f'vatlice. anzf camon ib~ic: .•. • sotto maschera democratica,. Sotto la pressione di queste forze. le istituzioni rappresentative. create nell;i < risi del Risorgimento nazionale dai vecchi « dottrinari del liberalismo », hanno subito una progressiva e decisiva invo– luzione. La teoria, che serviva in Germania ad affermare la irresponsabilitlt del Governo verso il Parlamento, ha servito in Italia a darci un Parlamento irresponsabile verso il paese. E l'adorazione del collegio uninominale si acco– modava i fatti, e i fatti si gloriavano delfa teoria. L'on. Orlando e.t: catludra e !'on. Orlando .-.1· palazzo Braschi si ritrovano perfettamente insieme. li. Del rc:)to, quale che possa essere il valore intrinseco della teoria del « dii itto dei più capaci >>, la ~uerra obbliga di fatto « i più capaci » o sedicenti tali, a tenere il debito conto anche di.... quegli altri. La guerra, che sembrò, al primo urto, rappresentare il « castigo della democrazia », ha finito per rinnovarne e rafforiame, a poco a pocv, con espansione irresistibile, i principi e le idee. Le cau5;e sono molte e complesse, ma in conclusione si riducono a una: la gravit~l dei doveri e le immensità dei sacri· fizi imposti a tutte le classi sociali ha forzato le classi dirigenti, non bastando i .xrclri prtet!H di autorità, di gerarchia e di disciplina a soste– nere la rt:si~tenza, le ha costrette a sollecitare ogni giorno più ansiosamente il consenso co– scià1te dtl!t gra11d,· maggioranze, contracambiato dal riàmoscùnt:11/0, più o meno spontaneo e l:!in– cero, del loro dUilto a partecipare 11I gtr<)lrno dtgN Sta!t'. È stato ovunque un rifiorimento del ., vec– chio dottrinarismo» della « sovranità popo– lare». Del quale non ~i interessa affatto di sapere se pOSS.."t dare origine a un perfetto :)i~tema scientifico di deduzioni logiche, le quali dieno una spiegazione assoluta. gene– rale e pennancnte delle costituzioni degli Stati contemporanei. Anche que:.ta ::::.piegazione :-arti trovata dalla gaia ~cienza del diritto co- « sovranità popolare » come un fatt0, come una volontà in azione, come una manifesta– zione presente di quella che i pr?fcssori chia– mano la « coscienza gmndica » n.1z10nale e internazionale, e che sommovc ovunque le moltitudini ad organizzarsi politic1mcntc in autarchie: sia che intendano all'esercizio del potere mediante propri organi di classe (non discutiamo qui se le varie forme di dittatura proletaria: leninismo, spartachismo, ecc. rea– lizzino o no un Yero governo popolare); sia che si limitino a volere il passaggio dalle vec• chic costituzioni semiclispotiche a nuove costi– tuzioni democratiche· (repubbli~a tedesca. re– pnbblic-a czecoslovacca); sia che, scoperto il dissidio fra il parlamentarismo e i bisogni e le istitm:ioni autentiche della ùemocrazia, ten– dano ad una reazione risoluta contro le in– voluzioni del parlamentarismo. In queste condizioni, continuando a ripetere che la questione elettorale è una questione temic.a. incapace di dividere i partiti - quasi che, nella primave:-a del 1919 1 si discuta an– cora del metodo migliore per requisire i « pili capaci » - l' on. Orlando dimostra di essere ne,•• "a,110 :,uon o:;;sen·atore della realtà qn.1nto è buon costruttore di catafalchi teorici costi– tuzionali. La realtà, on. Orland< . è questa. Noi che chiediamo la riforma elettor:-ile, intendiamo con essa: a} rovesciare un'oligarchia parlamen– tan::. una << Clite • !le per ironia volete cosi chia– marla, la quale dct:ene un potere illegittimo e ~i è rivelata incapace e indegna di con,;er– varlo: - e sotto questo aspetto, la lotta con– tro il collegio uninominale è perentoria, non mira ad altro che a scalzare la base effettiva attuale di quel potere, prescindendo da ogni ragionamento sulla bont:ì e giustizia astratta del sistema; h) conseguire con l'allargamento del col– legio e col sistema proJX>rz.ionalela realizza– zione effettiva cd integrale di quella, che è la volontà del Paese e che vi s'imporrà, vogliate o non vogliate subirla: ti de h« salis ,· e) regolare il conferirn.ento e l'esercizio del mandato politico, in modo che abbia :i. ri– sultarne una certa definizione di limiti e di responsabilitit del mandato stesso. çuest'ultimo punto non è stato ancora chiarito nelle di– scus.sioni, che l'Unili,, sola fra i giornali italiani, va facendo per spiegare la importanza e I 'ur– genza politica della proporzionale. E non sem– bra opportuno richiamare su di esso l'atten– zione dei nostri amici; perchè è fondamentale per rendersi conto, nei suoi veri caratteri, della « funzione elci partiti » nelle costituzioni mo– derne. Ili. Una giusta diffidenza verso i partiti, quali ora sono, e la preoccupazione di limitarne l'assoluto predominio, è ciò che distingue noi dell'Unità dagli altri sollecita.tori della propor– zionale. E lo dimostrano gli emendamenti pra– tici suggeriti in proposito del!' Unità per ren– dere possibili, accanto alle liste di partito, an• che le candidature individuali. 1 partiti, oggi esistenti, costretti per tanti anni ad adattarsi alla forma del collegio uni• uominale e ad acceitarne i resultati elettorali - caso tipico il partito socialista ufficiale. che dcv.e accogliere nel gruppo p'1,rl.1W11!ni!lre qua– lunq~1edeficiente o affarista venga spinto avanti dalle clientele più o meno proletarie di un col– legio,- i partiti, oggi esistenti, anzi che libere t: spontanee formazioni della opinione pubblica, sono riflessi essi stes~i di coalizioni parla– mentmi, antiche, consolidate, cementate da potenti associazioni d'interessi, che non pos– sono perdere a un tratto tutta la loro in– fluenza per un mutare di meccanismi eletto– rali. Quindi noi sappiamo che J1el nuovo si– .::.tcmaa rappresentanza proporz onale vedremo ancora per un bel pezzo le vecchie influenze locali e pe;sonalì congregarsi sotto qualsiasi nome di partito e pretesto di programma; ve– dremo alleanze senza nome e transazioni scan– dalose; vedremo nel seno dei partiti, che sa– ranno poi dèi collegi ristretti entro le più va~te circoscrizioni, affermarsi gli stessi me– todi, agitarsi ed emergere molti degli stessi uomini, che ora trovano fortuna nel collegio uninominale. Una rifonna elettorale non è il toccasana immediato di tutti i mali: e noi dobbiamo prepararci a rintuzzare le nostaigie e le ironie di tutti coloro, che aspettano la prima elezione a rappre:,entanza proporzionale per scoprire che il mondo non è mutato a un tratto. e quindi dichiarare inutile la riforma: non sentiamo noi oggi attribuire al suffragio universale il pessimo funziònamento presentato dalla Camera durante la guerra. quasi che u11a 0/,1 elczi011e <t suffr,tgio universale potesse cor– reggere i re:)ultati d1 mezzo secolo di suffragio ristretto, quasi che quella sola elezione non fosse stata per giunta delittuosamente coartata in una buona metà <lei nostrv u,1escper assicurare il ri– torno alla Camera dei vecchi oligarchi, quasi che la Camera attuale non sia in maggioranza appunto la continuazio"le coatta delle vecchie Camere elaborate dal voto dei proprietari e dei .. capaci? Le ste~se cautele, che esigono gli amici cieli' Umtà, affinch\.! nella rappresentanza pro– porzionale sia lasciato libero il passo agl'ind1- vidui isolati, che non intendano associarsi a nessun gruppo o partito - cautele indispen– :)abi:i m:I momento attuale della nostra vita pubblica, di fronte a due fenomeni contrari: il di~potismo dei vecchi degenerati partiti dove questi esistono, e l'assenza totale cli partiti organizzati in tanta parte del no~tro paese - quelle stesse cautele non potranno non pro– durre degli inconvenienti collaterali: per es. il sor~ere di candidature indiduali dì uomini di nessun valore intellettuale e morale, ma di molto valore .... monetario, com'è il caso di Livorno discusso nel penultimo numero del– !' Unità. Le malattie dell'educazione politica e della pubblica merali1à •.,ono malattie a lungo de– corso e di lenta guarigione. Rimedi generali e istantanei non esistono. Tutti i rimedi sono di lenta efficacia. Le riforme elettorali, per quanto bene congegnate, sono anch, esse nmecli a lento resultato. Occorrono almeno due elezioni perchè un nuovo sistema elettorale cominci a dare i suoi frutti. Ma. premesso questo e quant'altro possiamo aggiungere per distinguerci dai fabbricanti, in buona o in mala fede, di toccasana, - noi ab– biamo fiducia che la pratica della rappresentanza proporzionale determinerà una trasformaziooe benefica de'. partiti e renderà correlativamente sempre meno nec~sarie e meno accette alla pubblica coscie za le candidature inclh•iduali. I partiti hanno ragione di essere in quanto l' «opinione: pubblica» è nient'altro che una

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