L'Unità - anno VIII - n.11 - 15 marzo 1919

' problemi della vita italiana Direttore: GAETANO SAL VEMINI .,,. Direzione e Amministrazione: Firenze, Via S. Za11obi, 11.64 .,,. Abbonamento ordinario annuo L. 10,{semestrale L. 5.25 per il Regno; Annuo per l'estero L. 15 •• Sostenitore annuo L. 30, semestrale L. 15 .,,. Un numero separato ceni. 20 .~ Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE.,,. C. C. con la posta. Anno Vfl{ .M N. 11 .,, 15 Marzo 1919 SOMMARIO: Le stuolt di Trieste, A. OBERD0RFER - flalia antibolscevica, 0. PESCE - Nel parli/o radicale, L. PER0NA - Intorno alla proporztonale, P. CARABELLESE, L'UNITA - Dtstiplin11 di partilo - Non t la prima volta - Insistiamo ora più che mal - I nazionalisti - Il progetto della Commissione - Male Inevitabile - Re/Uftche - L'Albania - Un nuollo parllto - La riforma dell'amministrazione - Spese improdultive. , Le scuole Per le scuòle, el 1 ementari e medie, il Co- · 111une di Trieste stanziava nel suo bilancio, non floridissimo, una somma davvero ingente. La scuola era un' ;lrma potentissima di difesa nazionale ; e ad accrescere il rendimento di quest'arma, e ~ pcrfezionatla, non badava ad una spesa, che critici di ,•arii partiti, per dif– ferenti ragioni, giudicarono spesso superiore alla potenzialità economica cittadina. Grazie a questa cura assidua dedicata alla scuola, Trieste si pu,i considerare oggi la cit– tà italiana piu ricca di edifici scolastici deco– rosi, moderni, igienici, alcuni persino lussuosi: con magnifiche aule bene aereate e ben ri– scaldate, con larghi corridoi e vasti atrii luminosi, con belle scale comodissime, c~n gabinetti scientifici forniti d'ottimo materiale, e con gabinetti di decenza, pare impossibile ... decenti! Vecchie scuole scavate nelle viscere di antichi conventi, meandri tortuosi di corridoi, ,l'ule buie ed umide, panche tagliuz,.ate, scale strette ed erte, latrine pestilenziali, - tutte le gioie note a chitinque di noi abbia, anche poco, girato per le piccole e grandi scuole di Italia - sono cose ignote a Trieste: dove agli scolaretti delle elementari si concedeva il lusso 1 che tra noi parrebbe :::.ibaritico, della doccia, fatta non so se una o due volte la settimana, e l'.altro, non meno inaudito, del fra iinnastica in una vera palestra annessa ad ogni edificio scolastico. Della disciplina non parlo: affidata, tanto nelle scuole inferiori che nelle medie, ad un niaestro o professore t: capoclasse », filava su– perbamente, senza tumulti, senza scioperi, sen– z \ intromissioni di padri di famiglia, e meno che weno, d'autorità •superiori•: senza, in– oomma, tutte le delizie che infiorano la scuola « laica» del bel paese f Vi si governava con severa dignità, si obbediva con seria coscienza «et dovere. Non so se insegnanti e scolari avessero sempre coscienza del fatto, che inse,. gnare e studiare era per essi compiere il loro prilllo e più sacro dovere, narional cd umano: certo, da quest'idea era tutta pervasa la scuola, e ne riusciva animato e vibrante di vita tutto ciò che vi si pensava e faceva. I program• mi erano, per forza! quelli delle scuole aust1 i:.t– che; la lingua d'insegnamento ·- non s,1rà male ripeterlo per l.1 millesima volta : a qual– che lettore la cosa riuscir:\ ancora nuova e maravigliosa ! - era l'italiana. Sinceramente, quantunque austriaci, quei programmi didat– tici erano di tanto superiori ai nostri, e i ri– sultati, che se ne ottenevano, erano tanto mi– gliori di quelli che otteniamo nelle scuole nostre, ch'io auguro al Ministero dell'Istruzione di a\"ere l.1 mano molto leggera nei ritocchi, che farà alle scuole dei paesi r~denti. È spc– r,,bile ~nzi che il Ministero cerchi dì alzare l'insegnamento nelle scuole cielRegno al livcl:o, indubbiamente superiore, di quelle di Trieste. Di questi ottimi istituti scolastici, il co– mune di Trieste ne aveva sci, oltre alle scuole elementari di città e dd territorio : due gin• nasi-licci, due ::-cuole-i:::.timtitecnici (che in Au.,tria. costituiscono insieme la Rcalschule), e due licei femmin li che corrispondono presso .i poco alle nostre normali femminili. Vanno aggiunte a queste, per fo,marsi un'idea dello sviluppo dcli· i:::.truzione media in città, le scuole dello Stato: un Ginnasio.liceo e una T"ecnica-istituto. con lingua d' in51egnarnento tedesca ; una ,;;c-uolaindustrialc 1 comprendente di Trieste 1 i corsi delle nostre Industriali e deUa :,e1.ione agrimensura dell'Istituto, con lingua d 1 in– segnamento italiana; cd un'Accademia di com– mercio e nautica, corrispondente ad una Scuola media di commercio e alla Sezione capitani del nostro Istituto nautico, anch; css,'l con Jinglla di in8cgnamcnto italiana. Delle scuole medie comunali, quando il nostro' Go\·erno ne assumer.\ la gestione, non una potrà. essere chiusa: nemmeno il ser:ondo Isti– tuto tecnico, dal quale, anzi, giova sperare comincerà il decentramento anche per altre • grandi città d'Italia, infelicitate ora dal loro unico Istituto, gigantesco e caotico. Dovranno rimanere anche le Scuole industriali e I' Ac– cademia, che rispondono a veri bisogni delle città. li Ginnasio e le Tecniche tedesche po– tranno invece sparire senza alcun danno, purchè il Governo pro\'Veda a far studiare il tedesco nelle scuo•e italiane come lo si studiava prima, ed anche più seriamente. Del resto, ripeto, non si raccomanderà mai abbastanza mano leggera nei ritocchi ai pro– g.ammi d'insegn.uncnto. Subito e a fondo si dovranno riformare, però, quelli della storia, della geografia, della religione. Per la storia, si dovrà non fermarsi al 1 48, come, per forza, si faceva sinora, salvo a far gustare quasi di nascosto, come un frutto proibito, pochi« as– saggi» di storia modernissima. E bisognerà non considerare più tutta la storia del mondo sub specù di quella della casa di Asburgo, alla quale si dedica\"a un intero anno di liceo; come due aT\fli si dedicavano> nella geogr,ifia, allò studio minutissimo delle regioni dell'Au– stria. Ottima cosa sarà, poi, abolire l' insegna– mento della religione, e sostituir!,.,, nei licei, con un pò di filosofia fatta sul serio - per amor <lei cielo, non sul modello di quella che si fa ora fra noi! - e nelle altre scuole ... con una passeggiata, durante la quale i gio– vani avranno agio di ricordare ad (IC/er11am re,· tfumonum quel professore di religione, c,he tutti gli anni, nello stesso corso, venendo a parlare di Voltaire, incominciava: « Parlerò oggi 1 con oggettività di storico, cl"un uomo, che tutti considerano il maggior mascalzone che abbia prodotto l'umanità ... ». Una sola difficoltà tecnica s'incontrer:ì in questa regificazione delle S uole me<lie del Comune: la mancanza d'una scuola, che cor– risponria esattamente alle nostre Complemen– tari. Come tipo e programmi, sono assai simili ad esse le «Cittadine» di lass1ì, uu _corso triennale, che segue alle elementari e che dà diritto, appunto, all'ammissione alle Magistrali, ai Licci femminili e all1Accademia di Com– mercio. Se non che nelle «Cittadine» gli insegnanti non erano, come da noi, professori laureati o diplomati, bensì maestri elementari, che, dopo alcuni anni dalla licen1.a normale, .mediante il cosiddetto « esame di gruppo» p..,.ssavano all'ùiscgnamento superiore. Ne de– rivava, alla scuola, nonostante i] valore e la buona volontà dei maestri, un carattere più tosto di continuazione e coronamento dei corsi elementari, che d' inizio dcli' istruzione media. Se il no:::.troGoverno trasfonnerà senz'altro le e Cittadine» nelle nostre complementari, ne verrà che i maestri, i quali insegneranno in quelle, non potendo, per ragioni di cultura - e di giustizia, rispetto a noi, insegnanti laureati dei Re~no - passare a queste, si :,,P 1 .Jiranno offet,i nei loro intere:..:.ie nella lor, rlignirft. f I 1ft' c}\1estacondi:tione si troverà forse un paio di centinaia di maestri, in tutte le terre redente. li problema non è dunque grave ; ma una soluzione transitoria 1 che contenti quelli senza scontentare noi, bisognerà. tro– varla. Delle s<:u•>lemedie tedesche ho gfl detto quello che, secondo me, si dovrebbe fare: abolirle senz':1ltro. E' quc1n .. 1. l'opinione csprc~sa fino dal\;\ metà di novembre auche dal f.a– wrolore, il giornale socialista di Trieste, che Llurante la guerra ha difeso cowggiosamente le libcrt:'l cittadine, di cui era rip:1a:::.to, nella stampa, P unico a~crtorc. Il giornale, anzi, arrivava così in là, da proporre senz' altro l'abolizione di tutte le scuole tedcsce di Trie– ste, e anche, se be11r"cordo, dell'insegnamento del tedesco nelle scuole italiane! Lo studio del tedesco, noncht! tolto dalle scuole triestine, dovrebbe esservi intensificato e reso anche più serio che non fosse nel pas– sato; e ciò non solo per ragioni di cultcra facili ad intc· clersi, ma sopra tutto per moti– vi economici, i quali saranno per Trieste ita– liana non meno urgenti di quel che fogsero per Trieste austriaca. Se, infatti, Trieste diverrà il porto meri– dionale della repubblica di Boemia, se i pae;,;i ciel bacino del Danubio, della Drava, della Sava ~dfluiÌ-anno ancora ·alla città adriatica con le loro merci in transito, le necessità lingui– stiche del nuovo porto d'Italia non saranno diverse da quelle dc1l 1 antico emporio dell'im– pero asburghcsc: ancora, cioè, come nel pas• sato, nel trattare per ragioni di commercio con gli siavi del nord e del sud, con i tede• schi o con g 1 i ungheresi, con tutli i popoli, .nsomma, che, oggi liberi, costituirono già l'antica Monarchia d' Ab:::.burgo,Trieste dovrà usare la ttnica lingua, che tutti quei popoli intendono ugualmente bene: la tede~ca. Nè si vorrà, spero, per malinte~o spirito nazionali~ico, rinunciare nei rapporti com– mérciali a questa lingua comune; sr.:nza la quale :1 noi italiani s 1 imporrebbc la necessit,\ di studiare le q■attro o cinque lingue degli czechi, elci scrbo•croati, degli ungheresi, dei rumeni; o a tutti questi s'imporrebbe l'ob– bligo di CùnOS<"Cre l'ita'iano: cosa ottima in teoria, ma non so quanto attuabile imme– diatamente ;i fini pratici della vita commer– ciale di Trie:::.te. Non so nemmeno se sarà po~ibile togliere del tatto e fin da principio le scuole elemen– tari e «Cittadine)) tedesche: non già per la popolazione italiana, ma appunto per qi:cl tanto di tedeschi, che potranno rimanere, per varie ragioni, nel nuo\"O porto italiano. Venuti in città sott, Pantico regime, im– piegati dello Stato, impiegati pri\"ati o ,.com– mercianti, i tedeschi vi sono una piccola minoranza; bisogna aggiungere che di solito, dopo una o due generazioni, essi si fondono con gli italiani, e che, nella Trieste irredenta, non era cli!Ticilcvedere fìgli di pad~e tedesco militare in prima fila, e sinceramente, tra gli irredentisti i anche è sicuro che i più since– ramente austriacanti se ne sarann > andati in– sieme con il loro amato Governo, o che lo seguiranno fra non molto. J\Ia se anche i tedeschi, che rimarranno, :,_arannosolo pòche migliaia, se anche saranno p:ù che mai facilmente aesimiJabili dagli ita– liani> giustizia vuole ch'e:,:,i abbiano il mezzo di far studiare in città i loro figliuoli nella loro lingua materna, almeno per quanto ri– guarda il primo grado d' i,;;truzione. F.cco pcrchè ncn sarebbe il t..MOdi abo– lire .senz'attro 1 1c elementari teclesc)1e. Ben ahrimenti delicata e grave è, invece, la questione delle scuole slovene a Trieste. È noto che il comune di Trieste, retto dai libe• rali nazionali, negò sempre agli slove~i della città jl diritto non solo ad una scuola media, ma anche al più umile corso elementare; so– lamente a quelli del suburbio e del territorio concesse le elementari slovene. Non è il caso di ritornare oggi,· per giu– dicarla, su questa polilic:1, che lasciava pa– recchie decine di migliaia <li giovani senz' i– struzione primaria e secondaria, o, per dir meglio, li abbandon;H'a alle scuole di pro– paganda dei SS. Cirillo e :Metodio o di altri Santi del genere, che non insegnavano certo al loro protetti l'amore del prossimo! Il partito, che resse ininterrottamente il potere nel Comune in quest1ultimo mezzo se– colo, si scolpò delle accuse rivoltegli per que– sta sua politica scolastica da slavi e da so– cialisti, con ragioni, che potevano magari parer buone in tempo di guerra dichiarata, come fu quella che si combattè - un po' per volontà dcli'Austria, un po' per volontà degli slavi, un po' per volontà degli italiani --:- in tutto l'Adriatico. Ma oggi, per le stesse ra– gioni, negare agli sloveni quelle scuole slo– vene o croate su territorio italiano, cui essi h:\l\flO in-;ontcstabile diritto, sarebbe pegg:io che un errore, una colpa. Oggi, lo Stato italinn• deve dare agli slavi - molti o pochi che siano per essere - che si trovano inchiusi entro i suoi nuovi confini, la :::.icurezza che in nessun modo si attenterà al loro carattere nazionale, e che, anzi, dal oul}VOGoverno avranno - sotto garanzia di reciprocità di trattamento per gli italiani appartenenti al futuro Stato jugoslavo - i mezzi necessari per difendersi da qualunque, anche involontario, tentativo locale di snazio– nalizzazienc. Di questi mezzi, la scuola è uno degli essenziali. E la scuola non si potrà negare ~gli slavi delle zone grige, o ai nuclei di slavi disseminati entro paesi italiani, per con– cederla solo a quelli dei paesi di tinta slava uniforme. Quindi Triest~, dove gli slavi sono una minoranza di fronle agli italiani, itia una mi– noranza tutt'altro che trascurabile, dovrà avere le sue scu'.'le slovene, anche se queste urte– ranno da principio contro l'antico odio e gli antichi pregiudizi - in gran parte, badiamo ! giustificatissimi - della popolazkne italiana. Che queste scuole possano essere mantenute, almeno 'le clctr.entari, dal Comune, non mi par possibile, finchè Consiglio e Giunta sieno in mano dei liberali j ma quando le nuo,·e elezioni avranno un po' mutato faccia all'Am– ministrazione Comunale - si che i criteri nazionalbtici, che la ispirarono avanti la guerra, cedano ad altri più umani crite:-i, che ~i sono venuti formando negli anni della più dura oppressione - no:: sa:-;l for~e impossi– bile far intendere ragione anche s:: questo punto ai reggitori del Comune. Comunque, e finchè non s'arrivi a questo, è stretto dovere dello Stato italiano verso i suoi nuovi sudditi di nazionalità non italiana, di assicurare loro la possibilità dcli' istruzione elementare e media 11ella lingua m:iterna, a Trieste, aprendo al più presto, e da■do loro la mas.sima dignità, scuole elementari, e almeno una scuola media con lingua d' insegnamento :..loveno. Par inutile aggiungere che in queste scuole, e fino dal primissimo anno, si dovranno inse-

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