L'Unità - anno VIII - n.6 - 8 febbraio 1919

problemi della vita italiana Direttore: GAETANO SAL VEM!Nl .,. Direzione e Ammin.: Firenze, Via S. Zanobi, n. 64 .,. Abbon. ordinario annuo L. IO, semestrale L. 5.25 oer il Regno: Annuo per l'estero L. 15 .,. Sostenitore annuo L. 30 .- Un numero separato cent. 20 .,. Si pubblica il Sabato a ROMA e a FIRENZE .,. C. C. con la posta. Anno Vfl/ ..: N. 6 ..: 8 Febbraio 1919 SOMMARIO: Colonie e Socield delle Nazioni, A. DE VITI DE MARCO - la polillca dei rigatlieri - Il G 111erno burocratico - le/ture r11ccoma11dale - Il nuovo partilo cltricale, GIUSEPl'E DONATI Pel convegno degli •unitari"', GIOVANNI MORI - Uno clre ha capilo. Colonie e La porta aperta coloniale. Nell' l/11là abbiamo più volte, e prima del no,tro intcr\ento armato, posti come fini su• premi della gi,crra da conseguirsi nel Trattato di pace, il pr neipio della porta aperta colo• niale. Nel no~tro programma della pace demo• cratica quel principio ri.ipondi.;va all'altro della riduzione della l>arricra doganale tra le Nazioni europee e ne era la naturale integrazione (1). E~so inoltre, per ovvie r,1gioni 1 è su~ccttibile di attuaz onc pili rapida e c:ompleta 1 che non il libero sca bi 1 ;:assoluto tra le vecchie na– zioni soggette da lungo tempo al regime pro– tezi(Jnistico. Per politica della « porta apeita » i so– gliono oggi intendere due cose:...,..._ libertà commr-rclale cd eguale tratt.1mento da conce– dusi a tutti per le esportazioni e per la uti– lizzazfone finanziaria e industriale delle ri-,orse coloniali. J1 regime delta porth.aperta avrebbe dovuto attuar~i, nel nostro primitivo pensiero, a mezzo di accordi e trattati internazionali. Orn, invece, al sistema dei tr,1ttati si so– stituisce la Società delle Nazioni, secondo la piò g, ni,lle, la più progredita e la più pratica proposta del Presidente Wilson. li contenuto resta il medesimo; ma la Società delle Nazioni offre un mezzo pHt elfìcacl: e,t una forma più perfetta e duratura di i ;taran1.ie, per assicurare la porta aperta e l'egual trai lamento agli im– portatori, ai capitalisti, agi' imprenditori, ai lavoratori di tutte le provenienze. Società delle Nazioni e Colonie tedesche. .~Ila Conferenza di PJrigi finora il sistema è attuato ~oltanto alle colonie tedesche. Contro tolorn che ne ,·olev no la !!partizione secondo il verchlo principio dd d.:>mioio assoluto e dello sfruttamento esclu!i\'O per parte della Madn·patri;.t, ed anche contro coloro d1e vo– levano bcn,i il dominio a,soluto, ma promet– tevano un governo umano verso le popolazioni indigene è un regime di libertà economica ver'iO le altre N,11.ioni, il Presidente \Vii.son ha proposto e ottenuto cl e le colonie tedesche passino ~ollo il dominio eminente del nuovo « Org,tni'imo Supern.1zionalc ». T1alta:;i, dunque, di una grande vittoria. del prin Jpio: ma d1 una attuazione limi·ata di esso. B1st1gncrà forse ,\ccontent.ln.enc di fronte alla osti lit,\ del v cchiume politico, nazionale e nazio1uli1tìco, t he ingombra l'atmosfera della Conferenza «lell., Pace mondiale. Ma non dc\·e tacel'-i ..::hel'organismo nuovo nasce con alcune gr.,vi man, hn·olc zc di prin– cipio. Tra le quali quc .. ta : che il p~1trimooio territoriale della $.,cietà delle Nazioni si for• mi per <liritto di conquista, c1.)ntro il vinto. Se il nuovo onlinamento é ~upcriore al \'ecchio, dovremmo augurarci che domani il nuovo vinto sia la Francia e dO(>Odomani I Inghil– terra e poi - mettiamola ultima! - l'Italia. (1 Vrdi "Unit1., del 1q ~luio 1915, o·nero A. J,· I~~# d~ .lf,,1r.:o, LA GUERRA l!..VROPE..\ 1 p,ag, %8 • ;li,1i ,·o.;liamo che Il ouo,o 1r.tt.ato dì p:1ce ob– • bli1?hi tuth 5::liSta:i !\ rMlurre le •re militari. .. '\:,,i ,1.11:li:amo che oel nuo,·o tratt!lto di pace • tutu .:,li 'Oli c.i,·ili si obblighino a ridurre gndual- • m...n,e le b:anic-re d~n.,li. e );.;,i , ..(liAmo che- nel nuovo tratt:ltO di ~ce e sia n1.-on("t'tç111ta b. lib<-rtl dd D'W"Ì. • X>)t ,oi;:-liamo che nel nuovo trattato di pace • &b ,d,...~t:1•'> il principio dt'lla porta 1pt'rt:l In tutte e lt coluoit' ~. Società delle Nazioni V't in questo primo espcmnento un germe di contraddizione, che deve l~lSciarperplessi tutti coloro i quali ~anno rendersi contl> della portata pratica, anche nel lontan futuro, di ciò che oggi può apparire con meno scrupolo dottrinario. I.a stampa tedesca è insorta contro questa spogliazione territoriale; la quale, avendo ca– rattere economico di azio11ccontinuativa, ali– Ìbcnterà giornalmente il desiderio della riscossa. 11 popolo tedesco si rassegnerà più facilmente alla perdita "politica dell'Alsazia-Lorcna,che non alla perdita economica delle colonie, perchè questa gli crea una posizione di inferiorit.ì. e di dipenden1.a industriale e commerciale, di cui sentirà. giornalmente, continuamente, il danno e la offesa. Del resto, non è forse vero che la Francia si era più facilmente rassegnata. alla perdita politica dell'Alsazia-Lorena che non all'art. S del trattato di pace, che le impone,·a perpe– tuamente cli concedere alle importazioni tede– sche la clausula della nazione più favorita? Perchè dimenticasi facilmente il passato? Non crede il Presidente \V1lson che il re• gime coloniale adottato in odic•alla Germania sia per diventare una causa di conflitti? Nell'interesse della pace giusta e clurl!vole e nell'interesoe stetJ,'l tiella ~"oduziob~ mon– diale, la soluzione più conforme allo spirito delle Sllcietà. delle Na1.ioni è evidentemente que:..ta: che le colonie tedesche dovrebbero esser restituite alla Germania e i;ottoposte allo stesso comune regime della porta aperta e dell'egual trattamento interna,:ionale, nonchè alle altre norme di govemo e di amministra– zione interna, che dovrebbe essere estesa a tutte le colonie delle altre nazioni belligeranti e neutre. Sull'applicazione J>Oi del nuovo regime concordato. dovrebbe invigilare direttamente la Società delle Nazioni con organi propri di sorveglianza e di controllo e di polizia ; organi rappresentanti tutte le nadoni associate. Non occorre entrar in particolari intorno alla forma o al contenuto del governo colo– loniale, o del governi coloninli, che si volessero immaginare e con~rctare per adattarli alle varie colonie, secondo il dh·crso grado di sviluppo di queste e la diversa natura dei rapporti politici, che le legil alla Madr..:patria. Il Mandato. Solo in vi,1 subordinata si può entrare 11ell'ordine di idee prevalse o che ac, enna a prevalere i.ella Conferenza. Accettato, per– tanto, che la I.c-ga delle Nazioni pos<1a~rati– cam~nte cominciare a funzionare soltanto per le colonie tedesche, è inaccettabile che il go– verno diretto sia attribuito per mandalo alle ~ingole N'azioni vincitrici. L'idea del mandato è un evidente com– promesso tra la vecchia. politica dell'accapar– ramento esdu.sh- o delle colonie e la nuova politic l della porta aperta. Evidentemente i Governi che a!-.p1ravanoalla dh isione e all'at– tribuzione in proprio del bottino coloniale tcdesc ,, battuti sulla domanda principale, ri– pil"'gano sulla subo~dinata e sollecitano il mof'ldalo. L'btituto del Mandato è vecchio; l'inganno c.:.he la. f •m1ulanasconde è noto nella st ria dei trattati e della diplomazia. S ,no numerosi i casi di ::\fandati ad oc·cupare e ad amminktrare tem– poraneamente terre altrui, che l,Qno diventati perpetui. N,,n si o,ava proclamare l'anne~sione di diritto e si <lava il mand:Ho temporaneo, \;,1~~'nlt~-·-' t....... ,:•: ~u prolungamento all'infinito. Non diversamente le Nazioni dcli' Intesa accetteranno il m melato di governare di fatto le colonie, che di diritto spettan alla Società delle Nazioni, con la tacita intenzione di tra– sformarlo nel possesso assoluto e perpetuo, al quale veramente aspirano. Alla Società delle Nazioni resterebbe una ftpecie di dominio eminente, o di nuda proprietà, destinato ad assottigliarsi e a sfumare ogni giorno cli più; alle singole Nazioni mandatarie passerebbe il domi"niòutile, destinato a diventare ogni giorno di piu possesso ass liuto e perpetuo. Egli ~ noto, del rc~to, che basta il dominio politico - se ad esso manca lo spirito di perfetta lealtà e buona rede - per ~ercitare lo sfruttamento csclusi"o delle colonie, anche concedendo a tutti il regime fonnale de'la porta aper a. Epperò pare ovvio che lo spediente del 1lfandalo è un comprl)messo che, in atto, mi– naccia di distruggere Il principio. In co•,clusione: - concesso che la Lega delle N,ltioni debba, per oeces~it:\ contingenti, cominciare la sua vita come la nuova Madre patria delle sole colonie tedesche, deve anche di esse tenere il governo diretto, con amml– ~;~'f,Ulao1> polizia cd esercito miitl, assicu– rando il reale tr,1ttamento uniforme a tutte le Nazioni associate. Terre asiatiche e vecchie colonie. Ma cii>n ,n basta per sistemare il problema coloniale. Oltre le colonie tedesche, vi hanno le terre asiatiche che saranno sottratte al do– minio dell'Impero turco; e poi vi hanno le colonie appartenenti già alle altre Nazioni alleate, associate e neutre. Le terre asiatiche non sono paragonabili nè alle colonie africane, da una parte; nè alle Na7.ioni europee, dall1altra. Si considerano come un q11irl111edtim1, soggetto pur sempre, come bottino di guerra, alla ripartizione tra i vincitori. Per es-..e,piò che mai, bisogna adottare il govern diretto della Società delle Nazioni e scartare lo spediente del mandato. Con ciò verrebbero a un tratto tolU! di meazo le riva– lità J>olitiche dei numerosi aspiranti; e sareb• bero eliminate le preoccupazioni di future rivalità politiche tra glt assocl;iti di oggi; sa• rebbcro, invece accresciute 1 sulla più vasta area, la possibilit:ì di libere <"ombinazioni del capitale e del lavoro per il più economico sfruttamento; e si darebbe carattere puramente econo1uico e ch•i 1 e e ammini.str.1tivo al Governo delle Societ.\ delle Nazioni; e questo sarebbe meglio accetto alle popolazioni sunicoloniali e scmina1.ionali, e potrebbe più facilmente es– sere modificato e attenuato, successivament~, a misura che i popoli indigeni si mostras-ero capaci cli autogoverno. Questo regime uon escluderebbe accordi speciali e secondari o temporanei, per fare a singole nazioni, cioè ai loro Governi, cooces– sioui particolari per lo sfruttamento di mi– niere e di terreni che potessero fornire ma– terie pritne, i>Opratutto nel periodo della rico– struzione industriale del d •pogt1erra. ln generale e erroneo che 1 mancando la sicurezza. del dominio assolut,> e duraturo, la Madrepatria non avrel>be lnv•res'lC d1 fecon– dare le terre asiatiche con investimenti di cospicui capitali. Poichl°· i capitali di regola appartengono a privati, e que~ti troverebbero la massima garanzia nel Go\'erno colletth·o della Società delle N;.1zioni. Per le spese di carattere generale e con– dizionale, che spettano allo Stato, la loro uti– lità non può rivelarsi che a traverso gli utili degl' impieghi pri\·ati. Epperò la loro naturale reintegrazione sarebbe fatta dalle imposte. In– fine non si vede per quale ragione o residuo di vecchi pregiudizi nazionalbtici, le spe~e di carattere statale e generale non debbano e:..• sere ~astenute per rato dalle Nazioni asso– ciate nel governo comune. Restano le vecchie colonie che sono già e che resteranno sotto Il dominio delle Nazioni vittoriose e dei neutri. Lasciarle completa– mente fuori del nuO\'O regime sarebbe un.t contraddizione, e creerebbe uno stato di lotte tra il vecchio e il nuov.> regolamento colo– niale. s-~ il nuO\'O regime è superiore nl vecchio, esso deve esser modificato per av\•icioarlo a questo. La :,0luzione del comple'.'>SO problema deve presentare una certa armonia, come ri– sultato dei nuo\·i principi operanti. E l'armo– nia si ottiene se, per le , ecch1e colonie, si adatt~ il principio della porta aperta assicu– rato da nuovi accordi internazionali, consa– crati dal Trattato di Pace. Conclusione. Entro queste grandi lince, la soluzione del problema ·- tripartito fra colonie già tede– sche, e terre asi,lliche gi;' turche e \'CCchie colonie - sarebbe ancora accettabile ; e non potrebbe sollevare neppure fondate obiezioni da parte della Germania. Po~chè questa reste– rebbe bensì esclusa cl:ll dominio politico delle colonie (dominio )>l>litico-che potrebbe essere pericoloso per la pace mondiale); ma non lo sarebbe dallo sfruttamento economico ciel nuc– vo Impero coloniale mondiale. A. DR VITI DE MARCO. La politica del rigattieri li Ministro d 1 Italia ad Atene, rice\ endo la colonia italiana per il capo d'anno, ha dichia– rato: « Noi consideriamo l'abitudine di cli– « chiara re giuste le proprie aspirazioni e in– « giuste le altrui tome "141:0 poltmico j>tr KÙm– -.: ge,e a qutl componimento di tu/li i niprllivi « ifllertssi no; onali, che è il fine supremo cui « tendono gli uomini di stato responsabili ». È la politica del rigattieri.: si chiede di d per ottenere cinque. Allaqt1ale si •':>pone la po– litica dei prezzi fissi dei commercianti in gran– de: stabilire il prez1.0 giusto, e non ammettere disrussioni: o prender o la ciare. Ci sono I paesi rigattieri, o ci sono i pae.,i che commerciano In grande. li nostro paese vuole e&,&ere classificato Ira i paesi rigatt1er Ecco tutto. Solamente, c'è un pun~o su cui Il paragone non cor e. li rigattiere che chiede dicci pc aver cinque, sa benissimo che li cinque rap– presenterà per lui un buon affare, e quando l'ottiene ne è tutto contento. li popolo italiauo, invece, grazie all l tattica dell1on. Sonnino e dei suoi sagrestani corre pericolo di convin• cersi che, se non ottene!,se quel diet i, sarebbe rovinato. E polchè il dieci non è posBibile ot– tenerlo, il popolo italiano corre pericolo di uscire da questa guerra scontento, deluso, ir– ritato. li tratt.tto di pace, in quc:,te condizio– ni, invece di essere considerato, quale sarà, proporzionato premio di una grande vittoria, gli apparirà come un Caporctto diplomatico. Dopo avere sabotata la guerra ool a po– litica dei rigattieri, l'on. Sonnino ci sta !Klh•J– tando la pace. :---–

RkJQdWJsaXNoZXIy