L'Unità - anno VII - n.47 - 23 novembre 1918
L'UNITA PER ESSERE AMICI On. Direzione d.tll'« Unit.à », :vii permetta ora, qu&ndo i tatti no11 hanno smentito quello che l'Uni.td nobilmente ha- sempre scritto in difesa rtella causa jugoslava, d'inviarle le mie più sincere e cordiali felicitaiioni per i I trionfo dell'opera sua, che con lucida e chiara visione del nostro comune avvenire è anelata lJPI" anni procle.mando innanzi a tutt.i il popolo 0 <l'lta– lia e contro tutti gli ostacoli: la.clichiar-u.zio11e dei Governo italiano tiguarclo al movimP-nto jugo– slavo, e tutto quello che ne è seguilo, è, in ptiruo luogo, merito dell'Unità. Crndano, 1 Jet.tori dell'Unita, che i jugoslavi (e.c– cezione fatl1> di una piccola. parte di iJ·ra-gione– , oli: tutti i ·popoli ne hann:i) 1a,·anno tutto il 1iossi.l:>ile per venii·e a una cor·dial-e e ,sincera in– tesa con J 'Il,a!ia. Non corrisponde a vaità che esista un odio fra le nostre naz,oni. Ci furono nel passato delle lotto fra italiani e jLgoslavi nellP. tene ad1·iati· che; ma queste non furono mai da parte nostra ispirale da odio ,,azionale, e potrei pol'lat'e una infinità di esempi, che convincerebbero. In quelle loUe gli ilaliani avevano molte volt.e pe-r alleal; partiti e uomini slavi. · li popolo it.aliano e jugoslavo non si odiano. lo conoseo molto bene la mia nazione, e pos~o ·dire di conoscere anche l'Italia - e per· c.iò queslo lo posso affermare. Se ci saranno <legl; uomini, che :,a.pranno subito ora ·condurre Je nostre nazioni sulla vera via, esse potranno esse1·e non alleate - i,-e1 ché l'alleanza. non vuo.le dire nulla, e noi >,erbi ne al>biamo un buon esempio con la Bul– ;:a-ria - ma amiche. Ghe io questo lo desidcrn caldamente, lo dimostrai ;n ,·.ari articoli nella stampa italiana. E non sono 80lo. Tutta la rnin nazione lo desidera. I serbo 0 -Ct'onto-sloveni al principio della gueaa attendevano con la st~ssa ansietà le armat€ ila– !iane, con la qua1e attendevano queìle deÙa Ser– bia, nostro Piemonte, e della frate111a. R<tissia, perché erano convinti che nt,.alia cli M.azzirH non av.rehbP. passato Ja propria frontiera. per calpe– llta,·e i nostri sacrosanti diritti nazionali. Non fu oolpa nostra S€ la campagna slavofoba ratta in Italia. dal ·settembre del 1914 al ma 1·zodel 1915 ro– vinò una fn.nzione magnifica Poi ci è sempre doluto vedere chr Jc1importanza del problema jugoslavo fosse so1a-m.ente in queB\-0 gfocnale, già dal principio della guerra, accen– tuata, spiegata e difesa, rnenl;-e quasi in tutta l'altn1- stampa le ostilità et'ano molte. Ci .si os– serva.va che quelle ostilità provenivano da una più o meno inesatta cogni1.ione del modo in cui i,l'oredeva. il moviment" ju~oslavo. Ma dopo che la d'icttiara:zione di Co1·fù venne accettata nel procla(ma del Club parlamentare jurgoslavo cli Vienna1, e poi dai proclami cli Zagabria e di Se– rajevo, non forse era oppot'tuno accentuare l'im– portanza di q;uasto (atto. almeno con una brevP nota in margine alle notizie telegrafiche? Nem– meno questo. Perchè? Non si deve dimenticare che il movimento jugo– slavo non è nato dalla guerm; m~ è vero il cen– trarlo: la guerra fra Aust1ia e Serì,i.. e nata da.I movimento jugoslavo. La causa jugoslava è stata condotti!. il,! trionfo dalla vittoria. d~ll'Intesa; ma si deve ricordare che iI primo colpo di fuoco parti dalle \-ie di Serajevo, in piena terra jugo– glava., Mntro Vienna. Perchè, du.nque, dire (come il « Piccolo Gior– nale d'Italia » - 26-27 ottobre - nell'articolo di fondo l che i croati sono stati sempre i difensori di Vienna? Questo è imo s~.hiaffo per una nazio– ne, che ha impugnato per la orima le armi con– tro' gli Absburgo. Si deve notare, e non si deve dimenticare, ·che i croati furono i' primi a pren– dere a fucilate la nazione teda;;ca e ma.giara, e che i croati sono stati i primi, per bocca dei lo,·o llòmini politici, a chiedere il ritiro dei soldati serbo-croato-sloveni dal front.e italiano. I.Ali mi può chiedere: e prima? Lontani sono quei giorni del 11>48, 1859, 1866. Ma si potrebbe 1mche quei 1atti giustificare. No..11 dimentichiamo_ che allora i russi erano àalla 9a.rte de!l 'Austria. :I-fa dopo di queett anni i croati (nella loro mag- ~ioraoza.) sono stati ~empre i nemici non so10 •di BU',dapest, ma anche di Vienna, proclamando, mf)lto prima della guerra attuai~, che l' ",ustri:.– Ungheria doveva essel'e distrutta. Oggi si cantano nella ~tampa italia11a <'egli inni alla,. Polonia.. La martire Polonin lo merita. :lfo lei sa bene che i pola.cclri dell"Austria sono stati ~e.mpre, fino a pochi mesi fa, i più fedeli ~rvitori della ,Monarr.hia Da.nubiana. -\vevano anche lorn delle ,·agioni, per essere giust.iJìcati - la Rus~ia 1.arisl,a. E perchè ol'a non si dice di loro quBllo che si d·ioe dei crnati, i quali sono Ira le nazio11ali1iL oppre~s" quelli che hanno sacrificalo più di tutti per la loro libertà e indiyiencl•mza.? Se si desidera una sincera amicizia fra le no– sn·e 1,a,zioni, e la dvobiarno volere, ora è il -mo– mento più opportuno e· favorernle per stringcl'ia e veniJ-e sulla base dei prin<.-ipi proclama li rJ:J. \Vilson a un'intesa cordiale ~ giu~ta per la 1iso lu.z.ione delle questioni territoriali. Per ottener~ questo bisogna finirla con le ingiurie conlt<- i croati. Negli uHimi giorni prima dell'armistizio, fug– girono, con una barca a vela, <lei jugoslavi e un hoemo della Dalmazia., e vennero in Italia, por– tando con 5è 1ma massa di documenti dei massa– c1•i compiuti dall'Austria-Ungherir, nelle terri) se1·bo-croato-slovene e il preannunzio dei fatti f'i– voluzional'i di Fiume e di quel!i t>he s•uccessero a questi. Ur, mio a'I!ico, che si trovava fra. loro, mi parlò- caldamente dell'intesH e cordiale ami– cizia fra gli italiani e jug<'lslavi delle provincie adriatiche, e non poco si stupi, <lllando io gli dissi, che ancora, dopo la dichiarazione del Go– verno' italfano e dei falli recenti, i voJontan jugo– slavi sono nei campi di cone.e1Jtramento, e che a.n– co1·a si ingiuri:mo i croati nella stampa italiana. Io sono convinto che il giornale l'Unita vorrà essere ancora il nobile difensore nella, nostrn cat)sa e della mia ·nszione, e S!)ero calda.mente ohe vorrà dire una sua autorevole parnla. in que sto riguardo. e,,., o,;sequi I (CENSUflA) Jasa Grgasevic. Ptlr quel che riguarda la « stampa Ha.liana», gli jugoslavi non de:bbono meravigliarsi se quei giornali, che ha.nno sempre lavorato al sai va– taggio dell'Austria e al ritorno dell'Italia nella Tiiplice Alleanza,. continuano a.cl. eccitare i loro lettori contro gli slavi del sud. Mà quei giornali non sono tutta la u stampa italiana». E gli jugo– slavi, che vogliono sincerament€ l'amicizia con l'Italia, dovrebbero avere un poco più il senso delle proporzioni, essere un po· meno permalosi, sapere distinguere UJ1 po' chi.ararr:ente gli scrit– tori di certi giornali italiani daU-intewo popolo .italiano. Per es. iI Pìc~olo G'iornale rl'l ta!ia nor: · è il Corriere della sera: non è neanche i I Giornale · d'Italia: le sudicerie slavofobe più grossolane e più spudorate, il signor Berg!l-mini 110n osa più scolarle, da alcuni mesi a questa parte, nel Gio-r- 11-ale d'Italia, che vuole' o,vere un'apparenza di maggiore serietà e dignità: le sfoga, o meglio le lascia sfogare &l suo Franco Cabuli, nel supplé– m'ento destinato alle serve e alle cinematografie di Roma e luoghi infetti circunvicini. Queste di– stinzioni vanno notate da quei jugoslavi, che non 229 si trova.no in quello stato di esasperazione na– zionalista, per cui tuUo il mondo tra i I de vere di ~tare in ginocchioni innanzi alla immagine saoro– sunla ,lei la propria nazione: e guai a quel paese in cui un ,solo scombioperatore di giornali osi scri– ,··et'e una scempiaggine o grossolanità sul conto della nazione elet.t1r. Di queste bestie malvagie e di _ pavoni nazionalisti ogni nazione ha i suoi. E non /:'è e.n·ore .peggiore che rendel'e una intera na– zione rnsponsa.bile degli alti dei singoli : quesv.i tanto per l'Italia, qua.nw per- la Jugoslnvia. J nostri amici jugoshv), poi, clebbono atllibu"i1 ~ i" huona parte a sè stessi la indifferenza e igno– ranza di molti giornali italiani a riguardc, dei loro problemi nazionali. Per· e~. il Grigasevicli si lamenta verchè delle ultime manifestazioni nazio– nali jugoslave i giornali noa abbiano messo i11 iuce il valore. :\fa che dia,o;o vuole il G. che gli scrittori <li giornali capiscano e facciano capi re sul valore di quella robn? Tocca,vp. agli jugoslavi spiegarla a.i giornali in co1nunicati regolari e con- 1inui. Allora i giornali favorevoli alla intesa italo-' Jugoslava sarebbero stati incantati <li fare sfog– gio di dottrina jugosla,·a, rielaborando a modo loro le infonnazioni fornite dal centro jugoslavo. Così hanno fatto gli czechi. Cosi non hanno fatto gli jugoslavi. Aiutati 'che dio ti aiuta. L'Italia, sissignori, non sapeva, un'acca dei pro- 1:,Jemi jugoslavi nel 1914, e ne SI' pocl'lino anche oggi. Di questa ignoranza ba appr6fittalo la con– sot-teria Pitacco e e.i per spacciare neJ nostro paese una infinità di frottole s,11 conto degli j•1- goslavi: nè più aè meno di quel che hanno fatto 1 nazionalisti ju 6 oslavi, cl1e hà11no approfittato dell'ignoranza angln-fr,inco-amer·icana per ren– dere ai Dudan, ai Tamari, ni (:ippico, pan per fo– caccia. In queste condizioni, ritnlia. doveva essere il campo preferito della pr.iµawrnda dtgli jugo– slavi runici dell'Ttalia. Invece che cosa hanno fatto essi? ,\1entre i loro nazionalisti, accecati di od· o feroce conlro l'Italia, si sono sparsi per il mondo a fare contro di noi una campagna di diffamazio– ni s1>e,ssoschifoS€, essi - essi -- gli jtigosla.vi. ;inceramente amici_ dell'Italia, _._ si sono chiusi nel siienzio, e 11011 han fati o niente: in -parte per– chè sono rimasti scoraggiati dal!~ prime difficoltà che incontrarono fra noi, - anche gli czechi ne Incontrarono -, in parte percbè banno a;vuto paura di essere calunniali C'lm6 h-aditori dei loro nazionalisti. Noi, che rlon al:lbiamc avuto questa paura, abbiamo il diritto dj dirlo: gli jugoslavi, a.mio( dell"Italia e desiderosi di un equo compro– messo, n0n hanno fatto il loro dovere; -~i sono la– sciati ricattare dai loro nazionalisti; si sono limi– lati a. farci sapere in privato che ci erano rico– noscenti dell'opera nostra e vi acc0nsentivano con fervore; ma non hanno avuto mai il cora,ggio di farsi avanti in pub'.blico. Questa è la verità. Perr.hè a-llora si lamentano c\ell'ltalia? PeYchè non comin– ciano a la.mentarsi di gè stessi? Condizione fondamentete perche la propaganda per l'amicizia ita.lo -jugoslava, fosse propagata ra– p'idamente in Italia, era ed è che si <-hiarissero bene in forma concreta i tern,ini del comp.romessò r..clriatico1.Errori di goyerno, contro i quali a:bbla– mo sempre protestato, hanno imt>edito che il pro– hlema fosse risoluto dai Governi. Ma chi impediva che la soluzione fosse preparata da individui !so. lati nella opinione J}t1bblica dell'Italia della Ju– goslavia, dei paesi .alleati e neutrali.? Noi c\el– J"Unità questo• lavoro l'abbiamo falto: e i resultati sono stati tali da superare ogn; nostt'a aspetta– zione. Ma lo hanno fatto gli jugosiavi, amici del– l'Italia e consapevoli della necessità. di un equo compromesso nel problema territoriale? No, no e no. Hanno avuto paura di esse,·e calunniati come lraditori della loro nazione dai loro pazzi sfrenati e malvagi. E allora di che si larnen1a110? Per chfo. dere la giustizia agli altri, bisogna cominciare con ' l'essere giusti con sè. Quale grnppo di jugoslavi ha avuto finora il coraggio di essere pubblicu– mente giusto con sè, come siamo stati giusti nol dell'Unità? E piuttosto che accusare l'Italia interu di ingiustizia - quest'Italia, in cui ci siamo, per– dio, anche nei, - i nostri amici jugoslavi non $entoho venuto finalmente iI momento di dimo– strare che c'è "della gente giusta anche nella loro nazione.
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