L'Unità - anno VII - n.16 - 20 aprile 1918

82 eur11.2.ionia vita intera a premi vitalizi, uno, che aJl'etll di 30 anni si voglia assicurare con l'Ist~– tuto Nazionale, paga L. 19.8.3 per miUe lire as– sicuro.te ; con le Assicurazioni Generali Venezia pagherebbe L. 21.30; con la Riunione Adriatica L. 21.28; con lo. Danubio L. 22.47; con l'Abeil– le L. 24. E do. molti altri, che si potrebbero ci– inre per ogni forma di assicurazione, appare che le condizioni, che l'Jstituto Nnzionale fa agli as– siourati, sono particola.i:mente favorevoli. Ma queste condizioni di favore, pur o.vendo un valore indubitnbile, non costituiscono in nes– sun modo, dn sè sole, un argomento decisivo u favare del monopolio stata.le, specialmente se si' consideri che il fenomeno dei premi bassi è probabilmente conseguenza del regime di semi. monopolio o delle necessitò dello. concorrenza fra l'Istituto di Stato e le società private, sopravvis– sute alla legge del 1912. Non appeno. il monopo– lio diventa completo e l'Istituto sia padrone del mercato, nessuno potrò impedirgli di aumentare i premi. Anche nella assunzione ·dei rischi di guerra, l'Istituto ha compiuto opera benefica. Il regime adottato nel 1915 pet" la copertura del rischio di guem~ nello assir.U1·azioni vitali2ie risultando $Overchio.n;iente restt·ittivo, l'Istituto, con maggiore liberalìtà., a partire dal 1° giugno , 1916, ha disposto si possa estendire sino a lire 50.000 la garanzia del rischio di guerra per tutte le categorie di militari (naturalmente col paga– mento del soprapremio): la copertura di tale ri– schio p,1ò chiedersi in qualunque momento da militari, che non si trovino in zona di operazio– ni, mentre prima vi ora un termine massimo di trenta <Yiornidalla chiamata indi,•iduale o collet– biva sotto le armi : è oocordata la copertura gTn– ~uita del rischio di guerra fino a lire 50.000 per iut'ti i militari atirartenenti allo. milizia territo– riale. Degna di considerazione è la polizza offerta do.ll 'Istit1Uto pe_r l'assicura.zione temporanea in caso di morte, in vista dei rischi maggiori deter– minati dalla guerra; il contratto può iniziarsi dal l' agosto 1916 e ba validità sino a tutto il 1917 : • il premio è unico, diminuento col prorogarsi del– la data di inizio: il càpito.le assicurato· non può essere inferiore a 'I ire 500 nè su peri ore a lire 5000: l 'indenni1.zo ha luogo quando la, morte av– venga per malattia (non tubercolo.re o da tumori•. maligni) o in cohseguenza di infortuni, disgrazie ncoi'dentnli anohe dovute a fatto di guerra, ed anèhe per cause e circost1mzo inerenti al servi– iio ai guerra, all'infuori della. morte immediata· 0 successiva per forite riportat, sul territorio delle operazioni di ,guerra e dello. morte per ma– lattie specifiche di guerra contratte su tale ter– ritorio. •Ma qtlesti 1)l'OVVedimentinon Rarebbero stali Ìlll· possibili neanche in regiine di società private, grazie a speciali eonvenzioni fra queste e lo S~ato. Nazionalis'mo e rivoluzione n Mago.Idi ba messo in rilievo come il mono– polio a.bbio. servito ad emancipo.re l'industria _del– le assi()'Ul'azioni-vita dalle ingerenze stramere. Nel 1912, su un totale di 1.796.406.747 lire di capito.li assicurati, 1.061.468.754, erano assicu– rati dalle società. straniere. Ma non sappiamò quale reo.le utilità. posso._rap– presonto.re questa, come ogni altra f~rma dt na- 7.ionalismo icon?mico. La col~aboraz1one econo– mica tra nd-.:1om alleate e amiche è l)DO. neces– sità. inerente alla collaborazione politico., la qua: le non è possibile SE!DZO. ohe si stringano lega.mi ind 11striali e comme~ci~i- d'opni _g~n~re',, che escludono gretti pregrnd1z1 no.z1onalist1c1. E as– surdo, quindi, v9lere escludere. d_o.l me~cato tutte le Compagnie di assicuraz1om straniere; basta escludere quelle, che appartengono a _no.: 7,ioni nemiche, dato che tra. gli attuo.li grupp'. d 1 alleanze de'ljba continuare la guerra economica. o ~oh o. L'UNITÀ <.J• ,porta è ohe l'abitudine della previ– denza s, '-'<>.endo.:se la nazionalizzazione totale delle a,;siourazioni dovesse impootru questa esten– sione, anche questa forma di nazionalismo st ri– dU1·rebl>òa un disastro nazionale. E' strano, del rtlSto, che mentre si crede op– portuno interdire le ,assicurazioni-vita alle so– cietà straniere, si consentano a queste società altre forme di assicurazione (incendi, marittime, tmsporti), che possono me~lio ancÒra permette– re a sot·ictà di nazioni nemiche di conoscere a fondo la nostrn capacità e il nostro movimento industrio.le e commercio.le. ' • \'a poi notato cho, se le società estere faceva– no notevoli affari in Italia, ciò era dovuto alle lacune delle nostro leggi e alla noncuro.n~a de– gli organi preposti alla sorveglianza e al con– trollo degli enti assicuro.ti. Il pubblico si rivol– geva di preferenza alle società. estere, perchè ,weva fiducia nel severo regime a cui queste so– no sottoposte nei paesi dove hanno sede, e per– chè si sentiva meglio garentito dal famoso arti– cofo 145 del Cod. comm., che imponeva alle so– cietà. struniere di impiego.re in titoli del Debito Pubblico italiano metà, delle somme pagate per le assicurazioni e dei fr1,1ttiottenuti dai titoli me. desimi, mentre le società. no~trane non doveva– no impiegnrvi che un quarto: la protezione con– cessa alle società nazionali si rivolgeva, al soli– to, contro le ·società nazionali. Jnvece di sopprimere i concorrenti stranieri, non facevamo meglio a correggere noi stessi? Certo non è facile aver la forza di elaborare una legislazione sicura e rigorosa; più comodo è cer– care un'illusoria soluzione nel monopolio. Anche i •selvaggi abbattono l'albero per mangiare' il frutto. Ma appunto per questo li chiamiamo sel– vaggi, e. non andiamo fra essf a scegliere i mi– nistri. Qualcuno ha detto e dice tuttora: anche so il monopolio delle assiclll·azioni andasse male e non accreooesse la previdenza nazionale, che im– porta? La legge, çhe costituisce l'Istituto 'No.- ' zionale, espropriando le società private. senza in– dennizzo, è un'affermazione rivoluziono.ria e può costituire un magnifico precedente di più rivo luziono.rie affermazioni. Ma a parte ogni dissertazione giuridica e po– litica nelle espropriazioni ... rivoluzionnri,·, sta il fatto che la legge 1912 non espropria nirnk•: co– stituisce solamente una limitazione, sia pure energica, di una forma di libertà. individuale, cioè dellà libertà di assicurare, e non ha carat– tere diverso da tante altre limitazioni che lo Stn €o quotidianamente impone. E il periodo inter– medio di dieci anni concesso alle società. priva,. te ha. il carattere di vero e proprio indennizzo. N~ssun principio, quindi, che non sia ~el~e leg– gi 1,peciali p~sistenti e nello stesso Statuto. L'illusione fu data in po.sto dall'on. Giolitti - grande addomesticatore - ai socialisti ufficiali. Dal monopolio delle -assicurazioni non può deri– vare altra rivoluzione che questa: il costituirsi d'un altro centro -burocratico, cioè di un nuovo nucleo di forze conservatrici I Le ragioni fiscali del monopolio. Una ragione, ohe potrebbe o.vere notevole im– portanza a favore del monopolio, è questa: lo Stato ha bisogno di denari, e con la scusa di ge– stire le assicurazioni-vita, si procura dei forti ca– pitali da amministro.re. Tubto sta a vedere se per raggiungere questo fine fiscale lo Stato inaridisca o no una industria importantissimo., destinata ad accrescere la pre– -videnza ed il risparmio I D'altra parte lo St.at, può ottenere indiretto.mente m?g~io lo scoo0 di procurarsi C!lpitali, senza intorp1d1re la pr".v1de1'. za nazionale se si fa cedere un,, parte dei <'ap1- to.li raccolti do.Ile società. di assicuraziona, ., ~ ~r enz.ia degli assicurati. Nè bisogna dimentica.re che ! 'estenderai della previdenza nazionale in ,regime di società Jr va– te darebbo allo Stato, col pro,·ento delle imposte, utili bon maggiori e sicuri che non possa dare un monopolio. .\.nehù su si ,oglio. ammettere, quindi, che il fine di procurru-si un !orte pntr,monio giustifica ù mezzo, I\ questo fine non era necessaria, anzi e stata dnnuosa, la legge 4 arrile 1912. Bnsta qualche dato di fatto a dimostrarlo. Sccondp i soli da ti ufficiali, che si hanno, l 'I- 8titu to Xazionale aveva nel 1913 al massimo un patrimonio netto di 151 milioni. Diciamo a.I massimo poicbè nella ricostruzione della sitwi.- 1.ione patrimoniale al 1' gennaio 1913 le cifre uf– ficiali' sono ,,01utan1ente oscure. Ebbene por al– tm ,in, o cioè per l'art. 145 del Codice di com– mercio, lo Slato aveva ottenuto, da un pezzo, molto di più di 151 milioni. <.luest·,u:t1colo dispone: < Lt, società di assi– « clll·azioni sulla vita de\Ono i.mpiegan, in. titoli « del Debito Pubblico dello Stato, vincolati pres– « so la Cassa Depositi e Prestiti, un quarto se « sono nazionali, e metà, se sono estere delle « somme pago.te per le assicurazioni e dei frutti « ottenuti do.i titoli medesimi». Ora i depositi delle società private, ai sensi dell'articolo cita– t.o, ascendevano: nel 1908 a lire 238.517.990; nel 1909 a li.re 253.284.345 ,E il p~tri.monio netto dell'Istituto Nazionale è ben lontano dal ra.ggiun~ere queste cifre. A che scopo, dunque, costituire un nuovo ente, una nuova burocrazia, quando dei capitali più forti di quelli, che ba oggi l'Istituto Nazio– n~le, lo Sto.to poteva trovarli allo. Cassa Depo– siti e Prestiti? Senza dire che, da tempo si in– ,·ocavano maggiori garanzie di quelle· contenute nell'art. 145 Cod. comm.; e lo Stato poteva au– mentare la entità dei capitali e dei frutti da vin– colare; poteva. chiedere me.ggi'or garanzia alle ,società di paesi esteri non allea.ii ; poteva por– tnre i depositi delle società, al limite massimo, in modo da accrescere il più possibile i ca.pitali d:s consegnare allo Stato, lasciando un minimo di utile ai privati, che sarebbe sta.to lo stimo1o nd una maggiore attività di produzione dell'as– sicurazione-vita, da parte ,delle Compagnie. Inol– tre lo Stato poteva anche esigere una partecipa– zione aglt utili della industria delle assicuro.•io– ni, assumendo per sè la sola induskria delle rias– sicurazioni, che avrebbe portato a costituire un organismo pig l!<'mplice e proficuo dell'Istituto Nazionale. Le malattie dell'lstitttto In fondo, i mali, che intorpidiscono e intorpi– diranno la vita. dell'Istituto Nazionale-, sono quelli stessi, che ;IDinano specialmente in paesi come il riostro, ogni istituto stato.le , per quanto fondato con buone intenzioni. Ed il primo documento un po' completo che abbiamo sull'argomento dell'Istituto, ciòè hL re– lazione al bjlancio 1913, rivela i 1,intomi di quei mali, o confermo. ciò che già. si sussurro.va sotto– ,oce snl funzionamento dell'Istituto. Si era molto parlato, nei lavori preparatori, della necessità .di dare al nuovo arganismo un carattere spedito, agile, ecpnomico; si modifica– rono alcune forme di controllo;' si dette a tale fine autonomia agli òrgani dirigenti dell'Istituto. FA indubbia.mente, l'Istituto, dal lato giuridica ed amministrativo, è autonomo. Ma. mentre troppi funzionari son ni;,minati dallo Staro, lii «alta» sor,·eglianza. del Ministero di indushriit o commercio si riduce· a nulla: l'autonomia o non c'è, ·o si risolve in anarchia. Incerti e indefiniti sono ancora i rapporti frn 1'Itituto e gl 'impiegati; questi, non hanno im, piego sta.bile; invece della pensione, hanno un eontratto rii assicurar.ione, al quale l'Istituto pnr-

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