L'Unità - anno VI - n.47 - 22 novembre 1917

va.le 50 lire a quintale, una merce confe;,,ionat.a che ne va.le 300. Un'altra ditta di Milano - la ditta Binda - che aveva già pronta una s~dìzione speciale per l'oriente, ~u!Ja quale aveva già ricevuti 150.000 franchi oro, ha viste rifiutare le domande di e– ~ort.azione. E non è a credere ohe questi ecce;ionali 1:>er– messi di e~po1taiiione non potessero es ere con– cessi .per dericenza. di tonnellaggio, poichè il ton– nellaggio per l'oriente consènte queste esport.azi·,– oi e, d"altr.1 pa,tc, ne ono permes e altre. L'esportazione è 1:>ermessa.: - per la carta da impacco senza cellulosa; per Ja carta da sigarette; - per la carta di lusso in scatola. Va notata 4, raciloneria tipica con cui è stata fatta la dispo izione. Si proibisce l'esporlaz.ione della carta d&.im1>acco falla con la cellulosa e si permette quella delJa carta da sigarette chr. si fa!J– b11ica solo c,Jn la cellulosa. La dizione " corta di lusso » non si sa da nessun compe1ente quali limHò abbia. Un altro drcreto in data 12 aprile 1917 mira a limitare il c~nsumo della carta. L'art. 2 dispone: " è vlietato ·li fabbricar-e carta da lettere od al11·n qualunque da scl"ivere ohe non sia a foglio sem plice, di ,1ue facciate ». Questa Jiz1one era troppo voga; bastava sten– dere un foglio 'piegalo per essere in regola col decreto. Un fabbricante poteva tare, per dir coel., un fo. glio di carta da lettere di un metro quadrato e doveva solo consegnarlo non piegato al consuma– tore por osservare la legge. Allora la burocrazia - che, quand,1 ci si mette, è furba - capì, dopo quatt.ro mesi, che biso– gnavo porro un limite e venne un altro decreto 18 agosto 1917, il quale (art. 8) vieta « 1>rodu1·rc carta da lettere che superi distesa la dimensione ,211:>er 31 centimetri ». fl burocratico ctie confezionò quel ctecreto do– vette pcnsn re che a.I mondo non esiste carta di– versa da qt•~lla 1>rotoc0IJ0, nelJa qua.le egli ha ()3$S!lto le sue 1>rimaverr ad emarginare le p.1-a– llrhc. r.a dimensione 21 per al infatti, non I) tn uso rn commercio. l n commeTcio vi sono tipi fìssi di car– tu da lettere che prcndooo varl nomi (quÌi.rtina, •Pstina, olandese). La dimensione del decr.ito è troppo ampb, poichè permette ai fabbricanti di fare carta come !)rima, di due fogli, con la sola preoccupazione di venderla son1,a 1>iegarla. Oc– correva quindi riportarsi a tipi fissi, alle distin– zioni già. in uso in commercio, e dirP semplice– mente che llovovano essere sdoppie invece che doppie. Ma queste cose che solo elementari per un competente non lo sono ()Cr un burocratico, e la burocrazia ba paura d'imparare qualcosa dalla geni.e ehe sa il suo me tiere. Cosi, 1'i è perme a l'esportazione della carta di lni;so. 'nluralmenle non si può rostringerc il consumatore francese, inglese, inclianò, egiziano o che so io, a servirsi della carta sdoppia, come vogllono i nostri decreti luogotenenziali. T fabbri– ranti hanno rspo•to quesla necessità. iente: In rartn. nnrhc dn esportarsi. deve essere sdoppia, rosi, con In carta si esportano le nsincric della no~lrn burocrazia. J commercianti e i fabbricanti han re reato lr "rappatolc. ci limiti di 21 per 31 cm. rientra In rnrta do r~pc,rtaTI"i, rome se rosse doppia: basta :"'" piegnr:a. Per non piegarla occorre quindi ndoJ)('rarc più rarta. r:irlone, tela, o legno, por in· volgerla e imballarlo. r rii> con poca economia dri ron~um,. :,ella cris, dello carta le cause del rr,o.;c. s"n •empn• lr ste~e: incomJ)('tcnza burocratica, man– ~eria nffario;tkn. 11~sol11taincoscienza delle ne– rr«"1tll delln ,it:i industriale e commerciale, che ,·iene soffocata eia di1<po•i1ioni improv,·isate r t'ontrnditlorie rhe fon 1 rdcre l"mro. disperdere ricchezza. F,uslo Andrunl. no neo L'UNITA 303 IL PAESE DELLE CARIATIDI Guardatevi atton:u,, nella \'ita !politica, am,oi– msti at.iva, scientifica, filosofica, Jett.craria., ar– tistica nostrana: cariatidi dappcnutto. ln ogni !)<,Stoin cui è necessaria un'intelligen– za, un'energia, un carattere: un uomo insomma, voi trovate la personalità atitore-vole e traiftohi-– na, l'indivjduo deco.-alo, ,·appresentativo, sciai.bo e multiforme, la veneranda canizie, J'annosu ca1·1apecora, la \'anit.à seni.le , lo cet.licismo im– bbl.le e arterioscleroWco. E" un ma:e generale, una J>este diffusa. che 1un– morba e a1:iparisce tutta la vita della nostra na zione. Ne sono esenti solo, e non interamente, nostre energie produttrici nel campo de!Je indu· strie, dei commerci, dell'agricoltura. L'llalia è ancora un paese ti 1 )icamente gertm– locratico. Vedete dlC cos'è la nostn1 burocrazia, che co a 11 nostro esercito quando non urgono le necessità della guerra: il t.-ionfo dell'anzianità, il n•gno tic~ vecchi. E così in mille altri casi, in quasi tutte le organizzazioni a cui il conta.Lio ctiretto e-on la reall-à e !'.urto deJla concorrenza non imped;sca dl vivacchiare alla giornata. Il sistema si /> talrncnlc co11H>licla10 ,wlle uost,·r abitudini, ha preso tanta radice nPJ nostro modo cli pensare che passa ormai inosservato e sfugge all'attenzione cli ohi nor, salppia e aminar le cose nella. loro essenza. in realtà avviene che il nost.ro popolo giovane della sua eterna, inconsa;pevoJe giovinezza, nel– l'ora solenne in oui s'affaccia ve.ramente nel mon– do ron una miss.;ione degna deJl!l .ua storia lro· va a 1·egge1·le ue sorti e a.d additare la sua via gli avanzi dell'anchilosata pulrPdine cli una delle sue pc.ggiori e più frolle generazioni. li vecchio non è adatto a cli.-igere, a organizza– re, a crèare, a scorger le vie nuove del progi·esso umano. E' stato foggialo trOJ>po tem'po addietro su forme menta.li ormai sorpnssate, non ~a più conrnrenclere una vita che ormai eia lui si va ri– tirando. E' stanco, scettico [lCr il ricordo cli pas– sali il,successi, freddo e chiuso innanzi al calore e al tormento ,tell'et.P.rno divenir Non vn in– nanzi che a forza, riluttante, spinto suo malgrn.– do dalla ncces ità dclle co e o dall'energia del– le ginvani genenu.ioni; ~i compiace quasi a fran– ger gli sltLnci lpiù nobili e ])ilÌ belli, a costringe!· le iniziative più nudnci entro k sLreUoie d'una ,-csisli,hza 11assiva e ostinat.n, d'una incred11lit:"I saccente chr ingcnern e gin~titkn '" p1g1·izin " I•)scoraggiamento. li veC'chio non è 11iù moro.lr drgli nitri, il de– clinare in !ui delle passioni raramente ne puri– fìca :o spi ti lo: il suo egoismo ~i centu'plicn e si raf_flna, la sensihiliUl. affettiva si estingue, la voce del dovere si morza. Odia le responsnbilit.à, amo il quirlo vivere; tras(Ormo. il suo o,~oglio in vo– nllà, la sua forza di lavoro in assid11it.,) c:ttarros;1. Conosce Le vie tortuose clell'intTigo e se ne serve o lascia che a Itri se ne giovi '()Or suo mezzo. Sr Ila fallito la sua missione nella vita, quello. che il suo sè prClfondo gh rinfaccia SPll1./l.trrgua, gode che altri fallisca, se tra dure cli!flcoltil. do– vette dibattersi un maligno ist.into lo spinse a gettarne altrettante ·ulla via degJ.i altri; se no;i 01>pe creare una vera donna eia colei che prese lanciulla e condusse con sè nella vita, gode cli degradarne altre: domandatelo n.llc donne che <'OS'è la morale dei vecchi• li VPl'chio non è tliù intelligente degU a.ltri. Chi ha trdppo ved11lo non è adatto a vedere ancora, chi si è tro!)po ingannalo non I> adatto n credere e a sperare :inco1a. Ch1 ha w11gnn,ent yis~uto, studiato. crc11to, porta ormai nello spirito l'in– gornJ,ro di mille torme tenaci e inlrangibili, spec– chi ronca.vi e convessi, in cui iJ mondo si fnlsn olio sguardo stanco. 1 concetti conquistati nello storw rli una vita individuale sono soTJ)assa~i dal– lo vita universale che prosegue, e le vecchie co– struzioni sono d'impllccio \liù che d'aiuto al co– noscere ,n chi non ha più la !orza n/> In possi– bilità di superarle. U vecchio ten<lP a ridurre ogni cosa alle sur v,etP forme mentali, al suo vade-mectLm interio– re (\'110!.a.lodi renltà; sfond11, riduce, ~morza. semplicizza e sbaglia: nella sun. mrnlr il vero si riflette come nelJa lur.e verdastra cli ontirhc spcc– chicrr nnnehbiale, che donno malinconio n~li on !(Oli clrll1, vecchie cose. E nell'azioni,, vecchiaia tiorta lenl z1,a, ritardo, inrlecisione e inop[>Orlunilll. ell'atlo c'è lo sfor– zo, nel 'procedimento la ri~idit.à del passo che ha perduto l'elal'lico vigore. Più eh accort.o il ver– chio è astuto e matAdente ,ma credulone per rhi sa nn;ncerlo con la s,,a vanità . .E' tardo pe, sun natura. ma onchr pt>rchè •a gli scop;li dell'azio– ne, i in-attac.api del fare e la comc,dlt.n del non rn– rr. Più ostinato e caparbio che g11idato dn uno volontà ferma e dec-isa. realizza cose già morte o •11 cui l'J)irn 1111 alito rhP <>entila lemhn Prrfrri "<'P trarre innanzi alla fli,lrnata, risolwndo le •iflin1ioni rn.so per r:il'O. lap1rnndo le fnllr n 1rn,1 ,i una, piuLtosto che tentar l'attuazione di w, piano vasto e complesso, di lunga Jena. Non sa i.rnpo.ri ;e agli a,vversari la Jorza delle sue idee e ama laoil.&..rJipiuttosto con l'accogliere in !parte le 101·0. 11 veccJiio nell"aziC1ne è una crurcassa ohi! galleg,gia a faUca sul mare della. vita, non una n,we cJ1e ne solca consa,pevole le onde tempe– ~tose. Ci pm'Cloni Ja memoria e J 'atfet.to dei cari vec– chi ~he ama.111mo e voneram,110, di quelli che ci lliedero ore prC'Liose di insegnamento e di visione– profonda oltre il ve.Jo de!Je ilJusioni, anime nobili pronta. a la eia.re una. spoglin inserdbilc por le vh.1 dell'ignoto. :'lloJt.e di queste dure cose essi stessi ci dissero, serenainùnte, soniclendo. Ci sono molti giovani già vecchi, e c•~ qmùcJ1e , ecchio ancora giovane. Questo è una foi-za utile, .;li altri son ciarpame da s1>azzatura. M< -1i i·lJ– Hl.lli ,a 25 anni sonu fasci d'abiludini, coi,glum~– rati <.l'egoismo, colatoi cli luoghi comwli, pozzan– ghere di 'J)igrizia, fognoli di presunzione. Qualche vecchio resta ancora sulla b1-cccia capace di te– ner testa nelle asprezze e nel calore dehla lotta 14lle nuO\'C generazioni che urgono. Ma in tesi generale, Ja vecchiaia dpv'csserc conside,rata co· me nemica. ll vecchi•), sino :.i 1n-o·vain conLrario, il un'impotenza e un pericolo, che va ,iccantinalo. Bisogna ohe l'Italia si liberi dalla 1>iaga geron– tocrat.ica. Non ne può pjù. Da questa guerra iJ nost.To pa.ese uscirà mora.I rner,t,e rilalto, n,a st.anco, ap~>esantito clài debiti, ,dissangualo. Bisogna che sia consapevole cleJle vie eia segui– re por risorgerr rnpidament.e, per conquistare il grado di ricchezza che è necessario ad ·agir~ nel mondo, ora eh 'esso vj ha già il suo .bel posto aJ sole nella scala dei v,dori morali. )1a per cammi– nar speditamente, 'per raggiungere gli altri J)Opo– li che nel cammino ci precedono, occorre gettare alle ort.iche grim1:>edimenti, liberar dagli inciam– pi tulle le nostre enrrgie, spezzar la rete d'in– tdghi cht siringe iJ paese nelle mani di un grup– po di vecchi s'pesso moralmente bacati, quasi sem– pre gretti, incapaci e larà1 Bi ogna aprir le porl~ olla gioventù, che sa la– vornre e che non può più ri ~potta.re le suo guide, quasi sempre non degne cli lei; bisogna aver fi– cluci'L nella 1,os1 rn gioventù, eh• s.i va temprando l'a.nima da tre ,.nni in 111111 gue..-ra senza esem- 1110 . .i\lllle nuoYe int ,·aprese si tonte,·onno, mii.le nuove vie di civilt.à ~ rli ricchcw:a, e 1:>eresse ci ,·ol(lion dei giovani, e dei saldi uomini mo.tu ,ri per inquadrarli r <·oordlnarne gli sforzi. Via le v,•,·rhie cariai idi, a medit,wr ,-;ui 111i~trri cleJl'om– lwn rhe già le a,vvolge. :s!ella burocrnzia, in tutta l'immensa organiz· zazinne statale, ruori dei piedi il vecchiume, a.i 1>0Tci l'anzianità e guerra al 'pigri e agli inetti: le rcsponsa,bilftù. n.umentate e precise, e le liqui– d<1zioni immediate. LimHi d'età cLappertutlo, se è nere~ta.rio, e gn,crra. ai v-ecrhi anche o.I di sotto dei limiti. v. v. " Parliamo di pace ,, AJlorchè vi i dice: " Pnr.linmo cli pace ", 11ou scagliatevi contro chi parlt1 C06Ì, co11 ira; non cli· portai.evi come fanno i tccleschi coLla loro mino– ranza socialista; non degradale la causo per la quale vostro figlio 1:>eT<lette la giocondn s110 vita. Ascoltate invece e rispondctr: Tra il Blmc ed il Mule non vi llUÒ essere pullo nlruno. Jo sto per la guerra, cosi comr sto per lo distruzione dei reti.ili, degli insetti riocivi, del contagio. In questa guerra non sono i tedeschi e gli nuslriaci ch'io voglio clis(ruf(gerr: rombnlt.o lo spirito del male, uccido il mn.lc. Difendo coloro che <111csli occhi non vedranno giammai: i futuri uomjni rii questo mondo. al\'o il domnni deJl'n– manit.ù. Faccio volontnrinmentr la suprt•mn ,;rei– lo trn il Bene ed il ~lalr. Voi mi dite rhe i trdesrhi Mno 1111 popolo buono r virtuoso, e rhc quest.n gurrrn vrnn<• derisa dn )<'li nJ!arisli e dai polHirnnli. E a.ggiun~clr rhe i solrlati rolle armi non 11otrnnno mnì nrrivnre nrl 111111 decisione di questa guerrn. E dite ancoro: " Prrchè non nrrestarP qnCRto massnrro di tanta girwenlù, ccl entrarr in trntlntive dl 1>acr? Tre nn ni sono tra.scorsi r stiamo sempre mnsMcranrlo, mentre il nostro rlrhilo pubhliro Mie tant.o alto rhr- ci schiacrier/\ Prrrh~ rrOR!'guire? on v'è ~peranza. nella gnrrrn "· Ed io, In verità vi diro r-hr pr trrisro perdere i miPi figli. r rhr In mio vita sia infranta per sem pre. Tre anni rii ,.,11•rrn. I• vero: trent'anni magnri,

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