L'Unità - anno VI - n.46 - 15 novembre 1917

, .. - ..•. problemi della vita Direttori I ANTONIO DE VITI DR MARCO e GAETANO ·I>ilaiol» • Amminiatra~ionc I Roma, Ti& Adda, ~ - Abbonamento ordinuio annuo 1 Abbonamento so~tenitore annuo l.'re; 20; Kmcstrale Lire IO; un nv Si pu-,blica il rio-ndi a ROMA - Conto corrente con Amw Vl-N.46. ,!li, .s>}ì ,,_,,.·u. ----– __..-ero Lire I u J5 Novembre J9J7 SOMMARIO. GUARDANDO LA LEALTÀ " "L Unità,. Guardando la realtà l .PARASSITI DELL' ECONOMIA ITALTAllA Leopoldo Franclietti. CIFRE E FATTI, da un discorso di E. Giretti. E' NECESSARIO - Uno che e' è stato. I due socialismi ufft&iali~- Un'amica di Maa– ztni - Il Vaticano è contento. I due socialismi ufficiali Cata U11ità, Treves e Tu1·ali banno parlato. Un po' tal'di, n,a ti riamo via. Ed essi sono, come dicono, i Lea· ders del pal'lito socialista ufficiale ita.liano. An· che Prampoli ni parlò nello stesso senso giorni so· no. E nello stesso senso pubbMcarono manilec;ti i cmnuni socialisti di Milano, di Reggio Emilia, di Massa e non ricordo ohe altir:i. Ora si domanda: Dopo tutto questo è lecito ancor dil·e e far dire, credere e ·far credere che l'Avanti sia il giornale ufficiale e rappresenti wficialmente le idee del partito socialista ita.liano? Non sarebbe bene e bello che tutti i sociaMsti di bu-0n senso dicessero apertamente un'altra parola e separassero ie loro responsabilità da quella dei signori Lazzari, Ser– rati e compagnia? Bisogna che l'equivoco finisca. Bisog11a che la parola di Tllll'ati, di Treves, di P11am,polini, di Caldnra arrivi alle b'incee netta e sola e dica es· sa ai soldati come unicamente si può salv,are oggi l'Italia e con t·nalfa il proletariato d'Italia. Ua socialista ufficiale. POSTILLA Questo è affare che non ci riguarda. Spetta a quei socialisti ufficiali che la pensano come il no~tro collaboratore, fare nel loro partito il loro dovere, risolutamente, senza equivoci. E così qualli fra essi che hanno gridato sinceramente il n.uov,o g-rido, iimostrern.nno di non aver nulla di comune non solo coll'A1Janti. ma sopratutto con coloro - anche peggiori degli scrittori del- 1 'A.vanti - .:he han:no cercato, nelle recenti ma nif P~tazioni dli dissenso dal giornale uf.flciale deJ Joro Partito, un semplice alibi per far dimenli• rare il loro passato, per prepararsi una via di ritirala in avvenire, L'Unità. Gi o Bianco . . ~ . . , . . I . . ;,..en·u.vvicinarsi della fase decisiva della guerra mo11uiale la pianura padana diventa il campo di battaglia per la lotta suprema. Se le pianure del Belgio hanno sentito i primi colpi formidabili del· lo sfcnato conflitto, le pianure del Veneto vedono addensarsi gli eserciti dei due blocchi nemici per il cozzo finale. Si rinnova il tragico destino che accomuna le terre di Fiandra e le terre del Po nella 1>rerogativa, di essere i campi di baUaglia d'Europa; si ripete la storia delle gup1•re tra Fran· ,·esco 1 e Carlo V, delle guerre di successione, del· le guerre napoleoniche. Gli ~venti attuali sembrano smentire colo1·0 i quali all'inizio della guerra, vedendo le terre ita• liane ·immu~i dalla direitta percossa del flagello affermavano ,che la formazione dell''lmità italiana aveva portato fra Je altre grandiose e benefiche conseguenze, anche que6la di liberare la pianura del Po dalla sua sorte .funesta. E ora si sente ta· luno che accusa, più o meno sommesso, gli inter• venlisli della •primavera del 1915 di aver provo· calo, con l'entrata dell'Italia in guerra, il rinno· varsi di un tri~te destino, che pareva ormai finito. Qualche considerazione basta a dimostrare la inanità di simile accusa. Anzitutto, giova met– tere in luce una fondamentale differenza tra ciò che avvenne nelle guerre passate e ciò che avviene ora. Nei secoli scorsi, le guerre scatenate sulla 1>ianura padana avevano pe1· p-0sta interessi che • non riguardavano l'Italia; erano scatènate da tranieri, che trovavano opportuno risolvere le lorn questioni e J.e loro rivalità in casa nostra. l.'ltnlin era elemento passivo; perchè non posse· deva la forza per dHendersi. Il solo Stato, che avesse un esercito organizzato, iJ Piemonte, era fatalmente trascinato nel vortice, e riusc·iva a non essere travolto e schiacciato solo per virtù di sa· picnli ondeggiamenti poiit,ici, coi quali sapeva al· lea,•si ora col vicino di est, ora col vicino di ovest. Attualmente l'Italia ha come p-0sta nel conflitto I suoi interessi supremi, ed agisce come fattore at· livo di primo ordine nelJa lotta. Se la manovra austro-tedesca mira alla pianura padana e se le Potenze dell'Intesa hanno deciso di' tentare lo sforzo supremo per sventare tale ma· novra, ciò non fa ohe mostrare una volta di più l'imp-0rtanza strategica immensa che la pianuM padana ha in ogni grande guerra continentale di Europa. E quec;ta stessa nuova ,.;;elazione della importanza strategica della pia:nura padana, ottre nuovi argomenti per dimostrare l'impossibilità, in cui ci trovavamo, di rimanere estranei a llfl con• flitto destinato a modificare profondamente tutta In carta d'Europa. La natura ci ha posto in una situazione tropp-0 delicata e importante, troppo alla a favorire gli uni o a danneggiare gli altri; tropp-0 direttamente esposta a risentire il contraccolpo della lotta im· mane combattuta alle nostre porte, perehè potessi– mo durare in uoa vera neutralità; ogni gdomo po· teva p-0rtare un nuovo incidente, tale da far pen– dere la bilancia da una parte o dall'altra: vello· f - -' .. va.gliamenti, cont..ra.bhando, guerra nell'Adxiatl: co, ecc. E anche ammesso l'impossrbile, e cioè la ~apacità di persistere neutrali sino a guen·a n- nita, alla fine non avremmo JJOluto ~ttirard se non l'oppressione dei vindlori, l'odio dei vinti, il disprezzo di lutti. Dato lo scoppio e l'estensione della guelTa., dati gli interessi europei e mondiali posti in giuoco dal conflitto, l'Italia non pote, a non essere un ele· L 111en10 attiro nella lotta. 1 .\Jettersi daLJa parte della Germania? Lasciamo t'- , andare tutte le gravissime ragioni morali che iin· ,.._.. 11eclivanotale enom1ità. Badiamo solo agli inte- \ . •r i-essi materiali. ~lettersi dalla parte della Germa- .'f;'• nia, avi-ebbe significato, intanto, pe1· prima cosa· 1 l'inunciare all'indipendenza, e assoggettarsi a una • f specie di protettorato, che la sapienza politica te· ' ... riesca non avrebbe mancato di rendere gravo o ed _., f; opprimente qua:nto mai. Avre'bbe significato, poi, •. l esporre alla distruzione le nostre città della costa tir,,ena. e cioè città come Genova, l..livorno, Na– J)Oli,Palermo. Ciò che vediamo oggi, e con tanto dolore, avvenire nel Veneto, avremmo visto fin dal primo momento, e tanto più in grande, acca• ,Je1·elungo la costa tirrena; giacchè, pure ammessa la possibilità della congiunzione della flotta ita- liana e di quella austriaca, si sarebbe pur rimasti sempre in condizione di grande inferiorità, di fronte alle forze navali mediterranee franco-in• glesi. E oltre a questi danni gravissimi, avremmo dovuto mettere in conto anche l'eventualità certa ,dell'af!amamento a scadenza più o meno lunga; giacchè, chiuse Gibilterra e Suez e dominato il mare cla'g'liavversari, ogni via di rifornimento ci rnn iva acl essere ·preclusa. Anche le ragioni materiali qui!llli lmp,mevano quella via, che le ragioni mornli additavano; la via che conduceva a schieral'lli di fianco all'Intesa. Si poteva deside,rare che la nostra azione mili– tare avrnnisse al di là del confine nazionale, per evitare al territorio pati:io i danni materiali della guerra. Ciò fu tentato e fu p-0ssibile per oltre due anni, flnchè contro l'Italia rimase sola l'Austir:ia. Ma l'intervento poderoso tedesco·lurco·bulgaro a fianco dell'Austria, sopravvenne d'un tratto a vi– brare un colpo troppo formidabile contro il nostro esercito, Per queste -ci<rcostanze dolorose la nostra guer– ra è stata spostn.ta su quel terreno, sul quale, è bene ricordarlo, si era sempre previsto che inevi– tabilmente avrebbe dovuto svolgersi un conflitto austro-italiano, data l'iniquità del nostro con· fìne del 1866. Soltanto, non si tratta più del conflitto italo– austriaco. Si tratta del co1..zo decisivo fra i due blocchi rivali. L'Italia, agguerrita da due anni di [l)TOVe,ha sempre forze sufficienti per tener, degnamPnte il _.., ·'

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