L'Unità - anno VI - n.42 - 18 ottobre 1917

L'UNITA Il protezionismo siderurgico Per la prima volta il problema centrale dcllu politica economica italiana, il problema cioè del la grnndc i11<lustri>1sidern,•gica, è staio trattato in Italia, 11ell'a1,.rile scorso, ùal doppio punto cli \-1 tu. economico e tecnico, in w1a riunione, a cui panccipavanu uomini di scienza e grandi indu– st l'iali o ,·a1ppresenlanti <!ella grande industJ·ia. >. rclaLo.ri tlell'importanLissimo tema eranv ,;tali scelti, dalla ., Società per il JH'Ogresso delle scienze» e dal Comitato azionale per Jo svilup– po clrll'industria », un economista, il prof. Jan– nacone, ed un lecnicc,, l'ing. Catani. ·11 frutto 1,rezioso della loro collaborazione è la re.l:tzione ampiamenle docnmenlata, che è stata ora pubbli cata nella Hiforrna Sociale e negli Atti della So– cietà Italiana per il progresso delle scienze. 1 relatori si sono clcliberatàmente astenuti da ogni intonazione polemica e da ogni affermn - zione di p11incip'io. .\1a cla,lle· condizioni attuali dell',industl'ia siderurgica in Italia e dal con'ron· tu con gli altri paesi <li- maggior pr·oduzione, hr,n voluto tnnre elementi positivi per un giurli– zio suU'avvènire dell'indttSlria stessa. La mancanza del ferro Per quanto riguarda la pl'Oduzione della ghisa, prima bnse di ogni altra industria siderurgica e 111eccanica, le condi-lioni del nostro µa.e.se non. po trebbero, a 101·0avviso, essere più ~favorevoli. E' or111ai u11 luogo comune abusato l'affermare che 111 Italia manc,inn le due condizioni essenziali per lo HYil11ppo di una grande industl"ia siderurgt• <'!l: mancano cioè il 111inerale di ferro e il car· hone. Ma 'l>C!'•·S.Sere.un luogo comune, l'affe~·ma zione pu rtr-oppo non è meno vera. 1• La pre ente sideru,·gia italiana, affermano i 1·clato1·i, non ~ un,i. cre:i.zione industriale. E!>ea ~ natu eia un calcolo politico-finanzia rio, non già da un calcolo Jecnico-economico: è stata cioè resa possibile dalla congiuntura favorevole di un breYe pc,,iado di Jempo (,·apido sfr'uttamen· I<> delle miniere elbane), "1on dalla 'previsione ra– gionala delle possibilità di 11110 viln1>Jl0. fu turo))_ Pul"lr0lYJ>o la. consistenza altnale dei nosll'i gia– cimenti di minerali di ferro rappresenta appena 1/1100 dei giacimenti di tutln la terra: 20 milio ni di tonnella.te su 22 miliardi. In acuto conLra– Fto con la povertà dei no.stri ~iacimenti è invece la larghezza da gran ·ignori con cui essi vengo– no ~frutt,ati: mentre la consistenza attuale dèl noslro ma.'!Simo giacimento minerario l'elbano, ~i fa ora ascendere ai 6 milioni di tonn~llate, nel. l'ultimo quinquennio la medi.a del mine1·alo e~trntto ha superato i I mezzo milione annuale di tonnellate, in modo che, camminando in la.li pro· porzjoni {èd in realtà 9i tende ad aumentarle), io meno di 12 anni quei giA.cimenti saranno com pletamente esauriti ; e se poi si vorrà ancora se guitare nello stesso sistema, in altri 10 anni sarà consumato anche il tanto decantalo, e ancora· qunsi ,ergine tesoro minerario rli Cogne, rnlu– tato atluolmente a 5 milioni di tonnel\ate Interesse dell'ltalin, invece, sarebbe far grnnde economia di questi giacimenti, che possono, in ca90 di mancata esportazione dall'estero per cau sa di guerra, supplire· a ecce1.ionali necessità nn· zionali L'aver qu;ndi fondalo una grande industria sirleru rgica, e l'insistere nel vole:rle dare u.no sviluppo maggiore, prendendo come argomento princi•paJe l'esistenza di minerali di ferro da sfn,ttare in rasa nostra, equivale a creare una industria a èui manche1·à in lilreve l'elemento principale di vita, e di~truggere intanto una par•, tr del patrimcnio nazionale, che in un futuro, forse prossimo, potrebbe diventare estremamen le 1>rezioso. La mancanza del carbone Ma un oslacoln anche più graYe che la man– canza del minerale di ferro, è per it> sviluppo del– h nostra industria siderurgica la mancanza di carbone. Gino Bianco Il [attore principale della potenza siderw·gica, ,tfferrnano e dimost.rano i relatori, r.on è stato 1u11lo il possesso di lOpiosi giacimenti di fe,1-,.0, quanto la l'icchczza e il basso costo del combu, stibile. Germania e Inghilterra importano la ter · z:, varte del minemle di ferro, ch'esse consuma– no ; inent,re Spagna e Svezia, sprovvisle di carbo– ne, destinano all'esportazione la maggior J>at·ti del lc,ro minerale. Ed anche nei paesi, che pos– seggono tanto il minerale cli lena quanto il ca111- l,ustibile, i distretti carboniferi si trovano in con– d_izione di enorme vant.aggio per \il- produzione s1derurg1ca: 111 Austria, '()rima della guerra, una Lonnellala cli ,ghisa prodotta negli alti forni cli Servala ('Prieste) con minerale e carbone impor. Lati costava, 1>er le sole materie prime, 20 lire di più che nei distretti carboniferi della Slesia ~ della Moravia. Solto questo rapporto la grande infe!'iorità dell'industria sidel'Urgica italiana risulta eviden– t,-: nel 1913, col car<bone a 30 lire la tonnellata rei il minerale di fe1To elbano ad un 1>1·ezzo, non rii mercato rna di assoluto favore, di L. 10 la tonuellata, il costo di produzione di una lonnel– lala cli ghisa era in Itali!\ cU 80 liro (in lnghil ter,,a 61.25,, in Germa!lia 59.20). A guerra finita i relatori calcolano, sull'esperienza degli ultimi 5 anni, che la tonnellata di minerale di ferro non ,,ossa costare in Italia (a prezzo di mercato) me- 110cli 30 lire, e la tonnellata di carbon fossile non meno di 80 1;re; in modo che, per il solo aumenlù delle materie prime, il costo di produzione Jella ghisa salirehbe a 200 lire la tfJnnellata. L'a11men– to arà risentito naturalmente anche in Lnghi\ ter,·a e in Germania, ma in proporzioni molti in– rc•riori, per cui i relatori calcolano che il costo di pr·oduzione della ghisa potrà variare, in Ger– mania e in lnghille.i·ra, da H-0 acl un massimo cl i 150 lir'e la tonnellata. A proteggere efficacemente l'industria italianll. sarebbe quindi necessario portar·e il dazio da IO Ii,·e acl almeno 50 lire Ia tonnellata. u Dovremo gravare una merce, che per noi ha « l'importanza d'una mate.t'ia. prima, con un da– ., zio che toccherebbe il 33 % del suo valore? Con « un dazio, per giu nh, che non potre.l>be a verP « nessuna funzione utile alla economia generale, ., perrl,è non servirebbe certo ad immettere ca.r u 1,one e ferro 11elnostro svolo, o a stimolare e « tutelare nei suoi esordi una produzione cnpace « in seguito d'uno sviluplpo autonomo; ma cho u r,arer•bCJ'ebbe la nostra iniziale povertà e arre– " sterel>he i nostri progressi indusLiiali ? E a ,. quaJe cifra dovsebbe mai ammonta.re il do.zio « 111cdio per quintale di mncchine, se il ,1azio « della sola ghisa dovesse diventa:re 5 volte mag « giol'C di quello ora vigente? » nesta è ve1o l'obbiezione della forte economia, rhe si svera di ottenere nel costo di produzione rnn 1111 più la,rgo imtliego dei f0rni eletLrici. Mfl non si tratta per ora che di speranze, chè anche 11rgli impianti più recenii gli alti forni a ca.rbo– ••e hanno semp,-e un enorme prevalenza; ed in n!(ni ca~o l'uso dell'energia elettrica, come com– hustibile, non esclude un larghissimo impiego del c·nrhone come materiale di fusione ; cosicchè la economia, fino a qur1-ndo non si scoprano proce.s– si nuovi, sarà sempre limitata. Siderurgia e metallurgia I relatori, mentre 'J)ropugnano con tanto calore '.'abolizione di ogni protezione alla ghi!a nazio– nnlc. non domandano affallo la morte della in– dustria sidern.rgica itaJiana in tulle le sue forme Tutt'altro. Essi han voluto dimostra,re .soltanto l'a5surdità cd il danno economico e politico di fondare una grande industria sull'illusione rlelln rsistenza di una materia prima prossima ad e– saurirsi, ed in condizioni quindi di inferiorità, non temporanea, ma permanente, di fronte A tutti. gli altri -paesi produttori. :\1a nello stesso t.ernpo riconoscono e dimostra– no a base di cifre che in Italia >può svilupparsi e prosperare la produzione dell'acciaio e del suol lavorati; quando con una politica, doganale più avveduta si assicuri all'industria metallurgica (da 111)11 con.fondere con la sideru1-g<i.a,che compie 13. J)l<imalavorazione) la materia prima a miglior prezzo, e quando si faccia in essa un uStl assai j,i ù largo dell'energia elettrica. Importando ghisa inglese e rotta.mi, liberi da ogni dazio, e usando : forni elettrici, potremmo produrre la tonnellata cl: accia.io a circa 200 lire, mentre, con ghisa na– zionale a 200 lire e pI'ezzo dei ca11bone aumenta– to, la tonnellata di acciaio ve.tTebbe a costarci al– n,eno 270 lirn. Ln'al!ra necessità tecnica dell'industria sareb– be per essi quella di annettere ad ogni grande ac– ciaieria un J;.minaloio: quando tutte le aziende metallurgiche vendessero laminati, anzichè ghi– sa e acciaio greggi, la concorrenza estera sulla ghisa e l 'accia.io non sarebbe pe,· esse un da11no, ma un vantaggio, eu ,çse stesse ,to,nanderebbero l'abolizione dei da:i s1, quelle materie prime. Le industrie di guerra l\esta soltanto da superare la obbiezione che In mancanza di ogni protezione faccia completa– mente cessare la l>roduzione nazionale della ghi– sn e dell'acciaio greggio, cou gran peticolo della difesa. nazionale in tempo di guerra. ,1a una t.ale eventualità potrebbe essere evita.– In, secondo i relatori, - e i più rigidi liberisti, da Adamo Smith, hanno sempre affermata la. ne· ces~ità di questa eccezione - facendosi lo Sta– lo promotore di una grande industria siderurgi– ca di guerra, in cui esso apporli giacimenti di ferro e forze idrauliche e costruzioni di strade e linee fono, iarie, Jll'0porzinnanclo la produzione al fubbii;ogno del! esercito, della marina e delle ferro– , ie. Questa produzione di Stato, t'he potrebbe ~,– '-Cre orgnnizzata col co11cor~o df'lla iniziativa. l)l'Ì• ,,ua, dovrebbe soppo,·tnre eosli di p1·od11zionisupe– riori a quelli dell'industria pri\ltl"· ~1a sarebbe un sacrificio nece sario; e sa,·eblbe ,ninore di quelln <.he sai·cbbe •imposto eia 11n g8nerale 1p.rote1Aoni– s1110 siderurgico a tutta la vita economica del pao.se . Le difese dei protezionisti La l'elazione Jann1tcone-Cnlani, niente affatto teorica, ma densa di cifre e di osservazioni con– crelc, sdllevù in seno al Cong.resso di Milano obiè1,ioni discussioni, <'h<'non giovano davvero a dare un concetto clella serietà. intellettuale dei no:,Lri protezionisti 7,ratici. I.asciando da parte i richiami, indubbiamente utili e interessanti, del prof. , amias, all'indu– ,t,·ia delle leghe di ferro e manganese, e il tenta– ti\ o degli ingegneri Stucchi, Prinetti e Beli uzzo di , alersi della discussione per trascinare il Con– t{l'e,;so ad un voto pro domo mea circa la con· <"essionc di foTze idrauliche per le nuove appli– cazioni eleltrosiderurgiche, i pratici non dettero .i Milano prova di grande attitudine all'esame di i,roblcmi così vasti e profondi. Essi ebbero lo sto– maco finanche di a.pplaudire calorosamente le !ralli, altr-etlanto altisonanti, qunnto vuole, del– l'ing . Luiggi, il quale è andato a scovare il più valido argomento in favore del prolie1Jionismo in... Auslrialia, dove - secondo lui - si sarebbe sco11erto ed attu>ilo questo novissimo processo ccono1 1 1ico: in primo luogo si s,~rebbero fissato le JJ!lghe da darsi agli 01,erai, pe,·chè potessero vi· Yere comodamente; poi il profitto da riservarsi n.gli industriali; in un t.erzo stadio e in relazione aIle due '!)l"emesse, i prezzi di vendila dei 'J)rodot ti; e da ultimo, come conclusione, i dazi neces– sari per mantenere tali prezzi. Meno... australiani furono gli argomenti op· J}()Stàdal .dottor Gactdi, il quale. sul punto fon– damentale dell'allo costo di produzione della ghisa in Italia per lo sca,·sità del minerale di ferro e \>er la mancanza doJ cat1bone obbiettò che del ferro se -ne va trovando un ~• dapper– tutto e rhe il carbone potrà essere< sostituito as– sai più economicamente dall'energia elettrica! Cosi ai dati di fatto ed alle cifre dei. relatori egli 11011 riuecì ad opporre alcun elemento posit\Yo, ma soltanto delle i'potesi e delle speranze aVYeni– ristiche. Ora è ammissibilP porre sul fondamento

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