L'Unità - anno IV - n.15 - 9 aprile 1915

l'A ustri:1 supera questa crisi, per lo meno le nazionalit:ì che non hanno vita fuori del suo territorio non potranno che ricom– porsi in un ' unità federale basata sopra una comune coscienza ed indipendent e dalla n:1.zione. .Ma il Canadà costituisce fin d' ora uno Stato fiero sotto l' egida nomin:tle inglese, con una civiltà sua propria, comune alle due naziona lità distin te, la fran cese e l' in– glese. E nel Sud-Africa inglesi e olande si si sono conciliati pur essi in uno Stato, che ha certam ente un grande avvenir e. Nel bel camposanto di Pisa, rr:1 i c1.pola– vori della più serena pittura di Benozzo Gozzoli e i cupi affresch i della mon e, d'ig no– to, credo, ma non meno gra nde pittore, nel– r epoca del nostro risorgimento vennero ap– pese le catene strappate dai Genove si nel I 362 al porro di Pisa e per lun go tem po conservate dalla Superba come un glorioso trofeo di vitt or ia : un'ep igra fe ricorda come esse, donate in parte alla nem ica Fi renze, siano st ate da questa restirnitc a Pisa nel 1&.+S e un' alt r;, ricorda la restitu zione ope– rata dalla sorella ligur e nel 186o. Se le tre citd , Genova e Firenze, le non generose tr ionfa tri ci, e Pisa, la nobilissim:-i vinta, se Milano e Venezia nel!' epoca in cui pom– peggiava no di siffatti tro fei avessero avut o - e non era imp ossibile ave rla, perc hè i nuov i Sra ti naziona li si and:wa no form an– do - la visione dell'avven ire, avre bbero sen– ti 10, come senti rono nel 18+8 e nel 1860, quant o meschin e e povere eran o le rag ioni di discor di:1 per contr ast i di cas tella e ge– losie di fondaci, qu ant o gra ndi e potent i invece le ragi oni di concor dia, e certa mente allora avrebber o costituit o una lega, dalla qu ale: col tempo spo nt anea mente sare bbe sbocc iata la nuova form a di Stai o. Sono nel 400, lo Srnto d' It alia :-ivrebhe sa lva to le colonie di Siria e del i\far Nero, avrebbe impedit o la cadut a di Costan tinopoli e la conqu ist:1. tur c:1 dcli' Eg itt o, Genova non :wr ebbe stra ppat o la Corsica :ii Pisani per disonor:irs i in eterno col venderla alla Frnn • eia, e Vt"nezia, non costr etta a concent rare le sue flott e nel Medit er ran eo, av rebbe po· nn o :1II' or a oppo rt una tent are con le sorelle d' h :1lia le vie dell'Ad anti co e dell'Ocea no indi :ino. . Ma nulla vi ha che più del frago re delle bauag lie ottu nda gli int elletti ed ab bacini gl i occhi, nulla inebria tan to i piccoli come la \'itto ria sui frate lli più deboli. Un se• colo dopo er a troppo tard i : nel 186o rr a un vano rimpi ant o. Que:HO moment o di lott a genera le de lle n:iz.ioni di Eur opa rievoca \' antico mo– mento di lott a sdvaggia delle ciuà nella gu erra del Peloponneso e nel 400 d' It alia: ma per questo io giudico che gli Stati na– ziona li e liberi di Europa hanno tocca to il loro punto critico, e questa vas ta discordia debb:i. :u nmonirli delle ragioni di concor– dia e. sop iti i rancori , indurli a stringers i in una form a super iore di tato, prima che si., di nuovo troppo tard i. La storia non h.1 mai parlato un linguagg io più chia ro. 1.-t: n,,z.ioni non spariranno . si potranno anzi ricompor re più organ icamente i ma esse co stituir .mno :11la lor volta le membra del nuovo Stato . la part icolarit à nell' Unità. P. Bonfa nt e. Si pregano quegli abbonat i cbe non hann o ancora pagato l'abbona men to t9J5 (fascetta segnata in lapis rosso) a volerlo fatt al più presto ~r evitar e interru zioni ne.li' invio del giornale. Agli assidui non abbonati . li ,1ostro gio rnali ha un largo ,iu11uro di lttlo ri atfe:.io11ati t ftd tlt°, cht ptr 6 trasru ra"o di abbonarsi. Eppu rt tutti sanno (ht la for-..A di un pt– riodico uttimanalt risitdt solo ntgli abbona• 111t11ti. la t1tndita al minuto rapp u unta ptr lt ammi11istra:.ioni giornalùti ht na causa di forti pa.ssi~itd t di noit in_fn,U. a,icht quando i rirtndit ori sono puntuali ,ui pagatntnti t non tr0t!a,io opportuno iritascart usi tutto il p ror, 1110 dtlla t·tndita . il cht auad t tropp o spu so. L' UN I T À IL FALLIMENTO DELLA FORZA I n questa gra-nde crisi, cltc sconvolge da cima a f ondo le nostre ,rnime. 11oi vediamo spesso venire aliti superficie molti e/eme,iti fo ndamen– tali delle perso11alittì nostre e tiltrui, che 1,ei tempi normali resltmofacil menU dissi mulati dalla moda letteraria, dalla vanità, tla/l' foteresse gior– naliero. Quanti uomi,i i, che .fino a podi mesi or so,io amavano metlersi s,d viso la maschera della indiffere, ua e dello scetticismo, si so110 Yivelati a 1rn tratto uomini di f ede e 110111i11 d' atione ; e viceversa quant, imlividui, che cre– devamo VGl11ii a 1111a. vita di sacrifizio e cli di– sinteresse, ham,o messa ,, nudo l'a ridità egoi– stica fo ndamentale del loro temperamento! Quanti rivoluzionari trucule,1/i si sono dimostrati co11- servatori placidi e paurosi; e quanti co,iserva– tori si sono sentiti a 1m trt1tto a.ssai piri demo– cratici e magari piiì rompicolli che 110n s' im• maginassero ! U 1ia di queste imp rovvise rivelazioni è I' ar– ticolo, che qui riproduciamo, pubblicato sul Cor – riere della Sera, a firm a Ettore ]tomi. Ettore J a.1111i d l'autor e di quelle 11ote arida• meute e amarame11le umor,stiche, 111 cui da al• cun i anni, giorno per giorno, ·11elJa terza pagina del Corriere, sono analizzati, triturati, sbeffeg– gia ti, gli errori e le speran,re, le gofft1ggini e i st1crijizi, le illusioni r le realizzazio11i, ciel mo• vime11to democratico contempora11eo. Il pretore De M inimis era uno spi rito pra– tico, alieno dai voli pericolosi, pronto semp re a t•edere i lati ridicoli di ogni inizi a/iv,, chime– rict, o disinte ressata, 11atio11alisla anzi che no, molto conservatore e alquanto liberale (special– mente quando si trovava. di fronte a. 101 caso di settaris mo sovversivo), senza mai "" acce11to di simpatia umana, senta mai una concessione a quel divi no ftwcwl/ o che sorride nel cuore di og,ii uomo, e gli fa vedere cose folli e sublimi. e gli dti il coraggio di vivere... Ebbene, il Pretore De M inimis, dinan.ti a questa guerra terribile, che decide, per mezzo secolo almeno, le sorti del mondo, ha sentito rifiorire nel suo spirito i sogni migliori degli am o' giovanili, quando era. miche lui socialista ed era ben limgi dal divet1Jare • uomo di gi u– dizio •. E ' stato preso twche lui dal vortice del- 1' tllopin. E' saltato anche lui, per tot momento, ili groppa cli/a chimera dolu e fogamw triu, che conduce ai paesi tiella f ede e della sconfitta. E le pagine, che egli ha seri/te i11 quetr ora Ili follia, ,ioi vogliamo riprodurle qui, su questo piccolo giornaletto, scrillo eia ge11le che nou hfl se11so pratico, che non ha il cervtllo be11e a posto, che vive di sog,11e di utopie. Con gli scritti e i discorsi dt L/oyd George, del Macaulay, del Atulr, dell'A11ge/ di fotti q1uglt altri mg/es/, che noi ai1tlitimo stgna la11do via Via cht 11e abbiamo 11011,rÙI, come documenti di 1w pt11.s1eroe di ,ma moral,td politica su– ,periore. 11011 è male che noi si possa riprodurre a11che le scritto di un ilahm10, miche st si tratta di 1010 s/a,icio momentanl!o e forse 110 11 dr,re– vole. Oh. se la stampa quotidiana 111vece d1 ri– d"rre per 11ot►t' mes, di seg111to tutta la discus· sio11e sulla politica esttra delf Italia ad tor co1i– ti11110 catwlo ,w::1011alistico di rnteressi e di r,callì , at>essetratlato pwttosto i problemi mc,. ralt dl'lla grtmcle guerra solleva11tlo lo spmt o della naziout a quei principi 1m1amd1g1u.stizia e d1 doioeref uori ,lei quali non si su.scita 11es– s1ma volontd d1 sacrificio, qffa11to uumo mone• rosi 110,i sartbbtro oggi i ,ieutralish rn Italia, e quanto meglio preparati ·110 11 sartbbt ro gli stessi i11ttrt-t11tlstialle proi,e attese e i11vocaU I Questa grande guerra , la più grande di tutte , rappre~n ta il fallimento della filosofia della forza. Kon pare più \'erosimile che la Germania pos.~a uscir vitt oriosa da.Ila lolla e imporre la sua legge a.li ' Europa ; ma, d0\'csse anche trionfan.. di tutt i i suoi nemici o tro\ ·arsi liber a di esercitare il dominio e le \·endettc sulle altre nazioni, non perciò consoliderebbe la teoria bismarckiana da cui é attossicata e che cominciò ad as5(Jrbire dalla religione ger– manica de' suoi pensatori prima che Ottone di Bi~1narck la personificasse nel Pugno, il nuovo Faust ci si perdoni 11bisticcio - della patria d1 Goethe. I... 1. pace non sarebbe che un amaro ann~tizio, una 50.:ita degli op– pr~'-i per riprender \·igore. N"e,,;:;sun popolo ci– \'ile vuol più obbedire a un alt ro popolo. At- trave rso lutti i labirinti delle sotti gliezze teo– riche, attrav erso tutti gli spec iosi sistemi dei filosofi della storia, segue il suo corso - come un fiume che si torca in molti e lunghi ::wvolgimenti per trovar suo letto e dispaia sotterraneo, un gran t ratto ma risgorghi e vada alla foce - la legge della inclipenclen;,.a nazionale o, con pili larga definizione, la legge della libertà popolare. Un popolo si può a.n– che scegliere padroni, ma non ne sopporterà. facilmente st ranier i, non ne SOpJX)rterà mai imposti e prementi col diritto brutale del più forte. La forza da sola é una debolezza. Si é visto - pit1 largamente - in Ger– mania come l' abuso della filosofia pos!:ta ras– somigliare all'abuso dc li' alcool e diven ire 1111 flagello nazionale. Dio ne guardi gli altri paesi dove la filosofia tedesca va divenendo l'nr – ca santa dello spirito umano. E si è visto - pii1 part icolarmente - in Germania come la filosofia della forza, nata con un morbo ori– ginario, simile a ce11·i • vizi • che si nascon• dono dalla nascita. in corpi d' appa.renza ro– bustissimi e li prostran o o li distruggono anzi tempo, sia diventata una causa profonda di aberra zione. Nulla cli noi che costitui sca un pericolo per gli altri può non costitui re, prc• sto o tard i, un pericolo per noi stessi. li culto della Forza porta necessariamente al dispre– gio delle varie • forze ■ che sono gli elementi della civilià moderna. Questa é la maggior ragione della inferiorità in cui si è mostrat a la diplomazia germanica, degli errori commessi dagli uomini JXlitici tedesc hi duran te i lunghi anni della pa.ce. Essi non hanno saputo acqui– sta rsi che un complice, l'Austria, e nessun amico. Non si perde tem po jn alimenta r sim– patie - opera sempre complicata, che impone molta discrezione, assai garbo e grande dut– tilità. di condotta , e che può non di rado pa• rer umile e far credere a una diffidenza della propria Forza - quando si possiede il Pugno, quand o si è fatt o della prepara zione militare un capolavoro, quando si può incutere 1111 s+• lutar e timore. La. Germania dormiva i sonni tranquill i 1m un origlicro gonfiato con I' elo– quc1ua delle spade affilale e delle polveri asciutte. Oggi può già constata re che le spade affilale o le polveri asciutte non bastano : uscita a una guerra di sopraffazione, vede che le si è mutata già i1t una guerra di difesa per non es.~ro sopraffat ta eia quell' unico di– ritto della for:,,.ache i vincitori sogliono in– vocare l discepo li ingrati della filosofia della forza devono rassegnarsi a giudicar con a.ltro gfo. clizio questa verità stor ica del tempo nostro: che l' Eur opa - per non dire il mondo e per restar nella insang uinata mate ria del di– battit o - è divisa in popoli che amano e in popoli che non amano la guerra . L1. definizione non va presa in un senso grossolano, che porterebbe a questo signi fi– cato : popoli vili o popoli eroici. Vogliamo in– tendere per JXlpoli che amano la guerra quelli i quali sono tuttav ia dispost i a co1'L~iderarla lll1 mezzo normale - norma le e prezioso - d'azione nelle conte se con gli altri popoli ; la conseguenza , non solo ine\·it:abile, ma de– siderab ile, cli quella premessa che è vive re, politicame nte parland o ; il migliore degli ar • gomenli pc,· a\·er ragione, speciahnente quando si J1a torto ; quei popoli, in somma, pci quali il beneficio cl' una guerra ben preparata su• pera in ogni caso tutto il maleficio che la guerra comporta , e che quindi , portati nnche oscuram ent e da questa intu izione, fomentano anzi che attenuare le cause della guerra . E per popoli che non amano la guerra \·ogliamo intendere quelli i qua.li repugnano, pur rasse– gnandosi, ali' idea .di conce pirla come una ne– cessità eterna nella storia del genere umano ; che la am mettono. anzi la vogliono, soltant o se la logica delle cose muterebbe in dann o un loro stolto amore della pace, e se in nessun altro modo é possibile &OStenere il proprio diritt o; che aspettano di vederla uscire, come la tempesta dal nembo, da cause che non hanno CS-'iisuscita te; che, per aver ragione nel fatto, sentendo d'averla nella coscien1.a. sono pazienti sen1.a essere vili, san no aspct- ino Bianco 659 tar e senza rinun ciare, credono nell' autor it!l. degli altri argomenti e non credono che In vitto ria in guerra sia di regola. la soluzi ne definitiva cl' una contesa ; quei popoli, dunq ue, i qu.\li, seguendo anche oscuramente questa tendenza , doman dano ai loro capi che siano sempre atte nuate anzi cho fomentate le cause della guerra. Amano la guerra i po1X1li che ne hanno il culto , non l' amano quelli che, rassegnando~i ad essa - con virile rassegnaz ione - sotto l' impor-io delle cii-costanze, hanno il senso della superiorità della ragione sulla violenza, ciel diri tto sulla forza. E sono i popo li che nnn si sentono legali a uno Stato padrone come quei servitori di case principesche che sono felici di dir - noi - parlando dei principi, che non hanno il misticismo dello Stato idolo, che non vivono una specie di teocrazia sta• ta le. Sono i p0JXli in cui il regime costitu zio– nale è più schietto. Oh, il regime costitu zionale! Oh, la demo– crazia ! Perchè non pronunziare addirittura questa conh 1meliosa p.i.rola ? I clisce1X1li in– grati della filosofia della forza, concordi coi discepoli grati , ammirano la Germ ania con– servatr ice. in cui il Cancelliere può essere piì1 forte ciel Parlam ento. Il mondo si per– derà per colpa della democrazia. Può darsi. Nulla è, infatti , pH, contrar io allo spirit o cl' una vera civiltà che una demo– cra zia la c1uale divenga il predominio degli uomini più deboli intcllellualm entc e moral – mente e che pur e sono in maggior numero; ma non è qui il luogo per il giudizio sull ' av– venire della democrazia. Qui basta una consta– tazione inoppugnabile : il trionfo del regime costituzionale è stato uno dei due o tre es– senziali aspett i storici del secolo decimonono ed è oggi un moto che si espande e cresce di vigore. !-.-orse, eccedendo, troverà ne' suoi er– rori i soli av vcrtir'nenti salutari di cui vorrà e saprà giovarsi ; ma indietro non si torna e vi:l non si can;bia ; ma il diritt o di ciascuno vuol essere sempre più una nota distinta nel• l' armonia della vita collettiva ; ma la Ger– mania e la Russia di domani dovrann o es– sere, dopo la vitt oria o dopo la sconfitta , pH, iberali , pii1 costit uzionali, più (diciamo l:l pa– rola nel suo giusto senso) ph'1clemocrat ichc. E c'è qualche cosa di nuovo, e cli crescente, nel mondo: il diritt o del cittadino , chiamato ad arrisc hiar la vita per la patria , <li sa pere se lo scopo merita il rischio. Questo diritto de\'e nobilitarsi, deve diventar altra cosa che l'espres– sione cl' 1111 basso istinto d 'egoismo individuale, oggi coltivato da una demagogia senza intelligen– za e senza coscienza; ma esso è già, e dà già ai governi dei pae!;i schiettament e costituzionali una visione della prop ria rcs1X1nsabilità cho è poi mondo la maggior gara nzia di pa.cc sinora constata bile. La stor ia procede con una accre~ciu ta vo lontà di armo nia nella sua civiltà, con un fo mite di legittim e spera nze, clellc quali la pH1 utopistica è la speranza d'inst aura re la p.. 1 .cc perpc t-ua. Ma questa speran:-.a non è ridicola : appart iene a quclr anelito umano verso la perfezione a cui appartengo no altro generer.;c illusioni, le quali, so non vogliono essere prese come mète, vanno considerate come sti– moli. Nulla è in appa.ren:,,a tanto assurdo che non contenga in sò un riflesso dello sfor7,0 che l' umani tà compie per inna lzare il pregio della vita , E la peggiore utopia - ma uto pia essa pii1 che t,, ttc - è quella di coloro che vorrebbero riclurre gli uomini alla misura delle circostanze presenti, sul lett o di Proc uste dei fatti , accorciando li cli quelle illusioni che pure appartengono al loro organis mo spirituale e pulsa no della loro stessa vita; che fanno del passat o una gabbia in cui il volo è solta nto un torment oso sba ttere d'ali; Che, insomma, affermano: - V'è una sola maniera di non essere agnelli, ed è essere lupi . O agnelli o lupi -. La lòro filosofia non ammette altri ter mini che questi due quaclrupedi, e un terzo ter mine, sì - la chimera, animale fantast ico tramandato a.Ila retori ca por ridere di chi vuol concodere una realtà anche alle più 111 certe speranze. L' uomo del ventesimo sec:olo, che ha im parato per cento m<>diad amare la vit..1.,non è più in fondo alla trincea soltanto un automa

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