L'Unità - anno III - n.8 - 20 febbraio 1914

l problemi della vita italiana. !0 5 9. Sig. Aldo Aodreoll Belle Arti, 8 Si pubblica il Venerdl in Firenze - Direttore GAETANO SAL VEMINI - Dir e:ione e Ammini stra.io ne I Lunga rno Vcspucci 12' - Abbonament o annuo ordinario Lire 5 per il Re2co e pn i paesi italiani dell'Austria e della Svi zzera; per l'e stero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Ccnicsim i:JO - Conto corren te con la po,-ta. Anno Ili - N. 8 - 20 Febbraio 1914. SOMMARIO :"ft Fericolo dei divtniv i, U. G. MOSDOLFO. - 1. rch't dovevamo anda re In Libia, G. SALVElllNI. - Ti probltma doganale e i Rif ormlsll di destra . - /.r, autggia la milita:. - ~ precedtnza del ma trim onio religioso sul matrim onio civile. - .Ji.i:ie si applica la legge Danro Credaro, G. MARCt ll , L'lJN 1TA. - ,1L'oo . Colajanni, - ,,f ramme nti di vita ilallana. II pericolo dei diversivi. Po,, e stltimane fa scrivevo - in disac– cordo rol Sa/vemùii - su quesu colonne che, pur essendo inn egabile il pericolo di o_ffen– dere, con la precedenza obbligatoria del matri– monio cit1ile, il principio della libertà indi– t1iduale, no11si pct!fla però respin gere a priori l' idea di legiferare su tale 1nauria, in consi– derazione dell' interesse sociale che t1i ; ri– connesso. Ata aggiungevo - e qui l' accordo col Salvem i11i si ricostituiva perfetto - che quanti lotta,zo in questo momento per una maggiore sincerità nella vita pubblica e per una pi ,i chiara delineazione dei parli ti e dei loro programmi e atteggia111111ti, devono aver cura di evit11re che la questione di detta prece– denza serva a creare ,ma 1,uov11e m11ggiore confusione. Ora il disegno di Leggeprese,llalo dal Go– verno nel desiderio di auo nlenlare gli uni senza scontentare gli altri, evita fortunata – mente il pericolo di creare quella demarca– zione f ra blocco clerico-co,1 seroatore e blocco anticlericale, che dovrebbe servire ai radicali per rimanere fedeli al Jl/ i11istero, e dovrebbe magari trasci,iare i socialisti a sospendere o attenuare la loro opposizio 11e. Il pericolo po– trebbe bensi sorgere da u,z momento all' altro anche col progetto de/Ja prt cedcnza : giacchi il A1inistero ht1fatto ann,mzia re che non time a 1nanlettere immutato il tnto della legge, e attzi ; disposto ad accogliere tutti q11tgli emt tt– dammti che provengano dalla par te liberale. 1\1/apoichì l'in sidia è evide11tt, noi speriamo che da essa si salveranno facilme nte quei gruppi, che non sono disposti, per la prece– denuz del m11rimonio citJile, 11doffrir modo al Al i11isterodi rifarsi una t1ergi11ità sul terreno della politica ecclesiastica per poter conti– nuare la sua opera nefasla di politi ca in– terna, militare, doganale, fi11a11ziaria. Il pericolo piii. grat1e tJiene ora da altra parte. r Comt risposta alfanodi,zo disrgtio di Legge s1,Llaprutd e,i:a del matrimonio cit1ile,fon. Co– ma,ulini ha presentato un disegno di legge sul divorzio. Non entrù11110. a discuterne il contenuto. lo sono fa vorevole al divorzio, che può seroire a risofoeresituazioni penose egrat1i, da cui ì lacerata e stra:ia ta la vita di molti coniugi e compromessa l' educa:ione e la tJÌlfl stessa di povere creature. Per giu nta il di– vorz.io 110,i offende la librrttÌ nè la coscienza religiosa di alcuno : è ft1coltfi 1 non obbligo; ; scioglimento di un con/rallo cit1ile, non t1io– ill:ione del sacramento religioso. Non si ca– p isce anzi perchè debba esstr Jamo comb,1t– tuto dalla Chiesa, che al matrimonio civilt: non riconosce ufficialmente alcu11a validità. 1\/ a 11011ostante lutte quesle co11siderazio11i, occorre riconoscere che 111ss1m momento po- l troa esser meno propi:io di qurst, pec la pre– senta:io ne di "" disegno di legge sul divor=io. Quella de/i,ua:io ne di partiti 1 c~ i_po- ;,;;--'!.!!!T,occorre che si compia nou sulla base di problemi che t1engo110 prestnlati or11 im– pr OtlfJisame111e,a qutsto scopo, ma sulla base dei problemi <hr sono stati 4ià creali dagli -::we uimtmi StJoltisifin ora o che ~Q – .stt' ;-J; ..!_!!!,. obbit:ttttJ~ ;JJ~f.Jsità. ( C'? un p11sato da liquùltlre: l' impresa di Li bia con wtt e le conseg.,un :e cconomichr, finan :.iarie t militari, e la qurstione del Do– dua mu so con tutte le muu sse difficoltà di politica e.stt"ra: è questo il urrr no in cui deve awe nirr la bat1aglia . E a chi"h" assunto rtsponsabilità di questo gr11ert, o , on la sua azione di .li inistro o col suo cosla11te appog– gio 111 1\1 inistero, ncn droe esser permtsso di sciogliersene ora assumendo attitudin e di op-posizione mliii queslione del dit1orzio. Qu,– sti ditJersit1i nott giovano all' educazio,ie po– litica del paese e accrescono l' artijizio e la confusione. Anche pi ,i. imperiosa ì La ,recessùà di non distrarre l' altettzione del paese da quegli al– tri problemi, che mentre non si riferiscono alla Liquidazione del passato, debbono esser ri– solti ora o prossimamen te, perchè ci sono imposti da circostanu obbiettit1e, che non è in facoltà nostra distruggere o mutare o tra"e iti Lungo. Se domani tulta l' attenzione del paese sarà impegnata sul divorzio, sarà tanto di guadagnato per chi intende senza ostacoli aumentare gli effettivi militari o stanziare nuot1ifondi a fa vore della marina. E il re degli zuccheri sarà arcilieto che gli occhi de/f Estrema non siano t1igili su lui e sui suoi sozii per impedire i 11u0t1iassalti già preparati alla borsa dei consumatori di / Perchè dovevamo Utilità economiche e neces– sità militari . D ipend erà probab ilment e dal fatto che io sono un perfett issimo imbe cille, come altra volt a Arturo Lab riola ha av ut o la bontà di avv isa rmi ; ma neanc he il di scorso fat to alla Camera dal Labri ola per spiegare i motivi, per cui l' It alia non poteva fa re a meno di andare in Libi a, mi ha svelato il gran de arear. o. « Ritengo fermam ente - ha detto il La– briola, e ha dett o benissimo - che l'impresa di Libia non costitu irà ma i un' opera colo– nizzatri ce, come da alcuni si ò voluto far cre– dere e an che. dal capo del Governo, il qua le, in un suo discorso, disse che in Libia avrebbe potu to andar e un milione di italia ni. Se que – sto il Governo ritiene, esso ~ stato tra tto in errore, ed ha tratto in errore gli altri. • Complessivamente, vi sono 177,000 ita – liani sparsi nel bacino del Mediter raneo: assai scarso numero in confronto dei sei milioni e mezzo di italiani sparsi per il mondo . E queste cifre hann o una ragione molto ovvia, del re– sto, che sta nella. genesi del fenomeno dcli' e– migra1.ione. L'emigra nte italiano va nelle cittf ,, non nelle campagne. Cosl avv iene in America, in .\lg eria, da per tu tto. La fatica pesante dei campi non lo a.Ilena. Il contad ino lascia la terra non per prend ere un'a ltra terra, ma per vive re in città. « Del reslo, basta consulta re le pubbli ca1.ioni del Ministero e la relazione della Commissione a– grologica in Libia. Essa rileva che in Libia man– ca asso lutamente !"acqua; bisognerebbe sca vare dei pozzi, ma si otterr ebbe in questo modo I" acqua solo a patt o di impover ire le sorgenti delle oasi e di isterilire c1ueste. La. terra afri– cana. eccett uat a la.zona pili mediterranea, non potr!t mai prcst:usi ad una colonizzazione. Essa 110 11 vi si presta nemmeno dal punto di vista climat ico ccl igienico . « La Libia non si presta ad essere meta di gruppi o di correnti cli emigrazione. È un · illu– sione il credere che in Libia possa in un avve – nire pili o meno lontan o tro,·ar posto un mi– lione di italiani •· Ciò posto, l'acqui sto di quella miserabi– lissima regione, come non ha aggiunto null a ,oteca Gino Bianco :uuhero. E il patriot1ico tru st siderurgico profiuerà t1olett1ieri della b11ldoria clericale– anticlericale per ollenere qualcht nuova ga– .~~z ia. di lauta pappatoria. E fo,;.se a11che i cleriu,l i non n,a,uhtrtl mto di otlene·re dalla i,rjlessibile coscie11za dell' on. Credaro qualche 11uovoprOVtJedimento che, screditando e da,meg- 6iatulo la scuola pubblica, tomi a t1ant11ggio della loro srnola: s11rebbe infatti questo il miglior modo per dimostrare che il Governo tton ; mosso da alrn,i intento di persecuzione .' Noi ci auguriamo pertant:Jdue cose: 10 che il Governo nott si attacchi al progetto di di– t1orzio per cadere cott esso in fama di audacia democratica, saitJm,dosi cosi da/I' obbligo di render conto della sua opera nei /re a,i,ii p11ssati; 2° che almeno la superstite opposi– zione, e specialmente i socialisti, non si asso– cino all'iniziativa Comandini-L ,u ci-Bereni– ,,;, e si mantengano sul terreno in cui pos– sono essere pill tailme,rte schierate itt balta– glia Lefor-,..edel Paese. Ugo Guido Mondolfo. andare in Libia. alla ricchezza dell' It alia - anzi l' ha di• minu ita, imponend ole un perman ente sa- 1:i.sso ann uo in pura perdita di almeno un centinaio di milioni - ; cos ì non avrebbe aggiunto null a alla forza economica di •~ ll\::ll'altra nazio ne che l'avesse occ up:ua - anzi l' av rebbe diminu ita, imfon endo ad essa piutt os·to che a noi la detta pa ssività . E dato che il m:ile alt rui sia vera ment e un bene per noi, la debolezza altr ui sarebbe stata ta nt o di guadag nato per noi. Messo da pane il valore economico della Libia, av rebb e essa per noi un valo re mi– litar e ? A que sto sembra pensare il Lnbri ob, allorchè afferma che I' occupazionc della Li– bia ha « reso impossibile che si acc umula s– sero su l'a ltra sponda que lle forze nemiche, che potevano agir e sulla parte me ridionale del paese,. : e qui una ma gnifica di sser– tazi one pirotecni ca-soc iologica sul mar e che crea riva lità e non amicizie, sull' attr :n ione delle sponde opp oste, sugli sv ilupp i vert i– cali e orizzontal i, ccc. ccc. Ma se cerchiamo d i non lasciarci abb a– gliare dalle grand i formu le sinteti che, le quali spiega no tutto e per ciò non spiegano niente, non pos siamo fare a meno di clo– mnndarc i : t< Qua li forze pot evano accum u– larsi in Libia e di qui mina cciar e l' I talia meridi onale ? ,._ Non cer to le forze della popolazio ne in. digcna, cresciu ta e addensatasi sotto un'a rn– mjni straz ione civile europea. Il paese - ri– pet iamo lo - è misernb ilissimo; e non ci sa; à mai amminist razione cosi civi le, che riesca a tr asfor mar e il deserto in giardini, e a sfamarv i molta più gente di qu ella che oggi vi abita con tz nta Fena . Le forze mina cciose, dunqu e, potrebbero essere solamente quelle for1.e milir:1ri, che la nazione padron a de lla Libia potrebbe amm assarvi, portando le da l di fuor i, per mina cciare di lì il Mezzogiorno d' It alia. Ora quest' affermazione può forse 1 va lere per la Tuni sia con la posizione militar e di Biscrt a ; può valere per Malta . Non hn nes– sun va lore per l:i Libi a. Nè la Franc ia, occupan do la Tripolilania invece d1 no,, ~ :;– rebbe diventata contro di noi più forte che non sia grazie n Bise rta; nè l' Inghil- _!_erra, occupando la Cirenaica, avrebbe aviit-0- contro di noi un a maggi ore capa cit à d i of- fesa militare che non le sia già g:irentita da Malt a. Nè noi, occupando la Libia, abb iamo ac– qu istato per terra o per m:ue alcuna mng– giore capacità cli offesa e di difesa militare: anz i ci siamo indeboliti, tant o pe r terra quant o per mare. Uno dei guai milit ari dell' It alia è stato sempre appu nto l'en o rme svilup po de lle sue coste in rapporto alla sua superficie. Noi sia mo vulnera b ilissimi per mare in molti più pu nti che non sieno ·rispetto a noi la Fr ancia e l' Au str ia. E questa m:1ledetta costruz ione fisica del nostro paese ha sem– pre pesato penosamente sulla nostra stor ia milit are e politica . Ed ecco che con la con– quista della L ibia ci siamo messi su le sp:1lle al tri 1,8 00 chilo merr i di cos ta da di– fend ere, e una costa senz' altr e ba si n:i.vali all' infu ori di qu elle medi ocrissime della Mar mari ca ! Que sto per il mare. Quanto alla terra, non ci vuol molto a cap ire che gli uomini e i milioni, che do– vremo sciupare per ch i sa qu ant i dece nni a conqui stare il null a economico e a man – tener, ,i l' ord:ne, ci avrebbero fatto assai più comodo, in caso di nece ssità, ai con– fini terre stri dell' Ita lia ; o meglio avre mm o potuto tesau rizzarli per il progresso civile del paese - che si s:i.rebbe trasformat o, in caso di bisogno, in altrettanta capacità di offesa e di difesa milit are. E non s.i ripeta il luogo comune che, in– sedia ti in Libia, noi potre mm o in caso di guerra mma cciare per ierra i possedime nt i ingle si e frnn cesi, dalla Cirenaica e ,b ila Trip olitania. Tutt e le forze, che noi distraes– simo per « bus car aventura s » in Affri ca, sa rebb ero perdute per la guerra europ ea. E i destini delle colonie sa rebbero decisi non coi r11itls coloniali, ma nelle batt aglie terribi li, da cui dipender ebb e il destin o di Uerlino, di Lo nd ra, di Par igi, di Vienna , di Milano. , Voi - ci si può dir e - ragion ate sulla ipotesi che la Libia, non con qui st ata dal– l' It alia, fosse stata occu pata da ingle si e fran cesi. Ma se ~i fosse insediata, a To– bru ck e a Tri poli, la Germ ania arriv:indoci magari .... dal Sud -Afri c:1, come I' on. La– briola arri va a temere -- non sa rebbe stato qu esto un disas tro per noi r N oi non esitiamo ed affermare che nea n– che l'in sed iamento della Ge rm ania in L:– bia s:i.rebbe stato un disastro per noi. Una vic inanza di qu el gen ere sarebbe stato un grave pericolo per fran ces i e in glesi : e toccava ad essi guarclnrse ne a loro spese. J\ noi non avre bbe fa n o nè caldo nè fredd o, per chè nllea ndoci cogli un i avre mm o potuto sempre tenere in iscacco gli altr i. I.' ipot e– tico insed inmento della Germ ania in Lib ia, ci sareb be stato più u1ile che dann oso, mentre l' insediamento dell'In ghilt erra e della Fr ancia ci sarebbe stato indifferente . Elimin ato, pert anto, ogni interes se eco– nom ico o milit are nel!' occu paz ione italiana della Libia , a che cos a si ridu cono le fam ose metafo re che I' Ita lia, se non av esse con– qui stata la Libia, sar ebb e stata u soffocata n, sarebbe st:lta 11 esclusa da lla circolaz ione della politi ca int ernaz iona le n, sareb b e sta t:1 « chiu sa in un retico lato di ferro n ? A che si ridu ce l'altra m etafo ra, escogitat a nel se tt emb re del 19 11 dall' on. :Labriola, se~ cond o cui, dopo la con qui sta della l.ibi~1, 1 la Sicilia non sarà più l'inte stino cieco dcli' Imli a ? ,,. P roprio così : l'int estin o cieco ! llOLOGN

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