L'Unità - anno II - n.36 - 5 settembre 1913
L ' UNITÀ i qualtro quinti della penisola mancano quasi fo– Jalmenle ,Pim/,ofri e, 11011prr senl.1110 co11Ji\1011i adal/e per il loro sviluppo, e vit:ono e vir,ram,o a lungo della sola allivilà agricola e pastorale. La crisi dt rivanle,pcr molti di questi paesi, dalla sop– pressionedella prote;Jone grana ria potrà essere superala / acilmtt1lt, e con loro definit ivo van– Mzg.;o, solo a P"llo ch'tssi possano sostituire il grano co11altr i proda/li meglio adalli alla natura del loro suolo e destinali i11 buona _parie all'f'Spor/(1,Jone. /11a se il 111011/enimenlo o, peggio, I' iflaspri menlo della prole{'·one in – dustria/e lern) rhiusi inesorabilmtnl e ai loro prodolli agricoli i mercati slr,mien~ quella soslitu;Jottt, 110 11 sarà mai poui hile, e l'aholi – \ÌOne del da;Jo sul grano__ delermine rd ,,,, nuovo e maggiore impoverimento dtlle nostr e cam– pagne . La Stampa 1 scrif'e:v11 Bergerel 1 lu combal• Iulo negli anni pas~,li contro il pr ole\ io11is mo siderurgico e {UCCheriero. S.-1ràtu ri'ssimo; ma le battaglie di ieri 11011 coniano 11111/a se 110,i si ripr ende oggi con maggiore energia la lolla contro tu/li i prol e{io11ismi e in parti colare contro quelli clu lengo110 ù, vita le industrie parassi/arie. 1lf" noi speriamo ancora che i nostri dub.hi si dimostrino infondati e che il gi'or11ale to– rù,e se, che l,a nella sua reda{l·one 9ualn 1110 dei pùì fen 1e11tiprop 11gnatori della libertà commer– ciale,11011 limi ti il suo liberismo, in questo mommlo derisivo, 111 solo dat io sul gran o. g. I. _La questione demaniale nel Mezzogiorno. ci) I\'. - Progetti legislativi e proposte pratiche. problemi fondumcntali, che si devono risol– vere per dtire assetto dtfinitivo al demanio sono du e : a) istituire una magis tratur.t giuridicame nte compe tente e moralmen te capace di por fine alle liti pend enti; bJ deliberare ciò che si possa fare p~rcht sia rispettat o il secolar e dir iu o delle popola– zioni e perchè le t,:rrc possano essere razio– nalm ente colliv ate. LI proc~dura dtmanlal~ . li primo problema è molto grave, perchè le •questioni dem aniali diflìcilmente 1>0ssono esser tr attate dai tribunali ord inari; ed appun to per non aver seguito il sistema francese delle com– miss ioni speciali e per aver diviso il giud izio sulla qualità demania le delle terr e, - aflidato ai pref etti od ai commissa ri rip ..rtitori, - dal giudi – %iO posussorio, - aflìdato ai trib,.malicivili, - il •Governo ilali~1no, in mezzo secolo, non è rius :::ito a fare una metà del lav oro compiut o, in soli dieci anni , dall a commissione feudale del 18o6. 1-M commis sione parlamentare , nominata nel 1884, mise In evidenia i danni di quel sistema -di procedurn, e propose l' istituzi one di una -giunta Ji arbitri demaniali, a cui dovessero aflìdarsi tanto i giudizi di cognizione quan to i g:udizi possessori. Dopo d'allora trionfa in quasi tutti i progetti di legge, che furono pres enta ti - senza fortun a - per risoh•cre il problema d.emaniale , il princip io di affidare ad una magi• ,stratu ra speciale l'esa me di tutt e le questio ni inerent i al demanio i ma se dapprincip io, nel proge tto Laca va del 18g3, si tentò coraggiosa– ment e I' isti tuzione di un magistrato unico giu– <licante scnz'appc llo, a poco a poco, per eccessivo ri spetto alle tradizio ni lc-gali e sotto la pres – sione - forse - di qualcuno fra gli interessa ti, si distinse un giudizio di prima istanza e un giu– dizio di appell o, e infine, nel proge tto Rava del 1904 1 si separò nuovamente l'opera amminiMra– tiva di ricog nizione dei de mani, aflìdata ai com– missa ri ripar titori ed ai prefetti , da que lla giu– diziaria, distintn sempre in due gradi. La questione dell:1 proced ura è complicata da quella llella prescri ttibilit à o impre scr ittibilità ~lei demani, n propos ito de lla qu ale si può no– tar e lo stesso cum rnino a ritr oso. La commis – sione dcli' 84 aveva afferma to che la deman ia• lità d'una tcrrn non è mai soggetta a prescrizi one e che si può documen tare in qualunque tempo. Il progcll o Lacava del '93 accolse questo prin – cipio; ma ne.Ila dis cussi one del progetto e in tu tti i progetti che lo seguir ono fu scarta to in– vece il criterio della imprescri ttibilit:1, e si am – m ise che gli occupato ri di terre, delle quali, Uopo cin<1ucnnni llall 'appr0\•az1one della legge, non si fosse 5>0tuto pro\·arc la dermwiah ta, go– desser o del beneficio dell 'ordinaria prescrizio ne. l'ordl oamro to ck.l d~manl. L11 solita benemeri ta commissi one cldl'84, ad e,·itorc l' inconvenien te frequ entissimo della vendi ta o d°ell' abbandono delle quo te da par te di que i quotis ti che non disponevano del capi – tale necessario per colth •arlc e per sup erare le anna te catti\"e, propose: 1.• che, facendosi nuo, ·e– quo tizzazioni, si obblig asse ro i quotisti ad unirsi in associ nzione: ~ • che l'as.sociazione, non il qu l)lÌ! ta sing olo, fos e propri etaria Ji tutte le quote ; 3 • che le quote abb3ndo nate (cd anche quelle illegalmen te ,·endu te) fos.s.?ro dev olute ali' a.ssociazio n", che an cbbc do\"uto asse - gnarle ad altri ; -4• che l'associazione co- l•) ,•,d . J a ◄ , 2~ Ap1ilt: • 20 G qno 191J d,ll' t·..,,1,1. sti tuita in ente mora le, fosse capac e di pro muovere atti di re,•indicazione e di rein– tegra, di contrar re mutui e dis trib uire ai singoli quotis ti il capital e mut uato, secondo i bisogni di ciascuno. Ma questo concetto asso – ciativo non incontrò subi to il favore de l legi– sla to.re, sia per chè esso era contrari o al prin– cipio, fissato da tutta In legislazio ne preceden te che il quotista dovesse diveni re, in un un tempo più o meno lungo, libero proprietario della sua quo ta; sia percl1~ l'associazione propos ta mi– nacciava di far perdere ai Comuni i canoni delle quote deman iali. Lo stesso proge tto Lacava , che più si acco– sta nlle conclusioni della Commi ssione, non ac– glie la proposta dell'associazione obbligatoria dei quotisti; ma stabilisce che la par te del de– manio riserbata agli usi civici sia costituita in ente morale con amministrazione propria ; che la part e coltivabile sia invece divisa in quote non inferiori a due ettari; che il quotista non ne dh·enga proprjetnrio se non ~opo sc i anni dall 'asseg nazione, pagando durante il sesse nnio i pesi fiscali ed il cano ne comunale, e che i quo– tisti possano unir si in assoc iazione volonta– ria, specialmen te allo scopo di contrarr e dei mutui coi Monti Frumentari e con le casse di pre~tnnza agrari a. Cad uto per gli eventi parlamentari il proge tto Lacava, ne fu presen tato dal Boselli uno molto simile, che divent ò legge nel 18g6. Per esso le quote devono esse re di non men o di due ettari e di non più di sette, ed as111egnatcin sor te ai capi di famigl ia poveri di ciascu n comune . L'ob– bligo di non abba ndonare la quota ~ protratto a 12 anni ; è conser vata In facoltà ai quotisti di costitu ire un'associazio ne volontaria limitan– done la durata a 20 anni. La parte nuova del proge tto è quella t.he ri– guarda le terre demaniali ster ili e non adatte alla colturA, di cui si penne tte la \"endita al – l'as ta, allo scopo di aiutare la costituzione di una cassa di soccor so per .i quotist i amm ini• strata dnllc Giunt e Comunali . Ma due anni nppcna dopo l'approvazio ne del proge tto Boselli, si sente la necessi tà di nuovi e più eflìc.1ci provvedimenti, e viene prese ntat o il dis egno di legge Guiccia rdini (18~n) in cui trionfa il 1>rlncip10 che il demani o debba rima– nere indiviso per gli usi civic i : solo le terre meno ada tte o meno necessa rie a quest'ufficio poss ono esse re quotizz111e. Mentre il progetto ministeriale cer cava in questo modo di evitare lo scoglio pericoloso delle quNizzaz 1oni, l'on. Rinaldi, profondo co– nosc11ure della materia , prese ntava un contro– progetto in ..:ui, invece che ristrett o, 11 prob lema demaniale era enormemente allarga to ed era con– sidera to come un'occasio ne e una spint a.per ri– solvere comple tamente 11 problema delle terre incolte e della piccola proprict:\ coltiva trice. Il Rlnald1 infa tti vuole che a tutta la popolazio ne povera di un Comun e sia ass egnata tanta terra quan ta le è necessaria per vivere (una super – flcie, cioè, che possa assicura re un reddito di almen o 200 lire). Se per que sto non saranno sufficienti le terre demaniali, si dovranno aggiun – gere success 1va111entc le terr e patrimoniah del Comune, 11 demani o dello Stat o e le prop rietà delle opere pie . Il quotista sarà utente inamovibtlc della sua quota ; potrll trasme tterla intera ad uno fo lo dei suoi d1sccnden ll legi ll1m1; se em igra, potrà ria– verla al suo ritorno; ma non potrà mai alienarla e paghe r.\ una quota parte d i tutti i pes i 1 che gra ,•ano su ll' ins ieme dell e terre dwise. Gino Bianco Tutti i quotisti si costitu iranno in una o più comunanze agricole, che avrann o la proprietà di tutt e le terre assegnat e-, anuninist rer anno le qu ote abbandona te per emigraz ione o per de – cadenza, 1>0tranno contrarre mutui che sudd i,,j. dc ranno ai co11soci, e promuo\"cre atti di rev in– dicaz ione e la formazione di istituti coope rativi utili allo comunanza. Tanto il prog etto Guicciardi ni quanto quello Rinn ldi furono esaminati da una '"stessa Com– missione parlam entare. Essa si nlt cnnc, in mas– s ima, al progetto del 111i111stro e sì occupò sol – tan10 del demanio , salvo che, prendendo a spiz• zico qualche iden -del Rinaldi, determinò in mo– neta e non in ettari il valore della quota, diede al quotista solo l'uten za inamovibile, e la facoltà di trnsmetterla Indivisa; consen ti che il Com– missario regio - prepo sto alle operazioni de– maniali - 1>0tess e costitu ire una Comuna nza agri cola, Q.Uando vi fossero 1>cr lo meno trenta poveri ; al Comune lascio intero il reddi to di tutt o il demani o. Cosi fu seppe llito 11 progetto Rina ldi e furorio dis trutte le basi del progetto Guiccia rdini : il nuo,•o proge-tto, rabberciat o dalla Commissi one, non ebb e nèmmcno gli onori de lla discussione, e le questioni insolu te tormen teranno ancora i legisla tori futuri. li Baccelli, nel 1902, volse la sua cura al de– manio soltan to, e perchè non turbasse più oltre la pace ai ministri di Agricol tura, ideò un pro– getto di liqu idazione progress iva. Sci Commis– sari specia li do,•cvano procede re a tutt e ie o;,e• razioni demaniali, sull'esern1>iodi quel che aveva stabilit o la legge Bosclli; ma il demanio non div isibile per natura e q!.!cllo riserva to agli usi civici do\lC\"a essere gestito da speciali reggi– tori. Trascorso un dcce n1110 1 tutt o il demanio che non si fosse potuto quotizzare, quello in– servibile, quello che si sareb be ricosti tuito con le quote abbandonate doveva essere vendu to alla asta, l'impor to dato alla Cassa Deposi ti e prestiti per sussid iare i Monti Frumentari ancora in vita. Invece du e anni dopo, nel 1904, il Rava ritor– nando ali' idea ispiratrice del progetto Guic– ciardini pensa di u scs tue il demanio dcsti– niuidolo tutto all'ese'i'cizio degli uSi civici .' Vie– ta quindi assolu tamente le quotizzazioni; per– mett e che la terra esubera nte oi bisogni del Co– mune serva per gli usi civici della popolazione del Comune vicino; vuole soprattutto che l'Am– ministr:uionc del demanio diviso cd in.ii viso sia separa ta da quella del Comune e che il reddito sia rip:,rtito tra la 1>0polazione dal minister o di Agricoltur a ; perme tte anche che gli ulentl si uniscano in ussociaz:,one per rt:Kolare l'ese rcizio degli usi, e in questo caso trasferis ce nell'::tSSO· ciazi one tutti i dir itti e tutti gli oneri spe ttanti pr ima, al Comune. R lu, uato e propolte . Riassumer.do: i progetti esamin ati propongo– no che il demanio: 1° Srn asseg nato in libera proprietà ai singoli quotisti ; ovve ro ad un'associ azione di quot isti; 2° Sia diviso in quote ad utenza, libere ov– ver o assoc 1:.te Ì:1 comun:uu:e agrarie ; 3° Sia tutto lasciato agli usi civ ici, con facol t:1 agli utenti di unirsi in ass ociazione i 4• Sia dato in coltivazione a tutta la popola – zione agric ola del comune , unita in una Coope– rativa demarualc; o,•vero a coope r.i,th•e anche di altre regioni. Aggiungiamo che dall'inchi esta sulle condi– zioni dei contadini del mezzogiorno appare che I contadini tle~iderano le quo tizazzioni del denfa nio, mentre I Prcfctt ì consigliano siano con– vertit i in beni 1>ntnm oni:,li dei Comuni. Il N1tti propone siano tutt i convertiti in boschi. L·, soluz1ont" del N1ui sembra In migliore, perchè effettivame nte il rim boschime nto è una grand e necessità dc li' llalia mer idiona le; è, anz i, la cor.di: ione fondamen tale de l suo risorgimento economico. Ma se rntto il demanio si trasforma in bosco, che cosa rimane ai poveri che sono I ver f pro– pri etari di ques te terre? La con,·crs1onc del demanio in palr imonio comunale, 111 fondo, non I isoh-c nulla j perch è bisogna sapere che ne farebbero i Cpmuni di queste po\'"rc terre e come le userebbero. Forse le \"cndercbbero .lilla lesta per pun tellare gli sganghera li bilanci comunali. La quo tizzazione ha fatto catt1\"a prova ; ma 367 oggi le condizio ni eoonomiche della classe agri • cola dell' 1talia meridionale sono molto diver;;c da quelle che erano molti anni fa, mere~ degli emigrnnti che sono tornati dalle Americhe con un buon peculio e con un ~ivo desiderio di di– ventare colllvAlor i di una loro piccola terra . E certo buon provvedimen to snrcbbe quello d i sottr ar.re qu :sti nmgnifici lavoratori ulla spec u– lazione de i II galantuominì " che, rovinati , vo– gliono rifarsi col sangue e col sudo re dei pover i; e di servirsi delle loro forze econ omiche per redimere le terre abba ndonat e. Peraltro la quotitazzazione totale del demani o sarebbe un errore eguale a quello di lasciarlo tutto agli usi civici . Come vi sono zone susce t– tibili dì cultura intensiva che sarebbe delitto non sfru ttare ..:onvenicntemen te 1 cosi ve ne sono altre che sarebbe follin voler coltivare , pcrchè quals iasi forza di lavoro e di capi ti,le, si infran – gerebbe contro gli ostacoli della posiz ione e della natura de l suolo, zone che o debbono esser e lasciate a pascolo per i bisogni dcli' industria armcnt izia, ovvero· posso no essere sfrutt at e per i loro prodotti minerari. La più che legitt in1a diffidenza verso le Am– ministrazio ni Comuna li, la necessità dcli' agri. coltura moderna di avere cap itaH ingent i di ese rcizio, e forze orga nizzale di lavoro hanno consigliat o la formazione di enti demaniali che fossero i soli proprie tari cd amminis tratori del demanio di ciascun comune. Confessiamo che questa idea ci tenta , percl1è; una ben regolata ammini strazione pare a noi possa essere mezzo d'equi tà e promessa di scrio lavoro. Per altro crediamo che nessu na associazione 1>0ssavivere ove non sorga spontanea dalla volo~Hà e dal bisogno degli interessati, cd anche temiamo che il nuovo orga nismo dis1>crda buona parte della prodotta ricchezza fra i molteplici congegni de lla sua inevitabile buroc razia. Inoltre fermam ente speriamo che la nuova legge elettora le a suf – fragio allargato rinnoverà le Amm inis trazioni Comunali e darà loro un nuovo senso di respon – sab ilità morale . Tutto considerato dunque la nost ra opinione è questa: 1° che dalla massa dei dem ani di ciascun Co• munc si stacchino: a) le terre che, a giud izio dei periti, debbono essere rimboschite; b) le terre da lasciare a pascolo; ~ che il rimanen te demani o sia messo a cul– tura, lasciando ai Comuni fa~oltà o dj quotiz– zar lo ad utenza perpetua, ovvero di darlo in enfite usi od in affittanza collettiva a chi ne faccia domanda ed abbia i mezzi ade guati al– l'im1>rcsa; 3° che siano amme ss i nd assumere i lav ori: a) i singoli contad ini; b) le associazi om di contadi – ni; e) le coopera tive di braccian ti 1 di coloni, di piccoli prop rietari; 4° che, a parit!t di condiz ioni, siano preferi ti i contadini , le associaz ioni, le coope rat ive de l Comune; 50 che il Comune, nnno per anno, possa alie• nare le terre espe rimentate incoltivabili e ina– datt e agli usi civic i ; 6' che tutti i red diti del taglio dei boschi, delle alienazio ni delle fide, de i canoni, delle aflittanze siano devoluti annua lmente alla Congregazione di Cari tà. J OA G11I S,\1.11utTI. L'a cqua a Bengasi. // Corriere della sera del JJ ngosto deplora. d,e • a l]tHgasi so11/H1ssali d,ie ,,,,,,;, e il pro• blt1,;a dt1r ac911a I piu dte mai da risolvere: 911tllodelle strade lo sttSso: 911el/oddle ra.sea/– lral/aHlo, l 91ullo dtl po,·to SOVP'Q lui/ i •. Lascia,no a'1da,-e e/te vi sono ;,, ltttlia migliai a di co1111wi, per i vuali gli stessi pro/Jleini sono più che mai da risoh 1 ere da ben rhtqua,,l'a mii, stlffla che il Corriere della sera se ne di,noslri scandali::'Jato. /Ila il problenw drll'1uq11t1 no,, era fo rse ,·iso• Iulo fi 110 dal p,-imo mome11lo, ,r,·a::ie a/la slra– boccltn•ole abbondan:a della medesima ;,, quel di /Je11f"a.Si 1 Dove so110 ttttdale a fi•1it-e le sorre 11ti capaci di disse/arr rii utrdli di Serse, di cui 11ovellb ,ma voi/a il /Jan1i11i 1' E i q1u11·a11/a po:r=i - 1101111110 piti, 1101111110 me110 - del Amial , di Clii /t ct l"O k lodi OP'"" a11no g-l'idraulici ntl – l'l dca 11a1ionalc, si sono dunque disseccali 1 A bbonamento speciale per una serie di numeri successivi: dicci centesimi per ogni numero.
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