L'Unità - anno II - n.19 - 9 maggio 1913

.. • " . .. .. , problemi della vita italiana. ~ Si pubblica il Venerdl in Firenze - Direttore GAETA N O SALVE MINI - Dirozio~e·; Am:ninistrazione : Lungarno Vespucci 12• - Abbonam ento annuo ordinario Lire 5 per il Re gno e per i pae si itali a-~i dell'A ustria e dclfa Svizzera; per l'es tero .Lire 1:so - Abbonao:ìent o sostenito re Lire 20 annue: - Un numero Cen tesimi rn- Conto corrente con fa posta . Anno II - N. 19 --;--9 Maggio 1913. SOM MARIO: Poli tica scolastica radicale, g . s. - GI' insegnanti ai lavori for:ati, A . GALLETTI, G. Luzz'AT'To, P. CARADE 1.1.u:s 1-:, G. Lm.rnARDO·RADICI~, L' U:-.1T,\ - Il governo r.tdicale, A. B. - Un.i buona s~cula:io_ne finanzia~ia, S. '.\IEDICI - Le tasse scolastiche, I.' UNITA - Nord, centro e sud - Il vice-preside, L'OssER\',\TORI-: - L'indu stria dell'organico, AGRI COLA - Le scuole lecoicbe _ La scuola umca clandeslma, g. s. - La fine dello staio giuridico. U. G. ~IOND OLFO - 11ruolo unko, P. N1co1.1 , g. I. - La prep.tra:ione degli insegnanti, R. ).!o:-. oo LFQ. Politica scolastica radicale. Chi legge f inleresstml t vulume: Il problema scolastico nell'ora prese nte (Be rgamo, Sl abil. Tip. S. Al essandro, I 9IJ) , in cui il comm. Ni– colò Re::cara, 11110 degli uomini più rappnsenta– livi del movimmlo callolico illlliauo, ha esposto sis/emalicamml e il progrmmw, riti suo parli/o sul terreno scolastico, - 11011 può 11011 esser col– pito dalla osservacione che dal 1859 in poi nes– sw , Mini stro della Pubbli ca lslruaione Ila fallo al parli/o clericale concessioni più nu•nerose e più gravi, e/te 11011 11e abbia ja llt in questi ultim i /empi /'on. Credaro. GI' insegnanti ai lavori forzati. S0110co11cessio11iappttrentemml eframme11tarie, lasciale cadere alla cltelicltelltt, nel/' ignoranza e nella disallem: ioue gm,rale e nella opinione assai diffu sa e/te tm ministro " radicale ,, 11011 possa avere ,uss ,m am ore col partilo clericale. Ma quelle concessioni spicciolale, messe i11sieme, corrispo11- do110a qua si tu/lo il prog ramma scolastico im– mediato dei clericali. I clericali, infatli, domm,dau o e/te le scuole pri– vale possano• avere ,ma rappresmtmum nellecom– missioni degli fS(lmi pubblici di lict11::m e di ma lu– t·i/à p,r assistere i loro candidati " ( REzz,,nA, op. cii. 12.1): e /'on. Credaro inlroduce di straf oro, ntl – farl. 70 dt/1<1 legge 4 g i11g110 19n, 1111 comma secondo cui delle commi ssioni d'esam e, a cui sono solloposli per f ac,,·ertmumlo dell'obbligo sculaslico gli alunni delle scuole priva le, 11 farà parie m 1 instgna n/e della scuola privala li. I clericali domandano che II sia libera al ctw • didalo privatista la set/la della sule di esame 11 (/oc. cii.): e /'011. Credaro nel rtgolamenlo sugli esami, che i /11llora innanci al Cousi'gfio di S taio, sa ncisce questa lihe,·tii, e/te perme/lerà ai clericali di conceulrnrc gl i esami dti loro alunn i presso quei soli isliluli pubblici in cui ci sono i11stg 11a11ti ami ci, e perm ei/trii sopraflullo Ili conce,,lra::;ione di lu!li i deficienti presso quei refugia asinorum i11cui gli esami si fauno 110/oria meule .. a /a– ,.;/f a. I clericali dommulano e/te • le lesi d'esame simo ug uali per tulle le scuole di pari g rado 11 (/oc. cii.): e /'on. Credaro stabilisce con circolar e del :18 ma r:,o 1912 c/11 si faccia come ai clericali piace alm eno per le scuole della stessa ci/là. I clericali si lamentano cht le lasse dtllt scuole p11hblichcsimo troppo mili (op cit.,pag . .106): e /'on. C,·cdaro cerca di acque/a re anclte su questo campo mi limiti del possibile i s11oinemici inti– mi, aumentand o le lasse scolasticlte di lire _;66 per l'intero g innasio e di lire 258 per l'inte ro liceo, mm/r e aumenta di sole 25 lire le licen::se dei pri.,atisli ginnasi ali. e di sole lire JO le li– a11:,e dtl lieto. I clericali, menln invocano la libertà d' iuse• ,,:namenlo pe,· sè soli, deplorano che gl' i11stg-mm li delle scuole puhbliclte possano impartire libern– menle « 1111' islru.cioue 11011 rare volte contraria ai precefli della callolic<1Chiesa n e abbiano "la liber:à dell'errore e della corru:,ione 11 (op. cii., pag . .J·./): e fon. Cndaro, abolmdo di fallo la legge su lo staio giuridico t: privando gf inse– gm mli 111tdidi ogni gu arentigia ti' 11uliptmle,,ea 1 distrugg e ,te/ /11/10 la base /ondamml alt dtlla vera laici/ti della scuola pubblica . Sono co11ce:;sio11i - dirti q11alcu110,anclie in buona fe de - giustissi me. Jl/a chi mai , a questi lum i di /mm, potrtì ritenere ,m A!i11islro capa– ce di lasciarsi g uidare nella sua opera di go – verno d" stntimtnli di giusti:;ù,, fln:;i che da preoccupa:;ioni parlamentari ed e/et/orali ? È mai possibile ,-itentre e/te tulle quelle concessio11i sieno sia/ e fall e per librra iHicialiva ... ptdagogic a, e 11011 piutlosto ptt· effe/lo di pallufoioui inltrvmute fra l'ou. Gioii/li e i citrica/i? Fra/la nto la stampa nulico-ma ssonica soffia a pimo ftalo 11:lla/romba del/'m1/ic/ericalismo 1 di tuffo occupandosi , me110btniul eso, e/tedel co11c11bi- 11aggioscolastico del .1/inistro radicc1/ecol par/ilo cltrict1lt. g. s. L' " Educazione ,, di V. Alfieri in edizione democratica. Il proposto aumento d'orario per gli inse– gnanti delle scuole medie, t: uno di quei fatti, che rivelano pil) chiaramente che cosa pensino e che attendano ch11la Scuola i nostri uomin i parlamentari. C'è intorno alla natura cd al compito della scuola di Stato un malinteso tra profess ori e legislatori, che dura da troppo tempo e che minaccia di durare ancora chi sa quanto. Vedrete che, discutendosi la legge , si rinno– verà nel Parlamento , la scena comico-satiri ca, che ci ha rallegrato nel 1909 1 quando fu appro– vata, fra tante recrimin.1zioni e dispregi , la leg– ge che riguar dava gl' inseg nanti univ ersitarL Rivedremo l.1 scen a famos.1 della satira alfie– riana l'tdu ca;ione, recitata sul teatro de mocrn– ticc>. 11 Signor nrnestro, siete voi da messa? n - domandava il nobile con1c, in cui cm discesa per si lunga c.:atena di lombi feudali il disdegno al– tezzoso per l'i struzi one. li nostro Par lame nto – laico borg hese e democratico, come si trova ad essere o n p.1rerc - non domand erà della messn; ma col soprncciglio cli chi parla in nome del p.1ese, rinnoverà la do manda : E conio 1i111uo dolio 1111dioamante? como .iia mo 11, 1ìudiaio t lo ••b informarmi ben ben di tutto o chianm cnlc ann1I. Voi volete uno stipendio maggiore, - dirà la m.1ggiornnza aus 1era - : sta bene : ma do– vete lavorare di più: tante centinaia di franchi d'a umen to, per tant e ore cli maggior fati<'a- È la legge comune che governa la doma nda e l'of– ferta del lavoro su l grande mercato democrnli – co. - Ma, rispondono i professt ,ri, e le ore di studio a cas.1? e l'obbligo di accn: scere la no– stra coltu ra? e il danno che verrà alla scuo– la e all'efticacia dell'ins egna mento da professori stanchi, depre ssi dalla fatica del vocife rare o del rimes tare sempre le stesse nozioni,le stesse rego• le? e il pericolo del vuol<.,verbalismo didattico, e della meccanica ripetizione di imparnticci,d 1e non è possibile evi tar e quand o s i è stanchi cd esau– sti ? - I più benevoli fra i depu lati risponderanno che la coltura dei professori è ques tione priva ta e che non li riguarda. I più malevoli replicheran no: Sto– riel ,,oi chiede te un maggior numero di ore libere per poterle occupare altro,·e: il vostro desiderio di liber tà non è che cupidigia di guadagno; i pro– fessori non sentono m'li la stanchezza e l'esau– rimento del troppo insegnare, quando trovano per il loro lavoro un altro acquire nte che non sia lo tato. Il guaio è che qucs t'ullima accusa non è del tutt o infondata se si glrnrcla .1dun certo nume– ro cl' iuscgna nti ; e come suol .1ccadere, il torto di alcuni ricade a danno cli tutti. I~ un segre to pubblico, un segre to pulci nel– lesco, che vi sono profess ori i <1uali non dàn no aHa scuola dello Srn to che la pura pre senza, spesso intermittente, e le ore di fiaccona apa tica e irosa che lasciano loro le infinite oceupazi oni priv ate. Tutti quelli , che hanno insegnato o in– segnano nelle scuole medie, hannl) conosciuto parecchi di tali colleghi, ne hanno parlato con disprer:zo in pri vato e talvolta in pubblico, ma li hanno vis ti sempre impuniti , la/volta anc!te pr emiali. Il '.\linistero li conosce: gli sono stati addi tati infinite volte come prin cip io di scandalo o di l1oteca Gino Bianco ruina .11lascuola : riferimenti di pres idi, rela– zioni cli ispellori, lagnanze cli famiglie, hanno pre para to alla su.1giustizia ultri ce capi d'accusa quanti ne occo!Tono per colpir e. Pcrchè non .- ova l'energia necess aria a liberars ene? La legge ne dà il modo; e non s.1ranno certo gli onesti èhe vorrnnno protestar e : tull'al più le– v_erà alte strida qualche pad re di prole molto asinina, che dai professori' che non fanno il loro dovere poteva att endere agli esami ogni sorta d' indulgenze. ln\fCce, tutti i provvedimenti legisla tivi e re– golame ntari cadono esclus ivmnent e sulle spa lle degl~ inseg nanti colti, studiosi, devo ti al loro dovere, deside rosi di rinvigorire la prop ria dot • trin:t, di accresce re enicacia ali' insegirnmento e forza educativa alla scuola. A costoro, che soli importano, e sui quali sohant o può contare l'in– segnamento pubblico, la nuova legge impone obblighi d'orario cc,·es5ivi davv ero. Se si tien conto del tempo necess ario alla correzione dei lavori scr itti e alta prep:..1rnzione delle lezioni, che spazio potrebbe riman ere dopo quatt ro ore di lezioni obbligatorie giorn.1liere agli studi e a quel raccogliment o e a quella lenta e personale elabora zione ciel pensiero che forma la cultura veÌ-a? l negligenti, i cacciat or i di lezioni private, i cinic i adora tori del ventisette elci mese non avranno che da strascicare per <1lmlche ora di pili la loro accidiosa indifferenza in que sta o in quella classe , innanzi alla distra zione chias sosa clell.1 scolaresca. GI' insegnanti onesti e va– lenti, pe r quanto volonte rosi, sa rann o tratti a poco a poco dalla stanc hezza o dall'abitudine a pùderc in gr:rn parte quell'en tusiasmo e quel– la spontaneità sentit:\ e personale di idee, che animav a in pass.\lo la loro p.1rola e l.1rende va veramente ed ucatri ce. Triste indizio della fiacchezza senile, a cui gli abus i del parlamentarismo h.111110 ri<~Oll~t l.1 forza della legge e l'autor it,)dello St.1to, questa in– capacità a pun ire giustamen te e siflalta pus illa– nime pie tà per i disonesti,compc nsata da misure e da costrizioni gencrich<', d.11moseprinc ipalmente ai gal.1ntuomini ! A. GALLETTI. Il. La sconcentrazione delle materie . Nella lunghissi ma relazion e, che 1'0!1·Credaro prem ette al suo mastodo ntico progetto di legge, si ribadisce più \·olle un concetto, che è orama i di dominio comune e che non Poteva essere rinnegalo eia r.hi ha divulgato in Italia le idee di Ilcrbart: si riconosce, cioè, ripcluta1,1ente la superiorità de l i;:inn.1sio classico su tutte le altre nostre scuole, do\futa in p.1rte almeno ali' inse– g1rnmento per classe e al conseg uente migliore coord in.1mcnto delle materie aOidatc a un unico insegnant e, e si dichiara di voler avvicimue ad un tale otlimo sistema anche le altre scuole. ~la purtroppo su questo punto la pratica del disegno di legge è in aperta cd .1ssoluta con• tradclizione con la teoria della relazione. Dopo le solenni dichiarazion i della relazione, infaui , si aspetterebb e che l'aumento del l'obbligo d'orario minim o da !J e da 15 ore settinu,nali a 1S e 21, e la facoltà riserva ta al ministero ,li esigere da ogni inscg1rnnte un ulterior e obbligo Ìn\'erosimile fino a 24 ore di lezioni per setti– mana, servissero non soltanto come, espedie nti fiscali, ma sopra1tutto a rendere possibile anche nelle scuole tecniche e complementari un razio– nale raggruppament o di nrnterie, che permette di ricjurre a due o tre al massimo il numero di 7 .,~=-, ~· \ r . ~ od S insegnanti specialisti, che oggi sono inflilli ai poveri bambini app ena usciti dalle scuole ele– mentari. Invece nulla di tulio questo si trova negli S$ articoli e nelle tab elle ciel disegno di legge. 11 legislatore si preocc upa di impedire con ogni mezzo che l'inseg nante sfugga ad un'ora sola del suo orario obb liga torio , anche a costo di farlo corre re per tre o quattro istitui i diver si alla ricerca del « complern mento • con qualun– que più misterio so abbinamento cli materie ; m;t (li 1111 raggruppa mento raiio nale delle materie nella med esima scuola non fo il più piccolo ac– ce nno, perrhè sarebbe sin/ o pericoloso ni /i111 fi· scali de/In legge. E c'è di pegg io: l' insegnamento per class e , che a parol e si vorrebbe intro durre anche nelle scuole tecniche e complementari, si distrugge effe1ti\•amente negli stessi Jiinnasi. Finora I' in– segname nto delle mate rie letlerarie nei ginnasi inferiori ha avuto un orario di 18 o 19 ore sett i– manali. Or il progetto dell'on. Credaro, portando l'obb ligo per l' ìnscgnantc a 21 ore, do\trebbe im– porre cli insegnare per 1S o ,9 ore in una classe e per 2 o .3 in un'allra. E poichè c1uesto non è pos– sibile, salvo a volere .!-pezzare fra due o tre in– segnanti l'in segna mento di una sola mat eria nella stess a classe , bisogncr:\ amdare a ciascu 11 insegnante 15 o 16 ore i11 una cl.1ssc 1 e 5 o 6 in un 'altra: e così sar:\ aperta nel ginnasio in• feriorc uua prima falla nel siste ma dcli' insegna – mento per classe . A finir l'impresa della disorganiziazione de l gimrnsio, viene Innecess i1:\ ciel« completament o» d'orario per gli insegna nti di liceo, per cui il professore di italia no dovr:\ arrivare da 1 .3 ad almen o 18, que llo di sto ria da 11 ad almeno ,s e que llo di filosofia dn 6 .1d almeno 1S. Sono in tu1to 24 ore di insegnament o di materie let– terar ie, che in tutte <111ellc citt:\ in cui C.!-iste sol– tanto il ginnasio-liceo, se111.a classi ag:giunte, 11011 potranno essere completate che nel ginnasio. lnfa11i, anche dopo che il professor e d'italiano e di filosofia si dividano la storia, o c1uelli di stor ia e filosofia l'italiano, o quell i di it.1liano e storia la filosofia - tutte le combinazioni sono possibili e nessu na è esclusa ! - rcster:\ sem– pre per i supersti ti un cer to numero cli ore che aspe ttHno il « comp letamento ». Il cprnle 110 11 potrà essere fatto che nel ginnasio, dei cui insc~ gnamcnti 1111:i part e sar:\ perciò messa a bra 11• dclii anche fra gl' insegnaut i elci liceo. Cosi sar:\ raggiun to l'idea le del « comp\~ta• mento » dell' orar io, ma s.1r:\ raggiunt.1 anche la rovina definitiva dell'uni ca scuola, che .1ncora promette\ •a di pote rsi raddrizzare. Per il vecchio Herbart la concentrazione de– g:I'insegnamenti consis teva nell'anìdue allo stes– so insegnant e un gruppo di mater ie anini ne/In medesima dasse, in modo che l'in segnant e si trovi più a lungo che sia possibile a contatto con 1111. data scolaresca, e PoSs., coordina re tutti gli studi a un unico fine educativo, e sia il prin – cipale, e possibilmente l'nnico, d irettore spiri • tuale degli alunni. E questo avviene in misura sufficientemente brg a nel nostro Ginnasio. Per il divulgato re italiano di Herbart, ill\·ece, I' « arm onica compcnetrnzioue delle disc-ipline, che hanno tutto da guadagnare nel loro contauo e nella loro fusione » (relaz ione png. 66) si ot– tiene aftidando al professore di filosofia del liceo l' insegnamc utoclel!a psicologia e pedagogia nella scuola normale, oppu re ali' insegna nte di fisica del liceo la nrntcm atica nel ginna sio o nella scuola 1ecnica, oppure al proiessorc d'i taliano del liceo « qualche ora di storia » (relaz. p. 67) in qualche classe del ginnasio sbrancando la Storia dall'allualc insegnam ento per classe! La concentraz ione delle nrnterie , che e è uno dei principi cardinali della teorica cli lfe rbart, che è il fondatore della pcdagocia dcli' insegna– ment o • (relaz. p. 67), è trado tta in Itali.I sotto forma cli sconccntrazio ne degl' inscgnanli fr.ì scuole di,·erse , e di sconcent raziouc fra insc-

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