L'Unità - anno I - n.47 - 2 novembre 1912

• . .. problemi della ~ ita italiana. Si pubblica il Sabato in Firenze - Dittttore GAETANO SALV EMINI - Direzione e AmministNtione , Corso R egina Elen a; t6 -Abbonamento annuo o,dioarlo Lire 5 -per il Regno · e per i paesi italian i cieli'Austria e della Svizzera; per l'e stero Lire 7,50 - Abbonamento sc,stenitore Lire 20 annue - lJn numero Cemesimi IO - Conto c:oncntc con la posta. j . . ,, .• . .. . •• Anno_ l - N. 47 - 2 Novembre 1912. · - .. S0 f.U1ARIO: ~it~roa il buo n 1eo ao? - ItaliA. e qttes tioo e balcanica, I.' UN1T.\. - Le i1ol e dell 'Egeo , é. 0Rnos. - O~,ianizzulooe opera la e ma•son;ria , - f. (OLK TTI , - Stud iamo 1'1.._I, G. GA nw.1EL 1 - I bog iardelli . l- Le Prfgl~t dell' :t_talla con°tetDporanr a . Ritorna il buon senso ? Italia e questio~e bakanic;. .. _• .. most.cuos:o ~ delitto ; s~ c:i rcAdeSiìimo comp lici de lla rovina di una caus~ giustificata anch 'essa, c~me fu già la nostra, dal 01edesimo principio Uno dei nostri agro11omi più. st"ri , Ti/o Pogg i, .·,,,_•itt•"nn ~ t1erC'arJi110•;,t :rÌ'irot .as~i · ;, ._. .,,. ..... ..... ...- ... - .. - -- - -.. . - ..:.. ~,..... •, ~ iri• \IIWYCIIIIÙe. ·• .. .. ~ ,• •olettok A propos ito d i una memoria del Sena– tore Cadolini : il 911a/e Se11alore si J messo aucl,e lui a f>YDl[tllore per la Libia /t:rro vie, strade, ac9uedolli, scuole, eçç. ecc.: /11/10 9Nel /un di Dio, i,u o"""a , che manca fu/loro ai due ter::i tklla veççl,ia I/alta t d, e ,,usta dovrebbe regt1/art alla cosi dello « N#ot1a Ila& •· l i senatore Cadolt'ni s' ù,m,a~i,,a di fare una grande rivela::iont, ripetendo du e se11::a strade o con poche strade, no,i possono crescere nè la ri cche::::a 11è la J><:,Jx,lat1io"e », e invoca ~rci 6 per la Lilna strade Df1011t, a,11pie, sicNrt . - E il Porri colll#lntl•: e E se far('M o molle e buone Jh-ade in Lt'l>ia,vorremo ricordarci clu a11d1e9ui, nel- 1'/lali'a :•eah ia, ve ,,e sareh6ero a,uor Ionie da fare 1 •· Il senatore Cado/ini ;,,:,oca per la e 1111ot1a Jtt,. lia • open f>Ht,/,liche sine fine dict:ntes , perc'-è le o/)ere /mb/Jlid,e, insic#lt alla ùllelligeNza colla, al capitale e alla mano d'opera, sv110 fa/lori 1,,. dispt11sabiU - e no11 è ,,,anche questa una sco. perla I - della ricclu::::a ,igraria. - E il Poggi comn,en/a : • Verissimo I 111a ancor 9ui vi.e" fallo tli .,,,.,,d are: wl /Jl'r'Orr•mma di tali ot,tre, de– stina/ e a render possibi le l'agri collura intensiva, q11alporl e si fard a/1'/lalia nuw a, t 9uale ri– ,11arrd a/l 'antica, che pur fante di queste opere ;a. ;n.ln ,,eNl e altn,de tln le,11/><J così remo/o f Gli ag-rari hanno ritt affermalo in più ,nodi il loro f>t!11sùro /a vortvolissi,110 al/' impresa lihi<a; ma è ande ragio Ntvolt 1111 loro volo P,Ydtè no,. sia– ,ro dime11ù·ale le 1•eullie provin cie, . specialmente meridi onali : e il rimboschimenlo si faa ia ; e le l>o,,ificlll' pro~ellale e af'/ff'O'Nlft! si euguiscano; e le opere ptT lii irriga::io"e si compia,,o; e le: slradt nun s<lricsi aprano • · Il semrlvre lripoloma11e asu gm1 puri· al/o Staio il do:,ere di prowe"4 •re alla L ihi11le acque poi« • bili e qNelle di irrir,1::ione (si t ,,,m· •om11,rdalo dot•e lo Sl,1/0 prc11der,t queste ar91u, d,1/ mo- 1 1e11/o rlte ... pio:•c· /)o<o J). - E il Pvgl[i com• menla: e /:.il io, pla11d,:11doandu qui, t•orrci ,·i– <ordare ai nostri ltJ[islalori <he 111-g-0110 prw;, ·e– dim t·11li lcgislalivi al/i a dola,·c d' ar911epolahili le nostre t11t"rav~,rlùJSebonifi<lle dtl .Vord-esl d '/ . /irr ; e du altre /erre italiane som.1i dd redimere Ja llt1 palude e da/111 ma/a,-ia: /erre feradssi uu, la cui ,·onqui's/11 "0" roskrebbe sa11,,r1u:, e a.ssai meno de11a,-o d'otr11i l,•r,•a /Jresa <011 le armi. A11- d1e lt1 1·ccthi11llt1lia pu J dunque ancora a/lar• ga,si pr os:i11g1Wd<J ptrludi •· Il /'<Jggi "'"' vuole essere frah ,kso: C)!'li i e Ja:·ore:•oliss·ir,to al ,·in 'tgh'o and u· bellico della pa/,-ia ""'ali ssima »; S<Jlatn 'nlt: rltiede al suo 1,uu , ,·Ile brN conosu - allimè I - e ai dc.,;•1i se11alori dd m<dt·sùno, • di non dime11ticarc·.p,·r /t1 11ur.·t1, la :·u rhia lla liR »: poù-llè l' opu scolo I dd se11al,1re e motlr e ,-(,ruarda la Libia, par e a11du snillo per /anta parte ddla J>f•11isola, <ht• /u/l tJrn all ende le open· pubblfrhc: alle a ,·mder po s.sibild l'im ·orala roltJ11i::::a::io111.• >. La Direzione e I'Amministu zione si sono trasferite in Corso Regina Elena, 16. lblta e Au,trta, La guerra balcani ca ha avu to il res ult.alo im• medialo di richiamare l' attenzione del paese dai sogni mediterran ei alle realtà adriatiche. Spetta al Corritr, dtlla Sa-a il merito di avere collocato, meglio di tuu i gli altri grandi quo– tidiani , il soggetto delle relazion i italo-austria– che di fronte al prob lema balcanico · ~ i suoi veri term ini : in quei termin i che l' U,.ilà è an– data illustrando a più riprese nei mesi passati. • La guerra balca nica - scrive il Corn"er1 della Stra - ci consiglia, anzi ci fa obbligo di discutere se e fino a qual punt o Austria -Unghe– ria e ltal ia possano ope rare effettivamente d'ac– cordo. L' assetto della penisola balcanica non è ~1n problema di secondaria importanza per no1:dal modo con cui esso sarà definito dipen– dono in gran parte i nostri rapporti con l'Au– sitr ia-Ungheria. La lotta diplo mat ica, che si è combattuta ne– gli ultimi due o tr e mesi in Europa, riguardava in sostanza tutto il proble ma orientale nel suo dilemma: o la via a}trla alla SH/Jrtm,ukl aHSlro• 1111garica Hti Balcani, o la via sbarrata ali' A11- slri" ·Ungl1tria per rmder, possihil,, in m1 domani p;ù o nuno r,molo, de ; Balcani fos!Uro dti popoli balcanici, . Bi~ogna intenderci bene, noi e l'Austria -Unghe– ria, int . rno a quel che dovrà farsi nei Bakani quando la guerra sarà cessa ta. L' A11stria-Un– gheri1:i vnole che il nuovo regime non solo non le chiuda la via al cammi no verso S:.,lonicco, ma le dia il modo, quando occorra, di pres en– tarsi come la !alv~trice, la pacificatricf', la ordf• natrice della penisola balcanica. L'Italia, invece, vuo'e un reg ime tale c~e iJÌovi- a riaff.. :rir.at e il principi o che i maggi ori nostri uomini politici hann o posto a fondame nt o del loro pr ogramm a orientale, cioC: i Balcani ai popoli balca nici. Su quale dei due programmi Avverrà l'intesa? È evidente cht: noi abbiamo tutto l' interesse a fare l'accordo su ciò che ci conviene, vale a dire: rispetto, finchè è possib ile, dello slnlu quo ter– ritoriale, e nel tempo stesso, riform e radicali interne, le quali sia no alimento e garanz ia dello sviluppo progre ss ivo delle popolaz ioni apparte – nenti all' lmpern ottomano. E, nel caso che lo stalu quo terri toriale non sia possib ile, facili– ta re la ricostitn;,;ione della penisola sulla base degli aggrup pamenti etnici intorno a ciasc un centro proprio. Ques ta soluz ione è la sola che può impedire In estensione della Monar chia au• stro -unkarica nei Balcani, la sua egemon ia sulle popolazion i slave, la formazione d'un immenso impero, che aggi unga nlle popolazioni oggi di– pendenti <laVienna, quelle oggi sogget te all'lm• pero ottomano in Euro pa . Ora si ~ in un mome nto che è fra i più critici, forse è il più cri tico, ,ltl la qui,;tion e di O riente. Scegliere una via piutt osto che un' ~ltra signi~ fica impegnare in molta par te il nostro avve nire. · L'Austria•Ungheria ~ disposla ad acce ttar e since ramente il nostro programma? Se così ~. noi possiamo essere d'accordo: ma se così non fosse, il nostro accordo con lei vorrebbe sol– tant o dire d 1e noi abbandonia mo l'antic o nostro pr ogramma , cht" tutti i ministri italiani degli esteri hann o bandito (i Balcan i ai popoli Balca– nici, lo S\•iluppo delle na,,;ionalità balcanic he), e ci me ttiamo al 1erv izio del prog ram ma austria– co: mant ener e la via aperta alla egemonia au– stro•ungarica "' Ai no! tri lettori ques te idee non riesciranno nuove : sono le idee, che fino da i suoi pri mi nu• meri va propagand o l'Unita. Piutt osto riuscirà nuovo il vederle soste nut e nel Corr'itrt della Sera. A qui ttro mal di dlstanaa I Non ~ono tra scorsi, infatti, quattro mesi dal bu on tcmpo:mt ico, in cui il Corrirr t dt/l a Strn face, ·~1voti perdt è la Gcr manin riescisse a pro– curare una b:1se d'accomodamento fra Russia eJ Aus tria nella questione balcanica, appog – gi11ntlC"I la Russ ia in nuo,•c espa nsioni fuori del - 1' Europa a spese tlell' Inghilterra, in compe nso delle mani libere che la Russia bscere bbe al– i' Austria nella ques tione balcanica: e da questo contra lto la Germania a,·rebbe avuto l'appoggio dell'Austria, della Russia e dcli' Italia contro rlngh ilterr a in Orie nte. e l'ha li:1 sarebb e stata aiutat a da i su oi alleati a " s,·ilupparc e com• ptetare it primo nucl eo " colonia le tripoli no a spese della Francia (vedi U11ilà, n. 32, p. 121). In quest o nuo,·o sis tema di alleanze, auspicato allora dal Corritr t, ,. la politi ca medi terranea div entav a, per noi, la finalità prm,imnle della · nostra azione "· Oggi il ,Cotritrt della srra ritorna all' Adria ti• co. li pr oblema II preminente " non sembra più quello del nucle d coloniale da iiltargar e. La politica ad riati ca 11 coltivata ncll' ultimo decen– nio " non sembra pili ,, un aspe tto non premi– nente nè assorb ente della nostra attività inter• nazionale "· Donde ~ nato questo cambiam ento? Il Con-itrt dtlla sera si P avvisto che batteva falsa strada? Op pure s'illude che sia poss ibile aH' Italia man• tene re le linee tradizionali balcani che defla sua politica, e nello stesso tempo sfidare Russia e Francia e Inghilter ra nel Mediterra neo e in Africa? Oppure si tratta semplice mente di un avvis o che il consenso de1l' Italia alla politica balcan ica dell 'A~stria rappr est:nterebbe per r I– talia un sac rifizio, e non potrebbe avven ire se non a patto di adeguat i compe nsi su altr i campi? In quest'ultimo caso, gli articol i odierni del Corritrt della stra, lungi dal contraddi re, servi– rebbero a chiar ir megli o gli artiuli dei mesi.pas– sa ti. E appunto contro il pericolo che la nostra diplomazia, di fronte alla conflagrazione baka• njca, si lasci scdurrf", grazie a qualche pili o wen0 illLJSOrio e pericoloso compens o su altd campi, a render si complice di qualc he nuovo atten ta~o austriaco con tro gli Stati nazionali balcanici, sconfessando la trad izione del nostro Risorgimento - contro questo pericolo dovrcb• bero vegl iare in Itali a tutti coloro, cht', nella esaltazione belligeca di ques t'anno passa t('I,non hanno 1>crduto il senso morale e il senso della re.1ltà. L.l noalr.i ludizl onc: nuion.ilc:. Parlare di tradizioni nazionali e di se nso mo• raie in fatto di politica es tera t, oggi, certo, in Italia dar segno di gra nde e compa ss ionevole ingenuit à antidiluviana. Il nostro paese è lctifi• cato oggi da una caterva di i.cimm ioui bismar– ckiani, per i quali il II non fare agli alt ri quel che non vor resti fos.!Jefatto a le " è una mas– sima ridicola, non adatta alla nuova era ideal i– stica e imperialistica della Grande Italia. Ma nella patria di Mazzini e di Garib:1ldi e di Ca– vour c'è, viv addio !, pos to anch !'!per noi, v«chi e arretrati credt"nti in un diritt o eguale per tutt e le gen ti uman e. E noi non poss iamo di• sconoscere In profond4 anal ogia, che la presente guerra degli Sta ti balcanici contro la T urchi a presenta con le guerre, in cui si è dolorosa• ment e formata la naziona lità nostra. Allorc hè il Piemo nte procla mava in foccia al– i' Europa ostile il principio della nazionalità ita– liana, non fac~•a una semplice que stione tran • sitoria di pol itica locale: agitava un principi o di giustizia univer~ale, umana: ed era quest' e• lcmento universa le, uman o, del dir itto italiun o, che conciliò al piccolo Stato subalpin o la simpn – tia di tutti quell i, che in Europa aves!'lero menle e cuore : e dovemmo, in buona part e, a quest'a• spetto di giustizia assoluta che sant ificava la causa. nostrn, se ess a, pur attraverso a mille in– certezze minacciose, trionf ò infine sopra ostacoli che umanament e parevano insorm ontabili. Gli Stat i balca nici nmo,•ono oggi alla T urchia una guerr a analoga a qnc'lla , che mo~9f", cin • qnant'ann i or sono, il Piemonte ali' Austria. E dinanzi a quegto sforto di un popolo che vnol vivere come ,-iTiamo noi, non ci è lecito rima• ne re indift',re nti e cinki. E t:ommeltel"t' mmo uh 1A aoo1...- INk.ta!c h• • l'ltalta . Ma non bas ta. Gli avvenimen ti storici risul– tan o dal concorr ere di e>ementi assa i complessi : nè è lecito disgiungere l'elemento ideale dall'e– conomico o dal politico i ma lun i insicn le co• st ituiscono quella suprema ragion e di fatto, che dev'essere guida sicura all' uomo di Stato. Come abbi amo più volte scri tto e come ora è più op– portuno che Alai ripetere, ;,.k r1sst fonJa»unlnl, àell ' Italia, i11fatto di poli,iu estera, è quello cli evitare ogni ulte riore eepansiGne politi ca ddl• Anstria -Ungheria ncUa peni9ota balcanica . · Fino a quando gli atttrali 5taterelti balcanici sarann o aut onomi e m_ale organizzat i, Vall'ona non rappr esenterà un pericolo milita re nè per l'Ita lia, nè per l'Austria, e i rappo rti comm e:-– ciali con la penisola baicanica non potra nno CS• se re permanen temente monopolizza ,i nè dal l'una, Aè dall'altra delle due pote nze adriat iche. Chi avrà miglior filo tesserà miglior ,eia; tan,o peg· ·gio per chi non avrà 1aputo fare nna poti'tica abile; ma nè i vantag gi saranno mai permanenti, nè gli error i irrepar rtbrli. Quand o gli Stati balc'anic i riescisse ro a dar!Jt un asse tto meno scombi n11ftodi quello d'oggi, in un sistema politico più compless o, sia a tipo unitar io, siu a tipo federa le, ma ad ogni modo autonomo cd inves tito di a.r;soluta sovranità, - questo nuovo sistema di forze non sarebb e ne– ceuariamen te e permanentemente amico nostro, nta non sarebbe neanche necenariamenle e permanentemente nostro avv.ersa rio. Vnllona diventerebbe una formidabile po9izione milita re a servig io de l nuovo Stato. Un nuOl'o eleme nto potentis simo inlerver reb b'e ad C9igcrc la sua parte di Influenza nell'equil ibr io intf:rnazio nale europeo . Nell'Adriatico ei inc~nt rerebbcro tre potenze autonom e : l' Ita lia ad ovest, l'A us tr ia a nord-est, il nuov o Sta to a sud- es t. li nuovo Stato potrebbe allea rsi, secondo 11 fluttuare de i suoi intere11i, o con l'A ust ria o con I' Ita– lia: farebbe in de terminati periodi unu politica doganale faTorevol e all'A ustri a o ali' Italia. Do• vrf'bbe ets ere cura dei due S tati finitimi !e• guire nei loro rapporti cdl nuovo Sta to quella linea di condotta che meglio valess e a propi– ziarsene l'amicizia . La politica estera dell' halia diventerebbe più difficile. Ma divmf,rebbe n/frtl– to,1/0 più difficik la politica es/tra del/'A"s lria. Di fronte al nuovo Stat o, Ital ia ed Austria si troverebbero in posizioni analog he. L'equilibrio delle forze non sarebbe permanentemente tur– bato. E nelle 09cillazioni di quest'equilibrio, che certamente sarebbero or'a a favo r nosrro, ora a favore dcli' Austria, i vantaggi non sarebber o mai definitivi, nè le perd ite irreparab ili. L' Auslri.i nel Balcani. Supponiamo, inve ce, una ulfc-ridre e9Pansione politi co-militare aus tr iaca nella peni sola balca• nica sia sotto la forma c.Ji acquisto immediato di Salonicco e di Vallona, sia sollo quella di un nuovo irrevocabile pa&So su questa st rad a in modo the se ne possa pre, •cderc il suo Sicuro ar rivo all'Ege o e al basso Adriatico a SC'-'denza più. o meno immediata. Nell'Adr iatico non ci SA~bero più 1 acca ttto agli impotenti staterelli bakanici dne pot.enze, una dell e qua li - l' I– talia - può sem pre oggi, eia pure • C09to di gravi sauifizi , coneerwre in fatto tli arma – mettti navali 11 J)ft'Valenz'a syll'ahra - l'Au- 5tria - o almeno impediirle di IICC.tttistMre nna pre•ah,nza troy,po pronnA<iat.e. Non si avre i>

RkJQdWJsaXNoZXIy