L'Unità - anno I - n.35 - 10 agosto 1912

138 Molti fra essi, alla lunga, fallivano, ma i loro fallimenti erano sempre a danno dei fabbricanti incauti , che avevano fatto loro credito, non mai degli avventori, che molto spesso anzi avevano potuto comperare la mer• ce a preui d1 liquidazione ed al disotto del suo costo reale. Starebbe fresco il Governo, se dovesse in– tervenire tutte le volte che un industriale imprudente abbonda nel credito verso un commerciante che non lo merita e non si assicura contro il rischio che corre a questo modo I Ma il Governo si è lasciato persuadere ad intervenire nel caso dei cotonieri. E, per bocca del Ministro Nitti, un meridionale, da cui, per il suo passato parlamentare ed i suoi scritti acclamati e discussi, sarebbe stato le– cito attendersi una tutt'altra azione, ha rac– comandato ed imposto agli industriali de lla e Associaiione Cotoniera > 1 come condizione delle ulteriori agevoleu.e fiscali e dogaoali, che ~ disposto ad accordare, l'obbligo di li– mitare ad un termine brevissimo il fido libe– ramente concesso ai grossisti ed ai rivendi– tori al minuto. Nelle tra ttative, che si sono svolte di que– sti gio rni a tale proposito a Rom-t, al Mini– stero d'ag ricoltura industria e comme rcio, tra il Ministro, la Presidenza dell 'c Associa– zione Cotoniera haliana > ed i rappresentanti delle banche, questi ultimi hanno insistito vivamente perchè il regolamento per contanti delle ratture dei cotonieri fosse limitato al termine massimo di 30 giorni. Però ques to termine parve troppo rigido ai cotonie ri meno dissestati , che forse ne temettero grav i difficoltà colla loro clientela, e CO!l) s:i è fatto J'accordo genera le sui 3 mesi di credito per il regolamento a con– tanti e sulla rigorosa prescrizione di cam• biali a garantii di un fido più lungo. V crso il e trust > del cotone. O ra 1 tra la Pres idenza dell' « Assoc iazione Co tonie ra • e le B,nche desiderose di •ll og– gerire i loro portafogli di titoli annacquati e di collocamento per adesso imposs ibile, si sta formulando il testo completo delle nuove condizioni, a cui dovranno essere uniforma te prossimamente tutte le vendite dei filati e dei tessuti di cotone di fabbric• nazionale. La Presidenza dell'Associazione Cotonie– ra Italiana, con sede in Milano, io 1.ma sua circolare indi ritta la a tutti i suoi Soci, non fa affatto mistero che questo primo acco rdo generale per la vendita non ~ che il passo preliminare per accordi ulteriori più stretti e più effettivi, allo scopo di regolare non sol– tanto la vendita, ma di attuare lutti quegli altri e provvedimenti resi necessari alla pro– sperità dell'i ndustr ia cotonie ra italiana per la sua cresciuta impor tanza e che si impon· gono imprescind ibilmente in questo momento per salvaguardar la dai danni irreparabili, cui andrebbe incontro, con una soluzione cata– strofica della crisi, che già da troppo tempo l'opprime >. Se i consumatori italiani e quelli in spe– cie de lle prov incie meridionali non com– prendono il senso punto oscu ro e la porta ta effettiva di queste parole, che indubbiamente accennano al nuovo proposito di riuscire a scaricare sulla massa della nazione le conse– guenze degli errori e le follie spec ulative degli industriali cotonieri protetti dalla legge ed accarezzati d:il Governo, essi non potranno più lamentarsi quando il « trust> de l cotone sar:\ un (atto compiuto ed essi dovranno, troppo tardi, ricordars i mestamente dei vers i de l Giusti sui. ... meno che tirano i più, Edoardo Gire tt i. P. S. - Non ci sarebbe da fare nessuna meraviglia, ma sarebbe anzi perfettamente logica e conforme alla nuova politica, pro– seguita d'accordo tra l'on. Nitt i e la Presi– denza dell'c Associazione Coton iera Italiana>, se nel testo uni co per la vendita dei manufatti di cotone protetti fosse inserito un articolo per sancire il « boicottaggio > dei rivendi– tori , che non s'impegnano rigorosamente a non più acquistare alcun prodotto straniero . t L'UNITÀ Tale e boicottaggio > ~ già severamente applicato dalla società e Ferro e Ac– ciaio », che, come si sa, ~ l'agenzia col• lettiva di vendita del « trust • siderurgico, Ji cui è consulente legale il neo-senlto re avv. Rolandi •Ricci, lo splendido anfitrione dei mini stri delegati a rappresentare il Go– verno alla recente inaugu razione della nuova Borsa di Genova. E. G. LA QUESTIONE D' ORIENTE L'impero turco e il Medit erraneo. Chi si faccia a studiare in tutto il suo svi• luppo la questione d'Ori ente, scorge la sua de– rivazion e da due elementi fondamentali. li primo si manifestò con la decadenza della potenz.i turca in Europa. Via vi3 che questa de– cadenza s'inte nsificava. sembrò essere una ne• ceuità storica per l' Europa ricacciare oltre la stessa Asia Minore l'inva sore mongolo, che non era riuscito ad !lmalgamarsi alle popolazioni con– quistate. Gli Osmanli hanno·creata un'organiz~ zionc militare sovrapposta cd estranea agli au• toctoni; la loro conquista non si è trasformata in organizzazione politi ca nazionale; è rimasta sempre nel nome e nel fatto, pur dopo tanti se• co1i 1 un'impresa militare continuamente in azione. E allorchè quest'impresa ha cominciato per la disorganizzazione interna e per gli assa lti esterni a vacillare, la liquidazio ne di essa è parsa es– sere il compito storico dell'Euroi,a, Ma, fino agli ultimi del secolo XVIII, questo compito sembrava non riguardas.:;c che i soli stati finit~mi. Se, dopo la tregua di ·carlowitz (1699), che segnò il definitiv o declinare della po– tenza turca ill Europa, l'Austria avesse rjprese le armi contro la Turchia e fosse riuscita a ri– gettare al di là dal Bosforo l'esercito turco, l'Eu• ropa non si sarebbe allora commossa . E al• trettanto sarebbe avvenuto, se i disegni di Ca– terina di Russia avessero avuto compimento nel XVIll secolo. Fino al principio del secolo XIX i conflitti tra la Turchia e la Russia, che val– sero a questa il condominio del Mar Nero e più il diritto d'intervento nelle sorti della peniso la balcanica, furono considÙati come questioni lo– cali, intcress:mti, caso mai, la sola Austria, estr a– nei agli altri Stati europei. Ciò che ha fatto de lla Questione d'Oriente un elemento, anzi il centro della politica interna• zionale, è stata la rivoluzione economica del se"!' coto XIX e la politica estera conseguentemente rinno vata delle nazioni. Col secolo XIX infatti muta l'economia europea: lo sviluppo dell'in– dustria, della stessa agricoltura e de i mezzi di traspor to celeri, presuppongo no lo sviluppo com• merciaie come base di ogni ricchezza. Ma la principale via di commercio è il mare : donde la necessi: à sempre più predominante negli Sb\ti europei di averne libera la via. - Il mutamento di economia influisce anche suita politica colo– niale: le cclonie mutano l' antico carattere e funzione: esse divengono le fornitrici di mat eria prima ed il mercato d i vendi ta per la produzione industria ledella mad repatria .Ora, l'espansio ne co• looiale non ~ possibile se non sì ha il mare libero . Da qui la trasformazione della politica eu• ropea nell'ultimo secolo, e lo sforzo comune a tutte le potenze per assicurarsi la libertà delle vie marittime . Nell'esplicazione di cotesta politica il Medi– terraneo ha riacquistato a poco a poco, special– mente dopo l'apertura dell'istmo di Suez, tutta la sua primitiva importanza: esso~ la maggiore via mondiale di espansione economica e politica. Ancor più: buona parte del dominio mondiale dipende dalla situa zione politica di codesto grande mare interno. Pc:r questa specia le impor tanza le grandi po. tenz e tendono tutte a sboccare e ad avere in– fluenza nel Mediter raneo. E in qutsto comune sforzo si manifesta la contraddizione dei loro intere ssi. Non vi sono due grandi pot~nze in Eur opa, che abbiano comuni intere ssi nel Medi• tcrr aneo. La cosidctt a comunità d'interessi fra due o più potenze è semplicemente tr ansi toria, contingente ad una data situazione politica; e nasce sempre dal comune interesse ad opporsi all'int eresse di un'altra o di altre pote nze. La lotta tra interessi costitui ti e quelli che tendono a costituirs i, è fatale, è permanente. Ora quella grande potc nza, .che riescisse a in~ sediarsi a Costantin opoli in luogo del turco, estenderebbe il suo dominio strategico, e quindi politico, e quindi economico, sul Mar Nero e sull'Egeo fino ali' Istmo di Suez: minaccerebbe sempr e la penisola balcanica, compresa la Gre- eia; l'Asia Minore sarebbe una sua naturale di– pendenza; avrebbe sotto il suo controllo il ba– cino orientale del Mediterraneo, cioè molte fra le principali vie del commercio mondiale. È facile scorgere dopo ciò tutta l'importanza della questione orientale - cioè, della sosli/11- .eioue dtl dominio /ureo con nllro domi11io -, in– quantochè la situazione geografica e strategica dei domini ottomani comprende la soluzione dei più grandi problemi coloniali, economici e poli– tici europei. La questione persian:i, quella del Golfo Per – sico, quella della ferrovia di Bagdad; il pos-– sesso delle Indie, quello dell'Egitto; infine, e so– pratutto , il ~osidetto equilibrio del Mediterraneo dipendono direttamente ed indirettamente dalla Questione d'Orien te. In tale complessività di problemi risiede la cagione prima dell'antago nismo irriducibile de– gli interessi de lle singo le potenze europee . E da siffatta complessità e antagonismo è determi– nata la politica dei singo li Stati in confron to alla Turchia. La cui esistenza o meglio soprav. vivenza è in rapporto non alla sua efficienza mi– litare e politica , bensi al conflitto senza possi– bilità di equa solotione degH interessi delle grandi potenze europee per la sua sostituzione. Il tr1.tt1.to di Berlino. La_Questione d'Oriente , quale~ oggi (mi sem– bra superfluo e mi sarebbe impossibile in un giornale accennare a tutto lo sviluppo storico della questione ), ha la sua origine nel Congresso e susseguente Trattato di Berlino. · Prima del Congresso di Berlino, la questione orientale aveva uno sta tuto : quello del Tra ttato di Parigi (1856), con le modificazioni apporta te da lla Convenzione di Londra (1871). s~ non che lo statuto aveva un doppio difetto: trascurava le condizioni amministrative e µo-litiche delle popolazioni cristiane soggette atla Turchia; e quel che è più, era un• imposizione ferrea alle pretese terr itoriali e politich,e della Russia. Questi elementi, trascurati e coartati, dove-– vano combin~rsi e reagire alla prima occa– sione-. Scoppiò difatt i la guerra del 1877. Le popolazioni balcaniche e la Russia {o meglio, questa, per tutti) cercarono di rifar si dei torti europei col!' imporre alla Turchi;.,. il trattato di S. Stefa~10.Gli 2ltri Stati d'Europa intervennero e tra scinarono la Russia alle assisie internazio– nali di Berlino. Da questo Congresso sembrava da?prima che scopo dove!se essere la reintegrazìone, con op– portune modificazion i riflettenti le autonomie delle popolazio ni balcaniche, dei Trattati del 1856 e 1871. Ma le cose andarono ben diversa– mente. Le convenzioni di Parigi e Londra fu. rono tra scurate, anzi rinnegate. Gli interessi col– lettivi europei non servirono che a mascherare quelli particolari. Si andò al Congresso con trat• tative ed aggiustamenti fatt i in anticipo. Cosi apparve 1.hequell'areopago europeo non si fosse riunito per imporre una pace equanime, ma per appagare le ambizioni scgrdc di alcune potenze . Quali fur.ono codesti interessi e come agirono? Vi è stato per tutto il secolo XIX in Inghil– terra un'opinione tanto diffusa, d" apparire come un principio incontrovertibile della politica estera di q~cl governo: la inconciliabi lità degli inte– ressi inglesi con quelli russi in Asia. La Russia a poco a poco è discesa nel medio oriente asia– tico verso le frontiere dcli' impero coloniale an– glo-indiano, minacciandone la sicurezza: pericolo tanto più positiv o, in quanto è una necess ità per la Ru ssia sbocca re verso il libero mare. La Gr::n liretagna ha per base difensiva del suo va:ito impero coloniale e specialmente dcl– i' India, il mare. Una necessit à imprescindibile quindi la sforza ad avere le vie del mare li– bere, e soprattutto il canale di Suez . Vra la Russia, divenut:1 pote nza mediterran ea, col do- ' minio o con la libertà di passa ggio alla sua ar– mata per gli Stretti, rappresenterebbe un enor– me pericolo per la supremazia inglese sul mare ed in India . Ancora: le vie mar ittime per l'Ori ente asia- tico posso no essere minacciate Jal Golfo per• sico, e l'India stessa può essere più facilmente imrasa dalla parte della Pers ia. Ora col Trat– tato di S. Stefano la Russia, annettendosi vari territ ori turchi nell'Asia, raggiungeva il dop-, pio scopo di avere una ?Orta aJ>('rta sulla Per• sia - e quindi sul Go'fo persico - , e un'altra sull "Anntolia e sul Mediterraneo . Stringeva cosi e dall'Europa (coll'asse tto dato ai nuovi Stati balcanici) e dall'Asia gli Str etti, che in ques te condizioni do,·cv :mo cadere-, in un non lont, no avvenirt>, in suo possesso. Questi pericoli che parvero fossero concre~ lati nel trattato di S. Stefano, tras sero l' In– ghilterra aJ unirsi all'Austri,, la quale a sua volta teme va nella costituzione degli Stati jugo– slavi sotto la diretta influenza della Russia un per icolo alla sicurezza dei suol domini. L'entrata dell'Austria -Ung heri a nella Bosnia ed Erzego– vina fu ritenu ta necessaria per allon tanare l'in– fluenza e il diritto d'intervento de11a Russia nri Bakani, e introdurre nella penis ola una forza capace di tenere lontano per quella via l'impero mosCO\•ita dRI Mediterraneo (1). Se non che-,spingendo definitivamente il bici– pite impero verso l'Egeo attraverso la penisola balcanira, si creò a1le potenze interessate nel Mediterraneo, e naturalmente all'Inghilterra, un nuovo formidab ile concorrente, per cui più _ar• ruffata, più aspra ed insolubile è divenu ta la questione orient ile-. L•,rd Beaconsfield fu l'invenlore di simile po– litica , coadiuvato da Bismarck , al quale non sembrava vero di disinteressare cosi per sem– pre l'Austria dai mantggi fra g1i Stati germa• nici confederati del Sud. Per far posto, inoltre, ali' Austria nei Balcani si dovettero sagrificare gli interessi naiionali legittimi dei piccoli Stati balcanici. In conclusione il Tratta to di Berlino ha ge– nerato nell'Austria la stessa necessità storica di spingersi verso I' Egeo, che ha la Russia; ha riaperto fatalmente un'are na ove tutte le po– litiche, tutti gl' interessi si trovano faccia a faccia. Se esso stornò per il momento gravi conflitti, pre?arò invece per l'avve nire nuov i antagonis mi. L'lntavaito ddla Gennaala, E questi anUlgonismi si acuiscono e si com– Plicano sempre più per la costituzione di nuovi interessi nei territorii propinqui al Mediterraneo. La Germania, con le concessioni ottenute dalla Turchia, ha org:mizu to un vasto piano di intraprese nell'Anatolia e oeÙa Mesopotamia. Non sono un segreto per alcuno gli scopi ul– timi dell'attività tedesca nell'Asia Minore . L'ln• ghilterra, che aveva creduto di aver per molti e molti anni tagliata la via alla Russia verso il Mediterraneo ed il Golfo Persico, oggi ha di fronte un altro e ben più attivo concorrente. La questione persiana e del Golfo Persico, che sem – brava p:.cificameutc concilia ta cogli accordi di Rcval (1907) tra la Russia e l'Inghilterra, si apre minacciosa fra Inghilterra e Germania nella que– stione della ferrovia di Bagdad e del suo pro• lungamento sino al Golfo Persico . Ma comunque sia dei particolari pr ablemi, la grétvità della Questione orientHle si origina dal fatto della persuasione generale della disso lu– zione ineluttabile dell"impero turco e dallo sforzo comune a tutte le potenze europee di tutelare e creare interessi particolari in vista di tale avvenimento storico. Or poichC - come ho già detto - vi è una contraddizione irriducibile de– gli interessi europei dovuta alla situazione geo– grafica militare dei territor i tur chi, cosi è spie• gabile l'orgasmo che si impadronisce del mondo non appena una nube sorge in qua lunque punto dd prossimo Oriente (2). FRANCF.S CO Evo 1.t. (1) I.' Jnghiltern , dubb iou tui ri1ultati del proulra.o Con, 1re110 di Uorl•no, 1111nO il ◄ 1iuano 1878, con la Porta un tratt ato, cho lo da,a un ,oro pro1011orato ,ulla Tarchia a1i1.– tica (ormai u·aaito dopo t• in61uar.ione della Oormaaia) ed il diritto dl crear e 11110 1tab ilimen10 militare e marhtimo noll' itola di Cip,o (quo.ila concouioae fu rlcbielta por froa.. te11iaro II pu icolo dell'apertura d,gl i Slrottl a r..-oro dell a R1111ia). Al Con1ru10 di Berlino poi oUenna qualche cou d.i pili: fu ritoho alla R1,111ia il torril o,io di Ba.yadir, cbo ,I ora an11Hto col Trattato di S. Stefano, e cbo apro la ,ia sulla Penia. (2) Gli nHnimonti, a cui ha d.ato h1nao d., qualche mo,e la guon a iu,lo•turn, no ,ono un 1e1no. Gil lo poche caoaonate alt' imbocco dei Dardanelli ne uno aiut o alqu1n10 il H lo che nu coodo 1:t.que11iono 111iencalo Ma ecco che u11nuowo 11:1:i.los– •ero 10rpe11ia in E•ropa a propo1ito dallo Sporadi oc:upa,te dall'hali 11. Lo UatO huur o dello itole oc:capata - 1iaccbt noo O douo c:boddibano euere ridato ,ir d ,i,../Utiler alla Turchia a 1110,ra finii• - ■ollua llOn poche preocc up&Kioai noll' opinio ne pubblica europ ea., cba ,edo 1il pto6lar1i un nuo,o incidu10 dell:t.q11et1ione orientale o dell'equili brio ••t Med iterraneo .

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