L'Unità - anno I - n.19 - 20 aprile 1912

... .. .. PJ90hlemi della vita italiana. S! pubblica il Sabato in Firenze - Direttore GAETANO SALVEMINI - Direzione e Àmministrazione, Borgo Ognissanti, 40 - Abbonamento annuo ordinario Lire 5 per il 1<.eeno e per i paesi italiani dcll' Austria e della Svizzera; per l'estero Lire 7,50 - Abbonamento sostenitore Lire 20 annue - Un numero Centesimi IO- Conto corrente con la posta. Anno I - N. 19 •- 20 Aprile 1912. SOMMARIO: DemocruiaNe partiti , G1No LuzzATTO - Sapienti ed analfabeti nel nuovo aJatf.mR elettorale G. SA1.vunNt - La guerra intorno a Tripoli. UnAt,oo FORMENTINI - Omertà , Lu1c 1 MAS· :e~:l,!!'dd B~~~o edr°Jo:~~ 1~pcrmlo oaaionale, I. UIGI AGOSTINO CAl'UTO - L_a Posta dell 'Ùnitl\: Pe, · la seco1'da voi/a, G1uss.rr1-; BKVIONE, M. I'. - Frammenti di vit a italiana: L'as- Democrazia e partiti. -" ~ ulfleslst é~ a~ sulla gravità ~eUa crisi, che da un decennio travaglia i nostri partiti politici 1 e la democrazia in particolare, sia mo h1tti d' ac– cordo. li dissenso, o piutto sto l'incer tezza - sin– tomo anch'essa del periodo critico che attr~ver– siamo - sorge, invece., quando dalla constata– zione del male vogliamo arrivare alle conse– guenze pratiche ed alla ric~rca dei rimedi. Vogliono alcuni, ali' infuori di ogni preconcetto democratico, sottrarr e l'attività polilica alla piat– ta mediocrità dei partiti, per riser varla alle sole persone superiori per intelligenu, pt"r coltura,. e per altezza morate. li rimedio - lo diciamo subito - non ci sem– bra in alcun modo accettabile per due ragioni assai ovvie: 1• perch~ esso aggraverebbe il mag– giore dei mali presenti; :;a• perch~ noi, nonostante– la crisi della democrazia, restiamo sempre dei convinti democratici. Il tarlo roditore, infatti , di tutt a la nostra vita pubblica èil predominio incontrastatoe u11iversale di quella piccola borghesia intellettuale, che pre– vale nei circoli politici d'ogni colore, nelle am– ministrazioni comunali e provinc ali, nel parla– mento, e sopratutto nella burocrazia, che è il più potente dei suoi strumenti di dominio. Soste– nere, quindi, oggi che l' intelligc:nza e la coltura devono avere il sopravvento sul numero e sugli iater,u,i materiali, e che ci deve costituire una aristocrazia inte11ettuale ali' infuori di ogni lotta di partiti e di _ classi , i,ignifica infeudar e per sempre nella realtà il potere ai solili gruppi di avvocati, di letterati giornal isti, di impiegati: poichè nella realtà non certo gli uomini di alta coltura e di più fine sentimento morale a– vranno il sopravvento: questi saranno sempre, come son·:, sempre stati , i più inetti a navigare nel mare insidioso della politica. Piutt osto guar– deremmo con qualche simpatia ad un sincero esperimento aristocratico, quand'esso derivasse la sua ragione di esistere da11' aperto giuoco degli interessi di classe. Al rafforzame nto del– l'attuale predom inio pie.colo-borghese-inte llet– tuale prefcriremm", nell'interesse del paese- 1 il dominio, per esempio, di un partilo di agrari in• telligenti inteso ad imprim ere alla politica ge• neral e del paese un indirizzo favorevole ai loro interessi di classe. Noi però siamo ancora democratici, non per· chè crediamo alla virtù del numero, o perchè riteniamo eh~ le folle dei lavoratori manuali abbiano margiori atti tudini che le persone ric– che ed agiate al governo d-ella cosa pubblica i ma perchè, pur essendo convinti della necessità che esista un'aristocrazia di governo, pur sa• pendo che una classe in tanto può aspirare al dominio politico, in quanto ha la virtù di spri– gionare dal proprio seno e di scegliere a suoi rappr esenta nti un gruppo ristretto di persone intelligent i eJ ene rgiche, crediamo tuttavia che queste élilts non possano oramai p_iù avere nulla di comune coi governi aristo cratici chiusi, e che esse debbano tr arre la loro forza dalla continua possibilità di rinnovamento e dal consenso sem– pre più largo delle masse . E poichè ora ap– punto le vecchie classi, e le stesse aristocrazie operaie, che per ultime han conquistato il di– ritto nlla rappresentanza politica, si sen già dimostrate stanch e e sfiduciate, si sono rinchiuse nella cerchia ristretta dei loro affari ed han pre • ferito delegar e il potere ai soli ti professionisti della politica, noi crediamo che non si possa uscire da que sto marasma se non per I' affac– ciarsi alla vita pubbli ca di forze nuo\•e, che mi– naccia ndo dal '-li fuori le posizioni conquistate e determinando nuo,:i urti di inter essi, impon– gano a tutte le cl;l.SSi proctuttrK'i di pren,lere posizione e di ass umere direttamente la respon• sabililà del potere. ueste nuove .forze speri.m10 sore:ano dal r.uovo sis tema eiettar.ile italiano. Ma 'intorno '\\ quale programma sh. deVOf!O _,.. _ Per ora il· nostro giornale sl limiti a con- - racdllsfiere? la chd' modo si ctevon<1 organizzare? . tinuare, senza bandiere vecchie o nuov~, C('ln Una tra sfor mazione dei nostri ordinamtnti -costituzionali, che affidasse il governo alle rap– .presentanz:e dirette delle classi e sopp rimesse fo tal modo ogni ragione d'e sistenza pu i vec• -chipart iti, è seftmrato per qualche tempo a molti di noi la meta ultima a cui dovesse necessaria- ment e condurre il più recente movimento so• ciale. Ma oggi, di fronte al prevalere in tutte le organizzazioni di classe dello spirito corpo– rativistico più miop e e più grett<1, non è possi– bile nutrire la stessa fiducia: e si deve piuttosto dubitare che., nel momento attuale, una simile riforma istituzionale o non muter~bb~ in nulla sempre inaggiore intensità, la sua azione, cosi felicemente iniziata, intesa a combattere ogni forma di parassitismo in alto ed in basso, a risvegliare nelle classi produttrici una più chiara coscienza della connessione tra i loro interessi di rl asse e Ja politica nazionale, :-1 tener presenti le necessità di quei milioni di lavoratori, che non hanno ancora una voce per farsi valer e, a combattére quelle forme più morbose del protezionismo doganal e, che osta• colano lo sviluppo d'ogni energ ia produttrice, ad elevare in una parola tutt o il tono della no• stra vita pubblica, criticando senza riguardi il si– stema dei facili accomodamenti e mettendo in prima rinea' i problemi più :I tali dC11a nostra politi ca internazionale cd interna. Una tale campagna, che troverà sempre pili largo consenso fra i migliori, finirà per imporSi all'attènzione dei partiti democratici, e special– mente a quella del partito socialista. s~ essi, sotto il pungolo della critica, accoglieranno le idee, anche in odio alle persone, e rinnov eran no i loro programmi, e sopratutto la loro attività,. nessu no di noi potrà dirs ene malcontento . Se essi invece si mostr eranno impotenti ed oa:ni opera rinn ovatrice, d6vr erno concludere hnche noi che quegli organismi son.o destinali alla morte, e che la creazione di nùovi partiti su basi nuove è decisamente necessaria. Gn10 LuzzATTO. le condizioni presenti, lasciando effèttivament e il potere nelle stesse mani che lo tengono ora,.. <> trasforme r-ebbe sempr e più la nostra vita po– litica in un giuoco d'equilibrio di piccoli e me– schini intcresSi. Sapienti ed analfabeti Un altro rimedio, di cui han parlato anche – scrittori di altri paesi, aftlitti dagli stessi · mali dell'Italia, consisterebb e;nel sostituir e ai vecchi partiti degli aggruppamenti temporanei e oc– casionali di uomini, che si accordano in una determina ta soluzione di qualche prob lema ur- – gcnte della vita nazionale, mentr e restano li– beri di unirsi domani a gruppi diversi e contrari per la soluzione di qualche altro problema . Se non che questo rimedio, che già da molti anni ha avuto fortuna in Inghilterra nella risolu- . zione del problema più vitale del suo sviluppo economico, mentre si impone oggi in ogni luogo . per !a complessità sempr,e maggiore della nostra vita politica, non risolv e, ma sposta semplice• mente la questione dei partit i. Ammesso infatti il sistema delle intese su pr<1blemi concreti, resta sempre da vedere se questi accordi si debbano stringere fra individui isolati, o fra organizzazioni di partito e di classe. La risp osta per noi non è dubbia: per quanto - poco valgano i partiti esistenti,essi rappresentano . sempre qualchecosa di meglio dell'individualismo . assolu to e della completa disorganizzazione. Un partito, per quanto sia decaduto, per quanto . mostri evidente la tendenz a a trasformarsi in una setta chiusa ed utilitaria,~ sempre l'unione - spontanea di persone, che servirnnno forse in- - consciamente all'ambizione o ali' interesse di pochi, ma che per devozione ad un' idea si sot– tomettono a doveri di solidarietà e disciplina, . che altrimenti non sentirebbero e non accette– rebbe ro mai. Disciplina e solidari età saranno tanto più forti, qùa nto più viva e cosciente sarà . 1' idealità a cui i partiti si ispirano; ma in ogni modo esse costituiscono, in atto od in potenza, _ una forza da cui si può sempre sperar qualche cftctto e<l a cui non si può rinunciare con trop -- pa leggerezza. Ma - si dice - se un partito ~ necessario, . se nessuno dei partiti esistenti può merita re Ja nostra fiducia, possiamo noi stessi, dal nostro pieno consenso sulle question i più vitali de11a presente vita politica ed economica, derivare la spinta alla creazione di un nuovo par tito. Noi, però, non vorremmo chP, in un argomento • cosi delicato ed incerto., &i cedesse tr oppo fa– cilmenté agli entusiasmi della prima ora e si •olesse arrivar troppo presto a conclusio~1ipre• mature e perico lose . Che dalla crisi presente possano, anche in un tempo abbastanza breve, ascire nuovi aggruppamenti politici, lo ritenia• mo probabile; nè è affatto da escludere che, in questo nuovo atteggiar si della vita pubbl ica, il movimen to di ide(', di mi l' Uuiltì con chia– rezza sempre maggiòre va facendosi interp rete, possa determinare la creazione di un · nuot"o partito. Ma l'affermare fin da ora che un gruppo Ji venti persone di part e politica di•ers a, strette intomo ad un giornal e, abbiano già costituito il primo nucleo di questo nuovo p:trtito , ci sem– bra un voler f.ire la storia alla rovesci a. nel nuovo sistema elettorale. La questione da discutere. 'Secondo i dati, che illustrano il progetto ,dii Titforma elettorale presentato 311a Ca mera -daFPon. Giolitti, ]a popolazione maschile llll&ggiorenne italiana si può dividere come :segue: Dei 21 anni compiuti ai 30 anni non compiuti .... Dei qua li elettori . . non elettori. ®ai 30 anni in su . . m>ei quali eletto ri . . ,» non elettori. 2.263.000 700.000 1,563.000 7. 125.000 2.567.000 4.558.000 •Con )a riforma elettorale proposta dall"on,_ ,G iolitti acquisterebbero il voto : ,Cittadin i da 21 a 30 ann i. dai 30 anni in su !Il corpo elettorale, pertanto 1 passerebbe da :s-•67.000 a 7.701.000. :Rimarrebbero sempre fuori del corpo elet- . toral e circa I milione di cittadini dai 21 ai ,30 ,anni, che sono analfabeti o non hanno prestato servizio militare; e circa 700 mila .cittadini dai 30 anni in su, perchè interdetti, .condannat i, viven ti della pubb lica be neficen– za, ICC,. È il auffragio universale per i cittadini da 3v anni in su; è un notevolis simo illarga– ment o del suffragio per i cittadini dai 2 I ai ..30 anni. È, in somma, un suffragio ijUasi uni– ve,rale. S6atto raddoppiamento e più che raddop– piamento immediato del num ero degli elet– tori produrrà un mig lioramento o un peg– gioramento dei n06tri costumi politici ? de– terminerà nelle rappre sentan 1.e elettive del pae,e una pili chiara e pili efficace consape– volezza degl' interessi generali, oppure un più ingordo e meno disciplin.tbile scatena – mento di appetiti privati o corpo rat ivi o locali? quest 'esercito di elettori nuovi por– terà nella vita pubblica un insie me di capa– cità intelle ttuali e morali superiori, eguali, o almeno non inferiori a quelle del corpo elettorale attuale? nella massa elettorale, cosi ingrossata, quali gruppi politi ci tro veranno le condizioni favorevoli a prevalere: quell i da cui c'è da aspettare un'azione utile al paese, o quelli la cui vittoria debba essere conside• rata come un danno nazionale? La question e è assai più grave, e ben più degna di essere esaminata, che non sia quell'altra, io cui si attardano con mag– giore compiacenza i politicanti e i gaz.. zettieri di tutti i partiti, allorchè astrologano quale partito sarà rafforzato dal nuovo siste– ma elettorale: se il clericale, o il liberale, o il socialista. Dato che un confronto spregiudicato fra là massa elettorale attuale e la massa futura ci portasse alla conclusione che l'all argamento del suffragio deprimerà il livello intellettuale e morale del corpo elettorale, oppure ren– derà più difficile l'azione polit ica degli uomini disinteressati e preoccupati degl' in– teressi collettivi, - è evidente che noi avremmo il dovere di rifiutare sifl'.v.ttarifor~ ma, anche se da essa potessimo pre vedere un vantaggio sicuro per il nostro partito, E 7iceversa, una riforma elettorale, che bo"' nificasse i nostri costumi politici, andrebbe . accolta con incondi1ionato favore, qualun– que partito do vesse uscirne sfracellato. Tan– to peggio per chi è oramai disceso cos~ basso da dovere fare dipendere le sue vittorie dalla immutabilità di un corpo elet· tor ale bestiale, e da dover temere in un mi. glioramento dei costumi polit ici la propri~ disfatta. Messa la questione su -queste basi, no1f è il caso di attardarsi intorno alle ragioni per cui da una riforma elettorale, con– quistata più lentamente, attraverso un pii, tenace sforzo e una più accurata prepara -– zione di propaganda e di agitazione extra-– parlamentare, avremmo potuto aspettarci re– su1tati assai più benefici, che da questa impro v– visazione parla mentare inaudita e sconce rtan te. Oramai quel che è fatto è fatto. Pren– diamo le cose come sono avvenute i ed esa· miniamo se dal suffragio quasi . universa le, introdotto in Italia nella maniera in cui ci arriva, e non in quella che desideravamo e ci sforzavamo di reali zzare, ci sia veramente motivo di temere, come temono molti, quas i quasi la fine del mondo. h una discussione, che possiamo fare con perfetta sereni tà, perchè sotto un certo punto di vista è del tutto .•• inutile. Buona o catt iva che sia, la riforma elettorale t! oramai assi– curata: la Ca mera in fondo ·no n è chia – mata ad altro che a prendern e atto ser vil– mente, poco importa se di buon3 o di mal:1 voglia. L'esame, dunque, degli eventuali re • sultati del nuovo sistema elettorale, non può avere oramai che un solo fine: preso il suf– fragio quasi universale come se fosse già at- · , .

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