L'Unità - anno I - n.18 - 13 aprile 1912
L'UNITÀ LA GUERRA INTORNO A TRIPOLI La b•tlaglla di Alo Zara, La battaglia di Ain Zara (4 dice mbre) non ebbe qu ell'esito lallico, c::hc la lunga dimora e la preparazione labori osa facevano attendere. 11nemico riesci a liberar si da qualunque len• tati vo di avvolgimento ed esegui una buona ritirata strategica, sottrncndosi presto ad ogni molestia ed anche all' inscguimer.to delle arti– gli~ric. Il suo dann o pili grave fu certo la per– dita di sette cannoni da campa gna. Bisogna riconoscere però che quei pezzi avevano fatto molto più di quant o v:1le,·ano 1 nel periodo suc– cedut o alle giornate d'ottobre, per quan to ~ia stata scarsa l'offesa recMa alle nostr e linee. Con poche salve quotidiane, piovu te fino nel mercato di Tr ipoli e sul castello del go,,crna– tore, il comandante turco potè simulare, per ol– tre un mese, l'assedi o del nostro corpo di spe– dizion e : e il resultalo politico e morale davanti ali' Europa, di sussidio dato alla resi stenza di– plomat ica della Turchia, non fu di poco conto. Le cause degli scarsi rcsult ati della giornata di Ain Za ra sono molte plici, e in parte bisogna app rezzarle con prudenti riserve, ,lata la man• canza di precisi elemen ti di giudizio. L'esigui tà della cavalleria cleve certo avervi concorso ; e non si capisce pcrcht: a c1uesto difetto, avvertito già in precedenti falli cli arm e, si sia indugiato a provved ere. Forse più gra, •e ragione è che si fece un impiego poco raziona le e opportuno delle art iglierie: problema questo in generale assai ardu o. int orno al quale si sono aflatica ti tutti i teorizzat ori della guer ra, fino dal Machiavelli. Si sa che l'avanzata su tre colonne della di– visione Pecari fu preparata da una violenta aii one delle grosse artiglierie nav~1li e delle batt erie d'assedio sul lato meridion~le dell e trincee. Ora, sembra che un preludio siffat– to, vali,lissimo allorchè: si tratti di impegnare e controbattere forli artiglierie nemiche, di– Yenti meoo opportuno quando l'obbiello dell'o– perazi one è di stringere da pr("sso le schiere avversarie: tant o pili che in c1ucsto caso il tiro a zone, sempre limit atamente eflicacc, 1o do, ·è esser e di meno, per la m:mcata elevazione del draken-ha/1011. (Il generale Reisoli ha dato una buona riprova in contrario di c1uanto afl:er• miamo, con l'occupazione del Mcrgheb: forse il più bel disegno della guerra attua le). Nes– sun dubbio che il nemico, messo sull'avviso dal cannone , sia st~to in grad o di provvedere per lempo ad una rilirata in ischieramen to. Infalli il debole schermo opposto dalle trincee di Ain Zara alla marcia della divi sione Pecori, e la fierissima difesa tenuta contemporaneamen te dai reparti turchi nella oasi orientale contro i battaglioni del colonnc11oAmari, dimostrano che il genera le turco si preoccupò il 4 dicembre soltan lo di prot~ggerc la sua ritirata: la di– sperata difesa delle posizioni dell 'oasi, gli servi in quel momento alla salvezza delle forze disio• cale all'est della linea Sciara Sciat-Forlt Mrssri. Per compre ndere la posizione del nemico, e la !isonomia della I,att aglia, e insieme quel che sem bra il nostro errore , bisogna riferirsi alla precedente giornata e.lei26 novembre, quando la bri gata mista e la div isione De Chaurand rioc• cuparono la linea abband onata dopo il 26 ot– tobre. Lo sbaglio nost ro fu appunt o qut-llo di di,·i– der~ il mo,·imento di avanzata, ,·ers o est e ,•e1--so sud, in du e tem1>i e in due i;:-iornate di– vrr :1c. lnlatti, il 26 noveml>r~,l'avan zata nel set• tore oriental e fu a1>poggiatasulla destra da una dimostrazione del 50. 0 fant eria, protetto da un'ala .-ol:mte d: c:w:,lleria, contro le tr incee turch e stnLilite fr:t :\in Zara e l'oasi. :-;'.esciat bcy in• lerprcl ò quc...::to pronunciamento come un auacco a fondo \'erso Ain Zara; e secondo quant o egli st esso riferisce nel suo r:-ipport o a Costan– tinop4'1i, si affrellò immediat amente a ritirare i l battag lione di linea dislocato con bli ausiliari arabi n Suk-cl-Djcnw, parend ogli buona fortun a esservi riuscit o. Cer to se l'nzione accennata dal 50" fosse stat a quale Ncsciat bey ebbe a te• mere, e se fosse stat:, soccorsa in tempo da un rincalzo adegu ato (quel giorno tulta la di,·isione Pec ari stette con l'arm e al piede~ l'es erci to turco non ane bbc e\'iLato J 'essc r rotto a mezzo e ingaggiato definili\'am ente. Si dice che l'az,one su Ain Zara non era stata .Jisegnata. Ma \'erso mezzogiorno gi:t il successo dell'avan zata frontale si era delineat o ; e il l'O · mand o italiano a\'rebbe potuto osa.re : chè il .tempo per \'inccr e pienament e non manca,·a. Dieci giorni dopo Nesciat bey intese di primo rnauin o, dal tuono delle artiglieri e, quell o -:he pot e,a capitar gli : e prov\'ide alla sah ·ezza del· l'tSer cito come meglio nessuno ~wrebbe potuto. Pu ò darsi, però, che il difetto sia stato, an– zichè nel momento scelto per l'azione delle grosse art1glier ic, nella marcia della colonna d'estrema destra (Giardina}, la qua le sembra abbia fallito alla sua azione av\' olgente, per una sosta t roppo lunga, a cui fu cost retta da alcune centuri e di arabi s:ormeggian ti ai suoi fi.,nchi. Ci nrnncano - ripetiamo - elementi per precisare ciudizi defini ti,•i. La sorpr~sa di Blr T obru .. Tuua ,•ia sembrava che la batta glia di Ain Za ra avesse oll enuto cl:il punto di vista stral e• giro risultat i decisivi. L'oasi rimase completa– mente sgombra fino a Tagiura . Le ricogniiioni di cavall eria si sping evano 1>er parec chi chilo• metri, sulle vie di Tarhuna e di Azizia, senza incontrare traccia del nemi co. Il prcsi~lio di Ain z~ra si movcva liberam ente fuor delle trincee, dis1>erdcndo i pochi accampam enti beduin i at– tardati si nella fuga gencr.ile. J\n che il lato di ponente sembrava libero Ja l ner.iico : Zanzur (richiamiam o su questo punto l'atten zione) fu riconosciuta il 17 dke mbre dal 50 11 fanteria e dal reggim ento lancieri • Firenze • senza in– contrare molestie: il presidio turco, misteriosa– mente avver tito dell'azione, era fuggito :all'alba. Insomma si credeva pro1>rio che il nemi~o si fosse stacca to dalla costn, che bisognasse ne• cessariamente andarlo a cercare molti chilome– tri nell' inlemo, verso il Gharian, dove si sa· rebbc combattuta la fase decisiva della ;;uerra. Le informazioni dei giornali italiani ed esteri ,•erso quel tempo era no con~ordi nel far presa – gire un'avanzata nel desert o per l' inizio della venient e prim a,·era. Pareva che il nemico fosse disc,rganizzato , decimato dalle malattie infottiv<"'t in gravi difti– coltà per il riforn imento dei viveri e delle mu– nizi oni, in procin to d'essere nbbandonato dai volontar i indigen i. I rapport i ufficiali quotidiana • mente riferi,·ano notizie dell e spie in c1uesto sen – so, e S("gnalavano continue diser zioni dal ·campo turco verso il lerr itorio dominato dai nostr i, senza badare se queste rien trHtc degli arabi nella ~ 1 lenscia non fossero, per avvc-ntura, volute e autorizzate c..lalnemico con lo SC" PO di dimi– nuire e lacilitare i proprii oneri logistici. L'imp rovvisa e tra&ica sorpres.i di Uir Tobras (19 dicembre) ci dimostrò in breve come l'a\'ver• sario si trovasse invece in perfrtta condizione di òifes:1. Da quel giorno la nostra lit.>f'rtà di mo• vimente vers , l'in terno fu assa i limitata; le tru p- 1>e furono tenu te nelle trin cee. Alcune audaci . incompn•nsibili razzie nemiche si spinsero fino entro il triangolo delle nostre fortificnzioni. Il ocmko a Zao, ur. Poi ,•enne l'attacco simult aneo del 5 gennaio contr o:>G.argarest·h e Ain Z<trn. Circa seimila nemici - stando alle cifre u0ic1ali - attacca– rono da lutti i lati l'oasi e.li A m Zar.,, e persi no tentarono un' offes::i di rovescio, d :11 l:1tosetten• trionale, che pure è battut o dall e vecchie tr in• cee d1 Tripoli. Le conn1t1it:i1.ioni fra Tripoli e Ain Zara furono per un momcnlo interrotte, e lo Stato ~lnggiore tur co comp:,n· c sotto il fuoco incroci:tto delle grosse ar1iglicrie di Ain Zara e delle batteri e di Quota venti. l'\ess una contr offensiva tu tt ntata: l'atta cco nemi co - annun ziarono ~101 ios:uncnte i gior– m11i - venne facilmer~tc resp11Ho con la sola opera delle artigli erie. Grazie tani<'. Ma biso– gn:t s:,per e quale sia stat o lo scopo dcll':1tta c– c:mte e se per caso esso non l'ahb ia rngginnto. Dobbiamo cret:ere forse che lo St:.to Maggiore tur co si sia prefisso con l'nzione del 5 gennaio d1 riprender<! Ain Zara ? :'\on sembra. Non bisogna. atl nb uirc al ne– mico propos iti troppo folli. E quand o un suo 1110,·imento ci appare a prim a vista irraz ionale, non basta lcrmars1 alla solita spieg azione : che il fanat ismo ara bo si spinga SO\'ente·a cer:arc, pili che il successo militare, le superne deli– zie che il Profeta g:,rantiscc a chi muore per la fede. li fanatismo arabo t: inquadra to e discipli• nato da uOiciali tur chi, di schietta educazione europe.1, scolari di Von dcr Goltz, e buoni alliev i delle scuole mililari di Fra ncia. La situazione odierna dd le posizion i nemi– che dimostra, invece, con e\'idenza quale fosse la ragione di quegli atta chi. 11 nemico. cac– ciat o dall 'oasi di Ain Zara, vole,·a ripr endere un an:ilogo contatto verso il nostro corpo di spe– dizione. s1>ostand osi a occidente. Perciò gli pre• me\'a di costr inger e le nostre forze nelle tr incee , per chè 110: 1 1.listu rbassero la sua dislocazione. ,\ più rip rese nel gennaio è segnalato il con– centr .,mcnto del nemico a Sua.di-Beni-Aden; e varii attac chi a GJrga resc-h dimostrano la pre- u senza del nemico stesso all'ovest di Trìpoli. L'a nnun cio ufliciale dello stabili mento di co– lonne nemiche a Zanz ur t: <lato il 3 febbraio. Annunzi asse ro pure i comunicati ufliciali che poche ed energiche salve d'artiglieria , senza per– dite nostre, a,·evano respin to la stretta nemica dalle trin e-cc <li Ain Zara: frattan to l'eserc.ito turco-ara.bo si riparlava a un tiro di fucile, per cosi dir e, all'cvest di Tri poli, e tr incerava la fronte avnnz:,ta delle sue posizion i a Zonzur. Cosi la grand e avanzata da Ain Zara verso il Glrnrian, diventava ormai impossil>ile: tutt o al più poteva rimanere un fant.-stico disegno slrate– gico del corrisp ondente di guerra della Stampa I Altro che andare a cercare il nemico ad oltre sessanta chilometri nell'interno, quand o esso si trovava, convenientemente org anizzato, a due pass i da Tripoli ! La divisione dislocata ad Ain Zara, quas i in procinto di marcia verso l'in terno, non era oramai più a suo posto: I,aslava difendere la posizione conquista ta con opere fisse e con un presidio più modesto . E cosl si fece: la di,·isione rientrò a Tripoli. Ecco come il nemico riusci ad assicurarsi la scelta del terreno e ad imporre le condizioni <lei futuro scontro dove e nel modo che gli pareva meglio, piantandos i in quel lalo ovest della costa, che gli è necessario dominare per le linee del rifornimento. La poalilooc attuale. La posizione risp ettiva att~ale del due eser – citi, quale ci appa re anche dalle recenti esplora – zioni aeree , è adesso presum ibilmente quella che diremo . 11 grosso de!l'eserc ito turc o, di numero impre– cisato, ~ ad Azizia, ed un. avancorpo di circa 8ooo uomini tiene Sua ni-Ben-Aden. Le sue posi– zioni nvauza te raggiungono il mare a Zanzur. Nel dicembre questa posizione ci si oflriva senza colpo ferire: non la occupammo; oggi ci farebbe comodo: ma per prenderla bisognerà dare una bauaglia o poco meno. Il nemico è afforzat o in lrincce prov\'is orie con scarse opere fisse e con poche :artiglierie . La mancanza d'artigli erie gli consiglia una difesa elas1ica, con tentacoli allungati e mobilissimi, che ,i avvantagg iano della rapida dislocazione delle tru ppe verso qualsiasi punto minacciato. I nostri ne hanno fallo parzialmente l'esperien– za a Bir Tobras , e qualche tempo dopo col bat– laglione eritreo a Bir-el-Turki. t ciò che i giornalis ti dicono: • la solita tallica degli arab i •, e che anche il nostro Slato Maggio– re, credo, deve conoscere: quella che ei chiama in linguaggio tecnico militare una • difesa ma– novrata "· Contro un 1ale nemico, dì diOicile presa e la cui mobilil:\ audace e aggressiva è aiutata singolarm ente dalle condizione del lerrcno e direm o cosi da un fatal ità psicologica inerente a tutti gli eserciti volontari costitu ili in difesa del territ orio, - stanno le noslre forze neces– sariament e più pesanti, impedite qu:11110 ass icu– rate dall e loro formidabili opere castrensi. Su– periori di nllmero, t: vero, ma impeg nate in un compito difen sivo tanto vasto che dlluinuisce di molto il loro valore numeric o. Tuttavia, in condizi oni t,1\i, tutto sommato, da potere assu– mere l'u ione d'offesa quando il nemico si pre sti, come irr esistibilmente e fatalmcnle si è pre – stato dall'inizi o della guerra, ad accettare la battaglia nel raggio di 1>0rtata dei nosll i supe– riori fornimcnti guerres chi. f: evidente che, questa essend o oggi la condi – zione delle cose,non si tratta per noi cli risol vere i prol>lemi veri e propri di una 1, guerrn colo– niale ", come si dice ricorr endo ,111' esempio dell e campagne algerine e sudan esi : problemi logis tici per c~ccllcnza: sapiente disp osizione di presidi ; soggiogamento di parziali ri\'olte: tulio ciò di cui don emo purtr oppo preoccuparci per lungh i anni, anche a pace conchiusa. Noi oggi abbiam o <lifronte un nemico ordinato in 1.>at1:1~lia,obbed 1cnte a disegni militar i,un escr• ciJo insommn propriamente dello, che bisogna di\'ellcre Jall c sue basi di rifornimento, assalire nelle sue posizioni e possibilmente cimenh1re a duello carnp:tl~. Era possi bile fare ieri, quello che oggi appare piu diflìcilc ? E vi è colpa nel non averlo com– piut o? E possibile domani ? Noi abbiam o fatto serenamente e obbie ttiva– mente della storia . E. lo diciamo subito, non al>biamo ness una pretesa di fornire consigli e di commuovere con incitam cnli i su1>remi co– mandi della spedizio ne. Ma nel limite rigoro– samente storico e critico, che ci siamo prefissi , studier emo di rispondere alle grav i domande in un prossi mo articolo. UDAL OO F OU IF.STISI. 71 P art iti politici e ge ner i let t era ri. Beneòett o Cro.::es'è lasd ato fuon-iare da una analogia, traditrice cùme tutt e le analogie, chi vi si affidi soverch iamente: l'artista - ~gli seri ve - che voglia compiere opera d'ar te, non si preoccupa dei pregiudi zi dei generi letterari, la cui ostratta distinzione può aver solo r:1gio11 <l'essere posi /t s/um: mira ;111' ideale universale dell'ar te; cosi ii politico, che voglia operare per il bene del suo paese, de\'C ugualmcnt ~ non preoccuparsi J elle artifi ciose dist inzioni dei p:1r– titi o delle classi ; ma fuori e sopra di essi fig– gcrc lo sgu ardu alla salute della palria . Se non che, si deve tener conto di una dif– ferenza essenziale fra l'opera d'arte e l'uzione politica. L'arti sla ha il suo fine e i mezzi dell'attu a– zione nell' intimità del proprio spirito: le preoc• cupazioni del successo , del consenso altrui , esu– lano affatto dalla concezione o dall' esecuzione dell'opera d'arte i o, se non esulano. la oscuran o e la diminuis cono. L'attività art istica è di sua natura essenzialmente individuale: conserve– rebl>e il SlJO vnlore ideale e la sua rai;:-io1t d 'es– sere, anche se oltre all'ar tista nessun nitro uomo esistesse. Ma ncll'uione politica il fine stes so implica la considerazione degli altri consoci.1ti: la pos– sibilità d'attu azione, poi, dipende in modo ne– cessario non soltan to dal consenso, ma dall a · viva coopera zione degli a.Itri, dal concorso effi• cace delle energie dei consenzienti. L'opera qui non è più individuale, ma naturalm ente e ne• cessa riam ente colletth•a, nel suo v:,lore e nelle condizioni della sua tradur.ione in :1tto. Ed ecco che l'uomo politico, o chi in genere voglia op<"rare per quello che a lui app;ire il bene della pat ria, deve anzitutto pensar e ad ot– ten~re il consentimento e la cooperaz ione di forze quan to più numerose e vive gli sia pos• sibile. Ma c'è per questo bisogno di un parftlo ? c'è bisogno <li tener conto delle classi ? O non t: meglio, di voltu in volta, su ogni singolo pu,llo / del programma proprio richiamare e raggrup• pare le adesioni e le energie? Cert o, anche questo è possibi le. Ma se dovesse costituire In regola normale, ognun vede a <1Kale immenso sperpero di energie condurr ebbe il dovere ogn i volta rifare un lavoro preliminnr e, senza del quale nessuna azione politica è pos– sibile. Ugni idea trova consenzienti e avversar!: nella loro opposizione questi \'engono u costi– tui re due par titi i si tratter ebbe su ogni singolo punto di formare un partito, che per ogni altro singolo punto non esite rebbe più e dovr"hbe òi nuovo esser costituito. li partit o, inteso come aggru1>pamento dei so• stenitori di un'id ea contr o gli avversari di essa, non è nè la drr iva:;io ,ie nè la sca/11'(1[inc della azione poliLi ca : è una sola e identica c:ls~ con essa . lo non so concepire nè azione politica senza 1>arlit o, nl::par tito senza azione J>01itica. Se c'è un programma comune a par ~cchi indi – \'ÌÒui, questi non costituiranno un parl ito finchl:: si limitin o a professare ognuno per sè le pro• prie con\'inzioni teoriche: ma appen :, intendono passar e all'az ione, e per ciò vengono a rai:q,;rnp• varsi, n unire le energie in cooperazione con• corde, con ciò stesso costituiscono un 1>nrtito. È cer tamente 11mmissibile che uomini di pnr• liti di\' ersi alJbiano qualc he idea comun~, e si possa n tro,·are tran sitoriam ente vicini: ma l'o• rientam ento ,:enerale resta sempre il fondam ento della distinzione dei partiti. J\ffissarsi unicam ente alla salute della patria. fuori e sopra i part iti, chieJe Benedett o Croce. l\la chi c'è, anche entro i part iti e le classi, che non sia convinto di mirare alla s:1lute della patri a 0 1 magari , dell'uma~i tà intiera ? Solo che gli uni Vf"ggono la salute, dove gli nitri scor – gono la ro,•ina: il fine volut o t'! astrattamen te ident ico i le direzioni nelle qtu li concretamen te lo si cerca, sono antago nistiche. E cosi le vecchie parole Ji democrazi a e tli conservalori smo, di progresso e di reazione, con– servano sempre il loro valore. I p:,rti ti attua li, nella loro concreta e reale esistenza ed att i\lit:i, possono :wer tutti fallito al fine cui proclama• ,•orno di ,·oler mirare. E può il disagio di que• sto contra sto fra il fine e l'azi one esser se111ito da molti, che quindi non si trovan pili a posto
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