L'Unità - anno I - n.15 - 23 marzo 1912

:. problemi della vita italiana. " Si pubblica il Sabato in Firenze - Direttore GAETANO SALVEMINI - Dire zione e Ammini stca;,ione: Borgo Ogni ssanti , 40 - Abbonamento annuo ordinario Lir e 5 per il Re gno e per i paesi italiani dell'A ustria e della Sviuera; per l'es tero Lire 7,50 - Abbonamen to sostenitore Lire 20 annue - Un numero Cente simi IO - Conto corrente con la posta. Anno I - N. 15 - 23 Marzo 1912. SOMMARIO: Un pericolo per l'emigrazione, m. s. - Il vial'gio di Beviane, A. T ORKE - Il mirl!J,gio delta" grande ., riforma tributaria , Lt.:1G1 EINAt:DI- La vecchia e •,~rAnL 0 uo,v 1 AaR 1 T 0 r~p.,lcicceo.,L~Ru•,, .:c,T•.·,· sco Evou - LR colonia tede sca di Kiautsciu t\Kn.arn LnowsKv - li giocat tolo d Italia, UN 1-'ANTACCIN O - La posta dell' " Unità ,.. Democrazit1 cattolica 1, s ,, - Frammenti di vita itali a na , Lt1 slol"ia del/orale, g. p. • Un pericolo per l'emigrazione. L' on. De Viti De Marco ha dimostrato assai chiaramente ed efficacemente nel passato nume• ro dcli' Unità che occorre instaurare un regime di libertà doganale nella Libia, se vogliamo che questa diventi, nei limiti del poss ibile, colonia di popolamento, alm~no per una parte della emigraz ione meridi onale, e compensi per qua nto è possibile i sacrifici, che fa e farà l'Italia per conquista re e organizzare il paese. Potrà la Libia, anche col regime della libertà doganale., funzionare in largh e proporzioni come colonia di popolamento per gli emigranti meri– dionali? Il Problema è. assa i discutibile. E anche l' on. De Viti De Marco non dcv' essere ese nte da forti dubbi a questo riguardo, se parlando dcl– i' olio e del vino tripolino, di <'Ui alcuni produt– tori meridional i temono la concorr enza, scrive che queste derrate " esisteranno .... se si produr– ranno, nella misura in cui si produrranno, se, quando e nella misura in cui la emigrazio ne ita– liana prenderà la via della Libia e trovera ca– pita li per trasformare le terre africane: ·- cose tutte di là da venire e problematiche .... n. Se non che, data la tesi liberista, diventa per– fettamente Inuti le discutere sulla capacità della Libia di assorbire la nostra emigrazione . Quel che importa è di tenere ben fermo che la libertà ....,..... ·-~ iadi-■ebi• ... perché la libia assor ba il massimo possibile di em igra• zione. Se questo massimo sarà, poi, alto o basso o nullo - dal punto di vista dell' azione poli– tica dello Stato non ha rilevanza. Sarà quel che sarà .... Ma, come dobbiamo evitare che un sistema Ji protezio nismo parassitario impedisca artifi – ciosamente ai nostri emigranti di concentrarsi, nei limiti delle possibilità naturali, in Libia, cosi dobbiamo impedire che mediante appositi siste– mi di costrizioni e di restri zioni si cerchi di so - spingere artificialmente i nostri emigranti a concentrarsi r.eJla Libia, con grave danno loro e della Madre Patria. Cominciano ad esser di moda in Italia le la– mentele sugl' incornmodi, sugli sfruttamenti, che subiscono gli emigranti italiani u In terra stra– niera • 1 e su l discredito che essi procurano al– i' Italia trova ndosi a contatto con le altre nazio– nalità . Per i nostri u patrioti " il mate non sta nelle cause, che determinano la emig razione italiana e che le <.lànno i suoi caratteri di inferio– rità: cioè nella miseria e nella imperf etta orga– nizzazione socia le di molta pa rte dell'Italia. li male per essi sta tutto nella emigrazione u in terra stranier a "· E questa occorre frenare: non lavora re alla eliminazione delle cause che la producono. Ora , poi, che abbiamo in Libia l'E– den futuro, la terra promessa, la ricchezza a– spettante, - il prob lema per essi è risoluto: basta creare ostacoli ali' emigrazio ne italiana verso i u paesi ester i u, e costringer~ il bestiame umano a concentrarsi tutto nel nuovo " territorio naziona le n, Siffatto indirizzo di pensi ero ci si manifesta assa i chiaramente nel discorso pronunciato da Giovanni Pascoli a Barga u per i nostri ·~orti e feriti "· I poeti , si sa, sono ottimi raccoglitori e riproduttori delle idee che circolano nell' am– biente. Perciò le parole del Pasc oli hanno un notevole valore sintomatic o. li 111011(/0 - tgli dice - aveva presi a oprn i lavora/ori d' J/a/ia 1 e più ne aveva bisogno, meno moslrava di averlo., e lt' pagava poco t li trai/a va male.... Così qutslc opre lor11ava110 in patria poveri come pn·ma e peggio con/mli di pri – ma, o si perdrvano oscenamente nei gorghi delle a/Ire naeionalilà. ftfa la grande prole/aria ha trovalo lttogo per loro: una vasla regione bagna– In dal nostro mare, che già per opera dei no- stri progenitori fu abhondevole d' acque e di messi e verdrggianle ,r albtri e giardini: t ora da 1111 pee•o, per I' inerzia di popolacioni nomadi e ne– ghillos e, è per gra11 parie 1111 dese,lo. Lii i lavo– ra/ori saran no non f opert mal pagal e, mal pre– gial e., mal noma/e, dagli slra11itri, ma 11tl senso più allo t /or/ e delle parole, agrico//ori sul suo, sul terreno della patria: 11011 dovrmmo il nome della patria a forea abiurarlo, ma apriram,o vie, colliveram,o/err e,deriveranno acque,cos/ruirmmo case.,/armino porli, sempre vedendo in alto, agi– /alo dall'immenso palpi/o del mare., il nostro Iri– co/ore. Ora contro gli errori di fatto contenuti in queste parole, e contro le conseg uenze funeste che possono derivarne nella politi ca tiella emi– grazione, occorre reagire energicamente, e non si reagirà mai abbas tanza. Ghino Valenti - uno tra i più competenti, se non il più compe tente conoscitore del pro– blema .igrario italiano - ha criticat o da par suo sulla Rassegna coulemporanta gli errori del Pa– scoli, e non de l solo Pasco li, purtroppo! u Qui ci sono - ,gli scrive - due afferma– aioni non vere. - Non è vero che i nostri emi– g ranti all' estero sia110 così mal paga li da torna re in patri a più poveri di prima, o da doversi per• dere nei gorghi . delle ahrtt nazionalità. TMila • r inchiesta sui conladi11i ,Jtl ftfet~ogiorno al/es/a il contrario. E lo al/es/a sopra fui/o il fallo, da molli f'isapt1lo e au/orevolnunlt ora dimostra/o da Bonaldo St,inght r alf Accademia dei l incei., che i ,ioslri tmigrtmli mandano in·patria 500 milioni di lire ali' mmo, jJtr il cltt essi rappre- . sm tano forse il piti poltnte fai/ore di accm1111/a– ,tlo11tdel capittr!t ,ulr economia nationale. - Non è vero ,,,mmeno - t sarebbe pericolosissimo il farlo credere - e/te la Tripo li/ani{' possa sosti– luire, pei nostri emigranti., r ,ma er a/Ira Ame– f'ica. L~Amtrica permei/e alf emigrante di f01·– mare 1111 capitale. La Tripnli/a11ia richitderii dal– /' emig ra,,,, che vi acceda 1111 capitale già for – nza/01 allrimtnli essa gli preparerà una condi- 1:ione peggiore di quella cl,c l' J,a coslrello ad abbandonare la Patria . li lavorare sul suo e su l terr eno della p.ttria 11011 è condisioue s,~ffecimte Ptrc:ltè 11011 si muoia di fame. 1an/o i ciiJ vero che ,ma gran parie dei nostri emigranti è formala da proprie/ari col– livalori, a cui il nostro mag ro ,:ampicellu non dà quanto occorre per vivere. L' tlemtnlo redtn– lore del lavoro i il capila/e. La Tripolitania, la cui co11quisla, per ragioni polilicltt e morali, era mli' ora prcsm le una ne– cessitàper la nuova 1/alia, potrà offrire impiego profic110ad ,ma parie dei nostri e,m'granli; ma a pallo che lo Sia/o ilaliano sappia con un' a:;;i~ ne illuminala prepararne le condis:ioni, a palio che le nostre imprese economiche si prefigl(ano ,mo scopo di produsiou e t 11011 di semplice sp,– culm:ione, ed a palio che gli emig ranti stessi vi accorrano armali .di capila/e, come i 11oslri bravi soldati vi sono accorsi armal i di f ucile e di eroico coraggio. L~esempiu tic/la Tu11isia ci ammatstri , dove r50 mila ilalia,,; J,an /rovaio vantaggiosa applicasio,,, al loro lavoro. Del resi,> m1c/1e i" quella che i la vef'ilà dei falli , parmi si possa trarr e laulo da sciogliere "" ilmo ai 110s/ri lavora/ori. Forse che uou e bello lo spellacolo dei nostri co11ladi11i~ i quali, cos/relli ad emigr are in /011/ani paesi dalla dura necessità per pro,:1'rarc a sè ed alla /ll1ml[lia ima sussislcuz a meu magrn, spingono la loro pars i• mouia fi no mi accumula re 1111 capi/alt pe,. pro– curarsi, di ritorno in patr ia., condiz ioni duralttrc di rtlalivo benessere? St essi si fossero mostrali veramm lt dimentichi dr/ loro paest 1 chi avrebbe po/11/0fa111t loro ,ma colpa? lO Partiti , invece, col SNtlimeulo della Patria nel cuore,. ad ed,ijaiiHO ritoino 11011 per domandarle alc,mn cosa, ma P<roffrirli il conlrib11lr, dei loro sudali risparmi e per concorrere alla r11denzio11e delle /erre ilalia,ie. Parlirouo ignora11/i , bisog110- si, ritornano con la mm/ e arricchila dagli ii1st– g11ammli dtl l' esperienza e con la soddisf a•ione delf animo di chi /,a vin/o ima ballaglia. Se di /111/0 ciò Giovanni Pascoli vuole ,ma confermo, non ha c/,e da rivolgersi ai suoi barghigia ni, a coloro sltssi che ascollarono il suo discorso. ., E creda al/resi Giovanui Pascoli clu, st i sol– dati d' flalia dànno sulla costa africana prove così segna/o/t di valore , di almegaeio11e,gli è perchè i loro padri furono pur essi abituali ai cimenti t vi11u ro pur essi. 11 buon lavora/ore è tm buon soldato., t il buon so/da/o i buon lavo– ralrwe. Non stnea profonda ragione "" pubblici– sia amtrica no ha rivelalo che fra i combal/enli di Tripoli erano a cenli11aiacoloro che avevano >1tgli Sia/i Unili parlecipalo a/le lolle 11011 mmo nobilidel lavol'o. La virtù del popolo i cosìgra 11- dt iu Italia, la dirillura del suo buo,, smso è così valido , che solo per poco rgli può essere svialo dalla sua mèta. Quella clu non è sempre fra noi olf allt••a del suo compilo è la classe dirigente, è il mondo di coloro che van per la maggio re, è il mondo nostro, confessiamolo , il mondo degli uomini d' atlione t degli uomini po/i/ici, dei mo– ralisti e dti do1tri11ari,dti letlerati e dei pubbli– cisti. Queste par ole del Valenti dovreb bero esse re i,ssa i atten tamente meditate da chi non ha per– U1.1to f uso Jcila ragione nel fragore del nazio– nalismo fanfarone. Gli italiani, che sono costr etti ad andar e ra– minghi per il mondo, hann o bensì nociuto al buon nome della pat ria per lo stato d' igno- • ranza, di miseria, d'abbrutim ento, in cui ti ab– biamo lasdati vivere e partir,: . ~fa sta in nostro potere, con uno sforzo vigoroso e metodico di riforme interne, il far si che questa vc:rgogna abbia a cessare. E ad ogni modo, sono ess i, i nostri emigranti, che pur hanno contribu ito al progresso della nostra vita econom ica. Sono sta ti essi, che pili d'ogni alt ra classe hanno da to so– lidita al nostro bilancio, e hanno reso possibile la conversione della rendi ta. È la loro virtù di lavoro e cli risparmio, che ha oggi permesso allo Sta to di affron tare e S(lstenere senza scosse grav i le gravissimi: spese della guerra. E se noi li lasceremo continuM e senza ostacoli la via che pur e è seminata per essi di vergogne e di triboli, noi potremo attendere dall'op era loro efletti ancor più grandi: lo spezzam e-nto cle1 la• tifondo nel Mezzogiorno i la costitu zione di una classe numerosa di piccoli proprietari, ricchi di operosità instancabi le e tenace, e muniti anche de l capitale sufficiente a redimere le terre oggi flagellate dalla malignità degli uomini e della natur a. E se realm ente le condizioni natura li della Libia sono propizie a un rinn ovamento cuhurale, potremo aspettare dai nostri emigrsnt i, ahba11do11ali a si stessi, la soluzione anche di questo problema . L'imp ortante è che noi non interrompiamo ques t' opera meravigliosa, creando ostacoli al gioco benefico delle forze naturali, e pretende n– do di imporre alla corrente un corso, che non sarebbe il corso natural e. L' import ante è che noi cerchiamo, anzi , di secon dare l'opera eroica de lla nnon ima moltitudi ne, lavonmd o perchè essa pa rta da lla patria meno ignorante e meglio pre parat a alle lotte del lavom , e tornata in pa– tria vi trovi condizion i di vita meno ingra te e meno malv agie di quelle che trova ora. Perciò dobb iamo opporci con tutt e le nostre forze a qua lsiasi tentativo si faccia per distrnrr c af'lijicialnumlr le nostre corr enti migra torie dai mercati, verso cui finora si sono dirette , e per volgerle ar/ificialmcn/e verso la Cirenaica e la Tripolitania. Nessun ostacolo artificiale: e perciò liber tà .doganale asso luta in Libia. E nessuna spinta artifi ciale : perciò assoluta libertà di emigra– zione in Libia o altrove . I tentativi pf'!r ostruire ai nostri contadini le presenti vie dcli' emigrazione e per costrihgerli art ificiosament e verso la sola Libia , riesciranno certo gra diti a coloro, che hanno accaparrati laggiù. i terreni e desi derano metterli in valore col minimo costo. Ma l' Italia non deve las ciar compromet tere da lle manovr e di costoro ·rin– teresse dei suoi figli e il mo avvenire. In ques to, come in tutto il resto, il naziona– lismo, sia quello degl' ingenui e dei disinteres– sati, sia que llo dei furbi o dei complici, non può fare che iI male del!' Italia . m. s. Il viaggio di Bevione. Se .;i dovessecredere alle date, co11cui Giuseppe Bevio11elta segnale nel volume Come siamo an– dat i a Tripoli (Torino, /Jocca, 19u ) le sue .:or– rispo11de11::e ln'poli11tpubblicale dalla Stampa fra l'aprile e il gi ug-110 del 1911, l'itinerario della uplora::io11e lripoli11a bt""t.1io11esca arebbe il se– g uente: 2 aprile IO 16 2] ]O Tripoli 7 11u1,g-g io Der11a 8 21 Be11gasi 29 • Sidi Ben .\'ur .10 /11sella da Sidi Be11 Xur :.-crso l' i11/en10 31 1-foms 1 gi ug no Lebdalt :I /11sella fra Homs e 1l/sdlaln ,listi/a/a 4 Verso Tarraluma 5 Presso Tarra/11ma 6 Fonduk di El Ciasch Verso Tripoli S 1i-ipoli Il c/1,: è guanto dire che Jlcvione sarebbe stalu a Tripoli dal 2 al Jo aprile: sarebbe sia/o ;,, Ci– l"t!llaicadal 7 al :11 maggio; sarebbe lor11aloa Tripoli verso il 29 maggio; e avrebbe fallo ,w viag_l[ioad es/ di 'Tripoli, fra la fin e di magg io e la prima scllima11adi ,1;i11,g-,w. & 11011 e/te, esami11a11do la Stampa d,:i mesi di aprile, maggio e 1riu.1[10, si ha la sorpresa di no– tare, nel 111011et'O del 18 mag,(fio. mia bm1;acor– risponde11::a/elegmfica da Tripoli, in da/a 17 maggio, firmala Giuseppe Bevio11e. Questa cor– rispondenza non è riprodo tta nel volume! Dol1c,u/osi escludere che GiuseppeIJevione:abbia, novello .'':l"anl' A11/011io, il dono della ubiguilà, i lecito dubitare se Bcvione il 17 magg io 1911 esi– stesse a 7h'poli, oppure si trovasse a scoprfrc la Cfrenaira, fra /Jen, a e /Jengasi. O ha lavoralo di f antasia per 7ì•ij>oli; o ha lavoralo di fanla– sia per la Cirenaira : di qui 11011 s' esce. Inol/n, la corrispo11de11=a stampala a pag. 75 del volume cou la da/a Bengasi, 21 maggio , si trova ndla Stampa del 18 giu.g-110ron la data Bengasi, giugno. Bevio11efu a /Jem;asi prim a del 29 maggio? oppure Ju nel giugno 7 op – pure 11011ci fu mai ? Il mistero merilertbbe di essere spi'cgalo. Per– rhè, da/o che nel magf!iO lle-,.Jio11e 1011 si sia mosso da 7ì·ipoli e cfrco11vici11a11::e, quale valore avreb. bero più lt e11/11siasliche descri::ioni, che Bt:11io11e fa della Cirenaica ? I!... che valore avrebbe lui/o il resto? È ve,·o rhe le mirabolauti dcsrri=ioni bt'Vio11c– sr/1edcita /erra pr omt•ssa tir euaica s"arebbcro di– scutibili, a11rhcse l'aut ore di esse ci fosse sia/o. 1lfa se il llinKKiof osse avvenuto solo s11llerolo11- 11e della Stampa, la mislijica::io11e sarebbepiù a/– le,1;,·a r/,c mai. A. T ORu; .

RkJQdWJsaXNoZXIy