per cui adessoè permesso loro frequentare la scuola dell'obbligo e le superiori anche in assenzadi permesso.C'è un'iscrizione con riserva e loro frequentano in attesa di regolarizzare in seguito la loro posizione. Qui a Milano comunque non esiste nessun accordo fra Comune, scuola eTribunale, mentre a Torino, invece, c'è un accordo per cui gli irregolari vengono adottati dal Comune e inseriti. Qui il Tribunale per i Minorenni applica una politica diversa, tende a rispedirli in patria dai loro parenti, soprattutto quando hanno 14-15 anni e vengono ormai considerati adulti. Abbiamo avuto un problema adesempio con una ragazzina peruviana di 14 anni che è stata presa durante una retata, ancora con lo zainetto mentre stava andando a scuola. Avrebbe detto alla polizia: "Non posso venire perché ho la verifica di storia", è stata portata in questura e segnalata al Tribunale per i Minorenni. li Tribunale hapoi provveduto a metterla in un collegio e nel frattempo ha preso la decisione di espellerla e farla tornare in patria presso presunti parenti. Lei è riuscita ascapparedall'istituto. Adesso è in giro, ha strappato subito i libri di scuola e non voglio pensare di cosa viva. Questo è un problema che si presenta anche perché la classe che frequentano questi ragazzi spesso non corrisponde alla loro età cronologica. C'è sempre un ritardo. Magari arri vanodalla Francia, dove hanno frequentato le scuole per un anno e poi arrivano qui. C'è un'estrema mobilità. In realtà le scuole così sono vive, bellissime, con tutti questi cognomi diversi ... Coi genitori che rapporti avete? Con i genitori cinesi in genere non ci sono molti rapporti perché spesso, specie sepoco scolarizzati, non parlano il cinese ufficiale e noi non parliamo il loro dialetto. In Cina c'è il grosso problema dei dialetti. Quest'anno per averedei buoni rapporti anche con le famiglie, abbiamo una mediatrice culturale, cioè una persona cinese assuntadal comune che lavora nella nostra scuola per tre ore alla settimana. Ma anche per lei è un grosso problema perché riesce a parlare molto bene coi ragazzi scolarizzati in Cina, ma con quelli che sono nati in Italia o hanno frequentato solo uno o due anni di scuola e non parlano la lingua di Pechino, non riesce a comunicare. E' però una figura importante perché permette di comunicare con i genitori che sono appena arrivati. Inoltre sostiene le famiglie nei primi contatti con la società italiana, dando loro tutta una serie di informazioni: come si accede alle Usi o ai vari servizi, come si riempie un modulo, se il datore di lavoro non versa i contributi ... Come può il confronto culturale diventare un apprendimento e un arricchimento anche per noi? E' molto importante capire e rispettare il loro diverso rapporto con la storia, l'oralità, la tradizione del narrare. Mi ricordo che c'erano dei ragazzi turchi che sapevano veramente raccontare. In questo modo possiamo imparareanchenoi, possiamo recuperare la dimensione del racconto, una cosa che gli insegnanti italiani hanno perso. Narrare favorisce la comunicazione: leggere una poesia è anche ascoltarne il suono. Invece nella scuola italiana vieni subito torturato con "che tipo di rima è". C'è anche il gusto di non capire una cosache poi ti piace, è come ascoltare unacanzone. La letteratura e la poesia sono fatte anchedi suoni. Se recuperi la dimensione narrativa, riesci a stare molto attento al loro modo di scrivere senza intervenire subito con le correzioni; quando fanno le autobiografie vedi che emergono caratteristiche tipiche legate alla loro lingua, ad esempio le ripetizioni per i ragazzi cinesi; in fondo l'autobiografia è un racconto che tira in ballo il vissuto di una gna, o il capodanno cinese col carnevale. Ci sono molte feste simili, che marcano i periodi dell'anno e i cicli economici. Oppure i giochi: ci siamo accorti che certi giochi sono simili in tutto il mondo, adesempio il gioco della campana, il "rimpiglino". Possono cambiare le regole, cambiano sicuramente i materiali, sono di sughero e non di plastica, ma il gioco ha una funzione universale. In questo modo, attraverso il confronto, i ragazzi riescono a capire che tipo di funzione ha un gioco, che cosa fa il bambino attraverso quel gioco, edèancheun ripensarealla propria vita, cosafaccio quandogioco in uncerto modo... Ricordo che un anno abbiamo fatto un laboratorio ludico, all'inizio oralmente, in lingua, in cinese e in spagnolo, poi siamo passati alla costruzione dei giocattoli; alla fine abbiamo fatto i I gioco del lacampana e c'è stata una ragazzina peruviana che ha insegnato questo gioco ai ragazzini italiani. Allora una mamma ha esclamato: "Ma lo facevo anch'io da bambina!". Percui il gioco non si era trasmessodalla mamma alla figlia, ma è stato trasmessoda una ragazza immigrata. Per la tua esperienza, che rapporti si creano fra i ragazzi? Dipende da come questi ragazzi vengono accolti nelle classi, dal pesoche si dà alla loro cultura, alla curiosità chepossonosuscitare.C'è anche da dire che i ragazzi italiani sin dalla scuola materna, sono abituati a convivere con i portatori di handicap e a confrontarsi con diversità fisiche emental i ancheenormi: puoi avere l'handicappato in carrozzella ma puoi avere anche l'autistico o quello con problemi psichici che ogni tanto si alza e picchia tutti, salta, ti interrompe. Qui hanno persone diverse per nome, per colore della pelle, per taglio degli occhi, o perché parlano un'altra lingua. L'anno scorso sono arrivati due ragazzi cinesi che non parlavano italiano. Gli alunni si sono incuriositi, hanno voluto che scrivessero gli ideogrammi alla lavagna e tutti li hanno copiati. Ho notato che nei quaderni dei ragazzini italiani c'erano continuamente ideogrammi. Allora abbiamo improvvisato un corso di cinese tenuto daquesti due ragazzi, partendo da "come ti chiami", "buongiorno", egli alunni erano tutti presi. A dire la verità non so quale dialetto cinese ci abbiano insegnato. Purtroppo i ragazzi cinesi non vanno mai in gita, devono lavorare e non possono stare una settimana lontano dacasa,non hanno i quarantamila vestiti che hanno i loro coetanei italiani, sono diversi, più poveri, non hanno il tempo per il gioco, quindi ad un certo punto questi mondi si separano. Questo per dire che per il preadolescente l'identità culturale non è un qualcosa di fisso, di stabilito, ma è un qualcosa in formazione, soprattutto nel momento in cui ci si incontra eci si scontra con l'altro. Se viene data una grande certezza rispetto alla nostra cultura, alla nostra fissa e immutabile superiorità, che deriva dal mondo romano e latino, creiamo una identificazione con qualcosa di non vero, quindi non accettiamo più l'altro, non accettiamo le diversità. L'Africa ad esempio la troviamo ogni tanto sui libri di storia solo perché c'è stata la tratta dei neri, il colonialismo -di quello italiano non si parla mai- poi verso la fine del libro si parla della decolonizzazione e basta, (poi, spesso, alla storia contemporanea non ci si arriva nemmeno). E' chiaro che il ragazzino pensa: hic sunt leones. Poi, l'Africa che viene prospettata dai film e dalla televisione è quella dei villaggi, degli spazi naturali bellissimi e immensi, e nient 'altro. Se invece diventasse normale leggere econfrontarsi con altre culture e letterature, seci fosse ad esempio un approccio con la cinematografia di altri mondi, diventerebbe normale convivere con persona. In questo modo impari altre culture. Ma se la scuola contianche tu un sacco di cose: diventa quasi un lavoro da etnologo, perché c'è questa grossa conoscenza di vite e di costumi; trovi l'iniziazione dei ragazzini che in una data provincia si cibano di serpenti, puoi confrontare ciò con il palio dei sernua ad esseresolo crociana, abbiamo quello che abbiamo. Questo è un problema che bisognerà affrontare, perché con i ricongiungimenti familiari, il problema scolastico eculturale diventerà sempre più grosso. Bi1J Cuço fec8cu(j Ino - Bianco MADRI DI GIORNO Tagesmutter è una proposta di autogestione collettiva del tempo delle mamme e anche dei padri. Un centro che le madri possono frequentare coi figli, per stare insieme, darsi una mano, poter anche lasciare il bambino per andare a far spese o altro. La possibilità per le madri lavoratrici di affidarsi a una "madre di giorno". Intervista a Monika Brugger Tutzer, Hannelore Bottegai, Annerose De Zordo. Monika Brugger Tutzer è da sei mesipresidentedell'Elki, Eltern-Kindzentrum (Centro genitori-figli). Con lei sono Hannelore Bottegai, addetta ai rapporti con le Istituzioni pubbliche e Annerose De Zordo, incaricata di gestire i corsi di formazione organizzati dal centro. Dunque, l'Elki nasce come punto d'incontro, non per soddisfare le esigenze di chi non sa dove e a chi lasciare i bambini ogni giorno... Monika. No, non è un luogo dove lasciare i bambini per andare a lavorare. Se il bambino già conosce il centro, la persona di turno può essere disposta ad accudirlo per qualche ora, ma il genitore se ne assume la responsabilità. Insomma, per le mamme, può essere un'occasione per andare dal parrucchiere, dal medico, a fare la spesa o semplicemente per starsene tranquille. Il costo di questo servizio è di 4 mila lire l'ora. L'idea di fondo è sempre la stessa: essere unpunto d'incontro per bambini e genitori, aperto a chiunque. I bambini gio€ano tra loro e i genitori si conoscono. Nel centro, così, inizia il processo di distacco del bambino dal genitore: in un ambiente accogliente e, in qualche modo, familiare, con i genitori presenti, il bambino non viene costretto ad un distacco drastico e traumatico, ma si rende autonomo giorno dopo giorno. Una grande cucina-soggiorno, due sale da gioco, un bagno comodo, una zona attrezzata per il cambio dei bambini, un ufficio; e ancora delle grandi sale per giochi al piano di sopra. La posizione di questi locali è ideale perché ci si arriva comodamente con le carrozzine che si possono lasciare davanti alla porta. C'è una ragione per cui una simile iniziativa nasce in un contesto tedesco? Forse una particolare sensazione di solitudine tra le madri? Monika. Non credo, la sensazione di isolamento provata dalle madri credo sia un fatto universale, non austriaco o tedesco ... Forse, può dipendere dal fatto che la famiglia allargata è in via d'estinzione, mentre in Italia esiste ancora: qui da noi è abbastanza frequente vedere i nonni che passeggiano con i nipoti, ma in Austria, questo è molto più raro. Oppure può dipendere dal numero di figli, dal fatto che le famiglie sono piccole; se si hanno uno, o al massimo due figli, probabilmente l'esigenza di incontrarsi e di avere compagnia aumenta rispetto a quando si ha l'asilo in casa. In Austria, da molti anni, c'è in media un figlio per coppia e quindi l'esigenza di farlo stare in compagnia è maggiore. Come funziona l'Elki e quali servizi offre? Monika. Due donne di turno si occupano del servizio di accoglienza per adulti e bambini: offrire un caffè, preparare le merende, accudire il bambino lasciato per qualche ora, dare informazioni, accogliere chi viene per la prima volta, rispondere al telefono. La cosa più importante è che è un punto dove le madri "rifioriscono". Vengono qui, a volte sono molto frustrate, e riescono a riprendersi dal cambiamento che la maternità ha comportato. Gli amici, quando si hanno dei figli, appaiono su un altro pianeta: sono distanti ed è difficile riprendere i contatti. All'Elki si ritrovano persone nella stessa situazione, con gli stessi problemi. L'Elki, poi, viene incontro ad un'altra difficoltà: il distacco dei figli dai genitori. Questo processo viene in qualche modo accompagnato dai gruppi di gioco. Sono nati, inizialmente, per la carenza di posti nelle scuole materne: molti bambini di tre anni non vengono presi oppure le madri ritengono che sia ancora presto per mandarceli regolarmente, anche se sarebbe ideale farli giocare almeno una mattinaalla settimana con altri bambini. All'inizio c'era un solo gruppo, poi si è passati a due, a tre e così via. Oggi ci sono ogni giorno, mattina e pomeriggio, gruppi di gioco composti da 15 bambini che si trovano per due ore e mezza una volta la settimana. Un'altra attività molto importante sono i corsi di preparazione al parto destinati alle coppie: quelli organizzati dai consultori familiari e dalla Usi solitamente si tengono al mattina o al pomeriggio, per cui le donne sono costrette a frequentarli da sole. Per noi era molto importante che vi partecipassero anche gli uomini. Un'iniziativa che portiamo avanti con successo sono i giovedì "a sorpresa": teatro dei burattini, lettura di fiabe, teatro. Anche pensando alla mia esperienza personale e a quella dei miei tre figli più grandi che vanno a scuola, vedo che non bisogna esagerare: se hanno un paio di corsi e i compiti, sono già abbastanza impegnati. Devono avere anche del tempo per loro, senza troppo controllo. Anche "l'asilo estivo" rientra tra le nostre iniziative d'intrattenimento. E' un progetto dell'Elki che è già al terzo anno e che si svolge in collaborazione con il Comune che lo finanzia. Possono partecipare bambini dai 3 ai 4 anni che vengono intrattenuti con delle attività dalla chiusura delle scuole fino alla fine di luglio. Il Comune ci assegna l'edificio di un asilo con il personale dipendente (cuochi, bidelli, etc.), che formalmente hanno solo quattro settimane di ferie. Gli orari dei bambini sono quelli normali, con una certa flessibilità per l'entrata e l'uscita: i genitori possono portarli fino alle 1Oe venirli a prendere, se vogliono, dopo le 12.30, quando hanno mangiato. Un ulteriore servizio che offriamo sono le baby-sitter: chi è disponibile ci lascia il suo indirizzo, i dati, le ore del giorno in cui può lavorare e molti genitori che ci frequentano scelgono la persona che li interessa dagli annunci affissi. Ma per le madri che lavorano non prevedete niente? Monika. Sì, il servizio di Tagesmutter, madre di giorno. In breve, si tratta di una madre che decide di occuparsi dei figli di donne che lavorano. li "progetto Tagesmutter" si occupa della loro formazione: corsi che accompagnano il processo di sviluppo della personalità, seminari di Selbstfindung; nozioni di pronto soccorso, tecniche e suggerimenti per stimolare la creatività e il gioco nel bambino. L'iter completo di preparazione avviene nel corso di due anni. Gli incontri si tengono nei fine settimana e sono strutturati inmodo tale che dapprima ci si concentra sull'esperienza personale e ci si interroga: "Me la sento? Cosa provo?". Questo per essere sicuri che la candidata Tagesmuttersia realmente motivata e convinta e riesca perciò ad affrontare la situazione, senza sentirsi oberata dall'impegno assunto. Anche la famiglia della Tagesmutter viene coinvolta: è fondamentale che i mariti sianod'accordo. A questi corsi accedono anche persone di lingua italiana? Annerose. Sono per lo più di madrelingua tedesca, anche perché i corsi sono tenuti in tedesco. Qualche italiana che ha seguito i corsi, comunque, c'è stata, anche sequesto ha poi finito per creare difficoltà: una delle partecipanti ha aperto, in polemica con l'Elki, un centro simile in un quartiere "italiano" notoriamente difficile di Bolzano, Oltreisarco. Alcune signore italiane, poi, hanno avviato un'iniziativa simile concentrando i corsi nell'arco di una settimana. Inoltre, concepiscono in modo diverso il servizio della Tagesmutter. vorrebbero avere a disposizione locali in cui aprire una sorta di asilo dove accudire insieme i bambini. Le nostre Tagesmutter, invece, accudiscono i bambini nel loro appartamento. Per noi, questo è molto importante, consentendo al bambino di rimanere in un ambiente familiare. Molte famiglie italiane, poi, si rivolgono a noi richiedendo una Tagesmutter tedesca, avvertendo l'esigenza di rendere bilingui i bambini già da piccolissimi. E dal punto di vista giuridico, qual è la posizione delle Tage. smutter'? Monika. Era ormai da anni che si parlava della necessità di una legge. E' stata approvata dal Consiglio provinciale, proprio 1'8 marzo scorso, una proposta ferma da diversi anni Inizialmente, ho avuto l'impressione, da quanto riferito dai giornali, che fosse una sorta di "contentino" concesso per la festa della donna. Questa legge, che non è ancora entrata in vigore (è stata inviata a Roma per il visto) è in realtà abbastanza articolata. Riordina, infatti, i "provvedimenti in materia di assistenza all'infanzia", introducendo il concetto di assistenza domiciliare per i bambini. All'articolo uno, la provincia di Bolzano è "autorizzata ad assegnare contributi finanziari (300 milioni per il 1996) alle spese di gestione delle istituzioni private senza scopo di lucro o delle cooperative di servizi sociali, che promuovano ed organizzino sul piano tecnico-assistenziale e amministrativo l'assistenza domiciliare per l'infanzia''. A sostegno delle famiglie a basso reddito che intendano usufruire dell'assistenza domiciliare, la legge stanzia ulteriori 500 milioni {per il 1996). E' possibile, insomma, che la legge abbia recepito che una Tagesmutter assicurata costa molto di meno di un posto all'asilo-nido. E lacondizione per diventare una vostra collaboratrice è quella·di avere dei figli, indipendentemen-. te dall'età? Monika. Sì, c'è anche qualche persona anziana, qualche nonna. Ci sono due signore che hanno i figli già grandi e hanno un rapporto bellissimo con i bambini piccoli. Forse perché se ti confronti ogni giorno con i figli piccoli (le pulizie, la spesa, la cucina) non riesci ad avere un rapporto tanto disteso con i bambini quando vieni qui. Non che sia sgradevole, ma non è bello come per chi ha già i figli grandi. Tu sei una volontaria? Monika. No, tutte le nostre collaboratrici, casalinghe o lavoratrici in aspettativa, svolgono il servizio presso il Centro per 1O mila lire l'ora. Anch'io prendo la stessa cifra e sono qui in ufficio tutte le mattine. Hannelore. Da questa cifra, poi, bisogna detrarre la ritenuta d'acconto del 19%. Alle collaboratrici restano 8 mila lire, che sono poche. E' chiaro che deve esserci una motivazione a frequentare il centro. Sai, ad esempio, di poter venire col tuo bambino. La prima volta che sono venuta io, tre anni fa, sono venuta con la mia bambina ed ero venuta proprio per non stare acasa. Bolzano è una città bilingue a prevalenza italiana, ma questo centro è nato in un ambiente tedesco. C'è una maniera diversa di concepire il rapporto con il bambino nella cultura italiana e nella cultura sudtirolese? Hannelore. Per me ci sono differenze. lo sono di madrelingua tedesca e sono sposata con un italiano, per cui sono a contatto con la popolazione di lingua italiana. Credo che ci sia una diversa concezione di educare anche se non riesco a fare un esempio se non la constatazione che tra gli amici italiani è frequente il fatto di piazzare i figli davanti al televisore già da piccolissimi. Mia figlia ha quattro anni e mezzo e ancora non guarda la tv, avrà tempo poi. Ma, per fare un discorso più completo, diciamo che la realtà sudtirolese è questa: le famiglie di madrelingua tedesca, secondo me, hanno più possibilità finanziarie, e questo significa che la donna tedesca lavora di meno dell'italiana. Gli italiani sono venuti tutti da fuori e hanno dovuto lavorare sodo per comprare casa. I sudtirolesi, invece, hanno ereditato il maso, la terra o la casa d'origine che hanno venduto, riuscendo a comprare con meno sacrifici l'appartamento incittà. Insomma, nel mondo tedesco la madre può stare a casa con i figli, a meno che non scelga di andare a lavorare. Da parte delle famiglie italiane credo ci sia una necessità maggiore di andare a lavorare e, dunque, di dover inserire il proprio figlio nell'asilo nido dagli 8 mesi in poi, quando la maternità scade. Quindi, si tratta di una différenza economica, non culturale? Hannelore. Si soprattutto economica, anche se può essere frutto di una scelta. In ogni caso una madre che scelga di lasciare il proprio impiego per accompagnare la crescita dei figli è certam~nte più agevolata a rientrare nel mondo del-lavoro se è di madrelingua tedesca, perché generalmente le persone di madrelingua tedesca conoscono bene anche l'italiano, mentre non accade il contrario. L'obbligo del bilinguismo nella provincia di Bolzano limita molto le possibilità di lavoro. Monika. A proposito, poi, del rapporto con una realtà bilingue, agli inizi, in una riunione avevamo proposto di creare un centro in cui si parlasse anche l'italiano. Questo non vuol dire che prima all'Elki non ci fossero degli italiani; abbiamo sempre cercato di avere collaboratrici italiane, ad esempio, per i corsi di preparazione al parto. In realtà troviamo poche collaboratrici italiane per il fatto che molte donne lavorano e non possono quindi dedicare tempo al centro. Abbiamo cercato di organizzare un gruppo di gioco in italiano, ma era frequentato da pochissimi bambini, perché quasi tutti a tre anni frequentano già la scuola materna. Oggi, invece, ci sono bambini italiani nei gruppi di lingua tedesca. Le collaboratrici svolgono autonomamente il loro lavoro. E' dall'apertura individuale delle singole collaboratrici, dunque, che dipende il rapporto con gli italiani. Credo tuttavia che qui chiunque viene accolto alla stessa maniera, ne è la prova che vengono a trovarci anche italiani. - Campagna abbonamenti 1996 - abbonamento ordinario lire 40.000 . . . (con in omaggio il libro La scelta della convivenza di Alexander Langer) - abbonamento sostenitore lire 100.000 (con in omaggio due dei libri elencati a fianco) Modalitàdi pagamento:Cc.postale n.12405478- Coop.UnaCittàa r.l., p.za Dante21, 47100Forlì.Oppurebonificobancariosul Cc. n. 24845/13- Coop.UnaCittàa r.l. pressola Cassadei Risparmidi Forlì,Sedecentrale,Forlì,cod.ABI 6010,cod. CAB 13200. Abbonamentoestero:600001ireU. nacopia5000 lire.Si invianocopiesaggio.Redazione: p.zaDante21, 47100Forll Tel. 0543/21422Fax0543/30421. UNA GITTA' è nelle librerie Feltrinelli. - AndreaCaffi, Critica della violenza, echzionie/o - A. Cucchi, V. Magnani Crisi di 11110 generazione, ed. e/o - Don LorenzoMilani, La ricreazione. edizioni e/o - ElisabettaDonini. 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