Una città - anno VI - n. 48 - marzo 1996

esasperata, meno drammatica. meno violenta di quella che subiamo quotidianamente. sevivessimo con un ritmo diverso. più sereno, meno esasperante. anche nel consumo quotidiano di tutte le cose, attraverso la trasformazione della nostraanticacultura. probabilmente loro non sarebbero poveri. Quindi la realtà della povertà la misuri con l'impossibilità di accedere a consumi che sonoormai diventati altissimi... Questo lo puoi vedere nel caso più drammatico: la casa in cui c'è un tossicodipendente: lì si muore di fame. perché il tossicodipendente praticamente distrugge una realt;1 familiare. Puoi guadagnare anche cinque milioni al mese. ma resterai comunque povero perché tuo figlio ti toglie tutto. E non c'è dubbio che la droga abbia a che fare con il rapporto tra emarginazione e ingresso nella società dei consumi: nelle realtà povere la droga viene vissuta come il massimo consumo possibile. Serve soltanto a distruggerti e tu lo sai. ma. anche se ti stai comprando alienazione e morte, questo ti fa entrare in un meccanismo, in un circuito, per cui tu hai bisogno di soldi, moltissimi soldi, e te li devi procurare in tutti i modi possibili e immaginabili. da quelli corretti a quelli disonesti, allo scopo di accedere a quello che è il massimo del consumo possibile per loro, quello paradossalmente più facile. napoletana. ma è anche il tentativo di dire: "Cè una tua idcntitù, una tuacultura. una tua concezione della vita che dcv ·esseresalvaguardata. c'è una tua tradizione ..:·. Ti faccio un unico esempio che ti sembreri1 strano. ma che a mio parere è significativo. Quando prepari il ragù. ci metti il parmigianoreggiano. noi, invece, normalmente ci mettevamo il nostro provolone. il caciocavallo, che è un provolone secco.di cui diventò famosa la casa produttrice. che è ancora oggi abbastanza conosciuta. Auricchio. Ora, alla fine di tutta questa vicenda. che è anche una vicenda di colonizzazione. il provolone Auricchio viene prodotto a Cremona. perché si è avvicinato ai grandi produttori di latte nel) 'ambito del meccanismo della distribuzione europea della produzione del latte e viene venduto in termini marginali. Mentre quello che oggi c'è sulle tavole e nelle nostre salumerie è il parmigiano-reggiano che è contrastato soltanto dal grana padano. Con questo voglio dire che noi stiamo perdendo la nostra tradizione nel la produzione della pasta, la nostra "arte bianca". il nostro modo di conservare i prodotti, dal pomodoro agli ortaggi. la nostra capacità di produrre carni macellate o insaccate. Da questo ti rendi conto che questa società estremamente competitiva, estremamente violenta dal punto di vista consumistico, di fatto ti distrugge l'identità e impedii pomodorini sce, d'altra parte, la costituzione di imprese che abbiano la capacità di vincere sul piano del mercato. Sui 20 milioni di tonnellate di pomodoro che vengono trattate ogni anno, vengono fin dalla Cina I nuovi poveri sono coloro che aspi- soltanto 2 milioni vengono prodotrano al massimo del consumismo e te in Campania, che un tempo era la si misurano quotidianamente con il realtà principe. degrado di una vita che si distrugge Ciò significa che è completamente da sé, che distrugge attorno la vita falsa quella propaganda che dice delle famiglie. Infatti, è nato il Mo- che quella conserva di pomodori è vimento delle madri democratiche, qualità San Marzano, mentre. inle famose ·'madri coraggio'' anti- vece, sempre più spesso sono podroga, perché. a un certo punto, un modori provenienti dalla Grecia, istinto le ha spinte a rendersi conto dalla Spagna e qualche qualità. di che un figlio non solo distrugge se quelle più piccole, che vengono stesso,ma distruggerà gli altri figli, vendute come i vecchi pomodorini l'intera famiglia. napoletani, viene addirittura dalla Quali prospettive vedi ora? Cina. La globalizzazione, l'interQuesta povertà nasce da una con- nazionalizzazione, ma anche il fatcezione distorta dello sviluppo: una to che non si è stati capaci di mansocietà che ha un P.I.L. individuale tenere la qualità del prodotto, perdi 70, sebeneorganizzata, benstrut- ché il territorio è stato distrutto turata, ben servita dalla politica e grazie al falso mito dell'industriadalla funzionalità delle amministra- lizzazione del Sud, hanno devastazioni, può essere una società non to alcune nostre risorse reali. Non povera, sicuramente non opulenta, ci troviamo nella condizione di ma senza dubbio capace di distri- un 'assoluta mancanza di sviluppo, bui re bene quello che è in grado di ma in quella di uno sviluppo distorprodurre. to, disordinato e disomogeneo. In questo momento, nella regione Alla luce di quanto hai detto, anCampania, tra depositi postali e che il dato della disoccupazione depositi bancari, c'è una somma di andrebbe riletto? denaro che si aggira attorno ai 50 Bisogna avere la consapevolezza mila miliardi di lire. Se noi avessi- che quandosi ha un livello simile di mo un sistema finanziario, econo- P.I.L., e, legato a questo, anche un mico, bancario, all'altezza di svol- simile livello di consumo, diventa gere una funzione sociale e quindi veramente assurdo pensare che il impegnasse anche solo il 10% di datodel20,22o24%didisoccupaquesti depositi, noi avremmo 5 mila zione al sud. sia veramente reale. Il miliardi all'anno, solo per la regio- 22 o 24% di persone è iscritto al neCampania. da devolvere in inve- collocamento, ma di questi una parstimenti produttivi, cultura Ii o quan- te, sicuramente non enorme, diciat 'altro. Questa somma sarebbe per- mo un buon 6 o 7 %, ha una serie di centualmente maggiore di quella attività che sono quelle che oggi stabilita nella legge 64 sull 'inter- vengono proposte ali 'attenzione del vento straordinario nel Mezzogior- dibattito sui problemi del lavoro. no o di quella stanziata dai piani Hanno, cioè, un ·erraticità del lavooperati vi europei o dalla Cassa per ro, cambiano costantemente. senza il Mezzogiorno. neanche avere il tempo di mettere a Noi potremmo, con il denaro dcpo- posto le proprie carte di assunzione sitato nelle poste e nelle banche, o di inviarle al collocamento: haninvestire nel nostro sviluppo. Per- no un lavoro pari-time. fanno lavoché, in ogni caso, questo flusso di ri stagionai i o saltuari. Oppure fansoldi, in maniera completamente no lavori in nero, completamente diseguale, disomogenea e disordi- stabili, fissi e sicuri, senza mai esnata, comunque è arrivato nel Mez- sere iscritti alla previdenza sociale. zogiorno, per cui si sa chi si è perché in questo modo guadagnaveramente arricchito, e si sa chi. no di più senza però rinunciare al invece, non ha mai avuto la possi- collocamento, perché in questo bilità di uscire fuori da questa modo ottengono altre garanzie. quotidianità drammatica di ricerca quali. per esempio, i I fatto che non e mantenimento della vita. hanno il "730", quindi non fanno la Devi considerare questo, perché, denuncia dei redditi, e come loro altrimenti, non capiresti qual è l'at- non la fa il padrone. tuale stato del Mezzogiorno. Quin- Sono centinaia di migliaia di piedi. si tratta di una povertà legata coli imprenditori, di grandi comsopralluttoad unaconcezionedella mercianti, di venditori all'ingrosvita, è una povertà di strategie so- so: insomma un pulviscolo cli picciali, di progetti collettivi: una po- col issi me attività che ricordano vertà di identità sociali e culturali. moltissimo i primordi di una socieE' in questo senso che si innesta Làcapitalistica. Ed è una produziol'esperienza di Bassolino. E' certa- ne completamente sommersa. Almente un 'operazione economica e lora, se è sommersa la produzione. culturale tesa alla valorizzazione è sommersa la vendita ed è somBr6ca cot8ca reG 1'nsonch8 I 18necOC questi beni. Cè pertanto una rcaltit nella quale la legalità è estremamente labile. Questo è il terreno nel quale si mettono insieme stranissimi cicli in cui l'elemento di frizione è costituito dall'usura, che è il meccanismo finanziario attraverso il quale la camorra ricicla i propri proventi. Sicuramente, comunque, i Idato del ladisoccupazione in Campania è un dato elevatissimo, perché rappresenta. a mio avviso. il 14-15%. che resta una realtà enorme. riguardando in modo particolare i giovani in cerca di prima occupazione. Giovani di livello scolastico medio-alto, e quindi diplomati e laureati, che non hanno, però, unaspecializzazione. nonhanno la possibilità di accedere ad elementi culturali aggiuntivi, per i quali. inoltre. ultimamente si è chiusa anche la strada della carriera amministrativa nelle regioni del nord. C'è un intreccio molto forte fra imprenditorialità, creatività e illegalità. Si può risolvere con misure puramente repressive? Attenzione: un'impresa, di per sé, può nasceredalla contravvenzione cli alcune regole di mercato esistenti. Questo può essere ancora accettabile. regolarizzato. Lo stato, per esempio. vara continui condoni. Quello che non può essereaccettato è che dai proventi del commercio di droga si possa costruire una rete di governo dell'economia. Sempre, la capacità di fantasia, di applicazione, di errore, di furbizia, di intelligenza,,sono alla base di un 'intrapresa economica, nella quale tutto è rischio. Hai iniziato parlando della catastrofica industrializzazione del Meridione. Ti sembra che anche la sinistra abbia avuto grosseresponsabilità nella politica di aiuto al Mezzogiorno? E quali? Secondo te, c'è ancora bisogno di un aiuto e di che tipo? La sostanza del ragionamento è questa: "Non vogliamo più essere aiutati in nessun modo; fin quando ci avete aiutato ci avete solo costantemente e continuamente sottomessi in termini culturali, ideologici ...". Anche in termini ideologici, perché cos'era, secondo te, una sinistra che rivendicava fabbriche e fabbriche "per la necessità e il bisogno di avere una classe operaia che fosse il riferimento, il fulcro fondante del patto sociale per lo sviluppo della sinistra, della democrazia e bla, bla bla ... "? La linea di mettere gli operai dove non c'erano, dove probabilmente non e 'era bisogno che ci fossero, di privilegiare una classe operaia che era sostanzialmente un nucleo corporativo, è stata esiziale. Non sta scritto da nessuna parte che soltanto per il fatto di essereclasse operaia automaticamente si è all'avanguardia. Lo dico con grande sincerità: i vecchi, gloriosi, siderurgici di Bagnoli erano la retroguardia economica e politica in questa città. Insomma, abbiamo anche dovuto subire l'imposizione cli una sinistra estranea, mentre eravamo fortemente collegati a un 'altra sinistra, quella delle campagne, delle città. una sinistra che era autonomista e federalista. l'acqua del rubinetto e l'alluvione Ma adesso, in questa lotta, in questo mercato fortemente libero. fortemente antagonista, vorrei che noi del sud fossimo liberi di sfruttare noi stessi. Si può dire. infatti, che il 70% dei prodotti consumati in Campania sono prodotti nel nord. ma se noi producessimo da soli i nostri prodotti. automaticamente avremmo il riequilibrio, perché il mercato del sud è un mercato di più di 25 milioni di persone. Qui c'è la più grande natalità. e qui c'è anche il futuro. Un riequilibrio potrebbe anche portare a una riflessione nel nord sul tipo di sviluppo distorto che questo ha conosciuto: ormai sulle tavole milanesi non si beve più l'acqua del rubinetto, mentre se arriva un fortissimo acquazzone e'è distruzione e morte in intere regioni. Il problema ambientale è ormai diventato la cartina di tornasole di ogni sviluppo. - MEDITERRANEO Un mare che rischia di morire fra i conflitti. Le potenzialità di una cooperazione sud-sud. La ricchezza dell'emigrazione. La salvaguardia dei mercati locali da una mondializzazione che travolge tutto. Le culture mediterranee segnate dalla linea delle work-houses. Intervista a Tonino Perno. Tonino Perna insegna Sociologia economica all'Università di Messina. E' direttore generale del Cric (Centro Regionale di Intervento per la Cooperazione) di Reggio Calabria. Puoi spiegare cos'è la cooperazione sud-sud? L'idea della cooperazione sud-sud è nata dalla constatazione che, sebbene il nostro reddito pro-capite sia nettamente più alto di quello dei paesi del cosiddetto terzo mondo, e più alti, soprattutto, siano i consumi, tuttavia condividiamo con il sud del mondo il fatto di dipendere da un'economia mondiale sempre più centralizzata, rispetto alla quale anche noi siamo periferia, zona marginale, sud insomma. Eravamoconvinti, -e la pratica inquesti 12anni ce l'ha confermato-, che molte idee e progetti, che maturano in comunità e gruppi del Brasile, dell'Ecuador, del Nicaragua, possono essere trasferiti qui, cumgrano salis, così come alcune esperienze nostre possono avere qualche utilità per loro. In altre parole, la cooperazione sudsud non deve essere vista come una donazione a senso unico da parte di chi ha a chi non ha; si tratta piuttosto di uno scambio, vicendevole, di esperienze, di progetti: per esempio il primo progettoche attuammo fu un programma di informatizzazione della pubblica amministrazione nel Nicaragua sandinista e uno dei primi progetti che importammoa ReggioCalabria fu unprogramma di animazione sociale per quartieri popolari e degradati, provenientedal Brasile. Eppoi, visto che gli stati nazionali si ridurranno sempre più a stati di polizia, -non a caso Dahrendorf ha scritto che il modello sarà costituito da Singapore o dalla Cina, ossia da unostatoautoritario che non conta nullasul piano della politica economica e sociale-, e che in futuro la scena sarà occupata da istituzioni internazionali (Onu, Cee, Fao, ecc.), da un lato, e organizzazioni locali, dall'altro, noi, in quanto organizzazione locale che si occupa di cose internazionali, crediamo moltonella creazione di reti locali che diverranno sempre più importanti nello scenario internazionale. Credo che questa sia l'unica soluzione alla crisi irreversibile degli stati così come li abbiamo conosciuti. Per questo noi ci rivolgiamo a comunità e gruppi locali, saltando il livello della cooperazione governativa e mi(listeriale, che ci pare sempre più fallimentare. A questo proposito faccio un esempio. In Albania, come Cric, abbiamo messosudelle cooperative di abbigliamento, un settore industriale che nessuno finora ha finanziato, perché tutti sono andati solo a distribuire aiuti alimentari. Il governo italiano ha speso 450 miliardi in Albania e l'unica cosa che si vede di questa spesa è un tratto di strada fra Tirana e l'aeroporto, tutto il resto se n'è andato inaiuti alimentari, invisitedi esperti, in training per formare il personale, ecc. Oppure penso all'epidemia di colera che si è sviluppata in Albania a fine '94: con 180 milioni abbiamo realizzato l'intervento di prevenzione colera, prima di terapia quando è scoppiato, poi di prevenzione. L'ufficio emergenza del Ministero Affari Esteri ha stanziato, invece, 500 milioni per l'intervento di necessità sul colera: 280 milioni sono finiti agli esperti, andati sul posto per capire qual era il fabbisogno di medicinali, solo una minima parte è stata spesa in attrezzature, ma con tempi che sono stati molto più lunghi dei nostri, anche se loro avevano adisposizione aerei, mezzieconomici ...Quando parlodi fallimentodella cooperazionegovernativa intendo proprio questo. Se la cooperazione governativa è fallita, allora bisogna creare una cooperazione decentrata, popolare, che coinvolga gli enti locali, le associazioni locali, le Università. Questa è la nostra scommessa. Malgrado voi facciate cooperazione soprattutto in Africa o America latina, è il Mediterraneo ad avere molta importanza per voi. In che senso? Sì, noi siamo partiti dal Mediterraneo. Nell'87 organizzammo, qui a Reggio Calabria, il primo "Festival del Mediterraneo" in Italia, cui parteciparono relatori provenienti da 12paesi diversi, nonchémolte realtà associative e culturali del Mezzogiorno. Bene, che cos'è per noi il Mediterraneo? Innanzitutto, direi che è a fondamento della nostra identitàmeridionale. La storia del Mezzogiorno negli ultimi 40 anni è la storia di una continua fuga dal mondo mediterraneo. Prima si è inseguito l'aggancio con il Nord Italia, poi con il Nord Europa, finché ora c'è il nulla, essendo state distrutte molte culture locali: noi non potremo mai essere altoatesini o piemontesi dal punto di vista del reddito pro-capite o della produzione. Inoltre, negli ultimi vent'anni il Mediterraneo è diventato sempre più periferico, marginale, nel commercio internazionale. L'asse dell'economia mondiale si è ormai spostato nel Pacifico e la situazione è ora molto più difficile: i margini di incontro si stanno assottigliando a vista d'occhio. Contemporaneamente il Mediterraneoè diventato sempre più ricco di guerre, di conflitti fra diversi e opposti integralismi. E questo oltre a rendere ormai impossibile lavorare con gruppi locali non governativi, mette a repentaglio, secondo me, uno dei portati positivi della civiltà europea: la tolleranza. E' però vero che il Mediterraneo sta conoscendo una notevole vivacità culturale... Sì, e da questo punto di vista l'Algeria era, fra tutti i paesi del Mediterraneo, quello in cui c'era la maggiore vivacità culturale. Durante i festival del Mediterraneo abbiamo ospitato dei gruppi algerini di teatro e di musica fantastici. Il fatto che ci siano tre-quattro milioni di algerini in Francia permette loro di rispondere alla modernità attraverso nuove sintesi fra la tradizione locale e, per esempio, questa afro-rock music, che loro hanno in gran parte contribuito a creare con la musica rai. Tra parentesi, l'immigrazione, in genere considerata una calamità, può essere una chance economica capace di abbattere i muri che si stanno creando nel Mediterraneo, perché gli immigrati, tornando in patria, spesso mettono su attività importando beni dall'Europa: insomma, avremmo tutto da guadagnare dall'accogliere immigrati. E lavivacità culturale di cui parlavo non riguarda solo il Maghreb o la Spagna, anche il nostro sud ne è toccato. Dal punto di vista sociale, infatti, assistiamo a una rinascita delle città meridionali, dovunque se ne vedono i segnali, da Catania a Napoli. Persino in una città estremamente disastrata come Reggio Calabria si vede un cambiamento positivo fatto di piccole cose, come ritirare la spazzatura, aggiustare le strade, mettere un po' di verde, ecc. Dal punto di vista associativo, una recente ricerca ha mostrato come negli anni '80 siano nate in proporzione molte più associazioni culturali al sud che nel centronord: il 60% delle nuove associazioni culturali è nato nel sud, che ha il 39% della popolazione italiana. Questo costituisce un'inversione di tendenza storica. Cosa caratterizza l'identità mediterranea, cui prima accennavi: un diverso modo di vivere il tempo sociale, organizzare le città, regolare la produzione in modo non-fordista? Come prima cosa, direi che non esiste una cultura del Mediterraneo, ma più culture del Mediterraneo. Però, si può notare che l'Europa è percorsa da una linea di demarcazione che divide le regioni in cui, nei secoli XVIIXVIII, i secoli della "grande reclusione", furono introdotte le leggi sui poveri, che portarono alle work houses, da quelle che non le introdussero. Per esempio, se si va in Spagna, si vedrà che la Catalogna assomiglia molto alla Lombardia come stile di vita e struttura produttiva, mentre il resto della Spagna è un'altra cosa. Perché? Perché la Catalogna è stata l'unica regione della Spagna investita dalle leggi sulla povertà. Così in Italia le work houses arrivarono fino allo Stato della Chiesa, dove ne vennero aperte due, e lì si fermarono. Nel Regno di Napoli non entrarono mai: ci furono ospizi per i poveri, ma non work houses .. Ora, le work houses servivano a rinchiudere e far lavorare i poveri, chi non poteva mantenersi, chi non lavorava: dal Seicento in poi il povero non è più il "prossimo" da soccorrere, ma-il pericoloso portatore di malattie, pestilenze, disordine da tenere lontano e separare. Quale fu l'effetto sociale di questa reclusione, e messa al lavoro, dei poveri? In tutto il Nord Europa: Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, e nel Nord Italia, dopo che nel secolo scorso le work houses furono via via smantellate, è stata interiorizzata una concezione del lavoro per cui tu, senza lavoro, sei morto civilmente,.non sei più nessuno socialmente: tu hai bisogno di lavoro, perché senza lavoro sei un uomo senza onore. Invece, nelle regioni non toccate da questa reclusione, e quindi in Spagna, Portogallo, Grecia, Jugoslavia, Sud Italia, il rapporto con il lavoro è rimasto quello che era nei secoli precedenti, cioè il lavoroè una fatica che purtroppo si deve fare, non è lo scopo della vita, non è qualcosa la cui mancanza ti distrugge socialmente. Nona caso l'Europa mediterranea, ma forse è meglio dire il Mediterraneo nel suo insieme, conosce poco e in ritardo il rivolgimento prodotto dalla rivoluzione industriale, alla quale le work houses offrirono manodopera a bassissimo costo, almeno agli inizi. Perché, allora, questo ritardo? Perché, il massimo onore sociale per un siciliano, come per un tunisino, era, storicamente, non lavorare: il lavoro è fatica, degradazione, per cui chi può fare a meno di lavorare manualmente viene meglio considerato socialmente. Di qui la corsa al possesso della terra: se posseggo la terra nondevo lavorarla, la faccio lavorare a qualcun altro. Vi è un rapporto molto stretto fra terra e onore.-L'ho presa molto alla lontana, ma questa lunga premessa storica mi sembrava necessaria per spiegare perché siciliani e calabresi si capiscano meglio con greci, spagnoli, portoghesi o maghrebini, avendo avuto una storia abbastanza simile, essendo stati solo lambiti dalla rivoluzione industriale.Anche nel rapportocon lo stato, oltreché nel lavoro, nei paesi mediterranei si avverte socialmente una profonda differenza dai paesi del Nord Europa: qui, come in Marocco o inGrecia, lo stato non viene interiorizzato, ma viene identificato con il poliziotto, con l'esattore delle tasse. Ci sono, quindi, dei tratti sociali specifici alle diverse popolazioni che abitano le rive del Mediterraneo. La mondializzazione economica costituisce una minaccia per l'economia mediterranea, non solo per il diminuito livello degli scambi... Diciamo che tuttora resistono nel Mediterraneo grandi sacche di agricoltura di sussistenza, che nella visione classica dello sviluppo dovrebbero scomparire per fare spazio alla grande azienda. Ora, ne va della salvezza culturale ed ambientale del Mediterraneo, perché fino a quando esisterà, per esempio, l'appezzamento di terra a 30 km. da qua, a.Bagnara Calabra, su una roccia di 700 m., fino a quando il contadino continuerà a piantare la vigna su una roccia da alpinista, allora si manterrà il terreno, si manterrà l'identità, sarà possibile conservare uno stile di vita mediterraneo. Se, invece, questa cultura dovesse venire distrutta a causa delle biotecnologie o dell'allargamento del mercato, è evidente che si produrrebbe una terribile omologazione, scoppierebbero conflitti sociali molto più aspri di quanto immaginiamo. Pensiamo, tanto per fare un paragone, a cosa sarebbe stata l'Europa senza i prezzi politici in agricoltura! Noi, infatti, pratichiamo al resto del mondo prezzi di mercato, però sul mercato europeo abbiamo prezzi politici grazie ai contributi, alle sovvenzioni, ecc. Non è un caso se fino al 1990 il 75% di tutti i fondi della Comunità Europea andava all'agricoltura. Il giorno in cui questo mercato protetto verrà abbattuto e lasciato alla libera concorrenza delle multinazionali, i piccoli contadini cosa faranno? Come qualcuno a Bruxelles ha detto, si dovranno trasformare in guardiani della terra, perché coltivare non avrà più senso. Infatti, con le biotecnologie si avrà un livello di produttività talmente alto che in pochissimo spazio si potrà produrre ciò di cui hai bisogno. Si calcola che al posto di 100 ettari te ne basteranno 1 O o 15, e allora tutto il resto che fine farà? Diventerà un grande deserto. Ma attenzione, tutto questo colpirà anche noi, non riguarderà solamente i paesi del Maghreb, almeno che non si trovi il modo di demercificare i prodotti agricoli. In altri termini, alcune cose possono stare sul mercato mondiale, come l'automobile, il computer, ma i beni alimentari no. Dovremmo fare come gli antichi greci che ne impedivano il commercio. Era permesso il commercio della ceramica, del vasellame, degli attrezzi da lavoro, di tante cose, ma il commercio dei beni alimentari era proibito: si doveva consumare quello che si produceva sul posto. Questi sono i pericoli che il Mediterraneo sta correndo. Credo che non si possa salvare il mondo mediterraneo con la retorica del passato, "il mare delle civiltà", bisogna guardare al futuro e il futuro è questo: come demercificare e conservare spazi sociali e produttivi sganciati dal mercato mondiale, nei quali le comunità locali possano vivere con un minimo di autonomia? Se non accadrà questo, vorrà dire che ben presto mangeremo tutti le stesse patatine prodotte dalla stessa multinazionale americana: credo sinceramente che questa sarebbe una catastrofe. - UNA CITTA' . 5

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==