I tassi elevati di inquinamento delle vallate alpine causati dall'inversione termica. Habitat delicati dove la vegetazione ha impiegato secoli ad affermarsi. L'ardua sopravvivenza dei contadini di montagna. Un turismo più lento. Intervista a Helmuth Moroder. Helmwh Moroder, ingegnere, è vicepresideme della se::ione imerna- ::ionale della Cipra (Commissione imernazionale per laprotezione delle Alpi) e presidente della se::ione italiana. Tu fai parte della Cipra, ce ne puoi parlare? Cipra sta per "Commissione internazionale per la protezione delle Alpi", è un'associazioneche coordina il lavoro di circa 80 associazioni, appartenenti ai sene paesi che comprendono l'arco alpino, cioè Slovenia. Austria, Italia, Germania, Svizzera, Francia e il Principato di Monaco. In Italia la sede della Cipra è a Torino e vi aderisconoal momento il Cai, la Lipu, la Lega protezionisti altoaltesini del Sud Tirolo, Valle D'Aosta ambiente, il gruppo Ricerca e cultu.remontane, Italia nostra, e alcune sezioni di Lega ambiente, per esempio la Lega ambiente del Friuli e il gruppo Lega ambiente ComoSondrio. Il suo obbiettivoè analizzare le zone delle Alpi sottopostea maggior pressione, a maggior sfruttamento, cercando di individuarne le cause e un'iniziativapopolare,chiamata"iniziativa delle Alpi", che prevede il trasferimentoentro dieci anni di tutto il traffico di transito dalla strada alla ferroviae la conseguente rinuncia alla costruzione di nuove strade di grande attraversamento. Noi proponiamo che questa iniziativa sia estesa a tutte le Alpi. C'è merce che arriva dall'Est, viene scaricata a Rotterdam e arriva in Italia sui tir. E' logico? Teniamo presente che il trasporto via mare è quello meno inquinante e meno dispendioso da un punto di vista energetico. A ciò si deve aggiungere l'inefficienza delle ferrovie: sulle nostre ferrovie a due binari transitano in media 130 treni al giorno mentre, con le tecniche moderne di segnalazione, ne potrebbero comodamente transitare 300 al giorno, secondo alcuni anche 400. Ci sono linee in Austria con 300 treni al giorno, in Svizzera con 350. da Oriente in nave a Rotterdam poi in Italia in tir elaborando strategie per uno svilup- Abbiamo provato a fare alcuni conti: po sostenibile.Non si tratta di mette- se sfruttassimo bene le linee ferrore sono tutela l'eco-sistema alpino viarie esistenti attraverso le Alpi riuquasi fosse un museo di scienze na- sciremmo da subito a trasferire tuna turali. In questo territorio abitano 11 la merce che viaggia su tir sui treni. milioni di persone e quindi bisogna Basterebbe correggere alcuni tracche siano garantite forme di econo- ciati dove abbiamo raggi di curvatumia che permettano alla gente di ra troppo piccoli per raggiungere la vivere bene anche in montagna. Ma velocità, di tutto rispetto, di 160 km quello che è stato fatto negli ultimi all'ora. li territorio alpino, poi, è 30 anni non va sicuramente in questa particolare dal punto di vista ecolodirezione. gico perché quando ci spostian10in I problemi fondamentali delle Alpi alto gli equilibri e i dinamismi natual momento sono dati dal sistema dei rali diventano molto delicati. Un trasporti, dal turismo e dalla crisi cambiamento, anche piccolo, delle dell'agricoltura di montagna, con il condizioni esterne potrebbe comconseguente spopolamento. portare gravi conseguenze sulla veI trasporti così come sono strutturati getazione e quindi renderemeno staadesso costituiscono ovunque, an- bili i versanti. E con una montagna che in pianura, un grave problema, che dovesse andare verso valle le ma nelle Alpi, essendoci pochi cor- Alpi diventerebbero inabitabili. Esridoi, questo problema viene esalta- sendo le vallate chiuse, l'inquinato. I grandi corridoi di attraversa- mento è ancora più grave che in mento autostradale e anche ferrovia- pianura perché, soprattutto in inverno sono sei e su quelli si concentra no, si instaurano situazioni di invertutto il traffico. Se prendiamo come sione termica: può succedere che, riferimentoil '94, il trasportodi merci siccome i raggi del sole non riescono attraverso le Alpi è stato di I 05 mi- a penetrare in fondo, si formino falioni di tonnellate, di cui il 70% su sce di temperaturapiù calda in alto e strada e solo il 30% su ferrovia.Ciò più fredde sono, senza circolazione vuol dire che il trasporto su strada dell'aria che, quindi, non si miscela attraverso le Alpi ha già superato più. L'aria a fondo valle diventa qualsiasi limite umanamente soste- ferma e in questa aria continuiamo nibile: nella valle dell'lnn, in Tirolo, ad immettere ogni inquinante emeshanno riscontrato livelli molto alti di so dalle automobili e dai tir. piombo nel latte materno. Cionono- Qual è il peso dell'inquinamento stante i trasporti continuano a ere- automobilistico nelle Alpi? scere grazie al fatto che chi trasporta Uno studio fatto dalla Cita ha dimonon paga i reali costi dei trasporti stratoche il I 0% dei trasportiè effetstessi. Gli ambientalisti hanno sem- tivamente rappresentato dal trasporpre criticato i principi del libero to delle merci in transito, il 70% dal mercato, del libero trasporto e anche trasporto interno prodottoda chi abidella libera scelta dei mezzi di tra- ta nelle Alpi e un 20% dal traffico sporto, però verrebbe da accettarli a turistico. Ovviamente il 70% pesa e patto di applicarli con coerenza: chi va ovviamente ridotto, ma non è produce costi, li paga. E' stato calco- facile anche per il tipo di urbanizzalato da un istitutodi Heidelberg che, zione, sparsa in tanti piccoli paesi in fatto di trasporti, paghiamo solo il non facilmente collegabili con mez12% dei costi che produciamo, e zi di trasporto pubblico. questo vuol dire che, ad esempio, il Anche per il traffico turistico la sicosto della benzina dovrebbe au- tuazione è problematica: molti che mentare di otto volte. In realtà nessu- in città sono disposti a rinunciare no conosce i criteri per calcolare i all'auto nella vita quotidiana, per costi effettivi, forse la benzina do- recarsi al lavoro, vedono sempre più vrebbe aumentare del 20% e non di l'auto come il mezzo di trasportoper otto volte, è un fatto che al momento il tempo libero, per la vacanza. Basta stiamo andando nella direzione op- vedere anche il design delle auto, le posta. Ci sono tantissimi tra<;porti stations, la cura del portabagagli... inutili o prodotti solo da sovvenzioni Molti trovano nella vancanza la vera europee sull'import-export; ci sono giustificazionedel possessodi un'aumerci che, grazie a una legge che to, pensano che in montagna non si incentiva il movimento della merce, inquina nemmeno tanto l'aria. Pursi spostano per il solo fatto di spo- troppo è vero l'opposto: come ho già starsi. Aumentando i costi tutto que- detto, in inverno, nelle vallate si prosto cesserebbe all'istante e aumente- ducono delle piccole camere a gas, rebbe la concorrenzialità della ferro- moltissimi centri turistici hanno ta<;- via. C'è un impegno da parte del- si di inquinamento simili alle grandi l'Unione Europea per applicare i città. Cortina d'Ampezzo, Madonna costi effettivi dal '96 in poi, ovvia- di Campiglio, raggiungono ta<;si almente in modo graduale. tissimi, ma non li misurano e non li In Svizzera, malgrado l'opposizio- dicono: sarebbe controproducente Bi b lgf Of encaro~ In 1 Ovi~ turi I 1 a n CO Allora, prima o poi, anche per le vacanze dovremmo riuscire a fare a meno dell'auto. D'altra parte, in vacanza, si dovrebbe essere anche disposti a raggiungere una località in tre ore invece che in due. Certo che le località turistiche dovrebbero organizzare molto meglio il trasporto pubblico, non solo all'interno delle vallate ma dalle città alle località turistiche.Uno dovrebbe poter partire dalla sua città in treno fino alle stazioni ferroviarie più vicine alla località turistica e da lì usare un mezzo di trasporto pubblico. Sarà necessario pensare anche a treni charter da affittare dalle ferrovie dello stato per portare turisti dalle città circostanti verso le stazioni turistiche. Perché è così delicato l'eco-sistema della montagna? Innanzitutto la morfologia è delicata. Abbiamo pendii molto ripidi la cui stabilitàè precaria. E' molto delicato, al di sopra del livello del bosco, l'habitat della vegetazione perché estremamente rigido: il periodo vegetativoè molto breve e molto spesso le gelate notturne terminano a giugno per riprenderein settembre. E' un habitat che una volta manomesso, è impossibile da ripristinare. Per rinverdire una zolla con un'erba autoctona tipica di quella zona ci vorrebbero dei secoli. Questo si vede molto bene dove si spianano certi pendii per realizzarepiste sciistiche: bisogna riseminare tutti gli anni, concimando chimicamente. Quell'erba non ha più niente a che fare con il territorio, è destinata a morire se non la si risemina tutti gli anni. Questi problemi sono legati all'innevamento artificiale. Malgrado il grosso consumo energetico, il grande spreco d'acqua, l'alterazione dell'equilibrio ecologico e anche idro-geologico dei versanti gli impianti di innevamento si moltiplicano. Soprattutto in Italiadove non c'è alcuna legislazioneche li regoli: basta avere la concessione del prelievo d'acqua. Certo, esistono studi che cercano di mostrare che non hanno alcun effetto negativo, che, anzi, cresce più erba, altri studi che dicono il contrario. Hanno ragione tutti e due. I primi hanno ragione se si traila di un pendio o di un prato particolarmente asciutto: più acqua fa crescere di più, ma cosa? Specie che hanno bisogno d'acqua. Hanno ragione gli altri perché vanno definitivamente perse delle specie e perdere le specie in alta montagna è una cosa molto delicata e pericolosa. ci vorrebbero secoli per rinverdire Una delle cause di tale perdita è che la neve artificialeè molto più pesante di quella naturale. La neve artificiale arriva a pesare da 400 a 500 chili al metro cubo, mentre quella naturale è fra i I 00 e i 200. Questo perché il cristallo della neve artificiale, avendo una fom1apiù sferica, chiude meglio gli interstizi fra un cristallo e l'altro, lascia passare poca aria, diminuisce la capacità di isolamento e quindi il freddo raggiunge molto più in fretta il suolo. E' come se il manto venisse schiacciato,compresso: il freddo raggiunge più facilmente il terreno, ghiacciando la superficie del manto erboso. Gli effetti li sentiremo forse solo fra qualche decina d'anni, ma speriamo di non accorgerci allora di aver fatto una immensa stupidaggine. A me, comunque, per essere fermamentecontrario, basta pensare al grosso consumo energetico che un impianto di innevamento artificiale comporta. Dipendeda dove viene pompata l'acqua, ma un impianto medio, di una decina di ettari, può consumare circa 500 mila kwh in una stagione invernale. Il consumo d'acqua è sui 200 litri al metro quadrato. quindi ne occorrono 20 mila metri cubi per innevare 10 ettari: ciò in certe zone può essere un grosso problema perché nelleAlpi i corsi d'acqua sono in magra proprio nei mesi invernali. Possian10permettercelo per il tempo libero? Turismo dolce vorrebbe anche dire che si scia se c'è neve e se non c'è si può andare a passeggiare. Il secondo problema, ci dicevi, è quello dell'agricoltura. L'agricoltura di montagna praticamente ha caratterizzato, fonnato le Alpi. Nelle Alpi si viveva di agricoltura e basta. I contadini di montagna sono quelli che hanno creato il cosiddetto paesaggio culturale alpino, hanno disboscato in parte per creare prati e can1pi che garantissero loro un sostentamento.Oggi il contadino di montagna non riescepiù a concorrere con le produzioni agricole della pianura: in montagna la produzione pretende molto più lavoro, i campi e i prati rendono molto di meno, ma alla fine il prezzo per unitàdi prodotto è lo stesso: il litrodi lane o il chilo di patate prodotlo in montagna e prodotto in Val Padana viene pagato allo stesso modo. Su questo piano è impossibile essere concorrenziali. Questo è un grosso problema di fondo, un problema europeo, mondiale al giorno d'oggi. Noi sosteniamo che se non si riesce a qualificare la produzioneagricoladelle Alpi l'agricoltura non avrà possibilità di sopravvivere. E qualificare vuol dire riuscire a produrre prodotti di alta qualità tipici del luogo che possano anche essere venduti a prezzi migliori, significa puntare sulla produzione biologica,perché non ha senso voler concimare all'infinito i prati di montagna che più di tanto non rendono. E infine, nelle località turistiche, significa puntare molto sulla venditadiretta, in c<Jllaborazionecon le attività gastronomiche. ripopolare certe zone ormai è impossibile Sono iniziative vincenti sia per il ristorante che può scrivere sul proprio menù "can1e locale, formaggi di produzione locale" -anche se costano un po' di più il cliente è ben disposto perché sa che il prodotto è di n-sia per i contadini ovviamente, per i quali l'introito potrebbe essere superiore anche del 50% rispetto a quello offerto dalla latteria, dalla grande macelleria. Dove, invece, non c'è collaborazionecon ilturismo lasituazionesenz'altro è più difficile, la bacchetta magica non c'è. Eppure qualcuno ha avuto la fantasiaper iniziativeabbastanza originali: la produzione di erbe officinali, di formaggi biologici, di carne di pecora. Sono riusciti a crearsi un mercato nelle città, rifornendo ristoranti prestigiosi a Zurigo e a Vienna. Certo, va detto che non tutti potrebbero fare lo stesso, certe iniziative hanno un senso finché non sono troppo diffuse. Ma nei giovani non c'è la tendenza a lasciar perdere? Ho l'impressione che sian10 in un fase in cui di nuovo, da parte dei giovani, stia aumentando l'interesse per queste attività. Purtroppo abbiamo zone già quasi abbandonate e ripopolarle sarà un'impresa difficile se non si trova un gruppo di giovani idealisti, intere<;satia farle rivivere. Io sostengo che bisogna anche avere il coraggio di dire: "Sì, queste vallate che sono state popolate per molti secoli, sono ormai abbandonate, riforestiamole". Le Alpi come sono adesso sono un prodotto dell'uomo, il paesaggio culturale è un prodotto dell'uomo e se l'uomo non è più interessato bisogna accettare l'abbandono e ridare quel territorio in mano alla natura. Nel farlo bisognerà fare attenzione perché un territorio curato avrà bisogno di essere curato anche nella rinaturazione: ci saranno erosioni, potrà succedere di tulio e a valle potrebbero esserci effetti disa,;trosi. D'altra parte noi diciamo che il contadino di montagna deve essere riconosciutonel ruolo di colui che mantiene il territorio, per cui deve anche essere risarcito per questo. Secondo noi lui avrebbe diritto a una qualche sovvenzione, non so se risarcimento sia la parola giusta, per le sue prestazioni ecologiche. Non sarebbe un contributo ma proprio una retribuzione, un riconoscimento per quello che fa. Pensiamo al turismo: se non ci fossero i contadini che mantengono il territorio, il turismo sarebbe impensabile in moltissime zone. li turismo vive di questo capitale prodotto dai contadini, ed è triste che chi ha creato questo paesaggio attraente per i turisti adesso sia destinato a scomparire a causa del turismo. Veniamo al turismo, che è il terzo problema ... Il turismo è senz'altro una fonte di guadagno fondamentale per le Alpi. In moltissime zone il turismo ha permessoalla gente di rimanere lì, di poter guadagnare, di poter vivere bene, però la situazioneè sfuggita di mano quasi ovunque. Le Alpi sono state viste come il territorio gratuito da poter sfruttare, da "riminizzare", sono state trasformate in grandi territori di puro divertimento. Nelle Dolomiti adesso abbiamo oltre 400 impianti di risalita con oltre mille piste di discesa che non solo compromettono il paesaggio -questo potrebbe anche essere sopportabile visto che l'occhio si adatta a tutto- ma comportano una grande affluenza di massa e la creazione non solo di tantissime strutture necessarie per accogliere i turisti ma anche di tante infrastrutture, come campi da tennis, piscine coperte, ecc. che funzionano pochi mesi ali' anno, la cui manutenzionecosta un sacco di soldi e il cui unico scopo, spesso, è poter comparire sui depliant turistici. Ora, negli ultimi anni si è parlato molto di turismo dolce, leggero: parole che hanno bisogno di essere riempite di contenuti chiari. Per me indicano un turismo che sia sostenibile sia per l'ambiente dove si va ma anche per le persone che vivono nei paesi turistici, perché è vero che il turismo porta ricchezza, ma porta anche molti scombussolamenti.Nelle stagioni turistiche la vita nei paesi cambia radicalmente. li primo passo dovrebbe essere mandare in vacanza il turista senza automobile, ci vorrà un po' di tempo ma gradualmente sono convinto che sia possibile. E se uno raggiunge la località di montagnacon il mezzo pubblico forse si avvicina già in modo diverso, più lentamente. Sarebbe un buon inizio per comportarsi in maniera più rispettosa quando si è lì. Bisogna riconoscereche ultimamente c'è stato un miglioramento del comportamento del singolo nella natura. Una volta si vedevano tante carte in giro, tanti rifiuti abbandonati, in questi ultimi I O anni, il costume è migliorato tantissimo e sono convinto che si possa ancora migliorare di molto. Io non amo i divieti, purtroppo, però, molto spesso sono stati necessari per far riflettere la gente. Per esempio a Ortisei hanno vietato due anni fa la raccolta dei funghi, c'era molta gente che veniva in vacanza e andava tutti i giorni a raccogliere funghi. E' una bella cosa, un rilassamento, però nel bosco a fine agosto sembrava ci fosse passata una guerra, tutto il sottobosco era tirato su perché molti usavano il bastone per riuscirea vedere se c'era qualcosa sotto. Al comune non è rimasto che vietare. Molti che lavorano con il turismo temevano un calo di arrivi, la gente era malcontenta. I turisti chiedevano perché era vietato, per loro non era una decisione logica, e dovevi spiegare che il bosco non potevaessere trattatocosì. Inaspettatamentec'è stata una grande disponibilitàad accettare il divieto. I turisti hanno cominciato a camminare nei boschi lo stesso, ma sui sentieri e ormai non ci sono più discussioni. Molto spesso bisogna solo dirle le cose, perché non è che sia cattiveria o volontà di distruggere e rovinare, è proprio ignoranza: non si sa che un certo modo di comportarsi può essere rovinoso. 15 anni fa è statavietata la raccoltadi tantissime specie di fiori che adesso, anche se non fosse più vietata, nessuno più coglierebbe. riuscire a fare decine di discese in un giorno? Uno può raccoglierne uno e non succede niente, ma nessuno scende più dalla montagna con il mazzo di fiori: ora abbiamo di nuovo bei prati fioriti che quando ero piccolo io non esistevano.Tante cose sono cambiate e io sono abbastanza convinto che bisogna prendersi anche il tempo di parlarne. Gli stessi albergatori dovrebbero·riuscire a parlare di più di queste cose con i turisti. Altri modi di turismo "lento"? Io ho sciato tantissimo da piccolo, ma ormai ho smesso perché non riesco più a condividere il modo in cui lo sci si è evoluto. Sembra che si sia bravi quante più discese si riesca a fareogni giorno. E in questo siamo tutti colpevoli, anche quelli che gestiscono gli impianti perché si fa una carta, lo sky pass, tu paghi un tot, puoi sciare finché vuoi e molti sciatori si convincono che più discese fanno più guadagnano. Purtroppo molti turisti quando arrivano in funivia in cima a una bellamontagnanon si fermano neanche ad ammirare il paesaggio, ma vanno su e giù, ininterrottamente. Se invece si facessero degli sky pass settimanali -per 100 mila Lireuna carta da usare a consumo, ogni salita un tot- ognuno si modererebbe. E non è detto che chi gestisce gli impianti debba rimetterci, perché il turistaquel tot è disposto a spenderlo durante le vacanze: potrebbe incassare la stessa cifra con meno passaggi. Il ritmo della vacanza sarebbe certamente più lento. Molti scoprirebbero quanto è bello carnminare nelle neve: non c'è bisogno di fare venti discese al giorno pe_ressere contenti la sera. - quindicinale di cultura e attualità dal sommario n. 21 - 1995 Raniero La Valle Il filo di Arianna Maurizio Salvi Usa-Cuba: Addio linea dura? Romolo Menlghettl Frottole e misteri Sergio Sacchi Finanziaria: Le varianti in gioco Filippo Gentlloni Fine del comunismo? Walter Maraschini L'insegnante tampone sociale Fiorella Farinelli Scuola media: Strabismo o miopia? Sabrina Magnani Donne single Enrico Peyretti Giovani e felici? Mario Pollo Famiglia, famiglie: Una difficile definizione Pietro Greco Nucleare: Un'opzione da non scartare a priori Francesco Saverio Festa Resistenza fascismo antifascismo Fabio Montevecchl Letteratura: Pier Paolo Pasolini Giancarlo Zlzola I vari volti dell'islam Adolescenti In presa diretta Prof, e se diventassi sua collega? 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