Una città - anno V - n. 46 - dicembre 1995

B lettera da Sarajevo Sarajevo, novembre 1995. Caro amico, dopo gli orribili bombardamenti della primavera e dell'estate e dopo l'intervento della Nato, cominciamo lentamente a vivere una vita normale. Per quello che può essere normale una vita senza acqua, senza elettricità, senza gas o con poco di tutto ciò. Chi non ha mai provato questo tipo di vita non può immaginare quanto sia orribile. E' una sofferenza tutta speciale. Anche il buon Dio quest'anno ci ha mandato freddo e neve con molto anticipo. 1118novembre è cominciato a nevicare e proprio non ci aspettavamo già tanto freddo. Senza riscaldamento le nostre case sono gelate, come pure i nostri uffici (naturalmente sono raffreddata). E' un grosso problema per gli studenti a scuola e infatti in alcune scuole hanno dovuto interrompere le lezioni. Ma questa situazione non durerà a lungo, perché, grazie ad un progetto della cooperazione italiana e del ministero bosniaco per i rifugiati e per i problemi sociali, ogni classe di ogni scuola di Sarajevo avrà stufe, legna da ardere e carbone. Ci sono altri due progetti che si stanno realizzando grazie all'aiuto italiano: l'approvvigionamento delle mense pubbliche per i poveri e per gli anziani e la captazione di due sorgenti d'acqua naturali che si trovano a Gazinhan, nella parte vecchia della città. Ciascuna di queste sorgenti, finiti i lavori, sarà in grado di rifornire 1000 persone. Questo progetto sarà utile anche a guerra finita, perché questa zona della città, a causa della sua posizione, ha sempre avuto problemi con l'approvvigionamento idrico. Quando sono andata a vedere come proseguivano i lavori, unuomo che vive lì mi ha semplicemente. dett9: "Grazie". Ma era un grande grazie ed era rivolto a tutti gli italiani che hanno contrJbùito alla realizzazione di questo progetto, E' stato, ed è ancora, un lavoro durissimo, perché a causa del freddo i nostri operai stanno lavorando in condizioni impossibili. In questi giorni a Sarajevo c'è anche un gruppo di geologi di Piacenza che sta sondando il terreno per trovare altre sorgenti d'acqua. Prima della guerra Sarajevo era ricchissima di acqua che proveniva dalle vicine montagne, ma quando sono cominciati i combattimenti tutte le sorgenti sono finite in mano al nemico, che naturalmente ha chiuso tutte le condutture e così è cominciato il nostro incubo. Qui il sogno più grande è farsi ogni giorno una bella doccia calda. La popolazione di Sarajevo ha avuto un rapporto speciale con l'acqua dai tempi della dominazione turca, quando era tradizione che chiunque avesse un po' di soldi costruisse una fontana nel suo quartiere o in città. Per l'uso di tutti e a memoria del benefattore. 500 anni fa Sarajevo aveva già un acquedotto e una rete di distribuzione idrica, bagni pubblici e anche una stanza da bagno in molte case. Durante la guerra tanta gente è morta facendo la fila in strada per prendere una tanica di acqua, da bere e per lavare, come sanno bene gli stranieri che sono venuti a Sarajevo in questi anni e sono rimasti stupiti per la pulizia delle case anche in circostanze così orribili. Questo per cercare di far capire come sia importante e apprezzato l'aiuto italiano in questo campo. Oggi a Sarajevo è arrivato un importante personaggio: il ministro Susanna Agnelli, che ha avuto una calorosa accoglienza (e io ho avuto l'onore di preparare i dolci per il rinfresco offerto in ambasciata). E' questa la notizia più importante di questi giorni ... In tutto il mondo si sta parlando di pace in Bosnia, ma qui le cose sono un po' diverse. Anche ieri e il giorno prima ci sono stati dei feriti colpiti da cecchini serbi. Tutte le zone della città in mano serba continuano ad essere separate e la tragedia delle famiglie divise da oltre tre anni continua. Sarajevo come Berlino. Stanno accadendo un sacco di cose strane, c'è gente che muore improvvisamente per attacchi cardiaci o strane forme di tumore. Un mio amico e vicino di casa, Ibrahim, dentista di 45 anni, ha sentito improvvisamente un forte dolore alla schiena e tutti gli abbiamo detto che è il suo lavoro, sempre in piedi ... Ha fatto gli esami: un tumore già in piena metastasi. Sua moglie mi ha detto: "Non voglio sapere che è la guerra! Non sono responsabile né colpevole di questa situazione. Rivoglio tutte lecose che avevamo prima...". Ibrahim è stato sotto pressione per tutta la guerra, ha un figlio piccolo, forse il suo organismo ha improvvisamente deciso di non lottare più e si è arreso. D'altra parte, una donna di 45 anni anche lei, Halida Bojadzi, dopo la morte dei suoi due figli di 16 e 18 anni, uccisi dalla stessa granata esplosa nel giardino e che ha distrutto anche la casa, ha avuto quattro mesi fa un altro figlio e ora è ritornata a Sarajevo. E' felice, la vita va avanti. Ultimamente ho avuto un sacco di amici per casa, perfino Jane Birkin, che ha portato un bel regalo per mio figlio Faris: la mamma maialino col piccolo. Il problema è che mio figlio non conosce quell'animale, perché non ha mai avuto l'occasione di vederlo (da quattro anni siamo chiusi in Sarajevo e il più del tempo nella nostra casa), neppure per tv, dato che l'elettricità non c'è quasi mai stata. E così ha avuto paura. Questi giorni credo che siano i più importanti per Sarajevo. Spero che la prossima volta ti scriverò da una Sarajevo aperta e libera. FAR TORNARE LA FIDUCIA Una pace precaria che è solo una premessa. La necessità di punire i criminali di guerra per smettere di dire che tutti "i serbi sono assassini". Il problema decisivo del ritorno dei profughi e delle elezioni democratiche, oggi non ancora possibili. L'intervento Nato, bloccando i loro carri armati, ha rivelato tutta la debolezza militare dei serbi. Gli aiuti internazionali che servano a ricostruire il paese. Intervista a Selim Beslagic. Selim Bes/agic è sindaco di Tuzia. Può darci un giudizio sugli accordi di Dayton? Quella che è stata firmata adesso non è una vera pace, semplicemente sono state realizzate alcune condizioni per arrivare alla pace. Ma le condizioni più importanti sono altre: la prima è che devono essere puniti i criminali di guerra per far tornare nella gente la fiducia. Finché non sarà possibile separare i colpevoli dagli innocenti, i criminali dalle vittime, continuerà a succedere che si dica: "i serbi sono criminali". Perché si possa tornare a convivere senza remore i colpevoli, siano essi serbi, croati o bosniaci, devono essere individuati e puniti. Per questo noi siamo pronti ad accettare l'autorità del Tribunale internazionale. La seconda condizione è la garanzia del ritorno dei profughi nelle loro case. E la terza è la garanzia di vere elezioni democratiche. Senza queste tre condizioni la vera pace non arriverà. Se poi teniamo conto che questa è la trentaseiesima firma per la pace, che tutte le altre trentacinque volte non ha funzionato, uno non può non essere scettico. Preferisco essere scettico e poi avere una bella sorpresa, piuttosto che essere ottimista e poi dover assistere ad altre tragedie. Il 25 maggio, alla firn1a dell'ennesima tregua, 71 ragazzi di Tuzia, dai 18ai 20anni, furono uccisi con una sola granata. Così non voglio più illudermi che la guerra sia finita. Ritiene davvero possibile il ritorno dei profughi? Esiste già un piano? Il ritorno dei profughi si articola in due punti: il ritorno dei profughi croati e musulmani nel territorio della Federazione. e cioè nelle città di Iaice, Bussovac, Mostar, Krainick, Yareck, Cakrina, Stolec, equesto è già cominciato perché a Dayton si sono messi d'accordo sul loro ritorno. li processo aiuterà anche le città centrali della Bosnia-Erzegovina: i profughi che ora sono lì potranno tornare nelle loro case e queste città non saranno più in situazioni così difficili come adesso. Il secondo punto di questo processo riguarda i moltissimi profughi che si trovano nella regione del nord-est della Bosnia, cioè la città e la provincia di Tuzia. Lì si trovano i profughi provenienti dalle città che ora sono sotto il dominio dei serbi, Srebrenica, Zepa, Prjiedor, Banja Luka, ecc. li ri~orno di questi profughi sarà molto più difficile, perché bisogna realizzare le condizioni affinché i serbi ne accettino il ritorno. A Dayton si è parlato dei diritti di questi profughi e del fatto che dovranno sentirsi garantiti, sicuri a casa loro. 1 serbi che hanno lasciato Tuzia e che vorranno tornare troveranno sempre le porte aperte, perché Tuzia, ma anche il govern'o della Bosnia-Erzegovina, già da tempo hanno dimostrato che i serbi che non si sono macchiati di crimini durante la guerra possono sempre tornare nelle loro case e tutti quelli che scelgono la Bosnia-Erzegovina come loro patria avranno un posto per tornare. Tempo fa la presidenza, il governo della Bosnia. la città di Tuzia, hanno lanciato un appello in questo senso a tutti i serbi che non hanno commesso crimini di guerra. Per quanto riguarda le elezioni. bisogna innanzitutto creare le condizioni per elezioni libere e democratiche: significa che dobbiamo fare di tutto per evitare che gli aiuti umanitari diventino un mezzo per ottenere voti, dobbiamo ricostruire la nostra economia. dare lavoro alla gente. così ognuno potrà vivere del proprio lavoro, pensare con la propria testa e decidere liberamente per chi votare. Se ci fossero le elezioni adesso, gli aiuti umanitari verrebbero usati da chi li controlla per avere voti e vincere le elezioni, e quindi i risultati non sarebbero legittimi. Elezioni regolari e democratiche implicano la possibilità di muoverci in ogni parte della Bosnia-Erzegovina per verificare se esiste il nostro partito e dove non esiste avere la possibilità di crearlo. Adesso tutto questo non è possibile. Non è ancora chiaro quale tipo di Federazione nascerà. Se questa Federazione si realizzerà, non ci sarà autonomia dell'uno o dell'altro, sarà una Federazione con un unico sistema monetario, un'unica polizia, un'unica dogana, insomma un'unica entità. Gli americani già a Dayton durante le prime fasi dei colloqui ci hanno fatto capire che quello che è stato firmato a Washington, quello che siamo riusciti ad ottenere, bisogna farlo funzionare, perché non potranno discutere con due entità, la Federazione croato-bosniaca e la Federazione serba. Penso che alla fine di gennaio la Federazione dovrebbe già funzionare, il che significherà la libertà di muoversi, di spostarsi, di formare partiti, la libertà e il diritto pertutti di esprimere le proprie idee politiche. La Federazione sarà tanto più forte quanto più noi riusciremo a dare lavoro alla gente di questo territorio. Molto importante sarà l'aiuto delle istituzioni internazionali nel risollevare la nostra economia. L'impressione di tutti gli osservatori è che l'esercito serbo bosniaco si sia disfatto in modo sorprendente, soprattutto dopo le tante chiacchiere sulla sua quasi invincibilità. Dovete capire che nel momento in cui hanno attaccato la Bosnia, loro avevano tutte le anni che prima erano dell'esercito jugoslavo; i croati e i bosniaci allora non avevano arn1i. La politica dell'aggressione da parte dei serbi aveva lo scopo di far sparire la Bosnia-Erzegovina in cinque-sei settimane. Purtroppo per loro e per fortuna nostra non avevano considerato il fattore umano, che rende invincibile chi combatte per un ideale, per la propria vita. La guerra dal '92 al '95 ha indebolito i serbi. il loro morale è lentamente diminuito. mentre i croati e i bosniaci si sono sempre più rafforzati. sia in organizzazione che in armamenti. Certo, loro avevano i carri annali che noi non avevamo e ancora non abbiamo, però. appena l'intervento della Nato ha bloccato i loro carri armati, sono stati sconAbbonamento ordinario a 10 numeri di UNA CITTA': 40000 lire. Abbonamento sostenitore: 100.000 lire. Abbonamento estero: 60000 lire. Cc. postale n.12405478 intestato a Coop. Una Città a r.l., p.za Dante 21, 47100 Forlì. Oppure tramite bonifico bancario sul Cc. n. 24845/13 intestato alla Coop. Una Città a r.l. presso la Cassa dei Risparmi di Forlì, Sede centrale, codice ABI 601 O, codice CAB 13200. Una copia: 5000 lire. A richiesta copie saggio. Redazione: p.za Dante 21, 47100 Forlì - Tel. 0543/21422 Fax 0543/30421. UNA GITTA' è nelle librerie Feltrinelli. r.o fitti. E' la dimostrazione che quell'esercito non è mai stato motivato, come invece lo erano tutti i croati, i serbi e i mussulmani che sono rimasti a combattere a fianco del legittimo governo bosniaco. Tuno questo è stato chiaro nelle ultime operazioni, quando nel giro di pochi giorni è stato liberato circa il 12% del territorio bosniaco precedentemente occupato dai serbi. Penso che sicuramente un grande ruolo sia dovuto all'attacco della Nato, però credo che l'indebolimento delle motivazioni dei serbi sia stato determinante. La leggenda della loro invincibilità è diventata quasi una favola per i bambini. Noi ci siamo fatti l'idea che i vari Boutros Ghali, Akashi, lord Owen abbiano avuto un atteggiamento volutamente criminale, pregiudizialmente ostile ai bosniaci, considerati tutt'al più un fastidioso contrattempo. Non cambiate la vostra opinione. Non vorrei dire che sono tutti criminali di guerra, però quantomeno sono politici che non hanno saputo fare bene il loro lavoro. E se un medico non sa fare bene il proprio lavoro alla lunga può anche essere considerato un assassino ... Cosa pensa degli aiuti umanitari in questa fase? Il tempo degli aiuti umanitari alimentari è finito: ora questi aiuti dovrebbero consistere nell'aiutare l'economia, concentrandosi ad esempio sui macchinari industriali. Bisognerebbe perciò discutere di questo con le organizzazioni umanitarie. studiare dei progetti e vedere come realizzarli. Non è più necessario che gli aiuti siano alimentari. ma bisogna impegnarsi per ricostruire le strutture economiche, le occasioni di lavoro, le infrastrutture, studiare le priorità e stare attenti a non sprecare né i fondi né le energie. In certe fabbriche si potrebbero impiegare anche gli invalidi di guerra, i familiari dei soldati morti che hanno bisogno di aiuto. insomma aiutare la gente a ricominciare a vivere. - UNA CITTA' Calendario fotografico 1996. Potete richiederlo alla redazione. J

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==