Una città - anno V - n. 46 - dicembre 1995

I DI PADOVA Una fitta rete di comitati di solidarietà dove in prima fila sono donne e ragazzi del bar. Ormai da anni si fa la stagione estiva dei medicinali. La straordinaria esperienza di una piccola città bosniaca che aspetta il ritorno dei propri serbi. Intervista a Lucia Zanarella. Lucia 'lanarella, insegna/Ile. è stata fra i promorori, nel padovano, del movimento dei comitati di volontari a sostegno delle popolazioni della ex-Jugoslavia. Il mio paese è disastrato, disastratomoralmente: non c'è nessuna attività, i ragazzi hanno solo la televisione, la parrocchia non è più un punto di riferimento, non c'è un luogo d'incontro, di ritrovo: sono isolati, allora succede quel che succede. Qui abbiamo la più alta percentualedi ragazzi morti per Aids o nel giro della droga, una cosa tragica ... Il comitato dei ragazzi è una cosa atipica, estemporanea, bella per il mio paese. Erano figli di nessuno e un giorno mi sono detta: "Non è possibile, devo fare qualcosa per questi giovani, devo ritornareal mio paese. E' inutileche m'impegni là a difendere le falde, fi a difendere il fiume, se poi nel mio paese non faccioniente". Allora un lunedì sono andata a cercare i ragazzi per i bar, li invitavo a riunirsi a casa mia: "Ci trovian10 a mangiare, a bere un'ombra, a parlare insieme...". Qualcuno lo conoscevo, altri no, ma a me piace fare una vita di volantinaggio nelle osterie: è l'unico posto dove mi trovo bene. Li invitavo qui a stare insieme la sera, la prima sera gli ho dato il vino e mi hanno vuotato i fiaschi, la seconda pentole di tè, qualcuno di loro portava i bagigi e per quattordici lunedì ho fatto la direttrice dei colloqui. Col pugno di ferro perché parlassero uno alla volta. E tornavano, capisci? Siamo arrivati a venticinque ragazzi, poi è nato il nome di questo gruppo, si sono chiamati "Bcm", dai nomi dei loro paesi: Busiano, Marsiano e Campo San Martino. Sono tre estati che, in particolare quelli che non lavorano, quelli dai 13 ai 20 anni, fanno la stagione dei medicinali... Cos'è la stagione dei medicinali? Si lavora otto ore al giorno no stop in una scuola per sistemare i medicinali, si mangia un panino e loro non conoscono sosta, ma se i genitori li vogliono tenere a casa, scappano. Lavorano con una serietà di cui non hai idea, una cosa magica. Prima i medicinali vanno raccolti dai medici, e dai farmacisti, si deve fare il giro. Poi si fa la raccolta nelle case, perché ti resta sempre in casa una scatola nuova di medicinali. Così raccogliamo quintali e quintali di medicinali, abbiamo riempito un pullman di medicinali, 18 quintali erano solo di medicine, 30 quintali il pullman, 18 di medicinali, la maggior parte raccolti, pochi comprati. E non ti dico il lavoro dei medicinali:primo lavoro vedere le scadenze, tirare via gli scaduti, poi si dividono tutti in ordine alfabetico, poi viene il medico o il farmacista, -volontari, basta una telefonata e vengono-, per dividere antibiotici, respiratorii, tutte le categorie dei farmaci. Una volta fatto questo, bisogna fare un altro travaso: si rimettono tutti su un grande tavolo in ordine alfabetico e si procede al doppiaggio, perché molti sono "campioni", e tu non puoi portare là 5.000 scatolettecon due sole pasticche dentro. E' un lavoro di grande concentrazione, perché devi controllare se hanno la stessa posologia, la stessa scadenza e metterli nella stessa scatola doppi, tripli, così con dieci scatole ne riempi una, in modo da avere meno volume e mandare là scatole piene, non semivuote. Poi, una volta sistemati per bene, viene il medico del1 'Usl a stilare il certificatoregolare, affinché non ci siano psicofarmaci, nel rispetto delle leggi; a quel punto si chiudono gli scatoloni e si riordina il posto dove si è lavorato. C'erano da dieci a trenta ragazzi ogni giorno; insomma una cinquantina hanno girato, non solo del paese. Così si creano amicizie, si ritessono i giri, si ritrova il gusto di fare qualcosa. Per loro è stato importantissimo andare in Slovenia, in un campo profughi bosniaco. Sono tornati cambiati, più consapevoli, e tutti con l'idea di ritornarci. Si sono divertiti facendo una cosa bella, si sono sentiti utili. C'era ovviamente il problema della lingua: i bosniaci conoscono l'inglese, noi sappiamo il veneto bene, un po' l'italiano ... ma si riusciva a comunicare. Quando ci siamo incontrati abbiamo riempito una mezza corriera, le ragazze bosniache hanno chiesto i maschi italiani, si sono scambiati i doni, le cinture, tutto quello che avevano. Abbiamo girato per il parco, visitato le grotte di VilJanizzae loro hanno pagato per noi. Pensa, i ragazzi profughi che non hanno una lira, hanno fatto una colletta per pagarci l'ingresso, a noi e ai ragazzi italiani, per entrare alle grotte. Volevano sentirsi pari a noi, non dipendenti. Noi avevamo una corriera, un residuato bellico, la chitarra e cercavamo di cantare, ma il rumore del nostro pullman sovrastava tutte le voci, mentre loro avevano un bellissimo pullman pagato dall'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, un gran turismo: sembravamo noi i profughi. Per quanto mi riguarda tutto era iniziato quando Langer mi invitò al comitato di sostegno che coordinava tutte le associazioni importanti a livello nazionale. Era un comitato nato su richiesta delle donne di Belgrado, che . . . . '' . unitevi e aiutate chi non butta benzina sul fuoco e aiuta le foae di pace qui, perché se scoppia la guerra, è il finimondo". Lo sentivano. Il 22 maggio '92 ho ricevuto un fax: "Il comitato ha tre giomi di tempo per vedere quanti posti letto si trovano per dei profughi che sembra stiano arrivando dalla Bosnia". Io sono andata in panico, ho detto: "Che faccio?". Al comitatomi ero sentitabene, mi piaceva che si stesse tutti insieme a risolvere problemi e allora mi sono buttata: in tre ore, alla sera, fondammo il comitato di sostegno alle forze d'iniziativa di pace nell'alto padovano, mettendo insieme Caritas, Verdi, genitori e, con una telefonata, tutta la gente impegnata sul fronte pacifista. Il primo anno come comitato alto padovano, che comprende 200 mila abitanti in 30 comuni, abbiamo raccolto il doppio degli aiuti del governo italiano. Sì, hai capito bene, il doppio. Quando vidi i dati dell'Onu mi vergognai per l'Italia. A me pareva che noi avessimo lavorato, ma che le potenzialitàdi Padova fossero molto maggiori. Poi abbiamo dovuto fermarci, perché di là non trovavamo una sponda credibile: non volevamo portare gli aiuti all'ammasso né darli a qualcuno, volevamo che fossero d'aiuto a tutte le vittime di guerra. E così sono nati i comitati comunali, una decina nel padovano, con una propria organizzazione. Io volevo che a presiedere ogni comitato fosse una donna, perché era un modo per stanare le donne e spingerlead assumersi un po' di responsabilità.E' stata un'esperienza magica, perché mi ha fatto scoprireche si può, che questa cosa ritesse la democrazia. Se ci sono momenti in cui tutto viene delegato, ce ne sono altri in cui puoi assumerti in prima persona la responsabilità di fare qualcosa. E questo comportava organizzazione, fatica, riunioni, accanto alla raccolta degli aiuti invitavi gli esperti, diventava un laboratorio di riflessione... Adesso a Padova stiamo cercando di far nascere i comitati di quartiere. lo continuo a pensare che restare nel piccolo è fondamentale per mettere insieme la gente, perché così la gente può controllare dove vanno gli aiuti e quindi si fida. Se c'è radicamento nel territorio gli aiuti arrivano all'infinito, il problema è dopo: cosa ne fai e dove li porti... Gracanica è una città che merita tutto il nostro aiuto e ci dà molto di più di quello che noi portiamo, è la prova vivente che la convivenza interetnicanon è qualcosa che possa essere spazzata via facilmente. C'è una classe dirigente bravissima nel dire: "Noi abbiamo sempre vissuto insieme, vogliamo che ritorni il tempo in cui riprenderemo a farlo, perché questo ci rende civili, ci dà il pass per l'Europa". Certo, non è facile far tornare a casa i serbi fuoriusciti all'inizio del conflitto, ma ci provano, al punto che tengono sfitte le case dei serbi perché in ogni momento possano tornarci. E' come se aspettassero il loro ritorno! Naturalmente un conto è la classe dirigente, il sindaco, i gruppi che governano e un altro la gente, che si sente tradita da chi se n'è andato e lo identifica con quelli che hanno sparato dalle colline, creato tante sofferenze e distruzione. A Gracanica la popolazione era costituita per il 73% da musulmani, per il 23% da serbi e per il 6% da croati. Nelle foto della città vedi le tre chiese: la moschea, la chiesa ortodossa e la chiesetta cattolica che nelle dimensioni sembrano rispettare la percentuale delle etnie. Del 23% dei serbi è rimasto il 5 o 6% che continua a lavorare nelle scuole, negli ospedali, senza aver subìto discriminazioni o persecuzioni di sorta. Diversi di loro militano dentro un'associazione interetnica. I rapporti, in inglese, su Gracanica dicono: 10.000 casi sociali, 900 orfani di un genitore e 60 orfani di due, 60.000 abitanti e 15.000 profughi, per la maggior parte ospiti delJe famiglie. Poi ci sono i vecchi oltre i sessantacinque anni che non hanno una pensione, i medici, gli impiegati che non prendono lo stipendio dall'inizio del conflitto e vivono di sussistenza con una dignità infinita. Verso i profughi in nessun'altra parte dell'ex Jugoslavia ho visto tanta attenzione e tanta organizzazione: c'è il centro sociale per i profughi e le assistenti hanno chiesto scarpe e giacche a vento per poter girare fra i profughi, perché vanno a piedi o a cavallo. Allora, noi abbiamo detto: "E vi portiamo un'auto!" A me pareva impossibileche la cittadina potesse resistere alla pressione spaventosa di ondate di profughi che hanno perso tutto. Sono passati 50 mila profughi da Gracanica. L'incontro con i profughi è sempre drammatico, tremendo: i racconti che fanno, le sofferenze che hanno subìto. Per esempio agli ultimi, arrivati da Srebrenica, le autorità dicono: "Stiamo cercando i vostri", mentre sanno che sono nelle fosse comuni, che questi non vedranno più il padre, il fratello, il marito o il fidanzato... Sotto una pressione forte di dolore resistere nelle proprie convinzioni è qualcosa di straordinario. Gracanica è questo. Dopo la caduta di Srebrenica, abbiamo ricevuto un "Sos" dal sindaco che ci ha detto: "Io mando tre camion: uno a Fiume, uno a 2.agabriae uno a Spalato, quello di Fiume spero che siate voi padovm1i a riempirlo. ci conto". In una settimana tu non raccogli 220 quintali di viveri, perché i viveri costano e le raccolte comportano mesi di lavoro. Non è che in una settimana tu hai dei comitati così pronti che vanno per i supermercatia far le raccolte. Beh, simno riusciti a farlo ugualmente, anche grazie alle istituzioni che ci hanno appoggiato. Il nostro coordinamento ha preteso dal sindaco di Padova e dal presidente della provincia di promuovere un incontrocon tutti i sindaci della provinciadi Padova, che sono I04, per impegnarsi su questo fronte: ed è andata bene. La serietà delle nostre assemblee ha stupito il sindaco di Padova, quello di Abano, l'assessore provinciale. Pensoche non gli sia mai accadutodi vedere gente ascoltare i rapporti di ogni comitato per un intero pomeriggio. Sull'onda di tale mobilitazione sono nati i "Comuni padov,mi per la pace", composti da avvocati, professionisti, sindaci. In I04 Comuni sono nati 65 comitati che ci hanno consentito di rispondere a questo "Sos" con un invio straordinario. fl sindaco di Padova ci ha detto: "Vi dò dieci milioni, la Provinciaaltrettanti". Lì ci sian10presi coraggio e come coordinan1entoabbiamo fatto dei debiti. Poi altri Comuni ci hanno inviato soldi, naturalmente si è fatta la raccolta nelle scuole e in una settimana eravamo pronti a partire. Una volta là ho visitatoil campo di Gomia Orovica,dove erano arrivati ventiquattr'ore prima i profughi scappati da Srebrenica. Dopo giorni e giorni passati nei boschi arrivavano in questo porto di umanità che è Grncanica... Erano stati messi in 500 nella scuola di questo villaggio, sistematicon 50 materassi in ogni camerata e nel giro di ventiquattr'ore era stato fornito un pasto caldo, i medici andavano a visitarli e, soprattutto, erano bene accolti dalla gente. U capo di questo campo appena m'ha vista si è messo a piangere: eravamo i primi ad arrivare. A Gracanica ci hanno trattati come se fossimo il Presidente della Repubblica. "Sappiamo che siete volontari, sappiamo quanto lavorate per noi, lasciate che vi parliamo dei nostri problemi". Così facevamo riunioni per il problema dei trasporti, per quello delle derrate alimentari, dell'agricoltura, della nettezza urbana. Se vedi il programma degli incontri non ci credi, l'interprete voleva dare fo,fait, perché era un ritmo spaventoso. Ogni incontro era un incontro di amicizia, sembrava che l'avessimo portata noi la pace, solo da dieci giorni non cadevano granate, ma sembrava che con la nostra presenza lì il pericolo della guerra fosse finito. In questa missione abbiamo pÒrtato attrezzature per l'ospedale per 40 milioni, che loro ci avevano richiesto già da un anno. Un anno per riuscire a procurargli la roba! Era come se fossimo arrivati lì con le cose più preziose del mondo. Così queste cose venivano trasmesse alla tv, avevamo sempre la tv locale appresso. Hai presente le inaugurazioni che si fanno da noi? La stessa cosa! Fra l'altro sono state giornate di sole, otto giorni siamo stati lì, più tre e mezzo per arrivare, passando per una Heaeg-Bosnia, dove ci sono i croati, terribile da attraversare, perché è terra di nessuno, ti vien da pensare al Medioevo: le bande, i feudi, il diritto di pedaggio. A Spalato avevamo dovuto pagare in nero per rifare tutti i documenti, non per mezzo di trasporto, ma per generi, perché altrimenti tu dovresti dire: "gli alimentari sono tot e sono qui, qui e qui, i farmaci, il materiale sanitario qui, qui e qui". Una volta cambiati i documenti abbiamo fatto il conto: abbiamo pagato più di 2.000 marchi di pass altrimenti loro avrebbero preso il 27% degli aiuti, il che era impensabile, perché avevamo 440 quintali di aiuti, stipati in un'ambulanza, un furgone, un camion per , ,' "/~/: '. ;•.. .. .-~\ ·:r·,~t.,~~:~ la nettezza urbana... Un altro comitato interessante è quello dei "ragazzi di Padova", questo è il loro nome. Loro, in tre anni, sono riusciti a portare I00 tonnellate di aiuti e ogni mese continuano a partire coi furgoni. Hanno sostenuto trenta famiglie, portando loro un pacco di viveri al mese. Andavano al mercato ortofrutticoloe portavano la frutta con il certificatosanitario. Hanno sostenutoper due anni una scuola extraterritoriale bosniaca, a Krikvenica. li primo anno era frequentata da 250 ragazzi, era una struttura fatiscente, loro portavano il materiale didattico e la paga ai professori.bosniaci, costituita da un pacco viveri al mese. E questi sono trenta ragazziamici del bar, di tutte le tendenze politiche. I genitori di alcuni di loro mi dicevano che loro figlio ha cambiato vita. Queste cose non sono difficili da fare, basta crederci, il problema è che, invece, noi abbiamo le associazioni nazionali, le appartenenze, che sono sempre in quattro, fanno cinquemila discorsi, non hanno fiducia che il popolo possa agire da solo su questo fronte... finché c'era Langer non avevo paura di niente, perché apriva i sentieri, sentivi che quello che tu facevi a livello di base prendeva un respiro alto che aiutava a moltiplicare lo sforzo nel piccolo. Con Alex potevi moltiplicare per cento il lavoro. Adesso noi siamo fortunati perché c'è Gracanica che garantisce che lì aiuti la convivenza, che lì il lavoro è nella strada giusta, ma tutto ciò rischia di diventare pura testimonianza... lo sento molto la mancanza di Alex. Ho passato due mesi di inattivitàdopo la sua morte, adesso mi sto riprendendo... L'altro problema è che i nostri aiuti arrivano solo a Gracanica. Le ciÌtà di Srebrenik, Gradacak e Doboi hanno altrettanto bisogno, ma non hanno soccorsi. E allora bisognerebbe riuscire a rinforzare Vicenza su Doboi, che già ci lavora, Verona e Rovigo su Gradacak, che è disastrata,Treviso e Belluno dovremmo riuscire a muoverle su Srebrenik. Da là sto aspettando le schede di queste città e dopo devo trovare un modo per fare più in fretta. L'altro giorno sono andata dal presidente della Provincia. Mi ha ricevuto dopo venti giorni, mi ha telefonato alle 10, avevo l'unica ora buca della settimana, ho detto: "Affronto il traffico e arrivo". Sono riuscita a parlargliventi minuti,è un presidenteleghista, un buon uomo, però l'ho sentito troppo lontano e gli ho detto che deve parlare con gli altri presidenti delle province, che bisogna fare degli incontri, che la Provincia può promuovere un incontro di tutte le associazioni che lavorano per la ex-Jugoslavia e sono tantissime. Però bisogna individuareprovincia per provincia i punti di forza, che ci sono, perché se ora il volontariato è calato, vedo potenzialità ancora enormi. Se tu hai un progettochiaro, se la gente vede che gli aiuti arrivanodavvero a chi ne ha bisogno, tu fai dell'Italia un mondo di solidarietà, non un mondo di egoismo, mostri il volto buono dell'Italia, che c'è, che è grande. Noi ci diciamo: "siamo i lanzichenecchi buoni...". Vedi, le foto fi sono di quando è venuto il sindaco di Gracanica. C'è stato un incontro stupendo, quell'albero è stato portato a Gracanica e l'abbiamo fotografato con i ragazzi di Medicina. Adesso dobbiamo far nascere il comitato a Cadoneghe, perché il tempo è maturo: c'è un bravo sindaco, abbiamo trovato tante donne: nella settimana successiva alla visita del sindaco di Gracanica, abbiamo raccolto 4-5 quintali di materiale didattico. Così adesso si beccano la scuola da restaurare... - -w.·, : • ❖- • • f.,. z. :·..":·,,t,>..·. /';, ti ~:)}1 ;t . ~,-~. . , .. '' ,. ,: ', ./· .:(.:;;; \ :·.{,,. ~ ., • f' ··,· ;~ .. :-...,,.-: .. _.,.,, . . --~- '« . , ... ,'. , /,1'..»·~ . ,. <,,,.· . : /. ·;,, . ·,:t.l · '-: -{~; . . . :, • ~ ,t,C, J .;,,,:,,w-.i .J .. -~. (

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