Una città - anno V - n. 46 - dicembre 1995

dote, la delega ali' insegnante cli religione che in qualche caso ha sopperito a questa esigenza. a questa richiesta. Credo che la scuola possa e debba essere sempre cli più un luogo cli costruzione cli valori condivisi. che hanno una storia, un 'evoluzione. che hanno bisogno cliessere analizzati conoscitivamente. ma che hanno soprattutto bisogno cli essere praticati. La scuola non può più essere oggi eticamente neutrale. Ricordo qualche anno fa cli avere fatto un incontro sull' insegnamento della religione cattolica nella scuola dell'infanzia al quale ha partecipato anche Cesare Luporini il quale era meravigliato di questa dichiarazione. Diceva che quando andava a scuola - si riferiva agli anni Trenta -non sapeva nemmeno che cosa gli insegnanti pensassero, c'era un principio -come dire?- di neutralità. Questo secondo me ora non è più possibile. Lui era meravigliato che io sentissi sempre il bisogno di dichiarare la mia identità. Ma forse dal piccolo aneddoto che ho riportato all 'iniziodi questa conversazione voi capite che questa è proprio una necessità non solo mia. è un modo di presentarsi. Non credo che la scuola possa essere neutrale. Non vogliamo una scuola di parte, temiamo molto una scuola che indottrina, ma aprire la scuola a un'analisi molto attenta di quelli che sono i nodi di questa educazione. Non è materia di un insegnamento, è un compito generale di educazione morale e civile, potremmo anche dire di educazione alla cittadinanza. Un problema cruciale è quello del rapporto tra conoscenze e valori . Non si insegnano in realtà valori al di fuori di conoscenze. E, ali' opposto, non si insegnano conoscenze senza valori. E uno dei valori importanti che la scuola deve trasmettere è quello dell'onestà intellettuale, dell'autonomia di giudizio, del gusto di capire, della capacità di cambiare idea, della capacità di trasformarsi: questi sono valori che sono legati al conoscere. Ci sono anche altri valori che più direttamente ci impegnano sul piano morale: penso ad un aspetto che ci riguarda profondamente come italiani. Ho detto prima che dal confronto con le famiglie americane emerge la solidità psicologica della struttura familiare italiana e la forza della tradizione in cui molto importante è il modo in cui 1 genitori ·si sostengono a vicenda nell'educazione dei figli. Però noi sappiamo che siamo un paese di solide virtù individuali. famigliari, qualcuno ha dello ·'familistiche'' - troppa famiglia- però siamo un paese di scarse virtù collettive (ovviamente in generale ed a confronto con altri paesi). Credo che questo debba essere un tema su cui la scuola possa e debba intervenire. Cerco di concludere. D'altra parte questo è un tema che non si può concludere, si può solamente aprire. In quali forme può la scuola rispondere a questa esigenza? Come fare scuola ricostruendo una memoria? Come fare scuola ricostruendo una storia, ma insieme aprendosi a diverse identità e dando la possibilità a ciascuno cli creare la propria? Facendo pratica cli democrazia, pratica di incontro, pratica cli convivenza. Ricordo di avere usato diversi anni fa un libretto che Guido Calogero, che è stato mio professore all'università, aveva scritto nel '45. Si intitolava L · Ahc della democra:ia: i miei studenti lo discutevano con molto interesse lavorando autonomamente o a gruppi. E' una piacevolissima lettura. ma è importante praticarla. Credo che ricorrenti fenomeni di organizzazione autonoma dei giovani -occupazione, autogestione, ecc. - in fondo manifestino un desiderio cli praticare la democrazia. Noi stessi l'abbiamo imparata praticandola, non l'abbiamo certamente imparata a scuola. Nella scuola che noi frequentavamo questo non era affatto possibile, l'abbiamo imparata nei gruppi politici, nei gruppi giovanili, sbagliando anche, perché queste cose si imparano facendo, si imparano sbagliando. Non c'è altro modo. Eppure mi sembra che questa sia l'unica forma di educare alla responsabilità, ad assumere il proprio ruolo nel mondo, a rispettare il diverso, a confrontarsi con il diverso. Ci si potrebbe chiedere quando. lo direi subito. Ora. Questo è possibile - fin dalla prima infanzia. E sappiamo che i bambini molto piccoli, già nelle prime fasi dello sviluppo, sono disposti ed anche impauriti dal diverso. Dobbiamo quindi metter Ii in condizione di ritrovare nel diverso il simile a se stesso, perché la definizione di noi stessi passa attraverso questo rapporto di differenza e di somiglianza. Concludo con un Midrasch. Il Midrasch è un racconto che serve ad interpretare il testo biblico. Nella tradizione ebraica il testo biblico 50ANNI DOPO In ricordo di Hermann Langbein in Alto Adige sulla rivista Skolasr. Si traila di un'ultima, spietata, riflessione sulle celebrazioni organizzate in IUttaEuropa per il cinquantennale della fine della seconda guerra mondiale. Langbein parte polemicamente dal rifiuto di una gran parte del mondo accademico e politico tedesco di riconoscere a questa ricorrenza il carattere di Liberazione dal nazionalsocialismo. per denunciare poi l'uso slrumentale e politico delle celebrazioni in memoria delle vittime. Un grande testimone di questo secolo chiude la sua vita con un ennesimo gesto di coraggio civile conlro il conformismo di chi vorrebbe evi1aredi fare realmente i conti con il proprio passato. Anita Rossi-Luca Fregona Qualche settimana fa Hermann Langbein doveva essere a Bolzano per parlare ai ragazzi delle scuole superiori su Auschwi1ze per cercare di rispondere ad una domanda: "Potrà esserci ancora Auschwilz nella s1oria dell'umanità?" Una domanda apena, rimasta senza risposta. Langbein ha dovuto annullare improvvisamente l'incontro. Pochi giorni dopo è mono a Vienna. E' mono esallamente cinquanl'anni dopo la liberazionedei campi di concen1ramento nazisti. dove era stato rinchiuso per quauro anni e al cui studio avrebbe poi dedicalo l'in1era vita. Na10 a Vienna nel 1912, comunista, nel '38 panecipa alla guerra civile spagnola nelle file delle brigale internazionali. Nel '41 viene internato a Dachau. un anno dopo viene trasferito ad Auschwi1z dove rimarrà fino al ·44_Nel più famigerato dei L'otto maggio 1995 (in Germania l'01campi di concentramento nazisti, Lang- to maggio è la data ufficiale della fine bein organizza il movimento clandeslino della Seconda Guerra Mondiale, n.d.1.) interno di resistenza. Nel ·44 viene ira- sono tornate alla luce molte questioni sferito a Neuengamme, dove rimarra rin- che nell'ultimo mezzo secolo non sono chiuso fino alla liberazione. Dopo laguer- state affrontate: in Germania politici e ra Langbein segue 1u11i processi che studiosi di fama, anche se non possono riguardano i responsabili delle terribili essere considerati di estrema destra, si atrocità commesse ad Auschwitz e pub- sono opposti all'idea che la fine della blica numerosi libri e anicoli. Il suo libro guerra di conquista iniziata da Hitler Menschen in Auschwitz (edito in llalia da venga celebrata come la data della libeMursiacon il 1i10lo Uomini ad A11schwi1:) razione dalla più feroce dittatura. Per è una delle opere più imponanli mai scril- loro si tratta ancora di una data che te sul tema dei lager. Nella prefazione rappresenta la Sconfitta definitiva. In all'edizione italiana Primo Levi ha scritto Austria si è data molta importanza nelche l'opera di Langbein -per la ricerca, il le celebrazioni alla data del 27 aprile lavoro fatto sulle fonti. la profondi là del- (in Austria è la data che segna la fine l'analisi- è un 'opera di portata universa- della 2° Guerra Mondiale, n.d.1.). Così le. Ma la sua attivilà non si ferma alla non si è obbligati a ricordare che molti memoria, al ricordo, Langbein vuole. pre- austriaci videro l'adempimento dei loro tende, che si vada oltre la memoria e che doveri nell'esercito di Hitler come una i popoli au st riaco e germanico affrontino cosa ovvia e onorevole. In questo modo le pagine più oscure della loro sloria. si può celebrare la data del reinsediaL 'anicolo che viene qui propos10 è uno . . d I . 1 · · ·11· d. Langbein. Fino ad mento d1 un governo austriaco (dopo eg I u 11m1scn 1 1 , 11 ) d. · d · I · · solo in lingua iedesca I Anse 1 uss 11nent1can osi vo ent1eogg1 era apparso . . h I I938 ·1 · · · . R · I ·oc1· oaustriaco/11formarionerder n c e ne I primo ministro en- Bf nn~ièif e'caru'G f nova t3n,aanicoe non si legge soltanto. si legge e si rilegge, e soprattutto si interpreta. E questa interpretazione non è mai conclusa. E' quella che si dice una lettura infinita. Questi racconti, che si costruiscono, sono ricostruzioni fantastiche che coprono in qualche modo i vuoti del testo, sono quelli che hanno permesso a questa cultura di sopravvivere. perché l'hanno continuamente adattata ai bisogni, alle necessità, alle trasformazioni. E· un Midrasch che riguarda Abramo. Abramo discute con Dio della distruzione di Sodoma e Gomorra. Dio aveva mandato un angelo per dire: "E' un popolo totalmente traviato, irriducibile. Bisogna distruggerlo''. Abramo discute a lungo. Chiede che cosa farà Dio se ci sono cinquanta giusti. "Se ci sono cinquanta giusti io non distrugger?> Sodoma e Gomorra" - è la risposta. E Abramo: "E se ce ne sono quaranta?". "No. non distruggerò". "Trenta?" - "No non distruggerò". Abramo scende ed arriva a dieci. Il Midrasch dice che Abramo è anch ·egli colpevole, responsabile della distruzione di Sodoma e Gomorra. Perché Abramo poteva salvare Sodoma e Gomorra? Perché non si può scendere al di sotto di dieci. Dieci è il minimo perché ci sia una comunità: perché un'identità ha bisogno di una comunità. Questo numero dieci ha in ebraico un valore particolare. Ma perché Abramo si è così impegnato a discutere con Dio? Non tante persone hanno discusso con Dio come ha fatto lui! Ha cercato di fare il possibile fino in fondo? In realtà Abramo è responsabile, perché a Sodoma c'era Lot e la moglie (e sono due), c'erano le tre figlie (e si va a cinque), c'erano i mariti delle figlie (e quindi si arriva ad otto), c'era l'angelo che era andato ad annunciare la distruzione (e fa nove). Mancava un giusto: Abramo doveva andare a Sodoma e Gomorra! - Nella foro: Fiorella Anlicoli. di anni 12. La bambina fu ca1111ra1daura riie la razzia di Roma con la madre. ifratelli e le sorelle. i nonni. le zie e gli zii. Fu la sola che sopran>isse ad A11schwi1z e nel novembre del /944 fu e\'Gcuara dai nazisli a Bergen-Belsen. Le /ruppe americane che liberarono il campo nel- /" aprile del /945 fecero circolare 1111a foro di gruppo che la includeva. Il padre Marco vide la /010 a Roma e sperò che Fiorella fosse salva: invece era morra in 1111 ospedale di BergenBelsen il J I maggio 1945. (CDEC. Milano). Reich germanico. Tutto questo mentre invece quei giorni di cinquant'anni fa, quando gli alleati raggiunsero i campi di concentramento e di sterminio. devono essere celebrati come una inequivocabile "Liberazione". Questo è ovvio. Le commemorazioni nei luoghi in cui il regime nazionalsocialista ha mostrato chiaramente il suo carattere profondamente antiumanista, sono iniziate il 27 gennaio ad Auschwitz, per concludersi il 5 e il 6 maggio a Mauthausen e all 'Ebensee. Le celebrazioni avrebbero potuto offrire l'occasione per tentare di spiegare a coloro che sono nati dopo, come fu possibile che solo cinquant'anni fa, nel cuore dell'Europa. furono costruite camere a gas di incredibili dimensioni da appartenenti a due popoli con alle spalle un grande patrimonio culturale; come fu possibileche lo stenminio riguardasse non solo i ''nemici" del regime, ma, in misura maggiore, milioni di persone la cui unica "colpa'' era avere genitori ebrei o zingari. Come mai avvenimenti così gravi come le "leggi razziali" del 1935 e i pogrom del novembre 1938 furono percepiti come tali solo da pochi austriaci e tedeschi? Queste domande vengono purtroppo continuamente evitale. Nell'analisi ci si ferma all'aspetto del martirio dei prigionieri dei campi di concentramento. E quindi non si riesce a giungere ad una riflessione su che cosa si dovrebbe fare perché quegli avvenimenti non si ripetano più in futuro. Le occasioni per farlo ci sarebbero state: i campi di concentramento come luoghi della memoria, le rovine dei crematori e del le camere a gas esortano incessantemente, e più di ogni altra cosa, alla riflessione. Questa opponunità è andata persa. Ciò è avvenuto prima di tutto ad Auschwitz, il più grande dei campi di sterminio, dovesi sono realizzate le più terribili conseguenze del razzismo nazionalsocialista. Le manifestazioni celebrative che si sono tenute ad Auschwitz hanno dimostrato a lutto il mondo -la 1elevisione ha trasmesso le immagini ovunque- il contrasto che per lutti questi anni si è prodotto: molti polacchi vedono Auschwitz come il luogo del loro martirio cattolico-nazionale. mentre per tutto il mondo Auschwitz rappresenta il centro della "soluzione finale della questione ebraica". E' accaduto così quel che era prevedibile accadesse: il 26 gennaio Walesa commemora in pompa magna la Liberazione a Cracovia. mentre le organizzazioni ebraiche ricordano fra le rovine delle camere a gas di AuschwitzBirkenau le innumerevoli vittime. In precedenza era stato proposto che un comitalo d'onore, composto da alcuni noti sopravvissuti ad Auschwitz. fosse invitato alla manifestazione. Walesa fece sua questa proposta. ma il comitato d'onore che costituì era fonmato da 37 persone, delle quali solo nove erano state internate ad Auschwitz, e di queste nove solo quattro non erano polacche. Vennero invitate ufficialmente personalità di lutto il mondo, mentre i sopravvissuti ad Auschwitz vennero ammessi come "statisti". Nel programma era stato fissato un orario per le fotografie dei capi di stato invitati alle celebrazioni nel campo centrale di Auschwitz. Sulle rovine dei crematori i fotografi hanno lottato per i posti migliori da cui scattare le foto. Il Komma11da11111r delle SS di Birkenau. dal quale per due anni e mezzo partirono gli ordini per lo sterminio di massa degli ebrei, non è stato contrassegnato come tale. per essere invece adibito e ristrutturalo come luogo sacro di pellegrinaggio. I risvolti che hanno accompagnato questa manifestazione sono stati devastanti: contrasti più che evidenti, vanità ostentata. problemi non soltanto di tipo organizza1ivo. Tutto questo ha fa110quasi sparire I' eccezionalità del giorno, che avrebbe dovuto e polllto essere un giorno imponante. Dopo quella di Auschwitz, si sono tenute manifestazioni commemorative anche in altri luoghi dove c'erano stati dei campi di concentramento. Sono soni molti. evidenti problemi. In modo particolare in quei posti fino a pochi anni fa gestiti dalla Repubblica Democratica Tedesca (DDR). Buchenwald ha forse trovato il modo migliore per tentare di superarli: forge Semprun è stato invitato a tenere iIdiscorso commmemorati vo. Mentre. contemporaneamente, altri sopravvissuti a Buchenwald badavano a riproporre la leggenda della "autoliberazione" dei lager (leggenda nata durante la guerra fredda, perché non si poteva ammettere che in realtà il campo fosse stato liberato dagli americani), Semprun dedicò molto spazio a quanto emerso dalla documentazione "l'antifascismo depurato - La SED e i kapò rossi a Buchenwald". I comunisti tedeschi avevano conquistato "il potere interno a Buchenwald", questa fu I·esperienza di Semprun -anch'egli allora comunista- nel lager. Nel suo discorso Semprun si è confrontato con le conseguenze che ciò compona, parlandone inmodo distaccato e quindi mplto convincente. Non ha risparmiato nemmeno il modo in cui nella DDR vennero 1ratta1inel dopoguerra molti compagni, sopravvissuti a Buchenwald e divenuti ornrni ingombranti. Non pochi di coloro che avevano avuto una posizione chiave nella resistenza guidata dai comunisti furono eliminati, sparirono. vennero uccisi. Le chiare affermazioni di Semprun, il suo modo aper10 e la sua volontà di non eludere le domande imbarazzanti, hanno reso la manifestazionecommemorativadi Buchenwald un evento importante. le cui conseguenze vanno ben al di là di quella giornata. Egli è riuscito a rendere comprensibile che la Resistenza in un lager concepito dal sistema nazionalsocialista, doveva per forza comportare problemi: non era possibile aiutare tutti, chi aveva abbastanza coraggio per organizzare l'assistenza e l'aiuto, doveva poi anche decidere chi ne poteva godere. Diveniva così giudice di vita e di morte. Le delucidazioni di Semprun hanno aiutato la riflessione e un nuovo esame della situazione m un 'atmosfera libera da emozioni. Gli organizzatori di queste celebrazioni negli altri campi di concentramento, che soltanto sino a pochi anni fa si trovavano nella DDR, non hanno scelto una via analoga, altrettanto coraggiosa. Gli organizzatori delle celebrazioni nel campo di Neuengamme hanno sottolineato il fatto che le mostruosità perpetrate nei campi di concentramento nazisti non possono essere ridotte alla persona di Hitler. Sono stati anche ricordati i 7 .000 detenuti che, dopo l'evacuazione di Neuengamme e delle sue sedi distaccate, furono ammassati e rinchiusi su alcune navi nella baia di LUbeck. che poi vennero bombardate e affondate i13maggio I 945. A quell'epocac'eragià Donitz, il successore di Hitler. Il suo potere, benchè fortemente ridotto, era tale. comunque, da raggiungere Hamburg, Neungamme e LUbeck. L'ultimo lager ad essere liberato fu Mauthausen il 5 maggio 1945. Alle celebrazioni del cinquantennale c'è stata una grande partecipazione internazionale che ha poi detenminato anche il carattere della manifestazione. L' "unico" inconveniente è stato che gli organizzatori non si sono resi conto della inopportunità della lunghezza dell'introduzione e dei saluti finali nei quali venivano nominati non solo gli illustri invitati stranieri, ma anche gli "accademici" locali più insignificanti. Così, punroppo non è stata dedicata abbastanza attenzione al vicino e grande lager Mauthausen-Gusen, poco noto all'opinione pubblica. Rimane dunque ancora il compito. per chi ne ha la responsabilità, di trovare fonme e luoghi più adeguati e dignitosi per poter rendere omaggio alle vittime. UNA CITTA' 1 5

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