Una città - anno V - n. 42 - giugno 1995

ancheconquesto?". Tentazione che c'è anche oggi, vedi il fantasma di Telesogno, del terzo polo. D'altra parte il ritardo della sinistra sul problema della televisione viene da lontano. Voglio solo ricordare che Berlinguer, che indubbiamente non era un leader qualunque, è convissuto con Pasolini che, dalle paginedel CorrieredellaSera, eraun tormentatore quotidiano sulla civiltà di massa, sul fatto che al sottoproletariato venivano rifilati i modelli di vita consumistica attraverso la televisione equesto avrebbe generato alla lunga un nuovo fascismo. Oggi si iniziano a capire queste cose: il fenomeno oramai è mondiale, dal Brasile al RossPerot nordamericano, a Berlusconi. La destra usa i grandi mezzi di comunicazione di massaper attrarre a sé il proletariato o il sottoproletariato, dominarlo e legittimarsi. Non ricordo di aver trovato neanche una virgola su•questi problemi nei documenti congressuali e trovo singolare che una sinistra, come quella italiana, particolarmente radicata fra la gente non abbia compreso che i mezzi di comunicazione di massa,in particolare la televisione, possono arrivare a toccare il meccanismo della democrazia in maniera radicale. Tu però hai paragonato Berlusconi a quello che è un altro mito della sinistra, Kennedy. Lo so, è una cosa che fa inorridire chiunque, però Kennedy è stato studiato dai massmediologi e dai politologi come il primo presidente che intuisce il peso della televisione. Per MacLuhan i grandi cambiamenti nel rapporto fra mondo politico e mass media negli Stati Uniti sono stati introdotti dai presidenti democratici: seRoosevelt è il presidente della radio, Kennedy èil presidente della televisione. Kennedy diventa presidente perché è bello, perché ha una bella moglie, perché è fortunato, perché è un prodotto reale di quella virtualità televisiva di cui gli americani erano imbevuti in quegli anni come noi lo saremmo diventati negli anni '80. Anche Berlusconi ha unabella moglie, è bello, ricco, famoso, piace, è giovane, ha realizzato tante cose, e così via. Kennedy vende sogni, cosl come Berlusconi. Detto fra parentesi, sono entrambi degli anticomunisti viscerali. Ma la cosa che più connota la presidenza Kennedy è il mutamento nel rapporto con i mass media. Non tanto perché viene eletto, sembra, grazie al successoottenuto nell'ultimo confronto con Nixon, ma perché capisce che il suo esserebello, giovane, con una bella moglie che si faceva fotografare con il gattino, il suo essere telegenico, giova moltissimo, perlomeno in termini di immediata popolarità. Kennedy era bello, la moglie, il gattino ... ne degli utenti, che avendo 2.800 televisioni invece di due il telespettatore sarà più scafato. Potrebbe anche cambiare in peggio, nel senso della schiavizzazione di nuove fasce, per esempio giovanili. Sto andando controcorrente anche su questo: tu oggi trovi che dai 65 anni in poi c'è una penetrazione della televisione altissima, con medie sui 290 minuti al giorno nel '94. Questa è la televisione di tipo tradizionale. Temo che le nuove tecnologie, consentendo un protagonismo personale euna possibilità di scelta Dopodiché lui piega il sistema dei più alta, conquisteranno una fascia media, capendone l'importanza: di popolazione che, per il suo livelKennedy è ossessivamente attento lo di alfabetizzazione, per le sue al mondo dei media, risale a lui un abitudini culturali, era meno sensicambiamento nel rapporto con i bile a mezzi di comunicazione di giornalisti,perchécominciaadete- massa di tipo più tradizionale e stare la mediazione giornalistica popolare. E che questo sia entusiaattraverso la quale devepassareper smante francamente... Addirittura rivolgersi ai cittadini americani. Le Veltroni ha teorizzato cheseci sarà sue conferenze stampa sono parti- una nuova universalità non potrà colarissime e cominciano a diven- nascere che da qui. Secondo me la tare lo show del presidente. sinistra in queste cose ha sempre Kennedy cerca il rapporto diretto questo atteggiamento schizofrenicon il mezzo televisivo, intuitiva- co, o il disinteresse assoluto perché mente penso, non credo che a que- non capisce, non coglie i fenomeni sto fosse arrivato attraverso dei ra- di massa,o gli entusiasmi parossigionamenti. stici perché idealizza. Internet va Ma il pericolo della videocrazia benissimo per carità, ma quando sta rientrando in qualche modo? poi si va a vedere che gli usi porno1 n America e in parte anche in grafici sono altissimi, che 1'80% Europa il peso dei grandi network dell'uso è per guardare le donnine commerciali è molto calato, sia per di Penthouse, cheanche i forum sul l'affermazione dei nuovi mezzi di sessosono molto più numerosi di comunicazione, sia per il cambia- quelli suargomenti seri, allora uno mento dei consumi dovuto all'af- si pone il problema se stiamo parfermarsi dei prodotti senza marca, lando davvero di una cosa rivoludi ffusi negli hard discount, che non zionaria oppure semplice mente di hanno bisogno di una tv. Ma da un sistema di distribuzione di qualquesto a dire che i pericoli sono cosa che già sappiamo. Così per le finiti... altre tecnologie. C'è una bellissiPurtroppo non ho fiducia che il ma balluta di Carlini del Manifemoltiplicarsi dell'offerta di canali sto: "Oggi nessuno,neanchequelli B ftJra Of8Caific;-1 nO inB 0 1ain·c~o 0 sa sarà la frontiera delle tecnologie applicate attraverso l'informatica e la televisione: sesaranno unagrande rivoluzione nel consumo di immagini e nei consumi in genere, oppure se serviranno a comprarsi le mutande da casa standoseneseduti in mutande a guardare la tv". Mi sembramolto giusto. Oggi come oggi, dopo la sottovalutazione degli anni '70 forse assistiamo ali' ipervalutazione di qualunquecosa si muova in questo mondo. La sola speranzadi veder arrivare qualcosa chedistruggaquestogiocattolo fatto di Funari e Mike Bongiomo, di Forza Italia e Emilio Fede, rischia di accecarci. Sei diffidente verso la tv in sé? Sì, credo che comunque rispetto ai mezzi di comunicazione di massa, bisognamantenereun atteggiamento freddo. Tanto più che questi entusiasmi di tipo positivo possono produrre scorciatoie o una malleveria politica ulteriore a delle rivoluzioni che comunque avverranno per motivi di tipo capitalistico, economico. se su Internet passano le donne di Penthouse Non vorrei, cioè, che ci ritrovassimo a fare delle grandi battaglie per le autostrade informatiche, gestite, poi, sempre da De Benedetti, Berlusconi o Agnelli, i quali guadagneranno dei soldi perché un ventenne che oggi, grazie a Dio, non guarderebbe mai Mike Bongiorno, passi 4 ore davanti a un computer a giocare con Intcrnct o aguardare le figurine di Pe11tho11se. Non è dello, non è automatico che i I suo cervello sia meno massificato di quello diario europeo Con il Visitors Program delle istituzioni europee un numero considerevole di funzionari, giornalisti, uomini d'affari, studiosi e rappresentanti politici riesce ad ottenere un invito a Bruxelles, Strasburgo ed altre sedi europee, per conoscere i variegati aspetti della realtà comunitaria. Per una o più settimane compiono un giro tra Commissione, Parlamento, Banche europee, Ambasciate, Uffici studi, Gabinetti di importanti dirigenti. Deputati, direttori, capufficio, ma anche commissari e /eaders politici vengono interpellati perché accettino di dedicare un po' del loro tempo a questi visitors, scegliendo loro chi vedere e per quanto tempo. Si tratta di un investimento importante per il futuro: non pochi degli invitati saranno (e qualche volta sono già oggi) occhi, orecchie e sensori importanti che i loro paesi rivolgono verso le istituzioni europee, diversi sono già diventati ministri, sindaci, direttori di giornali o televisioni, ambasciatori, dirigenti d'azienda. Ewa Osniecka, giovane funzionaria polacca nel suo Ministero per l'integrazione europea (direttamente sottoposto alla Presidenza del Consiglio), ha tanta voglia di raccontare della Polonia che alla fine sono io che intervisto lei, non viceversa. ''Voi dovete considerarci europei più che slavi ... Siamo molto meglio informati sulla realtà europea di tanti di voi (confermo: è così). Siamo preparati a sostenere tutti i sacrifici necessari -cosa volete che siano per noi, che abbiamo dovuto tante volte ricostruire il nostro paese!" In un perfetto inglese racconta delle trasformazioni che nel suo paese si stanno imponendo a ritmo accelerato per "entrare in Europa" al più presto: l'amministrazione viene decentrata, programmi di riequilibrio regionale vengono messi in opera, la privatizzazione delle aziende procede, la gente studia le lingue e comincia a viaggiare. E' fiera che uno dei più prestigiosi rettori del Collège d'Europea Bruges (Belgio) sia stato polacco -il prof. Lukacewski- e sottolinea che ora la Polonia stessa dispone di una analoga istituzione dove si formano giovani europei di vari paesi. La funzionaria polacca europea riesce a trasmettere un senso di attesa e di speranza che si augurerebbe a tanti svogliati costruttori d'Europa all'ovest. "Come fate voi a sostenere credibilmente la possibilità di un nuovo ordine internazionale, se l'Europa non è in grado di risolvere uno dei suoi problemi annosi come quello di Cipro? Volete dawero dare agli invasori turchi la possibilità di mettere il veto all'ingresso di Cipro in Europa?" La domanda di Themis Themistocleous, direttore di un telegiornale cipriota, è ricorrente. Non c'è greco-cipriota -di alto o basso rango- che non la ponga. Cipro -come Malta- vuole entrare al più presto nell'Unione europea evi è un accordo di massima che il negoziato di adesione cominci subito dopo la riforma costituzionale dell'Unione che partirà dalla Conferenza intergovernativa del 1996 ("Maastricht Il"). Ma a Cipro vivono due comunità, dal 1974 ferreamente divise da una infausta linea verde presidiata dall'ONU: turchi al nord, greci al sud. Nicosia, la capitale, è divisa come lo era Berlino, ed in quel caso muri e fili spinati non dividono soltanto due sistemi politici, ma -cosa ben più profonda- due civiltà da secoli e forse da millenni antagoniste. Non è che prima dell'invasione le cose andassero benissimo: la minoranza turca si sentiva oppressa dalla maggioranza greca, la quale a sua volta si vedeva minacciatadal grande fratello: laMezzaluna dall'Anatolia con unazampata poteva colpire Cipro. ,, Come successe nel 1974, provocando così non solo l'ingloriosa fine del regime dei colonnelli in Grecia (che alla fine pensavano di potersi annettere Cipro), ma anche una vera e propria epurazione etnica e successiva spartizione dell'isola dove è nato il mito dell'Europa (il toro..., you remember?). Nulla è più come prima: al sud non ci stanno più turchi, dal nord sono stati ·t scacciati i greci, molti nuovi turchi sono stati importati dal continente, e ' l'idea di un'isola nuovamente unita nel suo pluralismo di lingue, culture e religionifatica assai a farsi strada, tramilleprogettisucome istituzionalizzare la diffidenza e l'ostilità tra le due comunità. I greci, normalmente ass~i filoserbi per quanto concerne l'ex Jugoslavia, a volte hanno un baleno di comprensione quando si compara ladivisione di Cipro (che anche doveva essere solo prowisoria) alle spartizioni progettate per la Bosnia. L'Europa potrebbe essere un prezioso nuovo tetto comune per greco e turco-ciprioti, ma solo se entrambe le comunità sapranno distaccarsi un ·••· po' dalle rispettive potenze-madri e puntare su un futuro comune, nel . quale la minoranza turca dell'isola -invece che inorgoglirsi per il suo 3 ,taterello- fantocc;o riconosc;uto dalla sola Turch;a- sarebbe ;1pr;mo avamposto turco nell'Unione. Dove peraltro già oggi vivono e lavorano :; .. , alcuni milioni di turchi immigrati. della madre. Non so se questa sia una cosa così auspicabile da parte della sinistra, posto che la sinistra pensi sempredi rivolgersi a un tipo umano meno individualistico, con relazioni sociali sviluppate. Certo, non è che la sinistra possa opporsi a queste svolte, ma il problema secondo me è governarle, non appiattirsi sopra legrandi onde della tecnologia né far finta che non ci siano. Occorre usarela forza politica residuale della sinistra per evitare chequesti fenomeni producano nuovi mostri, anche se, probabilmente, col tempo distruggeranno il tipo di società da cui è nata la sinistra di oggi. Immaginiamo che la frontiera del telelavoro vada molto avanti, in America già adesso 2 o 3 milioni di persone sono telelavoranti, e poi cerchiamo di immaginare questi lavoratori organizzati sindacalmente nella Cgil ... Non sarà una cosa facile. Quindi, per tornare ai pericoli politici. lamia impressione è chequesti mezzi travolgeranno la sinistra come la si è intesa in Europa fino ad oggi e che resti alto il rischio che la sinistra divenga il partito della parte politicizzata della popolazione, che ha studiato, che ha una certa preparazione culturale e intellettuale, mentre la destra divenga il grande coacervo della massadegli utenti spettatori, in cui gli interessi dei grandi capitalisti si saldano a usi, consumi e bisogni delle grandi massedi sottoproletariato, proletariato o quel che sarà. Certamente ciò che è avvenuto in Brasile e in Italia prefigura forse un futuro: il disgraziato della favelas che vede Rete Globo vota il presidente consigliato dal padrone di Rete Globo. - Davvero solo un autogoal di euro-parlamentari asini, distratti ed incompetenti, la bocciatura di "Malpensa 2000" da parte del Parlamento europeo? A leggere igiornali, è andata proprio così. Potenzadelle veline governative! Dopo che lacommissione trasporti del Parlamento europeo -col concorso forse inconsapevole di un signore di Cuneo, di nome Gipo Farassino, che magari volentieri avrebbe scambiato la Malpensa con un'autostrada Nizza-Cuneo, o forse ha firmato senza leggere- aveva raccomandato di soprassedere a "Malpensa ?000" come priorità europea, e scelto di investire i mezzi disponibili piuttosto per un progetto di trasporto combinato (ferrovia, nave, aereo, strada)' verso l'area Adriatica e Balcanica, la rappresentanza del governo italiano è entrata in scena con decisione. " Interessi greci etedeschi stannoprevalendo, vogliono manteneremarginale l'aeroporto della Malpensa per favorire invece Monaco e Atene", faceva sapere l'ambasciata; "datevi da fare per rimediare", veniva ingiunto a parlamentari e giornalisti. Che si potesse dare una diversa interpretazione al concetto di "interesse nazionale" (o non curarsene affatto), e privilegiare una politica dei trasporti meno concentrata sull'affollamento dello spazio aereo e piuttosto attenta a costruire collegamenti verso l'ex Jugoslavia (dove la guerra non potrà durare in eterno), la Grecia, la Turchia, il Medio Oriente, e che quindi si potesse in piena coscienza scegliere un'alternativa al mega-progetto Malpensa, nonveniva neanche preso in considerazione. Così per tre giorni si è avuto sul palcoscenico il seguente copione: corrispondenti italiani (svegliati all'ultimo momento, dall'ambasciata italiana) rimproverano parlamentari italiani (distratti anche in aula) che si scusano imbarazzati coi giornalisti, leghisti di gran calibro (il Bossi, il Formentini, il Fassa...) che cercano di rimediare alla figuraccia del Farassino, Allenza Nazionale e Forza Italia che ci inzuppa il pane, persino gran parte del Pds ed il verde Ripa di Meana che intimiditi da cotanto furore nazionale scelgono la difesa di Malpensa 2000 (mentre i verdi lombardi avevano raccolto firme contro il progetto). E Buttiglione che alza il dito contro i comunisti che per ragioni "emiliano-romagnole" si sarebbero lasciati tentare dalla chimera adriatica invece che mostrare le palle nazionali (leggasi Malpensa). Nessun spazio -nessuno!- per chi avesse voluto spiegare le ragioni per le quali è davvero meglio puntare su collegamenti verso il Sudest europeo e mediterraneo, invece che intasare ulteriormente, con soldi europei, i cieli lombardi. Un corpo di pace europeo, civile, composto tra l'altro da obiettori di coscienza: accogliendo un emendamento dei Verdi, il Parlamento europeo ne propone l'istituzione, ed incarica i suoi due negoziatori (la socialista francese Mme. Guigou ed il democristiano tedesco Brok) di sostenere questa raccomandazione di fronte agli esponenti dei quindici governi e della Commissione esecutiva. Così accanto alla discussione-sicuramente non oziosa- sulla comunitarizzazione della politica di sicurezza e di difesa e sull'istituzione di una forza armata europea, si dovrebbe affiancare anche questa seconda riflessione: perché non costituire in tempi rapidi un corpo europeo comune, nelquale-con compiti di monitoraggio, mediazione, prevenzione, ecc..- potrebbe sedimentarsi una parte della larga esperienza di quelle decine di migliaia di europei che negli anni scorsi hanno compiuto volontariato di pace nell'ex Jugoslavia e altrove? Alexander Langer UNA CITTA' 13

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